Achille Gennarelli - Sopra un'allocuzione e una lettera enciclica di Sua santità

Senza alcuna intenzione di mancare di riverenza verso l' augusto capo del cattolicismo , io mi sono determinato a prendere ad esame l'Allocuzione che egli disse nel concistoro segreto il 20 giugno 1859 , e la lettera enciclica indirizzata il dì 18 di quel mese stesso ai patriarchi e prelati dell' orbe. È ben noto che quando il sommo pontefice definisce i dogmi , ed interpetra ex cathedra la fede, egli è, secondo la dottrina cattolica la più ricevuta , infallibile ; ma quando parla in altra forma , quando discorre di dritto pubblico , di cose temporali, di dottrine interpetrative, di fatti consumali o non consumati in questo mondo, egli_e uomo soltoposto ad errare, con Ja facilità degli altri uomini. Iddio ha promesso di illuminare gli esplicatori della fede , non altro : il sentenziare dunque sugli atti del principe di Roma , ed anche del Papa fuori degli argomenti dogmatici è lecito ad ogni cattolico ; e noi rimandiamo chi ne dubitasse non al Bianchi-Giovini , ma al Baronio e al Rainaldi , cioè agli storici ufficiali della Chiesa, che vissero e scrissero in tempi nei quali non si mentiva alla faccia del sole come si fa oggi dagli

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