Ignazio Cantù - Gli ultimi cinque giorni degli austriaci in Milano

.54 • gnorc ne inedicavanct le ferite ; quante fanciulle lavoravano a filacci, alle bende pci 'fratelli che· col sangue ci redimevano a nuova esistenza. L1:. · carit~ era generale; . si distt·ibuiva pane, vino .in molte case , erano le signore che compievano quest'opera di picto,<~o incoraggiamento ; rifiutando solo quando il vino pareva eccederebbe nell' individtto; il povero non s' accostava mai ad un gruppo di cittadini che subito non si facesse una concorde. colletta per suo ristoro. Intanto, scurdata ogni vana distinzioné fra le condizioni diverse, tutti erano fratelli. · La pietà dci cittadini, pers uasa d'aver sopra di sè la mano di Dio, ac-cendeva in ringraziamento le ·lu c-erne dinanzi alle puhliche immagini ; nel santuatio de.lle far.ni gli e si alternava colle opere la preghiera pel padre, pel fratello che compi,,a J' obLligo suo. Nì~ Milano per volgere di destini, vedrà forse piLt una coòcordia, un coragg.io così determinato. La donna greca che rispose l' ho partorito per questo a chi le annunziava morto in battaglia suo figlio, ha tra le milanesi molte compagne; quanle ne vidi offrir l' armi ai loro figli c dire : torna vincitore o rima:ni sul posto. Quanti contrastarsi l'onore 'd' un' impresa latale. Si trall.nva di iar ~balzare la porta To~·a colla mina sotterranea? invitato il gcnel'oso, che con sicura morl<' volesse incarica~·.~ene, si nfT{, ~·-

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