Ignazio Cantù - Gli ultimi cinque giorni degli austriaci in Milano

!t GLI ULTIMI CINQUB GIOB~I DEGLI AUSTRIACI IN MILANO ll:ELAZIONI E 1\EMINISCENZE ll.lr:L eiTTAIII!IO c ' IGNAZIO CAN'fU Iddio proter~e l' Italia. PIO IX. MILANO 28 MARZO f848 TtPOGRAFIA PATRIOTICA BORRONI E 6COTTI f, I'IET&O ALL'ORTO !Wll(, 890 !; 892,

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A PIO NONO l ,·"''o ., UNICA ANIMA E GUIDA \ DELI..A V1UTU l\Hl.ANESE

'La pre!!ente edizione è !!Otto la protezione delle leggi riguardanti lv proprie!~ lettorarit.

.. ~ { . Le giornate di rnarzo ci hanno a ~forrrati , o Milanesi, di tale c tanto splendore, che. in ·nessun tempo non suonò mai cos1 glorioso il nome di Milano. Noi popolo dabbene, socie-vole, cordiale, elegante, improvvisammo un esercito di eroi; vidi una gioventÌi alfatto nuova alle armi , comhattcrc colfa tattica d'un veterano: vidi vecchi, donne, fanciulli dallo spavento della lrgge marziale volar d'improvviso come lioni alla vittoria sui loro oppressori. Quei miracoli, tli cui lino alla scorsa Sèltimana , ·vantavasi debitamente capace il solo Parigino, noi li abbiamo rno~trali pur a11 zi , segnando quest'epoca la più gloriosa di quante ricordin(J le .storie dc] nostro paese.

Ora aLbiamo diritto di collocarci al di sopra di tutti gli esempi che offrono le rivoluzioni moderne, c l'avvenire fàrà giustizia al merito nostro. Alla vittoria det popolo di Parigi giovò nou poco ]a scuola antcri0re ; 1'ottantanove e il tr enta agevolarono la risurrezione del quarantotto. .Il continuo uso dell'armi ne aveva già da ragazzi insegnato loro il maneggio. Al trofeo del Parigino prestò non poco un affetto che non muore mai se anche talvolta s'allenta! Erano Francesi che dovevano lottare coi Francesi ; tra Ja spada ed il petto venivano quindi a frapporsi care reminiscenze, palpiti di fratelli, sentimenti di cuore, coinunanza d' interessi, identità di ambizione! Noi nulla di tutto ques to: da sei lustri disavvezzi dall'armi; i piLt a{fàtto nuovi ad ogni idea di guerra; non legami di patria fra oppressi ed oppressori , uon memorie che dolorose , non sentimenti che d'odio, non parentele che poche e dalla nazione maledette; nemm'eno la possibilità di trasmetterei un solo degli affetti coJl' intelligenza reciproca della favella; ecco la nostra condizione. Eppure ogni ostacolo l'abbiamo superato e Ja vittoria fu nostra! Viva Milano ! e questa parola , che per nobile orgoglio ci esce or dalla bocca, sarà tra poco il grido universale di tutta l'Europa! Viva Milano!

7 O fratelli Palermitani , che c.:t antiveniste coll'esempio d'un coraggio che si fa maggiore al tocco degli ostacoli più grandi , gloriamoci ciascuno della parte che ci spetta ; a ' voi la precedenza , a noi il trionfo su ostacoli maggiorì. Quando sorgeste dall' oppres~ione onde era avvilito quel vostro cuore puro come. il mare che circonda la poetica Sicilia, quel vostro ingegno ribollente come l'Etna ai cui fuochi 11i accende, voi ci rapiste d'ammirazione; noi gridammo, noi ·scrivemmo Viva il Sangue de' Palermitani! espressione ora divenuta tanta gagliarda dacchè . il f7iva fu reso inseparabile dal nome di PIO! E. quando ci era proibita perfino la santità della preghiera, e il rendimento di grazie pel beneficio che Dio vi aveva così largamente prodigato; noi, a dispetto dell 'oppressore, ci siamo raccolti nell'augusta nostra cattedrale ad intuonare per voi l'inno dell'esultanza. E. intanto trecento pugnali eranQ appostati dalla sacrilega polizia contro i nostri petti , mentre pitt palpitavano della soavità della preghiera. Orrendo misfatto che dovrà trasrnettersi all' esecrazione dei futuri! Conti·o,ntate, cari fratelJi di Sicilia, confrontate la vostra .e la nostra condizione! voi comunanza di patria, di lingua, d'interesse coi vostri oppressori, voi navi di polente nazione che; vi dava cur;waio voi fucili con che f' Irwhiltcrra tltl ' tl aveva rinvigorito anticipatamente il vostro Lraccio. E noi?

Dove alcuno di ·questi vantaggi ? qua li ar- - mi dall'estero? quali nostre? il divieto già a!ltico dell'armi s'era fatto più ì·igoroso dalle leggi marziali che ci avevano dichiarati assassini, c la delazione di un coltello poteva entro tre .giorni fì nirei sul capestro. Eppure . concordia; unione suppliscono ad ng·ni mancanza! Ecèo dove riuscirono i Viva a Pio IX, scritti su tutti gli angoli delle vie ; ceco dove gli inni onde abhiamo ricreati gli ozir preparatorii d'i · quest' autumw quando per noi cristia•ni ·non era .al'lcora delitto proferire il 'no'- me dd Vicario di Cristo l ecco dove il concorde sagrilìcio della fuma, dove il sangue delle carnificine d'i settembre e di gennaio, dbve i 1 scgn·i convenuti fra i pochi riottosi; ecco dovi:) il silenzin dd teatro, l'a cèssazione d'ogni lusso, d'ogni d'anza, d'ogni canto; ecco finnlmentc· doye riuscirono i quattro giorni di cameval'e cbQ· abhiam quest'anno ' offerti volontario tributo af gran MIIW di PIO. ' Hadctzky, ( rni si perdoni la casuale v1c1-· nanza di questi d'ne nDrni), Radetzky nel pro·- · darna d' bndc comincia l'epoca dci suoi trionfi attuali , aveva detto d1e gli sforzi della sua spada per 65 anni gloriosamente brandita ci avreliucro infranti come fragil'c vetro. Egl·i ricordava gJi splendidi trofei riportati già da lla sua soldatesca nelle giornate de l settemb1;e e del gm-

g naiiJ antecedenti , quando le lame delle spade affilate calarono sull' indifese teste d'una popolazione sorpresa, tradita! Or gli domanderemo se abbia modificata opinione, ora che la sua spada corse in segno eli ludibrio per le mani del popolo, e la divisa del suo petto valoroso, fu inalberata tra i fischi sulla piazza Borromeo ; gli domanderemo se l'insulto d' averci chiamati (emine ( 1) , sia pronto a rit1etcr1o in faccia dei Milanesi l Il fragile vetro che doveva inf1;angersi dalla dura roccia, ha cambiato di natura ; la roccia formidabile (è bello proseguire nèllò stile animato deii; eroico maresciallo), questa rotcia formidabile, è tutta franta , e con quali stl·ttmènti? (1) . Un bàstone, una canna, un chiodo, un ferro, qualunque oggetto che la cuciua o la camera somministrasse, fut·orio le atmi con che un pugno d'uomini s'avventò contro le 5oo mila baionette di cui si vanta 1' a1jostolico Impero l Ai chiodi, alle canne , ai bastoni subentrarono in appresso catabine e fucili , tolti a chi? strappati di mano agli uccisi strumenti del potere, alle caserme vuotate, e alle disa1mate falangi d<'i prigionieri. (l) Ad una proposta fatta la s~ra del t 8 dai lllilancsi al genernle pe1· una com·enzione, l'iiJlO.Iit: Che t-gli 11011 patteggiava con ll01me. · (~) Yed i in fine il rlocumento A.

IO Vivano gli uomini che fusero tutti i loro sentimenti in un unico pensiero , quello della patria! vivano le donne che incuorarono i fra- · tclli, i mariti , i padri colla forza della parola e dell'esempio! i sacerdoti che, accalorati dallo spirito dd Vangelo, animarono colla voce c coll'opera la redenzione dalla schiavitù, continuata dall'ambizione degli uomini anche dopo che Cristo, colla prçghicra domenicale inscgnanòoci a chiamar Dio col .nome di padre, dichiarò che siam tutti fratdl~; v~vano i raga~zi, che colle piccole mani portarono la pietra dell' edificio di cui godranno il compimento, c che sapranno un giorno tutelare colla forza e col costume. Vivano gli scrittori che a traverso ai timori delle carceri c degli esigli, alle delazio11i dc] censore sapevano gittar là IJUclla parola che, meditata, doveva fruttare: viva l' arcivescovo Romilli ! Ja cui venuta fra noi rendendo italiano il santuario mollemente custodito dall' oltremontano antecessorc, aperse l'era del risorgimento , c il dì dell'Epifania sul pulpito invocando da Dio più miti cons,igli a chi ci governa, accusava ai piedi della croce l'abuso d'un potere accordato per rendere fdici; c l'arciprete Opiz.zoui che, ottuagenario, dopo aver assistito alle vicende di tre f!Uarti di secolo, osò dichiar,.re colla schiettezza d'una parola che viene dal cuore, delitto di lesa umanità le camifìciue

J l d~ gennaio ·, più crudeli di quante avessero f~tt~ tn noi Spagnu,oli, Russi; Tedeschi d' altre volte e Francesi( r ), viva il Nazari, che risvegliò pel primo le addormentate Congregazioni centrali, che, appena fatte consce del loro potere, aiutarono a demolir l'oppressione che ci" pesava sul colJo ; e il fiscale Guicciardi , che usando il diritto sacrosanto di sorvegliare alP abuso di potere, a cui i magistrati trascorrono; abuso tanto più funesto quanto pitl autorevole è il magistrato che Io commette, n'ebbe il ricambio d' un' istantanea dimissione dall'imperatore che reca per sua divisa il motto Difendere il giusto; viva il conte Vitaliano Borromeo , che pastosi alla testa della moltitudine che un tempo era tanto sconosciuta, divise coi pochi riottosi le ostili dimostrazioni, parlò fi·anco pel suo popolo al vicerè, che per trentadue anni rispose ai cittadini il suo proverbiale farò , dirò , senza che mai venisse l' istante d'aver fatto, d'aver detto; e il podestà Casati, che , vero rappresentante del popolo, coJJa materiale esposizione ai pericoli, colla resistenza alle indebite richieste, con proteste ( 2) replicate, venHe reclamando contro ogni atto d' ingiustjzia che la forza del cannone c'imponeva , e con lui vivano i suoi degni assessori , in quest' occasione (:1) Vedi in fine documento B. (2) Vedi allegalo lJ in fine.

12 nri padri della patria ; e in una parola , tutti quelli che col pensiero, colla voce, coi mezzi, aiutarono Ja santa causa delJ' indipendenza ita· J i.ana.

l l La rivoluzione di Milano si è compiuta nel modo più energico, più .moderato, più gi~:tsto. Sradicò da Italia una progenie che, piantata fra noi con galanterie di nozze, scalzata dalla pace di Costanza , rialzata ancora da quel Carlo V, che esecrava e spegneva fino al midollo il JlOmc di libertà; .alternata poi con Spagna e con Francia , venne finalmente, dopo fughe c. sconfitte, a ricollocarsi pacificamente sul trono chç ora ci parve incredibile abbiamo potuto tollerar per sei lustri . Nella confusione del primo movimento, quando uomini, donne, spie e galantuomir;1i , generosi risàrgenti e vili oppressori si posero in Jotta~ ciascUti'l nel suo modo operando, non vi fu tra i concodi cittadini una parola d'insulto, d'offesa; 2

I q era un darsi mano e consiglio a vi~enda_, _un ri_- cambio soave del nome e del sornso dt h·atella, un dichiararsi tutti figli di Pio. . . Il' ' t' Improvvisata su Istante qucs enorme rt· voluzione, nemmeno i più antivcggenti avevano potuto sottrar nulla allo sbaraglio quando il popolo avesse voluto bottinare; ma nulla, nemmeno un'inezia fu levata più in là di quello che era necessario pel santo scopo dell' indipendenza. Viva Milano ! La polizia, nome tremendo e abborrito in Lombardia fino al mezzodì del 1 8 marzo , cioè fino a quando essa continuò acl essere quello che di più subdolo umiliante, i'mrt10rale poteva intènde_l'si, divenne una nobilé istituzione appena i cit· taclini pensai'ono di incai'Ìcarsene essi, e sostituiroho ai modi impet·iosi, alle asptez.ze e vigliaccherie dei poliziotti , . dei commessi , dei bargelli e dei Balza, i loro·modi urbani e cortesi! Essa divenne la tutela del .cittadinò e della proprietà. Era pur bello vedel' l' ordine subentrato al primo disordine; come a gara correvano ·a scompartirsi, ad aiutarsi nelle incombenze, a raccomandar moderazione, giustizia, a far che tutto fosse rispettato. Potrei ·acl.durre molti fatti d'uomini che nell'invasione d'un ufficio, d'una caserma, mentre gettavansi sui tncJbili, sulle carte , pronti a farlle ·coll' cstèrtninio un segno tl' allegreiza, ristettero fermi, contègnosi al grido d'un basta che uscis-

t5 se da autorevole persona. Nè la speranza <li temprare e allargare col premio del1a forza l~ vita faticosa o ristretta, fece dimenticaro un istante l'obbligo della restituzione. E qui pure vuoi essere ad esempio ed a lode ripetuto il coutrassegno di stima che il Consiglio di Guerra esponeva il ~n marzo. ITALIA LIBERA " POLLI PIETRO, operaio milanese, conS('gnò al Comilalo di Finanza UQ ragguardevole valore in oro cd argento da lui trovato in un circondario della defunta Polizia. - Si stampa il suo nome ad ouorc della Patria. " "Molti altri operai c figli del popolo si sono parimenti distinti consegnando danari e oggetti prr1.iosi. Il loro nome sarà del pari pubblicato non ultima gloria. del nostro popolo. , VIVA PIO IX IL CONSIGLIO DI GUERRA Cattaneo - Cemuschi - Terzaghi- Clerici. E se la proprietà venne lesa talvolt..'l nelle giornate successive, fu opera di alcuni rifiuti di prigione che la morente polizia negli ultitui aneliti della sua esistenza diu1ise dalle carceri, il

i() cui sistema sotto quel dicastero era cosl imnwJ'ale, che chi entrava nelJe prigioni tngliaborse usciva assassino. Sulle tracce di questi il popolo correva colla piìt pronta e dignitosa vigilanza, c quanti ne scopriva tanti conduceva ad alcuni depositi opportunameilte stabiliti. . Onore eterno al popolo Milanese, che volle fin da principio che ]a pi.ù heJia pagina della sua storia non avesse neppure l' ombra della colpa. Quanto deve giubilate il cuore di PIO IX, all' iiltendere ~ome progredisse animata dalle sue virtù quella rivoluzione che fu cominciata c sostenuta nel suo nome ! Ma dalle generali osservazioni, inevitabili dopo un dramma così màraviglioso, possiamo più li·eddamcnte entrare nelle singole part i <lcll' av• \'e nimento.

§ IJJ. Erano g'iunte il 17 a Milano varie lettere mercantili con imperfette notizie sulla· rivoluzione di Vicon;:t. Propagat~ colla rapidità che la Providenza pone neg-li aneoimeriti, dall' istantP. che in quarant' ore diede miracolosamente alla Chi.csa per suo Vicario ·un PIO IX 1 destarono una universale letizia. Una di queste l ettere, da me veduta, conchiudeva : I Viennesi sono buoni di jàÙi1 voi Milanesi di parole. Era accusa immeri tata da noi cl1e ci ·eravamo preparati a questo glorioso avvenire con duri sagrifici 1 con manifestazioni, con segni t utti intesi a rivelar quella riunione che aveva bisogno di essere con questi . mezzi annodata, prima di disporsi ad impresa così grande.

18 Si vuolo che Ja notizia di questa sommossa vicnnese fosse arrivata già all e 3 ore antimeridiane del g iorno 1 7 al Viccrè , cioè dne ore prima che partisse da Milano con imponente scorta personale eli quarantadue gnard ie a cavallo. Presago della sna espul sione d'Ital ia, aveva già maudato avanti di sè tutte le sue suppell cLLili , con diligente economia non dimenticando nel suo trasporto nulla, nemmeno gli oggetti piit minimi, lasciando così nude nudissime le mura di <JUcl pa.lazzo, dove per trent' anni aveva tenuta 1a sua splendida residenza! Al cuni dì innanzi era partito per V icnna il govematore Spaur, di non infeli ce ricordan zp. per varie prove che ci Jasciò di non ave1·ci dis · amati ; c cpwsi contemporaneamen te erascnc andato il ministro di Ficquelrnont, che 0ra pnè) dire quanta fede avessero CJtlelle sue pa rol e : Cile col JJARCJ ('N JJDON TEATRO ci avrebbejàtto dinumticare e Pio l X, e patria, e dolori ed abiezioni sqjjèrte. FicquclmlHlt, stato (Ì'a no i ci nrptc mesi, dovrà ricordarsi per $Crnprc del come alJbiamo ricambiata la sYa çalunuia (t). (1) (Ì1N1lche mese ùopo stnuzintosi n l'\1ilano questo 1\liuistro , i Milane si , lepidi unche in 111ezzo ni maggiori ùisastri, sc ri sser·o sulln porta del palazzo di lui: È proposto un premio di iOO scudi a chi SCI dire per ()!Wl 1110livo lro vasi a lllilmw Ficquelmonl . Allusione alln nullitli clelia ~m1 presenza frn noi, 1\llllità nel fnr lH!Ile s' intende.

19 Arrivate dunque le notizie Viennesi a Milano furono oggetto di generale· tripud io ; non però scevro di vergogna che r10i dovessimo ricevere per una rivoluzione della capitale dell ' impero que!Je riforme governative a cui ambivamo tanto pervrnire colle nostre proprie forze. Pure il dito di Dio nou voleva palesarsi apertamente che al domani. Sabbato sulle 9 ore del mattino fu pul1licato tutto il risultato dd la rivoluzione vicnncse: che fiwmcrh il documento più irrcfragahile della cecità che Iddio getta sulle monarchie arrivate al C'>l - mo dell 'abuso. AVVISO. " La Presidenza dcll"Jrnpcriale R-egio Governo si fa un dovere di portare a pubblica notizia il contenuto di un di spaccio telegrafico in data di Vienna 15 corrente, giunto a ZiJli lo stesso giorno cd arrivalo a Milano ieri licra. " Sua Maestà I. l\.. l' Imperatore ha detrr- " minato di abolire la Censura e di far pnhbli- " care sollecitamente una legge sulla stampa , n 11on che di convocare gli Stati dci regni Te- ' ' deschi e Slavi e le Congregazioni Centrali del " r rgno Lombanlo-Vcucto. L'adunanza avr~ luo- •

20 , go al pi tt. tin·di il 3 del prossimo ventura mese " di luglio. M. HARTL, T. R. Ispettore al TelegraJo. 1\Jilano, il 18 tnarzo 1848. · TI Vicepresidente, CONTE O' DON.ELL. ,s Nell'odierna 'impazienza cl1 c fa parere anui . i giorni ù' aspellazione, questo. coritOdo ritardo al luglio parve tanto insultante al buon senso, qt;anto irragionevole r epoca perentoria del 3 piuttosto che del primo o dell'ultimo dd mese. Non un Balilla come a Genova, non un Masanicllo come a Napoli, ma l' impcratol'c stesso doveva, in tal modo, dar .la. prima mano a in~ frangere la catena che ci legò ·per . 33 anni alh sua monarchia. · Fu dunque generale la cornmozi.one :' le piaz- ' ze del Duomo, Fontana c dc' Mercanti, la Cor... sia de' Servi, si riempiwno eli popolo fremente, a Lutti parve una stupidità l'attendere più oltre. · In più luoghi della città fu~ono affisse ., e subitamente diUuse Jc seguenti: " Domande d~'gP Italiani di Lon~Lardia: l Abolizione dctla vecchia polizia , c JHl:. m'ina di u11a 11uova sogge tta alla Municip:.ll iì.'. .

2 1 II. Abolizione dcUe legg i di san<>u,e t>d i-stantanea liberazione dei detenuti poiiti6. III. Reggenza provvisç>ria del regno. IV. J_,ibertà immediata della starnpa. V. Riunione de' consig li comunali , c COlivocaLi percltè eleggano deputati all' asscmhlc'a nazionale , da convocarsi nel più J 1reve tcrmi rre. VI. G:.:ardia civica sotlo gli ordini della Municipalità. VII. Neu tralità, esistenza garantita alle Lnrppc austriache. Alle 3 sulla Corsia dc' Servi . ORDI NE' FER:tlEZZA. " Allcndcrc firro a11c 3 parve troppo all' impazientissima popolazione; onde a rnezzogiomo una folla immensa crasi accalcata entro e fuori del Palazzo Municipale, gridando armi c gua rdi a civica. Si vo11e persuadere dapprima alla quict~; rna il toncnte traboccava, nè era più possib il ~ tcnerlo. Il podesÙ c l' assessore Greppi cercarono tlominar la moltitud ine; e persuasero che non alla Municipalità, ma al Governo dovevasi· fare ques ta domanda se volevano che 1a risoluzione tenesse. Si rispose che la tm·La ha bisogno d'un capo che la guidi ; pertanto il podcs tù si mettesse egli alla sua testa. Tl podes tà accondiscese, c si mosse coi c0rpi munici pali c provinc~a li .

~2 Con loro la moltitudine precipitò al pal:w:o di governo, in una di quelle attitudini che addirittura risolvono. V uccisione di due granatieri ungheresi di guardia, lo spogli:11uento c disarmamento d' altri iniziarono quella hell' era che gli Austriaci segneranno negli annali .della loro storia. Il palazzo fu invaso c disertato, salva ogni pwprietà don1estica, ma distrutti sull' istante tutti quegli eterni documenti dei quali abbiamo noi dovuto risentire per tanto tempo le conseguenze ( 1) . Chi può, si salvi, questo avevano fatto i consiglieri del governo: ma O' Donell , capo in assenza del conte di Spaur, dovette rimanere al suo posto. Rinchiuso , non voleva discendere a patti colla moltitudine, finchè in mczw al rimcscolamento comparvero, rispettati , applauditi, l'Arcivescovo e l'Arciprete Opizzoni, alle istanze ed assicurazioni dei quali accondiscese d'uscire. È facile immaginarsi la situazione d' un uomo che si vede tutta contro lui una popolazione sommossa. Uscì impallidito e tremante, dicendo : Farò quel che volete l quel che volete ! u Abbasso la polizia ! guardia civica ! re· plicò il popolo. Sì, abbasso la polizia ; sì , Ja guardia civica, soggiunse il magistrato. Lo vo- (t) Vedi allegato D in fine.

23 gliamo ih iscritto, " replicò il popolo, e infatti egli sotloscrissc questi tre ordini che poche ore dopo venivano pubblicati dal Municipio : Milano, 18 mnrzo 1848. Il Vice Presidente , vista la necessità assoluta per mantenere l' ordine, concede al mu· nicipio di armare la Guardia Civica. Firmat. Conte O' Doncll. La Guardia della Polizia consegnerà le armi al Municipio immediatamente. Firmat. Conte O' Donell. La Direzione di Polizia è destituita : e la sicurezza della città è affidata al Municipio. Firmat. Conte O' Donell. I,A CONGREGAZIONE MUNICIPALE DELLA CITTA' DI MILANO. In conseguenza di ciò sono invitati tutti i Cittadini dai ~o ai 6o anni che non vivono di lucro giornaliero a presentarsi al palar.zo Civico dove sarà attivato il Ruolo della Guardia Civica. lnterinalment~ è affidata la Direzione di Polizia al signor dottor Bellati , Delegato Provint>iale.

24 I CitLadiui che hanno l<:! ann1 dovranno portarle con sè. Casali , podestà . Bere/la., assessore. Greppi ·, assessore . SiJp(l , segrelario. Jn mezzo alla moltitudine ebbra deJJa vittoria, c delirante nella gioia di distruggere i c!.oeumenti et? wn governo abbon·ito, si· gittò la parob, ordine l E subiLo la turba ristette da ogni al~ro guasto , rispettando, come sempre fece in appresso, tutto ciò che non fosse immediatamente atlaccatq a!Ja forma di .governo. Ogni proprietà t->crsoualc fu S;llv;J.~a colla più scrupolos(l osser... . ' vanza. l viva a Pio lX, viva all' ind ipcudcnza1 viva all'Italia 1 dal centro portarono la insurrezioue in tqlli i quartieri della città 1 Le nappe o le bandiere trecolori apparvero çl' .ogni parte, e intanto si cominciarono le barricate, di cui Milano nciu aveva avuto esempio anteriore. Il selciato fu scomposto da uomini, da donne diventate eroine, da ragazzi divenuti giganti, e ciottoli portati nelle case, futura accoglienza pe1: le truppe che s' avanzassero;' chi ascese sui tetti disposti alla pioggia delle tegole, ciii preparava ciJio e acr1ua bollclllc, e tultc le anni che il fuvore sorn miu i stra.

25 ' Il priuw passo delle truppe fu di montare i cannoni della gran guardia dei pal azzo reale , c occ upare con molto numero di soldati la piazza de' Mercanti c le diverse porte della città , per conservare a sè soli le es terne communicazioni . L' ordiue pubblicato per la formazione della g uardia civica ci radunò in numero sterminato al palazzo della città, dove molti sta vano forman· clone i r egistri . Ma pochi avevano armi, e tutta la fatica del Municipio era di frenare la violenta smania d'avcrlc. Fu detto che il consigli ere Bell ati , capo della uuova poli z. ia, cras i reca to a dornaudarr. all' exdirettore Torrcsani che facesse consegnare al Municipio le armi çlell c g uardie di polizia , ma uou potè ottencrlo. I nterrogato su di ciò il Radctzky, replicò che av rcLbc data risposta all e otto d i se ra. .Fu sùbi to compreso il scuso delle sue minaccie, ma il dardo era gettato e nort si polca più ritirarlo. In quell' angus tie di cose e di fatti noi eravallio , quando all e ore selle e mezzo pomeridiat.t c ci fu gridato : chi uou ha armi si riti ri! E lutti quanti cramo venuti per ave rle , ubbidimmo all'ordine, rcstaudo i soli armati, o q uell i che non furono iu tempo di sottrarsi da un corpo di Boe rni , che inves tì c circondò improvvisamente il palazzo muni cipale. Bosclli, <:ap-J dell ' illustre staLi!irneuto d'cducaziouc, fu colpi to 3

26 in quel trambusto da un nemico ne morì com· piànto. Due minuti prima io gli aveva stretti la mano e ci eravamo alternato il saluto di fratellanza che ora non è. pitl un delitto. La moschetteria cominciò fra gli assalitori e gli assaliti , battendosi questi da valenti ' ma troppo infe1;iori di mezzi ; il cannone investì Je mura del palazzo e le imposte , e fu un tremendo rimbombar di più ore. Intanto la città continuava le sue barricate, piccole e fiacche dap·· prima , bastevoli appena a ritardare quanti si sarebbero potuto in quel primo scontro avanzare. Il cannone del castello fin dalle due ed un quarto tuonava, e s'alternava ai rintocchi delle nostre campane a martello.

Tra le dolci armonie del cannone e dci razzi incendiarii cominciò il giorno dd Signore che doveva benedire la nostra impresa. · Alla prima aurora del 1 9 tutti correvano, come andassero ad una festa, alla posta che s'erano ·data 1a sera innanzi; non v'erano ancor armi : .non munizioni; il giorno era piovoso, 'pure nulla potè mettere impedimento. Eravi quel tumulto naturale quando si va ad una allegra direzione, si acclamavano i viva Pw IX, viva l'Ita- .lia; e non parca vero che centoseltantamila boicbe potessero gridare setua il più piccolo timore questo viva che jer l'altro sarebbe costala la vita. Così lddi<,> aveva guidato bene le cose ! Il duomo e la sua piazza erano occupati da una moltitudine di ·soldati , che di tanto in

·.lS tanto façevano scariche, grazie al ci r lo poco rnicidial i. I nostri, os tinati a sgomhra rncl i, e a togliere loro il palazzo viccrcale, per ,·edcr, non foss' altro, il modo in cui .l' cx-v icn·è avc,•a alJbandollala quc~ta sua dimora ; ma i cannoni lo difendevano c numerose tru ppe scaricavano colla soll ecitudine di chi f1 gg(' , addosso agli assalitori. Ma piì1 che i fu cili , pitt che i cannoni valgono i petti italiani; e il palazzo dovrà cedere. Gli inutili tentativi che si facevano contro casc1·me c uffici militar,i, non clovcvan0 impedire di tcnlarli eli llUO\' O, c p :· ima vol evan si nelle mani gli uf!Jci della polizia c il tr ibunale cri• .minalc per rilasciare i detenuti politici. Il primo circondario di questa polizia era col• loc:.to sulla piazza de' Mercanti, uno dei posti più muniti di cannoni c soldatesche. La feroce popolazione, sempre più tripudi antc fra il fischio delle palle, assalì quell' uffìcio; dopo eroico comba t ti meu to giunse ad averlo nelle rna11 i.. Restava la dir~zione; posto fortificatissimo tli guard ie e specialmente di poliziotti. V'erano auche alcuni dei nostri hravi pompieri , ma i1 fnggitivo potere non doveva più calcolare su di essi. Vivano i pompieri, mtlizia che Sdlvò Lanle volle la bella Milano! Lamattine in uno de' suoi articoli, che prc• disposero il rovesçio della dinastia di F ili ppo;

29 aveva lodato i Milanesi per là l t~ ro costanza . Non parve che h storia ' passata confc -r llwssc totalmeulc questa bella lode, e vi fu chi ne rise. Ma non avrà ri so ch i sarà stato spettatore del modo violento, cos tante , frerldo con cui fu investita la direzione generale della polizia. Il coraggio fu coronalo! Si cercò di Torresani, non <.:'era; di Dolza, non c'e ra; fu sparsa voce che si fossero salvati la n'otte antecedeute fuor di Mllano. Molte carte non si polrrono sottrarre a ll' espansiva esultarl'za dei vincitori 1 e fu ma le, poichè que' documenti avrebbero dovuto essere Ja più bella matcr' ia su cui ed iGcare la sto ria della caduta polizia. Dio! quanté lellcbrc, quanti raggiri, quante cabal e, quanti delatori sarebbero parsi al!a luce!' ( r). (l) Ora so ch'e alcuni 4li qnesti libri segreti sono in mano del go·verno provvisorio. lvi molti nomi ehe an- (Jranno nlla pubblica disappr•ovazione , molti reint~ · grati. Le note sori'o presso a poco tali : N. N. bisogna gù<~dagnario cogli impi'l'ghi' ; N. N'., bisognoso di danaro , si può vincerlo con quesro; N. N., vanitoso, sia . attiratt) cogli onori. Snl conto di mio frarello Ce-· sare , il qual e hll tanto soffer'to con prigionie ed e-;ili0, e pel quale io pure fui sottoposto n ri gorosi procPssi , CO· me sospetta to èo'mplièe del111 sua f~1 ga il 2 1 gennnjo 1Ri8, stnnno al gove rno due note : nno lo !fn<llifica : Jler" capo de' liberali, ed impossib'ile ad es-sere sedotto; - l' altra dice: Cesare Cantù bisog'na perder/o in oyni mm~i,·ra u~>Hrt puMr1irn op ini(Jil " J.H'I'~so· i .çrw'Ì· rouc it ·

3o Questi erano gli assalti principali; i parziali poi , erano molti e in varii si ti, soprattutto nel cct.tro e nelle estremità di Milano. Non ardì mai il nemico di venire apertamente di fronte coi cittadini; tutto operava per sorpresa. A tre a tre i fucilieri si rimpiattavano entro le porte, nelle vie degli Orefici, dci Ratti, dei Futodi11i, (ace11dolo c1·ede1'e clei 110sld.- Restano a confet·ma di quel che asserisco i documenti p1·esso il nuovo governo. Ai medesimi raggil'i polizieschi bisogna att1·ibuire le dicerie infamatorie diffuse su altri profughi, il dottor Belcrerli , onesto padre e marito, medico assai studioso , il conte Vitaliano Cdvelli , decoro e tutela operosissima delht sua cittli. A queste cabale alludevano alcuni versi trovati un dì affissi allu piazza dt!' 1\'Jercunti: Se tu senti alcun che è spia; . Di' : è un l'aggi•· · di polizia, Per distrugger l' influenza Di fraterno confidenza. E questi altri che giravano manoscritti 1 Era bella testè la confidenza Che i figli ave11n tm lm· di Lombardia ; Formava quella universal credenza Il massimo te·rror di polizia. Che fece ? ello gittò la diffidenza., l più caldi spacciundo oggi per spia; 1\la noi, squarciondo i tradimenti suoi Tornac sapremo in union fra noi. , E li bb' a •amo tquartiati, e d eli' unione ricomposta o•·a ~odiamo gli efretti.

31 stagnari, e d'improvviso uscivano a far fuoco senza mira precisa , senza direzione , ferendo e uccidendo chiunque capitasse; altri sfilati a tre a tre passeggiavano; il primo teneva l'armi sul braccio in atto pacifico; i due che succedevano nascosti dietro di lui fa.cevano il colpo inosservati, ma la mano di Dio il più delle vol .. te lo sviava. Non così i colpi con cui i nostri, operando con egual talica, li ricambiavano; vidi un francese delirante pel trionfo della nostra causa, con cinque colpi atterrar cinque avversari -; un cacciatore de' nostri contorni , ne atterrò otto in poc!Ji minuti, e così si dica di molt'altri eli questi infallibili assalti, che durarono tutto il ·giorno , come duravano nei varii altri quartieri della città. · Dei cannoni della piazza de'mercanti, uno collocato al posto deJla gran guardia, l'altro all'usci1a della piazza verso i Ratti , soffiavano con palle di enorme grossezza. Eppure la legione combattente non negava mettervisi dinanzi. Un vecchio, visto un po' di scoraggiamento: avanti, disse , il mio petto vi farà di scudò, e con cbbrezza tra queste parole batteva il petto per additare il desiderio di ricevere la palla a difesa di chi gli veniva alle spa1le. Il Dio de' forti lo volle salvo, e iuvece, colla morte, ·puniva l' inumana voluttà di più d' uno di quegli artiglieri.

:h L'altro ca'tmone fu pure allaccato ~e schhcnc iu rn odo sì opportuno al nemico che gli stessi ca· ricatori r estavano al copf'rtG , pure si riuscì a prcndcrlo, a? sfo11da rio. Questi erano~fatti da incoraggja rc, se il cora~gi(J non fosse già sla Lo più che eccessi vo. E il castelJo? , Dal cas tello de' soldati uon osava far una sortita il valoroso feld maresciallo ch.c aveva alcuni mesi prima sclamal:o, in uno dc' suoi più festosi trasporti : ~; Guai a Milano se io monto a cavallo e mi-:, metto a"IV-capo delle truppe! - Invece di metlersi a capo delle truppe, che f.'l ? si munisce cou gran gelosia da tutti gli accidenti della guena , dall' urnido delle piogge c dai disagi ·della fame che pativano i 1 suoi Austriaci , Boemi , U r.gheresi e Croati. l quali a giuocorcllare un po' sul gusto dei ragazzi che maneggiano .lo sèhioppetto di legno, usci vauo a drappelletti dal castello, e guardato gclosamen te all' intorno, se non vi fosse mauifestissìnw pericolo od agguato, f~ceano fuoco alle piante o a chi per sua disgrazia era obbligato a passare loro innanzi.·- Ridicole sca ramuccette a cui i· nostri guerrieri ri spondevano col disprezzo. Alcuni de' soldati italiani profittarono di queste piccole sortite per evadere e portarsi da·Jia parte de' loro fratcJJi, camJmmlo le catct~e ddla., sd1iavitìt nl'lh gi('l1a· de lla Li;l.wr!J .·

33 La notte fu tutta :1gitata cb colpi t' sempre in va rii punti della ci ttà , ci<'> che faceva temere non p0trssc .uscir a bene. Ma 1' esito ha provato che fJUcll' aver impedita J' nnione del nemico giovò non poco a distruggerne Jc forze. Ci leneva incer ti il saper nulla dei nostri fratelli aiJ' intorno, e le impossibilità di comunicare ad essi, colle nostre notizie, un po' d~l nost ro fuoco sr pur n'avevano bisogno. Se non che alcuni affi c;si del Comitato di Guerra ci por t·arono le aspettate novelle. " CTTTATH;\1I! Uomin i coraggiosi hanno super.1tc le mm·a della c itt~ c ci hanno recato notizie delle carn· pagne , c lettere scritte aIle porte. Pavia è i 11sorta c chi pse il nemico nel ca~tc llo. Anche a Bergamo il presidio si t~ arreso col generale, fì . glio dell' rx -vicerè. Evviva ai nostri fra telli di Pavia e di Bergamo! Tutte le popolazioni suJl~ vie da Gallarate e Busto Arsizio a Milano, si son~ levate in armi c hanno disarmato le trup"" pc, preso sci pezzi di can none, impedi to che il ponte di Boralora fosse tagliato. Evviva ai nostri fratelli del contado ! Abbrac:ciamoci tutti in ur1 amplesso! ringraziamo Dio. Gridiamo: VIVA L'ITALIA! - VIVA PIO IX! Il governo provisorio C11Yati - Giulini - Greppz - Beretta. ,

3LJ Or sappiamo che quei hnoni vici ni, la pitt parte campagnuoli animati da'loro parrochi, erano venuti alle porte di Milano per tentare in qualche mqdo di entrarvi colle ]oro ronche e picche. Per guardnrsi da tali assalti, gli Austriaci avevano spiegato l'imponentissimo Jusso delle loro forze dai ponti del naviglio alle porte della città sul vano delle quali era piantato il cannone, che ad ogni minaccia d'assalto vomitava palle enor· mi sulla popolazione.

§v. La peggior condizione in Milano toccava ai cittadini posti fra i ponti e le porte. Rinchiusi nelle loro abitazioni, impossibilitati d' uscire per provvigioni o per altra urgenza, molti mancavano assolutamente di cibi , e altri sapevano, altri no resistere all' impero della fame. Eppure qualcuno, spinto da irresistibile necessità , usciva a provveder qualche cosa, ed ap· punto su questi imbelli, indifesi, s'esercitava il maggior coraggio de' soldati dell'Austria. Gran parte dci feriti è appunto d'infelici inabili all 'ofTcsa . E marchio poi delia loro viltà è il non essersi trovato nessuno tra i nostri colpito di arma bianca ; fino a questo tiro non osarono mai gli avversari lasciarsi avvicinare dai nostri, vogliosissirni di misurarsi a tal paragone. Guai a f(UC· gli abietti strumenti del dispotismo se venivano a questa prova! Non così i nostri che, avvezzi a spt·ezzarc le

36 l•iccule imprese, uou gudcvallO che ddlc ardue. E auclacissiuw fu l'assalto alla Corte, occup:!la da molti uorniui e difesa dai caunoui. Le barricate oltr'esserc ostacolo al nemico iuvadeute , cra rto opportuno riparo ;gli ardili, che più c più c da tullc le parti si scnàvano coutro il ,pahzzo, fìudrè tra il fuoco l' rhbcro nelle rnaui. La hwdiera tricolore sventolò da tutte le facciate della Corte cbe, carnbi.audo dcstiuo, è oggi detto Palnzo twzionp]c. L'arresto di a'kuui couuncssi di polizia, e de' più IJ ulurii) fra cui Sicardi e GariwLcrti~ COlllprO\'Ò .il generoso conteguo· della nostra popolazione. Fcl mali da tali cbe fo rse avevauo patito per opera lorq , il popolo avrebbe voluto sJìJgare sopra di essi l'odio da grau tempo rcpre.sso, e fame spt!lfllaria veudctta; wa la miglior parte della cittudiuauza, ferma a nou toHerar vigliuccheria di sorta, li · consegnò affatto illesi al palazzo Borromeo, c eli là a più analogo ritiro. Commessi mcuo sigqificanti: due Zamp.ra padre c figlio , un Rasirii , erano ricovera ti in casa Trivulzi insieme a molti soldati prigiouieri, a guardie di pulizia, a ladri, a spie rigorosamente custoditi. Mancava però il pezzo più itnportaule, il Do1za, il falso annunzio della cui morte aveva due giorni iuuam.i chiamala a giuja uni.. versalc tutta Ja ciuà. · Stava .l3olza riutanato iu uu flcuilc di cui

37 un bargello scoperse il segreto. A rreslalo, si ebbe tluopo di tutta la forza della persuasione per s:1lvarlo dal .la turba che voleva sbranado. Uiurhiuso, poco dopo la sua cattura , dicouo tentasse strozzarsi; impegnala la parola di autorevoli p<:rsoue, che gli sarebbe risparmiato il patibolo , ~'gli diede la sua , che avrebbe risparmiato il s11icidio. Bene a peggior sorte erano i nostri poveri fratelli riuchiusi c afràmali nel pal~zzo del h \luIIÌC!palità. Tanto pitt dopo che Hadetzky ordinò lùssero tradotti in castello. Posti fra due file di soldati, attraversarono di uottc tempo la città ; gli accompagnatori vomitavauo loro addosso. ogni insulto , li batleva no con pugni , con urti , col calcio del fu cile , lìnchè tra ingiurie e violenze furono ricevuti al castcJio e cacciati in varii camerotti senza uutrimento , seuza letto, senza ucmmeno paglia , senza riparo daJlc pioggie. Uno dei così bistrattati era il dell'gato Bellati, assunto alla direzione della nuova poli1.ia . (;li fn dnnrrue destinato un al)ile cd onestissimo. aggiunto Giovanni Grasselli, figlio e fratello d'altri impiegati della cadtJta poli·lia, vere antitesi di quanti ]oro colleghi abbiauo nominato finora. Onore a questi due, che sfidando Ja coiJcra di Torrl'saui c di Bolza, seppero sempre t(:ucrsi puri iu cjucJia gcucralc corruzione. 4

3.8 Il tribunale criminale non era çostato molta fatica . averlo nelle mani; aperte per decreto del Municipio le carc'eri ·politiche, ne ·uscirono fra applausi rumorosi. Filippo Villani, il Camperio, l'abate Brambill:i di Como, il Salvioni, il Borgazzi, accusati di . tentata uccisi one di ufficiali, il ·Ravizza e il Sohocorui , che non mutando le cose' sarehbcro stati . frà pochi giomi probabilmente tradotti al capestro. E così .altri . A malgrado de' trionfi che i nostri prodi combattenti ottenevano , le cose potevano sfasciarsi senza una ·alllorcvolc unità di direzione. Perciò il Municipio ad un'ora pomeridiana del 20 espose questo editto : · LA .CONGREGAZ!ONE MUNJCIPALE DELLA ClTTA' DI 1\IILAl\'0 l\1ilano, 20 Marzo 1848, ore una pomeridia nn. Le terribili circ0stanzc di fatto per le CJllali la nos tra città è ·abbandonata dall e di ve rse autorità , fa sì d1e la Cong regazione municipale dd.lba assumere, in · via interi nal e, la direzione di ogni potc;·e allo sco rio del la p ubb lica .sicu rezza. . !.:>;li è p(~ rc i ò che si fa un dovcrè el i far noto :/cittadin i, che sino a nur~vo .an; iso es3a concentrerà •uomeutanearnen te le d iv(~ rsc atlribuzioni onde condurre le cose al fine .des iderato . ! < -ll' ordin~ e di' Ila tranquillitù. Ai membri or-

3!) dinari della Congrcga1.-ione v~ugow> à.gg iuuLi 111 v1a provvi soria 1 s1gnori . .Vitaliarto. Borromeo. Francesco Borgia. A lessmulf·o Porro. Teodoro L ecchi. Giuseppe Durini. Avv. Ahselmo Guerri<•ri. Av\J. Enrico Guicciardi. Gaetano Strigelii .. . Casati , podcstJ . B cretta, assessor e. ' · Con altri ordini veniva . raccomandata la (ruiete, il coraggio, la . concorei ia; cqn altri veni va regolata la forrnazibne dcUe guardie civ iche presso le parrocchie. A ga ra i cittadini fra i 2 0 c i 6o anrù corre~ano per l' inscrizione. Le armi aumentav.ano coU'aumcn tar delJ c conquiste; e icittadini ebbero un generoso rinforzo dalla guardia di Firianza che spontanealllCnte si offcrse alla causa comune. Sia onore a crues ta gioviue squadra che èosti~uita per immorali div ieti , ora ha ollenuta tutta . )a simpatia de'Ila nostra fratern ità , e sentì con che cuore g ridavamo ! 1 viva alla gua rdia di fii1ama!

~ vr. L' urgcma aveva dotnandato la COSlruzio'IIC di varii Comitati pct~ la Pigilanza c sicurcz:a personale , per la Finanza , per la G u e1;m ; per la pubblica Difèsa ( 1 ) . Bisognava ancora Eli: sapere la nostra sorte alle terre e città vicine, ( ! a questo effetto servivano Lenissimo alcuni palloui che vohnrano liberamente là dove la violenza degli uomini non potea pi it influire; c il Radctzky vide spiegare al disopra delle sue tirannie con magnifico volo questi pietosi artnunzi. Della rabbia che avr~t prova ta in f{uel rnnrncnto Dio voglia teuergli calcolo a sconto delle pe~c che il uostro sangue ha sovra di lui invocato. Quei pa1l oui parlavano in mani fratct ·ue varie notizie di noj in isct·itLo c in istampa. Un.1 di esse dicev·a.: (t) . Vedi infine rloeumeulo ::; .

TTALTA 'LTB~HA. Oramai la lotta nell' intcmo dell::s. cillà è compiuta. È tempo che le città vicine si scuotano(~ imitino P esempio di questa. Noi invitiamo tutte e ciascuna a costituire un Consiglio di Guerra , che lasci le cose di consueta amministrazione ai Muoicipj costituiti in Go,·erni Provvisorj. Per noi vi è un solo cd uni co aflàrc, quello della guerra, per espellere il nemico straniero e le reliquie della schiavitù da tutta l'Italia. Jnvitiam6 tutti i Consigli di Gucna a limitarsi a questo. - Ci sarà grato il ricevere loro Ìlntne· diate novelle e intclligcll7.c per mezzo di Commissari che abbian animo ckgno dell' impresa. - Noi domandiamo ad ogni cil~à c ad ogni terra d' Italia una piccola deputazione di hajoncttc , che guidata da qualche buon capitauo venga a là.rc una giornata d' assemblea generale a' piedi delle Alpi, per far 1' ultimo c definito nostro concerto coi barbari. - Si tratta di ridurli coi debiti modi a portarsi immantinente dall'altra parte delle Alpi, ovc Dio li renda pure liberi c feli ci come 1101. VIVA PIO IX Oal Consiglio di Guerra, in c:~sa Taverna, 21 marzo UHH. CATTANEO - TERZAGfH CLEIUCI -· CEHNUSCHT.

ft·2 Poco dopo, un altro annunzio dicr va, cl~e aoi eravamo vittor·iosi ma ancor poveri d'armi, e il nemico vile ma ancor formidahil e, sicchè ~ i pregavano di nuovo le terre e le città lornbardc ad armarsi, a costituirsi in compagnie civiche di 5o uomini ciascuna col proprio capo , e veuire in soccorso nostro. A tutle le cillà e a tulli i comuni del regno Lombardo-Veneto. 1\lilano, vincitrice in due giomi . è l.utlaYia qu~ ,; i .inerme ~ ancora eÌI'cQndnta da tm amma sso di soldatesche avvilite, ma pur· semp1·e for'nlitlahili. Noi gettiamo dall e mu..a questo foglio per chiamare tutte le città e tutti i comuni ad nrnu•r si inllnllrllinent•• in guarrlia civica fttcendo capo alle punocchie, come ~ i fa in l\lilano, e ordimmdosi in compagnie di 50 uomini che si el eggeranno ciascuna un cornandnnte ,. provveditore, per' accorrere ovurHJUC la IU'eessitli della dife~a impone. Ajulo e Yiltoria. W lTAUA -W PIO IX Un altro taceva >ìapcrc che era stata costituita una reggenza provvisoria, c che la patria, consacrando ai poveri i tesori che l'ambizione, o l' interesse de' monarchi aveva fino ad oggi usurpato , adottava i bambini degli uccisi e la. cura dei ferili. I... e promesse e la rcggctna ~rano espresse in cpws to proclama :

CITTADINf Milano 22 l\Jane 1848. L' armistizio oiTertoci dal nemico fu da noi rifiutato ad istanza del popolo che vuole comhattcrc. Combattiamo adunque coll' istesso coraggio che ci fece vincere in questi quattro giorni di lotta ~ c vinceremo ancora. Cittadini! riceviamo _di piede fermo quest' ultimo assalto dci nostri oppressori con quella tranquilla fiducia che nasce dalla certezza della vittoria. · Le campane a festa rispondano al fragor del cannone e delle bombe, e vegga il nemico ehc noi sappiamo lietamente combattere e lietamente morire. I,a patria adotta come suoi figli gli orfani tlci morti in battaglia, cd assicura ai feriti gratitudine e sussistenza. Cittadini! questo annunzio vi viene fatto dai sottosàiui costituiti in Governo provvisorio, che reso necessario da circostanze imperiose d dal voto dei combattenti viene così proclamato. l"irmat. Casati, Presidente. Vitaliano Borromeo. Giuseppe Durini.

44 Pompeo lJitln. Gaetano Strigelli. Cesare Giulini. Antollio Beretta. Jlfarco Greppi. Alessandro Porro. Cesare Correnti, Scg. generale. Furono gridati gli evviva ai Pompieri, ai Finanzieri, così si avesse potuto gridare evviva anche alle guardie di polizia! Questo corpo, composto rp1asi tutto del rifiuto delle caserme, non eccettuati gl'italiani, era da molto tempo il ridicolo dei nostri tànciulli. L'abito, Jc consuetudini, le triviali . incornbcnze l'avevano reso tanto abbietto, che bisognava distruggerne l' esistenw morale. Questa feccia d~ esercito, di cui la carneficina doveva essere il pascolo pitt gradito, non aveva un lampcì di generosità , uot1 una titubanìa di affetto , non volea che :>angue , c nel modo pitt vile. Sicuri nella · loro caserma di san Bernardino alle Monache, che è un immenso quartiere, c ha tre 1 comode uscite pel' affatto diversa direzione, e non tutte conosciute, dal popolo, resistettero ad ogni amiche vole invito. Vogliono dunque sterminio? l' ahbiano. . Lr~ nostra brava legione volontaria, fatta sempre più sicura tléll'opcra sua, assale uuo de' tlcpos ili 'gll :~ ·r -

45 dati da questa razza di geute, cd ~il circondal'io J r udla via -degli Andegari; colJa solita opposizione c il solito coragg.io riescono vittoriosi. Prigionieri quelli che non ponno fuggire; si troY::mo armi e fucili, si demolisce ogni uscio, ogni fìncstra , c si lascia intatto tutto il resto. Da lì al1' uffiCio del Genio son pochi passi~ onde il palazzo è circondato dai nostri vincitori a colonne , a picchetti , a gruppi lo si assale henchè formidabilmente dilcso. Qui stam1o gli uffìciali pitt esperti nella fortificazione , il luogo è qui già per sua natura fortemente rinvigorito; il fuoco ne esce a spavento, ma i nostri Jo guardano coJJa freddezza di chi al disopra {Iella vita co!Joca l' onor del trionfo. · Nè manca l' ardimentoso che tra le palle s' avventa contro la porta c v,' appicca il fuoco. Eroica azione che renderà per sempre immortale il nome di Pasquale Sottocorni ( 1 ); tanto fortunato da uscire illeso del pericolo a cui s'era esposto coUa morale certezza deJia morte. Il suo nome vivt·à unito a quello di Winkelriede e di Pietro Micca. Il corpo del genio dovette cedere , c poco tlopo le armature degli ufficiali e di t6o soldati passavano nelle mani del popolo più meritevole di portarle e più valente nel loro maneggio. An, che la caserma di s. Apollinare, dopo "l4 ore <li ( 'l) Quel desso che jed Uiìciva dalle carceri col Ravizzll, prtg. 5~.

46 combattimento fra i Cro~ti ed i ROStri' .cade in potere del popolo. Anche la caserma di San Celso , collegio de' Cadetti imperiali, era uno de' punti desiderati dalla nostra legione. Ma il cannone piantato dinanzi ad essa veniva così furibondo, che le palle giungevano di là a guastare le case della Maddalena. Sono incalcolabili gli squarciamenti che quegli eno'rmi proiettili, gittati con tutta violenza, facevano nei muri e negli edifici. Le barricate più robuste cedevano alla potenza del cannone, ma non palpitava i], petto dei · Milanesi. Da due giorni tremavano le case sotto l'azione delle palle c della mitraglia; c già stavano a terra alcune vittime, quando si dçcisc che il quartiere Lisognava prenclerlo. Fu a tal uopo costruita una trincea mobile di fascine· ed altre n-.taterie sofìci .e impiglianti, c dietro f{Uella s' appostavano i più arditi, mentre da altre file di valorosi, addossati alle pareti laterali del corso di San Celso, si posero all' attacco. Sono fatt'i questi da immagin~rsi , più che da polcrsi ·descrivere ; c quanti miei amici vi si ·mostral'()no eroi ! . .Ma una vòce gridò: Chi ba armi.cda fuoco, a Sant'Ahtonio ! Trattavasi di assalire il lll Circondario d i Polizia e la Pretur~ Urbana , tutt<! due riunite

47 nello stesso ex·convcn,to, e custodite dalle g'uardie di polizia' · le q~ali al venir della burrasca popolare si posero sulle difese , rrta alla vittoria de' nostri nu1la pitt resisteva. · Fu detto : ora tutti a San Sirhone! E chiun~ que ave v~ armi da fuoco, corse intrepido alla porta Ticinese. Non restava pitt dunque clw ]a presa di ques to circondario per compiere il trionfo sulla Polizia.; ma era questo appunto il piì.t ard tLO, per Ja ' comrnunicazione in cui 'è colla caserma generale di ttuesto vilissirno corpo. Eppure non si indi Gtreg~iò·. ·La por ta. era scmichiusa; la truppa {;)rtc di .8oo uomini lavorava di tradimento e di sorpresa. Cacciava fuori fucilate c indietregg iava. I nos tri ri ~eve - . vano freddamente i colpi c s'avanza·vano. Il combattimento era durato piì.t ore, quando io stesso fui testirnonio del piLt nero dc' trad imenti . Rihoccava piene di popolò il Carobbio, la via di San Simone, e le vie che v'affluiscono, Noi avevar1w campo di ammirare il valore non solo della plebe, che or.a è tutto, ma di cptegli stessi che a ca po del govemo solto rnoclcllo di glm:ia c di fatti. Il con te Vitaliano Borromeo, quel che s'.era strappa to dal setìci il toson d'oro, pcrchè macdtiato delle stragi di gennaio, quegli che forma· da tanto tempo t: odio dichiaJ'ato degli .Austriaci (') ; era ' ( :; l . 11 Pùlizia austriaca, sempre int enta a ~ c rrtli•

48 al cor.tlitto cogli altri , armalo di fucile, esposto al pericolo coò1e chi non avesse nessun legame colla società, colla famiglia, c so che dovette molto al caso l' esser salvo in quella gio rnata. Gloria di nuovo al conte Borromeo! c ai degrri suoi figli ! D'un tratto cessano dal fuoco le guardi e di poli?.ia , nessun compare per un buon t ra tto di tempo, C[Uiucli dal balcone spingono fuori la bandiera bianca segnale di pace. C' era a temer· tradimento? non erano molti gli italiani fra gli assaliti? wm potevano crucsti ave r prevalso sulla volontà dci commilitoni? Ecco P opinione generale; al comparir d unque della band iera hiallca tutta la moltitudine gridò: viva! bene! <~ u.u migliaio di pezzuole bianche s' agitarono in segno di corrispondenza da tullc le fines tre della \' ia . Sicuri ci cacciamo innanzi per .correre a tnre nell'opinione i più forli, s' era tutta ado11era la co' suoi agenti contm il Borromeo a darlo per t1 11 a\'81'0, ambizioso , f'onfidando nell' indi sposizion e cl11~ supponeva avesse il popolo inoperoso o alramato conu·o i Signori. La casa Borromeo si st;, ora riedifi - cando; e bi sogna dire che i l pr·oprietario , fe1· nw nei suoi dirir.ti, abbia voluto oc~: upa r tu tta l'area di sua upparlenenztt. La polizia fe' dtllllllle scrivere sulle muraglie Iii quel palazzo: -isp ifi ('l Ueg11o e poi 1101• cedi 1111 1m Imo ? ·

l ·i D stringere colla nostra mano gencro~a la nwno di quegli arresi, quando una scarica indemon iata ci . avver tì che tutto era stato tradimen to pct' attirare a sè le turbe, che incapaci di viltà nou avevano potuto sospettare un colpo di quc-: sta ,natura. Cinque o sci dei nos tri rimasero, ma, non s'arrestò i.l cornbattin:Jento, uernrn eno al venir della notte ( 1 ). · Durante la quale si voll ç chiudere questo luogo nel modo piLt severo: Ne ll'a bitazione che riesce di fronte a.lla sua porta principal e , furono piantati due cannoni. Il si~n or Prinetti proprietario d i quGlla · casa parlò da uomo, da <;itiadino per incorare i poliziotti a cedere senza t)erdita di sangue. Fece loro un quadrQ delle cose di Milano, della loro cnusa pc.rdu ;- ta, tutto ' invano; l'ostinazione di questa sbirraglia è tanto pilt riprovevole, quanto piLt era essa des tinata a di struggere ~li effetti d' un eroismo patrio così singolare ! Si combattè dunque (t) A me, che vegliavll all e barricar e di san t' Ambrogio ~Ila Palla, fu consegnato un sergente di questi poliziotti prigioni ero, rla tradurre alla ca sa Trivulzio. Vedendogli sa n gno~ sul volto, g li domnndai se ferito! Sì , rispose in sua barbarn !H'OillliH'in: Quesli vili mi hanno fe rito dopo che mi ero ar reso ! Chi an• ar vili noi vittima r!e lla loro ' 'iltà! e tuili i comhalliment i successivi furono pieni di \'i gliaccheri e, non re ~tnnòo immuni di es>e nemmeno quei P riuci pi, che debbo no · alla storia r ender ont n dell e proprie azioui. 5

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