Ignazio Cantù - Gli ultimi cinque giorni degli austriaci in Milano

5:J. rnurr~zioui. Pure, privati e srgnon st posero a prepararnc , c non venne più meno ( •). .A.nche coloro che sulle prime s'erano tenu ti , o spauntl, o sospe ttosi , auirnati dall'esempio, si t rassero fuori , e si uni rono alle falangi gucrrcsci.JC. Le po rte furono tutte tentate , parve che la Tosa dovesse essere la più debole, pure difesa in modo troppo sproponiato , non lasciò piì\ speranza di aprirla. Ma i nostri non che trionfare, volcano togliere fin ogni sospclto di avvilimento. Si vedano oggi i g nasti che su quel corso vennero fatti, c s' irrtcrrogh ino quegli abitatori per sentire r1ual i orrori vi furono CO l li messi dalla 'Li·ufal ità dc' soldati. Ma a questi r isct-l>iauJO una pagina apposita. S' ,era cominciata la risurrezione nel sa nto nome di Pio, speravasi dunque risolverla coll'apertura della poÌ·ta Pia, quella porta, quel corso che rese fetido eli raLhia il sa ngue agli Austriaci negli ultimi mesi della loro tirann ide fra noi. Ma era così munita, lavorava così (-1) l n casa Borromeo molt e signor·e liq uefaceva no piomho e lo r:onverlivano in palle; il chimi co Cald ~­ rini vi prepurnva la polvere. Jn• cosa Calvi al Boe- . chelto si faceva altrettanto; lo spezialeBa llio alla P alla, · dopo avere per mio consiglio pr·eparuto molto cotone ' fulminante, s'occupò a fm· e e distribuire polve re ec- , cellenle; e cosi si pott·ei.Jbe dir·e di tunt' alt ri , sempre inteso che ognuno quel gromo operava grutuitamt>nte.

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