Una città - anno IV - n. 32 - maggio 1994

di storie italiane Una lunga militanza nel Msi, iniziata da ragazzo quando a scuola era controcorrente essere fascista. I campi Hobbit, Il gramscismo di destra e l'imbroglio dell'anima "sociale" del Msi. Intervista a Umberto Croppi. Umberto Croppi, di professione pubblicitario, è stato a lungo nel Msi, ricoprendo incarichi direttivi a livello 11a-;,io11alTer. e anni fa ne è uscito e oggi aderisce alla Rete. Tu hai militato per molti anni nel Msi, hai partecipato alla nascita della Nuova Destra ed ora militi nella Rete ... Non attribuisco particolare valore alla coerenza, conosco bellissime figure di incoerenti, però ho sempre sentito un filo unitario nella mia esperienza. Sono stato venti tre anni, cioè da quando ero ragazzino. nel Msi e nelle varie componenti della destra, anche se credo molto poco al significato sostanziale di queste categorie, ma ho sempre vissuto questa esperienza in modo stravagante: come me, infatti, tanti altri hanno vissuto il mio tipo di esperienza come una esperienza rivoluzionaria, anticonservatrice. di sinistra, che poi i vari Almirante spendevano a destra. Quando, dopo molti anni cli travaglio, ho capito · che la mia era una pia illusione. che il segno preminente di quel mondo era opposto a quanto volevo, ho dovuto attuare una rottura netta - non9stante tanti consolidati rapporii personali cli amicizia, di stima, di affetto- per dare significato alla quale non bastava che io uscissi dal Msi. ma occorreva anche che, contestualmente, entrassi in un· altra area, soprattutto per marcare anche simbolicamente il fatto che la mia esperienza conduceva da un'altra parte rispetto al Msi. lo ho cominciato. quattordicenne. a fare politica negli anni '70, cioè quando un certo scontro si andava radicalizzando, ed ho subito totalmente, sul piano personale, la ricaduta di questo scontro e la radicalizzazione che esso comportava. Già nel '75, però, sentivo il peso delle contraddizioni fra il mio modo di essere e quel che era il partito in cui militavo, tant'è che avevo deciso di uscire dal Msi, ma una serie di trappole psicologiche e politiche mi hanno trattenuto. Nel '76ci fu la scissione di Democrazia Nazionale, che per me rappresentava il conservatorismo, il moderatismo, il liberismo, cioè la contraddizione rispetto ad una posizione che io ritenevo più autentica. Fu quella la fase della corrente Linea Futura di Rauti, in cui conobbi tanti di quelli che, come me, vivevano male la loro pratica politica. Ognuno di noi, non conoscendoci a vicenda, credeva che certe crisi fossero solo un fatto personale, mentre eravamo una generazione di ventenni che aveva gli stessi problemi. che faceva le stesse letture stravaganti rispetto al nostro mondo, che coltivava quasi come una perversione r interesse per la musica rock. Il ''fenomeno Tolkien·•. che allora scoppiò anche a sinistra, fu una delle cose che ci identificò e ci fece scoprire tutto questo come un patrim.oniocomune. E' stato questo il terreno in cui maturò la consapevolezza che la destra italiana non produceva un'idea da anni, probabilmente mai l'aveva prodotta, e ci portò a sentire il contenitore del neofascismo come una cosa ridicola, sia nei suoi aspetti esteriori, sia nel suo non essere spendibile politicamente. Insieme cominciammo a fare letture eterogenee. a cercare clielaborare idee nuove e ci mettemmo su un percorso che ci ha segnato profondamente. Nei due-tre anni successivi promuovemmo, ali' interno di quel contenitore. varie iniziative autonome: case editrici, circoli culturali, gruppi musicali. riviste. cominciammo a scrivere i nostri libri e a focalizzare i nostri terreni cli ricerca. regionalismo contro statalismo e nazionalismo E' di quegli anni la nascita de "La voce della fogna··, che è stata la capostipite di tutte le iniziative successive, e di "Diorama letterario", che ancora esiste. Tutto questo portò inevitabilmente a una serie di collisioni: la prima, interna al Msi, fu la rottura con Rauti, cioè col contenitore che ci aveva giustificato e ci aveva dato una identità particolare atr interno della più grande identità del Msi. Per molti, subito dopo, ci fu la rottura proprio col Msi: Marco Tarchi, che era un punto di riferimento, fu espulso dal Msi, ma se ne sarebbe andato comunque. La scusa per espellerlo fu una serie di articoli satirici apparsi su "La voce della fogna" (era materiale che avevamo preparato per "Il male" a cui chiedemmo di fare un finto numero del "Secolo d'Italia", ma "Il male'' ci snobbò). ma i mo- -------------stazioni 81 SOLCHI Ieri una donna nel suo balcone, indicando due grandi gigli azzurri ha detto: "sì dopo anni, quasi dimenticati in questa terra secca, in una sola notte sono fioriti". Forse il senso di ogni attesa non è il tempo, ma lo spazio, non gli anni, la nostra inutile attenzione, questo stringersi alle cose che rischia di trasformarsi in angustia, ma lo schiudersi improvviso dell'orizzonte. Anche noi, come i gigli siamo sempre "quasi dimenticati", in parte immersi nel buio, già quasi secchi, ma con in serbo una zona segreta del fianco, un punto molle da cui può all'improvviso germogliare qualcosa, una ''piccola porta" da cui ogni secondo può entrare l'inaspettato, ciò che ci coglie e ci accoglie, trasformandoci, trasformando: variazioni sotterranee che infine trovano luce. Noi abbiamo solo l'illusione di vegliare, in piedi con la schiena dritta; come soldati prima della battaglia inganniamo quel tempo con futili attività mentre intorno a noi s'infittiscono le ombre, mentre chi era al nostro fianco scompare. Esiste un solco non importa quanto esteso e profondo fra /'adesso e il momento della morte. Uno spazio da percorrere e colmare con un fardello disuguale, un carico obliquo il cui significato resterà comunque ignoto. Non abbiamo altra scelta che andare avanti, lentamente o in fretta, con pazienza o ansia, fino all'ultima striscia della zona che ci hanno assegnato. Rovesciarci sul dorso e attendere davvero. Sulla schiena sgombra: il vento che scuote i semi, il vuoto nero e distratto della notte. Antonella Anedda tivi erano sostanziali: eravamo contro la campagna per la pena di morte condotta da Almirante cd inoltre era via via maturata una diversa visione, una rilettura della società su basi diverse. Il tema del regionalismo. che oggi è di strettissima attualità, fu per esempio uno dei nostri principali campi di ricerca. Nel Msi vivevamo dentro una dialettica che privilegiava lo statalismo e che, come unico contraltare, vedeva il nazionalismo. mentre noi non riuscivamo a riconoscerci in nessuno di questi due aspetti e quindi privilegiavamo la comuniti1 locale, ma non etnica. rispetto alla società. Erano temi che, in parte. erano in continuità con una visione organicisticachccra una dcllccomponcnti nobili della cultura di destra. ma che ci davano anche la possibilità di uscire dalle visioni istituzionalistichc che fino a quel momento ci avevano rappresentato. Qualche mese prima rispetto ali' espulsione cliTarchi. avevamo fatto la terza edizione del Campo Hobbit. che fu l'ultima e la più completa. alla quale "li Manifesto·· dedicò un piede di prima pagina su sci colonne, intitolato ''Evoluzione della razza fascista in un paesino clcll'Abruzzo·'. Quella fu la volta che riuscimmo a rompere il muro che esisteva fra noi e quelli che già non vivevamo più come avversari, ma da cui eravamo vissuti come tali. Con l'espulsione di Tarchi. comunque, la Nuova Destra divenne un fenomeno autonomo che noi che rimanemmo nel Msi abbiamo sempre vissuto in mani~ra contraddittoria perché, facendone parte. usavamo l'etichetta Nuova Destra negando però ad essa un valore sostanziale. II terreno che la Nuova Destra scelse allora fu quello della metapolitica, il che significava non intervenire direttamente nella politica, ma operare sul piano delle idee, della formazione del costume e della mentalità e questa scelta è stata la forza, ma anche il limite, della Nuova Destra. Su questo piano ottenemmo anche discreti successi perché riuscimmo a intelaiare i primi rapporti al di fuori dell'arca di destra: il primo caso. clamoroso, fu il dibattito con Massimo (acciari che fece scalpore più per la cosa in sé che per i contenuti. I temi cli cui ci occupavamo, e che poi trovarono una grossa eco, erano la critica dell'occidentalismo. la questione delle piccole patrie e del regionalismo e lari lettura critica cliautori (Jungere Schmitt, per citare i due casi più clamorosi) che fino a quel momento erano stati tenuti all'indice e che scoprimmo essere letti e meditati anche dalle intelligenze della sinistra. D'altra parte noi leggevamo Gramsci ed ancora oggi nelle cronache si parla del nostro "gramscismo clidestra•·.Tutto questo lavoro culturale si accompagnò al fatto che mentre alcuni, come Tarchi. ormai erano completamente sganciati dall'impegno politico, altri, come me, hanno continuato ad avere una collocazione politica. Per tutti gli anni '80 io ed altri siamo rimasti nel Msi con ruoli alterni; io non avevo restituito la tessera quasi per inerzia. ma in pratica non ero più nella politica quotidiana del Msi anche se continuavo a fare il consigliere comunale a Palestrina, dove vivevo, ma con posizioni personali. stravaganti. Al Congresso di Sorrento del Msi, nell'89, tuttavia determinammo la nascita di una nuova corrente, in cui noi, che ci vivevamo come la '•sinistra" del Msi, eravamo insieme con la destra modernizzatrice, rappresentata da Staiti di Cuddia e Domenico Mennitti. Questo attirò l'attenzione di molti osservatori esterni, fra i quali Piero lgnazi, di cui si è molto parlato durante le elezioni, che dedicò gran parte del suo studio sul Msi a questa componente. In quell'occasione riuscimmo per la prima volta a porre seriamente la questione della chiusura dei conti col fascismo, che ritenevamo non più capace di dare risposta a nc:-suna delle domande che oggi la politica pone. In seguito fummo determinanti nel fare eleggere Rauti segretario del partito ed è stato lì che è cominciata la fine del mio rapporto col Msi. Se fino ad allora, infatti, avevo coltivato l'illusione che si potesse far diventare il Msi una cosa simile a quello che noi pensavamo, con I·esperienza di Rauti ho capito che questo non era possibile: strutturalmente il Msi era un'altra cosa. Io sono sempre stato antiproibizionista. antimilitarista, antistatalista, decisamente contrario alla pena di morte, contro ogni forma di scverismo e non ne ho mai fatto mistero. In tema di politica internazionale eravamo non solo fortemente antiamericani, ma antioccidentali, e ancora oggi molti giovani cielMsi lo sono, mentre sulla questione cielI' immigrazione ilmioatteggiamento è sempre stato fortemente solidarista, contro ogni tipo di chiusura. Lo scrissi anche sulle colonne del "Secolo c1· Italia''. quando si discuteva della legge Martelli: non ritengo legittimo nemmeno pensare a una qualsiasi forma di numero chiuso e se qualcuno, purnon avendo nessuna forma cligaranzia, vuole immigrare in Italia per il solo fatto che qua trova un clima migliore. nessuno glielo può impedire. Erano tutte posizioni assolutamente antitetiche rispetto all'immagine che il Msi veicola di se stesso. ma noi credevamo, ci illudevamo. che per il solo fatto che qualche osservatore registrava queste nostre posizioni differenti potessimo essere legittimati ad esistere e magari alla fine arrivare a trasformare il partito in quc~to modo. L'esperienza Rauti ha dimostrato che quc~to non era possibile, perché, a parLc l'uomo Rauti che non si è climostrato ali' altezza, si è dimostrato quello che storicamente è sempre successo: ogni volta che la destra si è trovata al bivio ha scelto la destra; come diceva Romualdi, che del Msi rappresentava la destra storica, "La destra è di destra". lo, in tutta la prima fasc della segreteria Rauti, ero finito a dirigere il settore della propaganda, cioè il settore dell'immagine e della comunicazione, e la questione del1' immigrazione fu ilmio primo atto di disimpegno poiché non volli firmare quel tipo clicampagna. Subito dopo ci fu laquestione Gladio, dove Rauti non ebbe il coraggio di arrivare fino in fondo su una questione in cui la destra qualche scheletro nell'armadio ce l'aveva. Il Msi era quello che nel tempo si era raccattato i generali dei servizi segreti -Dc Lorenzo prima, Miceli poi- e quello era il momento di chiudere, anche simbolicamente, con quel tipo di atteggiamento, ma Rauti non ne ebbe iIcoraggio e non a caso alcuni deputati del Msi fecero un comunicato a pagamento sui giornali in cui dicevano ''Gladio siamo noi''. A quel punto mi dimisi dati' incarico con molto clamore, mandando un comunicato che fu riportato con grande evidenza da tutti igiornali. Poi ci fu laquestione Cossiga, in cui. per le aperture telefoniche cliCossiga. Rauti e la classe dirigente si sentì per la prima volta oggetto cliattenzione da parte di qualcuno e quindi si schierò subito, in maniera acritica, sul fronte di Cossiga. L'ultimo elemento, e fu la goccia che fece traboccare il vaso, fu la posizione sulla guerra del Golfo, che ioe altri vivemmo in maniera drammatica perché lì venne fuori tutta la cultura interventista del Msi. Romualdi disse: la destra è di destra La scelta a favore della guerra nel Golfo -che io avversavo per tutta una serie di motivi a cominciare dalla cosa che fece più scandalo nel Msi. cioè ladifesa della pace- era la scelta di una serie di interessi geopolitici fatta senza porsi il problema della bomba a orologeria -e cioè che ladistruzione dei nazionalismi mediorientali avrebbe determinato il sorgere cli integralismi rei igiosi- che con essa si innescava. La tesi che, nel dibattito interno al partito, giustificò la decisione a favore dell'intervento fu proprio il recupero della cultura interventista e questo fu penne l'ultimo trauma. A quel punto decisi che non avevo più niente a che fare col Msi. che tutti gli sforzi che potevamo fare per tentare di far passare una linea diversa erano pura illusione e quindi bisognava rompere. Proprio il giorno in cui Rauti si dimise da ~egrctario e fu eletto Fini, io e altri 14 membri del Comitato Centrale ci ~iamo dimessi. Dici che hai vissuto l'esperienza nel Msi come un'esperienza di sinistra, ma eri consapevole che il Msi non era certo "sinistra" ... Ancora una volta devo usare il termine "sinbtra" come estrema convenzione, anche se è un termine corrente all'interno del Msi, innanzitutto perché c'è il "fascismo di sinistra", cioè una componente storica, ma poco nota, del fascismo che si è vissuta come esperienza di sinistra, rivoluzionaria: Bombacci era stato comunista, Niccolai anche e iI~uosogno era che ~iarri vasse un giorno all'unione politica di fascisti e comunisti. Romualdi, che invece ha sempre contestato lanatura di sinistra del fascismo, senza però negare che esistesse, poco prima climorire diede un'intervista a Proposta, unari vista che facevamo noi giovani, in cui raccontò quel che a quattrocchi aveva detto a molti e cioè come è nato il Msi. Dopo la guerra lui era latitante perché era vicesegretario del Partito Fascista Repubblicano, ma fu contattato da ambienti democristiani che contrattarono con lui l'amnistia per i fascisti ricercati o in galera in cambio della costituzione di un partito neofascista, il Msi, che servisse a prendere i voti dei fascisti che, diversamente, sarebbero -rm DIDI~ 1ISS(] anelati ai socialisti. ai comunisti, al Fronte popolare. E, diceva Romualcli.da allora il Msi è rimasto come una costola della DC, gli ordini venivano sempre e comunque dalla DC.Questo però testimonia come il Msi sia nato per controllare i voti di tantissimi fascisti che, se non ci fosse stato il partito neofascista, sicuramente avrebbero votato a sinistra. Come avrebbe votato asinistra mio padre, ufficiale della Repubblica Sociale. che già aveva votato per la Repubblica al referendum contro lamonarchia. Questo è l'equivoco, il paradosso politico, che ha sempre tenuto insieme il Msi. li dibattito interno del Msi fino alla metà degli anni '70. e in parte tuttora, girava attorno atrillusione, che hanno quasi tutti iquadri dirigenti periferici, che il Msi sia l'erede del fascismo-movimento e che il fascismo-regime sia stato quello che ha portato tutto alla rovina. E' un equivoco di cui sono stato vittima pure io nei miei anni giovanili, poi invece ho capito che, se qualcosa cli importante il fascismo ha fatto, l'ha fatto sul piano istituzionale, il resto era veramente esuberanza giovanile e disperazione. Ma per un missino le cose sacre, intoccabili. sono i I8 punti di Verona, quelli ciel fascismo repubblicano. a cui faceva riferimento, negli anni '50. il programma di Stella Ro sa. un gruppo cli estrema sinistra. L·essenza comunista del fascismo poi si traduce nel linguaggio missino ed infatti ci sono dei

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