saldare la frattura fra "scienze esatte" e "scienze umane". La rottura epistemologica connessa, in estrema sintesi, porta a rinunciare all' ipotesi di ottenere descrizioni soggettive e complessive dei fenomeni. Così, questa rinuncia porta (o, almeno, dovrebbe portare): , - alla valorizzazione del punto di vista oggettivo dell'osservatore e della sua inevitabile interazione con il fenomeno osservato; - alla valorizzazione di descrizioni parziali, di modelli locali, di letture situazionali. Dico "dovrebbe portare", perché a me sembra che mai come in questo mòmento, almeno nel campo che meglio conosco (adolescenti, servizi sociali, progetti di prevenzione ... ) si soffra di paralisi interpretativa. Non di carenza di interventi, di sperimentazioni; neppure di memorie scritte, di relazioni, rapporti, ma di tentativi di presentare ipotesi di modelli interpretativi. Saggi, articoli, ricerche, iniziano spesso con una premessa in cui si spiega come Newton e Galileo fossero due babbioni e come sia finalmente finita la tirannide dell'. "oggettivo" e del "totalizzante". Dopodiché, niente! Si presentano le informazioni, piatte piatte, qualche volta si inseriscono storie, racconti, episodi, utilizzando metodi senz'altro interessanti e capaci di illuminare aspetti di unicità e di restituire finestre di realtà senza impoverirne troppo la complessità, però ... Però si rinuncia in partenza a trarre qualunque ipotesi di modello interpretativo che, pur parziale e soggettivo, potrebbe facilitare lo scambio, il confronto, la verifica. Sembra che sia ancora più difficile di ·prima autorizzarsi a tentare la costruzione di un qualunque livello di generalizzazione pertjnente, e cioè utile ad aiutare la comprensione di un fenomeno e a progettare, realizzare e valutare interventi adeguati. · Questo è quanto vorrei tentare con questo breve scritto, presentando un'interpretazione d~lla leggenda di Robin Hood, se~za la pretesa d1 proporre un modello complessivo del fenomeno adolescenza e dei suoi aspetti legati ai comportamenti violenti, ma per illuminare alcune caratteristiche comuni e leggerle attraverso questa chiave interpretativa, nella convinzione che questo possa servire a chi ha contatti frequenti con adolescenti o per lavoro o per consuetudine di vita. · Il difficile rapporto con l'autorità La premessa è stata un po' lunga; riprendiamo dunque dall'inizio: "Tutti conoscono la Leggenda di Robin Hood, narrata in racconti, ballate, libri, film, cartoni animati ... " tutti la conoscono, eppure, come si è ben visto nelle metafore utilizzate nelle recenti campagne elettorali, l'aspetto più sottolineato è forse il più banale: Robin che "ruba ai ricchi per dare ai poveri". È certo che Robin ruba ai ricchi e che si ribella, ma l'importante è_non dimenticare in nome di chi e in nome di che Robin si ribella: lungi dall'essere un eroe della sinistra democratica ed ugualitaria, Robin Hood combatte il tiranno e l'oppressione in nome del vero re, il Sovrano giusto, eper il suo ritorno. _ Questo punto è centrale, perché mi sembra che molto spesso si dia ai comportamenti ribelli degli adolescenti la stessa interpretazione superficiale. I gruppi di adolescenti vengono visti (con BUONI E CA7TIVI simpatia o con fastidio) come organizzazioni che tendono ad un ugualitarismo anarchico; personalmente, ritengo che si capirebbe qualcosa di più del loro funzionamento assumendo l'ipotesi che il loro riferimento nel campo dell'autorità è monarchico (qualunque sia il funzionamento interno del gruppo). Non si tiene sufficientemente in conto, forse, il fatto che l'evoluzione verso la democrazia ha una sua analogia "personale" in un passaggio centrale dell'adolescenza, nel riconoscimento dell'altro e delle .ragioni dell'altro, nella direzione dell'autonomia, del prendersi in carico la propria vita e le proprie responsabilità. Questo passaggio è preceduto e accompagnato (inevitabilmente forse, comunque quasi sempre) da un attacco feroce all'autorità genitoriale che, nell'infanzia, è stata la garanzia della possibilità di sviluppo e che ora si presenta (almeno agli occhi dell'adolescente) come ostacolo al processo di crescita. Riccardo e Giovanni Il padre, rappresentante primo dell'autorità si trasforma improvvisamente in tiranno; l'immagine dell'autorità paterna da assoluta, giusta e onnipotente (immagine infantile), si scopre improvvisamente incerta, ambigua, corruttibile. Questa "scoperta" porta a un periodo di scontro totale, di opposizione, in cui, agli occhi dell'adolescente, l'autorità è vista solo come corrotta e ingiusta, da combattere, mentre resta vivo il sogno del ritorno dell'autorità conosciuta nell'infanzia, del "Re buono". Come non riconoscere la corrispondenza con la leggenda? L'adolescente-Robin combatte l'usurpatore che ha le stesse sembianze del Re (Giovanni è il fratello di Riccardo), ma non si comporta, come lui, in modo giusto. Robin si pone allora con il suo gruppo (gli Allegri Compari della foresta di Sherwood, tipico gruppo di adolescenti) a giocare tiri, a fare danni, a rubare, non tanto e non solo per dare · ai poveri, quanto per raccogliereil riscatto che permetterà al Re, prigioniero nel viaggio di ritorno dalle Crociate, di tornare e riprendere con la sua giusta e infallibile autorità a guidare il Paese e/o la sua vita. Il sogno e la realtà Perché, proponendo un titolo, non ho parlato di adolescenza tout-court, ma di "sogno dell'adolesceriza"? Perché la Leggenda termina con il ritorno del Re e l'atto di sottomissione di Robin: tutti vivranno felici e contenti (tranne Giovanni e i suoi complici, naturalmente). Come in quasi tutte le fiabe e le leggende, non destinate a un pubblico adulto, poco importa del "dopo" il matrimonio con il principe, o il ripristinarsi della legittima autorità sono la fine del1' avventura. " ... e vissero tutti felici e contenti". È rassicurante, infantile, regressivo. Nella vita reale, per la principessa, come per tutti, i problemi specifici della vita adulta cominciano lì, con il matrimonio. E per Robin? Che ne sarà di Robin Hood? Accetterà un titolo e una carica di rappresentanza? Sostituirà il 'cattivo Sceriffo? Sarà lui, ora, a far pagare le tasse al popolo convincendo gli antichi compagni che, ora, sono tasse giuste? Oppure, come Che Guevara, cercherà altri luoghi dove l'ingiustizia del potere richiede il suo intervento? Oppure si troverà a "scoprire" che anche l'autorità del Re legittimo è ambivalente,
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