La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

Palomba, ho sovrapposto alla musica una linea . di canto così, in un quarto d'ora, senza nessuna fatica, senza bisogno di nessun ragionamento teorico o filosofico. Non tutto però è stato cosìfacile e spontaneo... G. Tutt'altro, non andiamo mai avanti a casaccio, in maniera sconsiderata, ma certe cose ci vengono davvero molto facili. Per esempio, il ricorso che abbiamo fatto a personaggi della tradizione musicale napoletana che stimiamo, ma che indubbiamente appartengono ad altre generazioni e hanno avuto formazioni molto diverse dalle nostre, non ci ha creato nessun problema, però era anche un'operazione molto controllata, di cui abbiamo discusso molto tra noi. R. Allo stesso modo, ci riuscirebb~ del tutto impossibile omologarci ai modelli imperanti nella cultura italiana di oggi, ma anche in questo non c'è molto ragionamento, è una co- . sa molto immediata e istintiva. Napoli dimostra una qualche resistenza a questo tipo di omologazione, diciamo "arboriana "... Perché, secondo voi? R. Ci sono cose molto atipiche, a Napoli, rispetto alla situazione italiana. Per esempio l'esistenza di una sottocultura musicale di quartiere, o di una tradizione comico farsesca dialettale anche molto volgare. Si potrebbe parlare di un underground che non ha coscienza di esserlo. È. musica di serie B o C, prodotta e consumata all'interno dei quartieri, ha contatti con la canzone ufficiale, cerca anche di imitarla a volte, ma continua a trattarsi di un modo di fare le cose in prima persona, di produrre e consumare in proprio. E non ci pare poco! Altrove domina la Tv. Che c'è anche qui, e magari con tre o quattro televisori per appartamento'. anche nei bassi, ma poi le cose che nascono m queste case sono_comunque diverse da quelle viste alla Tv. C'è una canzone che è un hit di questi giorni, presso questo tipo di pubblico, che dice Chiammame n'copp'o cellulare/ doppo 'e tre ... Il vecchio e il nuovo si incontrano ... G. In Giamaica si verificano le stesse cose che da noi, ci sono molti Nino D'Angelo della canzone locale. E la musica è fatta tutta al computer, è reggae digitale. Con le tastiere, come a Napoli. I temi anche sono gli stessi: piccola malavita, tradimenti e passioni amorose, e status symbols tecnologici. Torniamo al discorso dell'interculturalità, della differenza della musica di oggi con lo pseudo-blues degli anni Settanta. Oggi, dicevamo, gli immigrati ci sono, il confronto con la loro cultura è, ancorché difficile, possibile. G. Sì, non è facile. Da parte loro c'è molta diffidenza, giustificata da tante esperienze negative. Sono sempre sul chi va là, la tensione è sempre alta. Però siamo ben felici di vivere in un'epoca. che ci dà questa possibilità di confronto e di scambio, perché consideriamo che la cultura degli immigrati è più vitale oggi di quella occidentale, insomma della nostra. R. Noi siamo favorevoli ideologicamente, anche se poi le difficoltà restano! In Italia, poi, l'abitudine al confronto con la diversità etnica non esiste proprio; ma noi insistiamo: l'unica via praticabile è quella della commistione culturale. Anche a costo di mettere a rischio quello che resta della nostra identità, e questo è un rischio che deve correre tutta la SUOLEDI VENTO società italiana . Oggi siete diventati un gruppo di successo. Vi spapenta, il successo? G. È. importante tenere gli occhi bene aperti, saper gestire le cose che ti capitano. Oggi ci vengono proposte le cose più strane, per esempio. Ci propongono di partecipare ai festival televisivi della canzone napoletana, ci cercano i sindacati, ci vogliono i registi! Via via che ti trovi a comunicare su una fascia d'ascolto più larga, rischi di perdere il bandolo della matassa. L'importante è mantenere la lucidità ... Che giudizio date della situazione attuale della musica in Italia? A me pare i11;uno dei suoi momenti peggiori. R. L'industria della musica si è sempre distinta in Italia per la sua incompetenza, e oggi, molto disorientata, apre le porte a tutti per paura di sbagliare e di perdere il treno giusto. Le m~jors pigliano e distribuiscono gruppi a casacc10. Però ci sono situazioni più vivaci, certe città o zone del paese, e ci sono correnti più forti di altre. G. Come città, sì: Napoli, Genova, il Salento sembrano posti più vitali di altri. In generale si tende d1 più a fare i conti con le proprie radici, e questa è una cosa nuova, più forte che nel decennio precedente, che è stato di arretramento rispetto a quello· dei Settanta. Non ci sono in giro cose straordinarie, ma ce ne sono molte che possono crescer.e. L'importante è vedere cosa verrà fuori da questo confronto con le radici, per esempio. Avete l'impressione che il pubblico giovanile di oggi sia meno esigente di quello di ieri? G. Credo di sì, ma tenendo presente che il pubblico degli anni Settanta era molto più ideologizzato, anche negativamente, con grandi equivoci. A Licola, al festival del proletariato giovanile, fischiarono Alan Sorrenti che faceva una musica un po' sperimentale per l'epoca e applaudirono Giorgio Gaslini, sperimentatore -di professione che però aveva furbescamente esordito con l'Internazionale. Il pubblico dei concerti era lo stesso pubblico dei cortei. Oggi il pubblico giovanile è stato molto guastato dalla televisione, in generale, e sembra non avere molti strumenti di discernimento del bello<dal brutto, del nuovo dal vecchio, del profondo dal superficiale. Nel mondo c'è una situazione molto viva, in Italia no. Il rock ha esaurito il suo compito storico (il rapporto ribellione-consumo, per quanto ambiguo, è stato vitale e produttivo) e oggi è un'arma spuntata, il rock storico serve per i jingles pubblicitari. È. musica decisamente recuperata. La musica migliore, i fenomeni più interessanti sono proprio quelli del confronto tra culture e tradizioni diverse. Almeno all'interno del consumo di massa. R. Per esempio un gruppo che ci piace molto, i Massive Attack di Bristol. Uno dei loro membri è di origini napoletane e abbiamo fatto delle cose insieme. È. musica mescolata con il soul, con la black music degli anni Settanta. G. Allo stesso modo ci sono gruppi in In- · ghilterra che fanno reggae e che sono sia bianchi che neri. Molte buone band sono pubblicate dall'etichetta indipendente Onu-Sound. · . R. Registrano tutti con tecniche di missag-

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