La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 2 - marzo 1995

Bi 10 Inoccupati nel Nord e Centro per classi di età· 60 50 40 % 30 20 10 14-19 • percentualedi d1soccupat1,persone1n cerca dt primaoccupazionee altrepersone in cerca di occupazione Età centuate le difficoltà di accesso al mercato del lavoro e relative alla possibilità di trovare un nuovo lavoro da parte di chi lo ha perso. Ancor più ridotte appaiono le chances di successo nella ricerca del lavoro da parte delle donne: sempre relativamente ai disoccupati e alle persone in cerca di prima occupazione, la componente femminile registra nel complesso un tasso superiore di tre punti percentuali rispetto alla componente maschile; questa distanza tende a rimanere tale, se non ad aumentare, nel confronto fra le classi d'età più giovani. A livello territoriale, i dati disponibili per il 1981, il 1991 e il 1993 (valori medi dei tassi di inoccupazione nelle aree del Nord e del Centro da un lato, e del Mezzogiorno dal1'altro, graf. 1O e .11) confermano la crescente distanza fra le due grandi aree geografiche ed economiche del Paese; le condizioni di svantaggio nella ricerca di lavoro arrivano a coinvolgere circa il 50% della popolazione attiva meridionale con un'età compresa fra i 14 e i 24 anni, ed anche nelle classi centrali ( 30 - 59 anni) permangono gradi diversi di opportunità fra le forze di lavoro del Sud e quelle del Centro e del Nord dell'Italia. Il problema della ricerca del lavoro può essere, inoltre, visto attraverso la particolare prospettiva della durata stessa della ricerca di lavoro (graf. 12). L'attesa media cresce vistosamente durante gli ultimi vent'anni: se all'inizio degli anni Settanta occorreva aspettare circa otto mesi, attualmente occorre circa il triplo del tempo (26 mesi nel 1994). Un sistema che produce disoccupazione? Le serie storiche sull'offerta di lavoro in Ital{a confermano, innanzitutto, un aspetto: il nostro sistema economico non appare 1993 Anni 1981 Fonte: elaborazione Censis su dati lstat più in grado di rispettare una delle condizioni fondamentali per la definizione tradizionale di equilibrio, rappresentata dalla piena occupazione. In questo modello di equilibrio, la presenza di disoccupazione era legata all'esistenza di fattori puramente frizionali o contingenti che impedivano l'incontro fra domanda e offerta di lavoro. Di conseguenza era definito instabile (anche sul piano sociale) un sistema in cui persisteva un tasso di disoccupazione superiore al 4-5%. Da un po' di teinpo a questa parte ci siamo invece abituati a convivere con tassi di disoccupazione che toccano e superano il 10% della popolazione attiva, un livello che in Italia, in termini quantitativi, rappresenta circa due milioni di persone. Non è questa una caratteristica tutta italiana, dato che la maggior parte dei paesi occidentali è entrata da tempo in questo tipo di situazione (ne rimangono esclusi gli Stati Uniti e il Giappone, ma in questi stati esistono contesti normativi e sistemi professionalizzanti non assimilabili a quelli europei). Ciò non ci impedisce dunque di parlare di ripresa economica, di fase espansiva del ciclo economico, così come è avvenuto per il periodo di crescita registrato intorno alla metà degli anni Ottanta. Ogni fase espansiva, anzi, ha origine proprio nella capacità di realizzare durante i periodi di ristrutturazione il maggior risparmio di lavoro possibile. L'innovazione tecnologica agisce in sostanza proprio sulla comprimibilità dei fattori produttivi, riduce il costo per unità di prodotto, rende obsolete professionalità prima centrali nel processo produttivo. In ogni periodo di ristrutturazione il sistema scommette su se stesso e sul suo futuro: la riduzione di lavoro, conseguente all'intro11 Inoccupati nel Sud per classi di età· NUMERI 60 50 40 • percentualedi disoccupati, personein cerca di primaoccupazionee altrepersone in cerca di occupazione aGinoBianco Età 60e oltre 1993 Anni Fonte: elaborazione Censis su dati lstat

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