La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 2 - marzo 1995

di prevedere una fase futura sganciata dai vincoli tuttora presenti. Mancano finora i presupposti necessari per creare le condizioni per un processo di sviluppo che possa convergere verso un modello economico più equilibrato, meno aleatorio e meno dipendente da fattori spesso estranei al nostro sistema, che sia il frutto di una ragionata politica economica (cosa del tutto inedita nel nostro Paese che spesso ha subito i pesanti effetti della mancanza di una politica industriale degna di questo nome), progettata e condivisa da imprese, lavoratori, istituzioni. Il lavoro e la ricerca di lavoro L'occupazione in Italia ha subito nell'arco degli ultimi venticinque anni una trasformazione collegata all'aumento di importanza, dal punto di vista della produzione, del settore dei servizi, alla riduzione del peso dell'agricoltura, agli incrementi di produttività registrati nel settore industriale dove volumi crescenti di produzione sono stati progressivamente ottenuti con volumi di lavoro via via decrescenti. Il confronto nella composizione del valore aggiunto fra il 1981 e il 1993 (il valore aggiunto è un altro indicatore, vicino concetbuto alla formazione del valore aggiunto cresce in tredici anni del 59,7% nel settore dei trasporti e delle comunicazioni, del 63,8% nel credito e assicurazioni,' del 46,8% nei servizi vari: questi valori risultano sensibilmente superiori alla variazione percentuale riferita all'intera economia e che ammonta come è stato già detto al 26,9%. La serie storica relativa all'andamento del1'occupazione ha inizio nel 1970, ma per confrontare l'evoluzione del valore aggiunto con il volume occupazionale possiamo restringere l'analisi a partire dal 1981. In questo anno di riferimento il volume complessivo dell'occupazione risulta pari a 20 milioni e 751mila unità; nel 1993 lo stesso volume raggiunge i 21 milioni e 324mila, con una differenza positiva pari a 573 mila lavoratori. L'agricoltura nello stesso periodo passa da 2 milioni 759mila dell'81 al milione e 675mila del '93; l'industria perde circa un milione di posti nell'arco di tempo considerato, mentre il settore terziario ne guadagna 2 milioni e 600mila. In un arco di tempo più lungo, e cioè a partire dai dati del 1970, il settore terziario aumenta del 50% la propria dimensione occupazionale passando da 8 milioni e 300mila ai 12 milioni e 865mila attuali. 9 Tassi di inoccupazione per età - Maschi % 35 25 20 Fonte: elaborazione Censis su dati lstat Età tualmente al prodotto interno lordo, che ci permette di misurare il volume globale della produzione in termini monetari) e l'analisi della distribuzione dell'occupazione fra il 1970 e il 1993 rispetto ai tre macrosettori economici - agricoltura, industria, terziario (graf .5 e 6 ) - confermano queste indicazioni. Per quanto riguarda il valore aggiunto possono essere fatte le seguenti considerazioni: nei tredici anni di riferimento il valore globale cresce del 26%, secondo un incremento medio annuale pari al 2%. L'agricoltura riduce la propria quota sul totale di circa mezzo punto (dal 4,7% al 4,1%), mentre incrementa il proprio contributo al valore aggiunto del 9,3%. L'industria in senso stretto continua a mantenere più o meno invariato il proprio peso percentuale (29,3% nel 1993), aumentando il volume della propria produzione del 25,3% . Il settore delle costruzioni al contrario non varia affatto in termini assoluti il proprio contributo. Ma è nel terziario che si registrano i mutamenti più significativi: i trasporti e il credito aumentano il proprio peso percentuale lungo il periodo di riferimento entrambi dell'l,4%; i servizi vari, che comprendono fra l'altro i servizi alle imprese e alle famiglie, aumentano la propria quota dell'l,6%. Nell'ordine, il contriBibliotecaGinoBianco 71 e' totale oltre 1993 Anni ■ 1981 ■ 1991 □ 1993 L'altra componente dell'offerta di lavoro, che è rappresentata dalle persone in cerca di occupazione, presenta alcune caratteristiche strutturali ben precise, le quali riflettono diversi gradi di complessità per la definizione di strumenti finalizzati alla loro risoluzione. I dati disponibili sui tassi di inoccupazione (disoccupati in senso stretto e persone in cerca di prima occupazione, non sono state considerate in questa analisi le "altre persone in cerca di occupazione", così definite dalle indagini sulle forze di lavoro da parte dell'Istat e relative a quella componente dell'offerta che si dichiara disponibile a lavorare solo a determinate condizioni) per gli anni 1981, 1991 e 1993, letti attraverso la distribuzione per classi d'età (graf.7, 8, 9) mostrano una crescente difficoltà di accesso al lavoro nel tempo e per le componenti più giovani dell'offerta: nel 1993 circa il 30% della popolazione attiva (esclusi dunque studenti e casalinghe) con un'età compresa fra i 14 e i 19 anni risulta alla ricerca di un'occupazione; nel 1981 la stessa componente mostrava un tasso pari al 24,3%. Peggiora complessivamente la situazione delle classi d'età comprese fra i venti e i ventinove anni nel confronto fra 1'81 e il '93, ma anche nel breve periodo ('91-'93) si sono acNUMERI

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