Lo Stato Moderno - anno II - n.9 - 20 giugno 1945

LO STATO MODERNO - 20 GIU_GNO 1945 69 Rassegna della stampa italiana Consenso a Togliatti (l'Unità, 10 giugno 1945) Del discorso tenuto da Togliatti al primo convegno nazionale delle donne comuniste, l'Unità pubblica un largo !rammento. intitolandolo « La rivolu– zione democratica •· Togliatti rivolge la sua attenzione all'impronta particolare che, secondo lui, caratterizza l'attuale rivoluzione democratica in It-llia; im– pronta che egli individua soprattutto in questi tre elementi: 1) la nostra rivolu– zione democratica si sviluppa in condi– zioni politiche e storiche tali che esclu– dono dalla direzione del paese gran par– te dei vecchi gruppi dirigenti borghesi e impongono l'avvènto di nuovi gruppi politici e sociali alh direzione di tutta la vita nazionale; 2) la nostra rivolu– zione democratica si sviluppa in condi– zioni politiche e storiche tali che im– pongono la soluzione, nel corso· di essa, di problemi economici e sociali nuovi, i quali non si posero e quindi non ven– nero risolti nel corso di rivolgimenti democratici di altri paesi e di altre ·epoche; 3) la vita economica del paese nei suoi aspetti concreti immediati e urgenti deve essere regolata secondo principi di giustizia sociale e di solida– rietà nazionale: terza particolarità della rivoluzione democratica nel momento presente. Noi abbiamo più volte messo l'ac– cento sul fatto che la immodernità del popolo italiano ci sembrava derivare dalla m:mcanza d'una· qualsiasi rivolu– zione o religiosa o democratica che gli facesse finalmente compiere quel balzo in avanti senza del quale esso sarebbe rimasto arretrato rispetto ad altri po– poM europei ed extraeuropei. In rivolu– zione è un momento eccezionale, ma necessario, di chi sta dietro per portarsi al passo di chi sta avanti. La rivoluzio– ne, oggi, non si compie secondo la pro– cedura nota; 1,roppe cose sono cambia– te, e il popolo che scende in piazza tu– mult1nndo riscbia di far ammazzare i suoi uomini migliori senz'altro costrutto, se non quello depre-cabHe d'una succes– siva reazione da parte di quelle forze che si volevano detronizzare. La realtà parla ben altro e duro linguaggio: biso– gna cambiar metodo. Ed il metodo è, appunto, quello di trasformare nella concretezza degli istiÌuti quei lieviti che fu possibile far fermentare durante 1a lotta clandestina. Questa è la nostra rivoluzione: ora dobbiamo incanalarla, come forza politica, nella ricostruzione dello Stato. Togliatti parla questo lin– guaggio realistico ed antidemagogico, su]' quale consentiamo in tutto e per tutto. E' il linguaggio serio e meditato di chi si rende conto delle forze dello stato moderno e dei modi per i quali· si può piegarle al servizio di una au– tentica democrazia. Questo linguaggio differisce da quello che parlano altri ~omunistl, i comunisti • del basso •· Ma non teniamone conto: sul dato comune della democrazia siamo perfettamente d'accordo nella instaurazione di un or– dine nuovo, per il quale possiamo in– sieme lavorare. I giovani neJla politica (Il Popolo, 10 giugno 1945) Mario Bendiscioli scrive un chiaro ar– ticolo per impostare la questione dei giovani nella vita politica. Speravamo che di • problema dei giovani • non si udisse più parlare. Invece Scoccimarro, in un discorso pronunciato a Roma, ci riparla addirittura di • Stato dei gio– vani• che è sì una formula propagan– distica ma anche un non senso politico. Se i giovani debbano essere considerati tali per l'età, e se questo stesso fatto di calendario debba esser ritenuto suffi– ciente per consegnar loro lo Stato, Dio ci guardi! E' ancora la retorica futuri– sta e fascista, ognuno lo vede da sè. Se i giovani sono gli apportatori di idee nuove, ovvero di « idee giovani»; se i giovani sono coloro che si ribellano alle • idee ricevute •; se sono gli anticon– formisti ed ·1 sensitivi rispetto ai pro– blemi del tempo, allora questi sono dati spirituali che non si misurano con la data di nascita. Speravamo che questi ormai fossero dati acquisiti all'esperien– za, e invece si ritorna ancora ad un • problema dei giovani • che in realtà non esiste. Esiste il problema dell'uomo, il tragico eterno problema dell'uomo, vecchio quanto la Terra; ed esiste, in forma particolare, il problema di uomi– ni troppo tarati dal compromesso poli– tico, dalla mancanza di dirittura e di moralità - e molti di questi son giova– ni appartenenti alle più alte sfere del regime fascista. Ora non è questione di affermare che questi giovani sono meno tarati di «fascismo• di quanto possano esserlo altri, i ve-echi. E poi tutta la filosofia ci insegna che il rin– novamento profondo alle istituzioni, le idee più rivoluzionarie, quelle che han ' fatto cambiare il ·volto del mondo, sono partorite dal cervello di uomini d'espe– rienza che dai ,lunghi studii avevano tratto la continua perenne giovinezz.a deJlo spirito, che è una giovinezza es- . senziale, alimentata da un solo nutri– mento: da ricerca, la cultura. Bendiscioli pare essere deJlo stesso parere, ed ecco ciò che dice: « Vorremmo vedere Ja politica dei gio– vani... come un contegno, lnmmzitutto, come un • costume • sociale (felice la scelta di questo titolo da parte della rivista dell'• organizzazione Franchi•, e nobile il tono del suo primo numero!), come generosità, come !l'ibellione alla vita comoda imperniata sul proprio e– goistico interesse, come repulsione di "tutto quanto si maschera di zelo pel bene p1.1bblicoed è invece ambizione o interesse privato, o irrequietudine In– composta d'animo, insofferenza di di– sciplina. Come P'7'eparazione consape– vole ln secondo 1uogo: consapevole della complessità dei problemi morali, psico– logici di cui è sostanziata la conviven– za sociale; consapevole dei grandi prin– cipi morali e religiosi e delle nonne assolute che uniche assicurano dignità all'uomo e feconda realizzazione ai suo lavoro ed alle sue aspirazioni; consape– vole delle vicende delle istituzioni, deJle Ideologiche ,politiche, dei programmi e– conomico-sociali e delle loro connessioni colle ferree leggi della natura che im– pongono un limite concreto ed una re– mora inevitabile al,le umane esigenze d'un maggiore benessere: consapevole infine che non basta la riforma della struttura sociale ed economica per mi– gliorare le sorti deJl'umanità, ma oc– corre una educazione costante ed un controllo morale continuo perchè gli uomini non .pervertano colle loro ambi– zioni e passioni le istituzioni stesse, e, mentre combattono l'avversario di fuo– ri, non dimentichino quello che son-· necchia in ciascuno di noi. Nessuna attività politica feconda è possibile senza Il previo contatto col mondo della cultura, senza il previo raccoglimento su quanto ha pensato ed ha tentato l'umanità nella sua fortu– nosa vicenda. Infine vediamo la politica dei gio– vani anche come attività concreta, come organizzazione autonoma di gruppi con finalità e compiti definiti, con mezzi finanziari propri ed una propria disci– plina, che permetta loro, non soltanto di far l'esperienza dell'au,togoverno col-· le responsabilità relative, ma pure di acquistare, attraverso l'esperienza di– retta nel piccolo, la pratica dell'ammi– nistrazione pubblica. C'è nel governo della cosa .pubblica un lato tecnico da cui troppo si ,prescinde e che pure è es– senziale: capire un ·bilancio è non meno essenziale dell'avere Idee sulla Costi– tuente; valutare Je capacità tributarle di individui ed enti non meno neces– sario che il programmare h riforma dell'amministrazione pubblica. Solo gra– dualmente è possibile arrivare a domi– nare il complesso funzionamento dello · Stato moderno, nel suo organismo In– terno e nei suoi rapporti cogli altri Stati. La politica del giovani non può quindi non essere innanzitutto prepara- . zione: preparazione dello spirito, pre– parazione deJla mente, addestramento , nel realizzare con coscienza politica il piccolo compito quotidiano che a cia– scuno nella famiglia, ·neJla scuola, nel– l'officina, nell'ufficio, le ·circostanze hanno assegnato. In tale maniera la coscienza religiosa e morale daranno

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