Giuseppe Antonio Borgese - Guerra di redenzione

- 11 - dano lontano e v~dono la funzione dell'Italia nel mondo fossero stati chiamati al potere, avrebbero potuto subire la tentazione di agire cosi precipitosamente da compromettere l'opera a loro affidata. Ma di ciò potrebbero esser~ rimproverati solo se avessero aspirato al potere. Il loro ufficio consistette invece nel preparare al Governo un paese pronto a battersi, e un paese pronto a battersi non si può preparare con le solite chiacchiere del « vedremo », e « il Governo sa », ecc., perchè a questo modo non si fa che rinviare a un futuro estremamente problematico un c6mpito la cui difficoltà, la cui gravezza, la cui amarezza è tale, che bisogna sentirlo come immediato e urgente. Bisogna sentire questa necessità come di domani, di oggi, di questa sera stessa, perchè sia possibile obbedirle fra due o tre o quattro mesi. Colui che diceva: « Ci penseremo in primavera », aveva pochissima vogiia di far la guerra, e in sostanza giocava a sottrarre al Governo il principale elemento di cui deve disporre, cioè la coscienza di avere nelle sue mani un paese pronto, degli uomini pronti a battersi e a morire. Del resto non bisogna dimenticare che la realtà della vita politica di un paese non è quella semplicissima cosa che questi improvvisatori suppongono. Secondo questi nostri neutralisti, dei quali molti pensano ai loro interessi individuali fingendo di pensar~ agli interessi della patria di cui non si sono mai occupati prima d·'ora, noi abbiamo un Governo che decide e un paese che eseguisce. Questa è una concezione mostruosa. E' stato ricordato tantissime volte che si è fatta l'occupazione di Roma, in seguito a una seduta del consiglio dei ministri dove cinque votarono di sì e tre di no, e chi conosce la storia della dichiarazione di guerra della Prussia alla Francia nel 1870 (qui si tratta di cosa tedesca, anzi prussiana, affinchè a s~ntire il primo episodio non si esclami : « Solite cose italiane » !) sa che nel momento in cui la Germania era già grande come ora, anzi più grande perchè aveva uomini come Bismarck, anche allora la sorte pencolò per giorni interi, per settimane, e non si può affatto negare che la spregiata opinione pubblica abbia avuto un 'influenza decisiva su quella dichiarazione di guerra, tanto che lo stesso Bismarck, B bhotecaGino 8Jdnco

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