Pensiero e Volontà - anno III - n. 6 - 25 aprile 1926

I PENSIERO E VOLO~TA.· 123 chè è possibile anzi do~eroso discutere. fra ., èon1pa.gni mantenendo la massima cordialità dei rapporti e continuando ad essere d 'accordo sulle cose in cui ~non v'è dissenso; sia perchè se e.i precludessimo la propaganda dei prw.cipii su oui può esservi disparere fra co1npagni, il SUlQI campo si ridurrebbe enormemente e l'anarchismo restere hbe aperto a tutte le devia~doni e degenerazioni. La discussione, l'autocritica e la critica reciproca - quando no,n ·diventi ipercritica e manìa di dividere ogni capello in quattro - .sono utili a tutti, ed impediscono anche a noi, che più ci reputiamo vicini alla verità, di cadere negli errori o esagerazioni opposte a quelle che andiamo critiicando negli altri. V'è altresl chi ei obietta che l'organi,zza_ zione, sia quella immediata per il movim 0 nto sia quella futura di ricostruzione, è un problema ohe si risolve via Yi~ automaticamente sotto la guida della, necessità e della esperienza; il che è vero in m1n1ma parte. Inoltre, io credo che per l'organizzazione come per altri problemi, alla risoluzione ·« auton1atica » debba preferirsi la risoluzione « volontaria », ool concorso della volontà di tutti gli organizzati ed organizzabili. Affidarsi alla risolu~ione automatica dei problemi sia della. lotta che della, ricostruzione socia_ le può significare, all'atto pratico, dover semplicemente accettare la. risolùzione degli altri partiti (tu.tti autoritari) più preparati, più organizzati e più dotati di volontà d 'ini ... ziatjva. E' per causa della disorganizzazione o del1 'organizzazione insufficiente ·che nei m0menti de.cisivi le nostre forze disperse e sle~ gate finisc.ono col gravitare automatic.ame:ote su quelle forze pit1 affini che una organizzazione l 'ha.nno già/ ; meno quelli che preferiscono far nulla o qualche eroica eccezione individuale che ha l'energia sufficiente di far da sè e la fortuna di. non sbagliare, la cui effi_ cacia però ha sempre una porta.ta limitata. Perciò, anche come g-airanzia dell'autonomia dell'azione anarchie.a. di fronte alle altre forze più o meno affini_, l'organizzazione è necessaria.. Potremo fare tanto pi 11 « da noi » quanto pi11 noi stessi saremo bene organjz_ zati. . Da ciò che ho letto sulla rivoluzione russa) dai ra0conti dei compagni che vi son vissuti in mezzo, da relazioni varie pubblicate da al. curii gruppi ana.rchici russi, io ho finito col convincermi che anche là è sopratutto la manc.anza.' di una Qlrganiz.zar.ione abbastanza i iot Gi o Bianco solida e vasta che ha impedito agli anarchici di esercitare sulla rivO'lur.ione quella influenza salutare che il loro numero ed il loro valore avrebbero potuto. Purtroppo i :bolscevichi hanno vinto e son r.iusciti a, imporsi, soffocando la rivoluzione nelle strettoie dittatoria.li, oltre che per· altre ragioni contingenti e di ambiente, perchè erano il pa.rtito più organizzato, sia pure autoritariamente. . Se in una rivoluzione qualsia.si, lontana o ,dcina che sia nel tempo e neilo spazio,, gli anarchici non sapranno affermars4 con una lor<? organizzazione ]ibert,aria,, saranno inevitabilmente costretti a subire la coerc.izjone di qualunque altra organizzazione autoritaria che ris.ulti la più forte. Perchè per legge naturale l'unione fa la forz•a,, e l'uomo isolato è sempre il più deboJe di tutti ed è destinato n, rjmanere schia.cc.iato - sia pure da eroe - malgrado tutta la forza iisica e morale e.be può avere e sviluppare. Altri anarchici vi sono, che accettano ben· sl la pratica dell 'organiz,zaz.ione, ma. credono con ciò di fare una concessione alle necessità del momento, una transazione imposta dai bisogni della lotta e dall'ambiente imperfetto in mezzo a cui viviamo. Essi hanno torto, non sono cioè a sufficienza convinti della possibilità. pratica dell'anarchia, fanno il be- · ne temendo o credendo di far male ; e di qui derh-a. una continua incertez,za e irresolutez7ia della loro attività, oltre che una incoerenza logica nella loro propa.ganda. Essi, appunto perchè vi sono spiritualmente già preparati, corrono il pericolo di cadere proprio in eiueg.l~errori d'autoritar_ismo e di centralismo che più mostrano di temere. Lia pratica dell 'organiz,za,zione su 1 basi libertarie ,è la propaganda col f~tto dell'idea basilare dell'anarchismo. Ed è grave errore, sia pure solo di linguaggio, quel porre in contrasto, come fanno alcuni, i d11e concetti di organizzazi•o[le e di autonon1ismo·, che invece si integrano e co1 mp letano, dovendo il secondo esser base della. prima : « autonomia degli individui nei gruppi, dei gruppi n~lle federazioni, delle federazioni nell'Internazionale », ecc. (Sono a.11'i:qcirca le parole usate da Bakonnine nell'esporre la sua concezione federalista ed anarchica del socialismo). E MaJatesta, in un rapporto a un congresso anarchico, pubblicato nel giornale « Fede! » di· Roma del 30 set.t~mbre 1923, d('finl co,sl l'organiz,zazione anarchie.a: « llna federa.zione di

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