Pensiero e Volontà - anno III - n. 2 - 1 febbraio 1926

40 PENSIERO E VOLON1'A' · IV. - Automatismo e specializzazione. 8i tratta, quindi, di conciliare le necessità della specializzazione con la necessità di evitare le atrofie psichiche proprie della divisione del lavoro organizzata con criteri unilateralmente economici. L'automatismo è negativo soltanto quando· è fine a sè stesso. L'operaio che per dli.eci anni ripeterà un ristretto nun1ero di gesti finir~ per diventare un automa, non perchè quei gesti siano au tornatici, ma perchè è meccanico, cioè monotono, il processo psichico che li determina. Così il suonatore di pianoìorte che suoni ogni giorno la stessa serie di pezzi, finirà per ,diventare un d;:ittilografo della 1nusica. Tanto l'operaio che il suonatore di « harmoni um » sono, nel loro automatismo, meno .lontani dal contabile. Mi spiego. Se debbo tradurre dal francese cento pagine di un libro che non mi interessa affatto, soffro ,una doppia pena. Quella della fatica di un lavoro noioso e quella di non poter pensare, dato che il lavoro richiede attenzione, alle tante cose che si af fa-cciano al mio cervello. Ma se debbo staccare qualche centinaio . di francobolli da un album, posso sentire la noia di quella stupida occupazione, ma posso anche pensare a cose piacevol! od interessanti. Mi pare evidente che le vere occupazioni abbrutenti non siano, quan<lo si tratti di orarii non esagerati, quelle interamente meccaniche, bensì quelle che. restringono l' attenzione in un campo ristretto e monotono e al tempo stesso richiedente intelligenza. Otto o're passate a scrivere · cosé interessanti sono, brevi; otto ore passate a fare un lavoro noioso ma che permette dj chiacchierare o di fantasticare, sono lunghe ; ma otto ore passate .a fare un lavoro noioso e richiedente atten- .zione sono eterne. I tipografi compositori, i dattilografi, i telegrafisti, i contabili e simili, soffrono di più fisicamente eQ intellettualmente, di quegli opeTai che fanno un lavoro completamente meccanico. L'operaio clie fa un lavoro del tutto meccanico, è un po', come una donna che fa la calza. Può pensare, chiacchierare, cantarellare ecc. Questo perchè i suoi movimenti son·o meccanici, ed è il subcosciente che opera. (Un calzolaio, soggetto ad eccessi epilettici, continuava nello stato: d'incoscienza i . . movimenti per tagliare il cuoio). Il meccanizzarsi dell'azione porta alla diminuzione o al potenziamento dell'attività men Biblioteca Gino Bianc . tale a seconda che la meccanizzazione è circoscritta o si rinnova e si amplifica. [l camminare è una cosa semplice, ma c'è co, stato tanti sforzi l'abituarci ad esso. Altri s:forzi richiede l'audace in bicicletta e ancor n1aggiori il camminare su di una tune. Se il camminare giunge ad essere, .quando ci si è messi in moto, un'azione automatica, 11 mantenerci in equilibrio sulla bicicletta o su di una fune richiede sempre una certa attenzione. Nessuno credo, potrebbe leggere Kant, ca_pen- ' . dolo, correndo in bicicletta o facendo l' equilibrista. L'automatismo, dunque, è proprio dei movi-- m~nti semplici. 11 pianista che scorre veloc~, mente sulla tastiera con le dita, non pensa dove le fà premere, ma l'espressione_ della esecu•• zione scaturisce dall'innestarsi dell'attenzione mnemonica e del pathos nell'automatismo de}... t le braccia e delle mani. Mentre il poeta può a.Iterare, nella fretta di esprimere graficamento l'imagine, la parola, la scrittura, fino a render la ... stenografica, il pianista deve dominare il processo meccanico, e tanto più sarà preciso nei movimenti e tanto più l'espressione e l'interpretazione musicale saranno complete. E così è del· disegnatore, dello scultore, ecc. La necessità di raggiungere il massimo auto"matismo è Yisto dai trattatisti della pit• tura, che prescrivono l'uso di copiare modelli in cui abbondano le ·difficoltà, per impadro ... nirsi della parte n1eccanica dell'arte (esattezza e facilità), per cui « la matita o _il pennello corre da sè senza quasi alcuna iatica o i1npulso della facoltà inventrice », Come dice l' Algarotti. Quella che il D'Annunzio chiama « facilità della consuetudine » si nota tanto nell'artista come nell'uomo di lavoro, come in quel muratore, descritto dal sopracitatt> scrit .. tore, che : « maestro di caz~uola, ottimo, sol nel prendere la calcina nel vasoio con la punta della mestola e nello schiacciarla su la commetitura, rivelava una mano sapiente, nervosa e istintiva come quella di un violinista ,,. · Non vi è, dunque, lavoro automatico e_lavo .. ro non automatico, bensì lavoro pia,ttamente meccanico e lavoro intelligentemente automatico. Nel la,voro 1neccanico l'abitudine è passiva, è · l'adattarsi della mente al moto fisico, è l'impigrire dello spirito nella monotona ripetizione del ge·sto ohe ha de] la oscillazione del pen, dolo. Questo perchè il lavoro affatica, e la stn.nchezza fisica, non n1itigatll, e spronata dall'interesse, viene ad intossicare il cervello. ' ..

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