Pattuglia - anno II - n. 2 - dicembre 1942

Birolli * * l\1arrotori e poeti giuiiani ANNO II - N. 2 - L. 1,50 DICEMBRE 1942-XXI S. A. P. GRUPPO III MENSILE DI P O L I T I C A A R T I L,E T T E R E D E L G U F D I F OR L I' GIULIANI HELLAETTERATURA I AIIAHA Nasce la letteratura giuliana alla fine dell'Ottocento e, anche allora, le sue sono maui• fcstazioni sporadiche, di carattere dilettantesco, esempio di una attrazione ,,euo la cultura italiana, necessità di un legame cou la madrepatria. Tali manifestazioni hanno va• lore episodico e, dal punto di vista critico, accademico. Zone commerciali, refrattarie alla cultura iotesa come <1ual• che cosa di vi, 10 e di vigile, po~gianti la loro vita intellet• tua)e a una uuiformità chiusa di concetti~ a una consacrata esperienza di lingua edi scuola. Da qlleSle zone grigie emerge improvvisa - frutto di uua cultura e di una sensibilità cosmopolite - 111llafine dell'Ot• tocento, la personalità arli• stica di Italo Svevo. Svevo, sulla cui opera non in• tendiamo soffermarci, apre le porte a (1uel ribollimento (au• che se lo scrittore in parola costituisce uu esempio isolato e senza apparenti legami - esame che sarebbe iuteressan• te approfondire-cou gli scrit• tori ;;iuliani) che d.1rà i suoi frutti dal novecento in poi con Slataper, Stuparich, Saba, e con i giovanissimi, Alcuna provincia italiana dà sì &c,irso contributo di lette• ra1i ed artisti: poche altre in proporzione tanti di piano si elevato e nobile e d"un timbro .eì autonomo. La Venezia Giulia è un filtro attraverso il quale vengono a contatlo tre civiltà letterarie, l"italiana, la trdesca, la .elsva. Ciò spiega la durezza e la le,1mosit:ì di talune pagine dei giuliani. Ciò spiega anche il loro disinteresse a <1uestioni di caranere meramente formale. Gros&0 modo questa lelleratu. ra tanto giovane e pur così ricca di fermenti e di espe• rieu:r.:e potrebbe suddividersi in due tempi o momenti; il primo naio so110 l'influenza della Voce (e ometti:imo i nomi di Benco e di Pasini, più eclet· lici divulgatori che artisti, e l'i-solatocaso di Micbelstaedter, suicidatosi nel 1910) e che allinea i citali Slatnper.S1uparicl.1, Saba - i~grup1>0 degli anzia. ni - leijirl i a meno recenti esperienze. il secondo che sì orienta verso forme nuove, rie. codi una 110\•ella yitalilà, più numeroso anche e che com• prende i triestini Quarantolli Gambini. Apollonio, i\larin, Bndigna e i fiumani i\lorovicb, f'lelzer, i\Iaru1uli. Vl's-liaui, Schacherl, Ramou&, }liclavio, Allazetta. G• .11. I. Un immenso cavallo di frisia divide oggi il mondo, in una violenta e conclusiva lotta. Noi siamo fidenti nella nostra buona causa e crediamo fermamente che, alla luce della nostra civiltà e della nostra tradizione italica, il mondo possa domani dedicarsi in solidarietà al risanamento delle sue ferite, le Nazioni al potenziamento dei loro effettivi valori. Nostra coscienza ù il senso più vivo di questa fede in Ammesso il superamento di una divergenza giovani-anziani (divergenza intesa come antitesi fra due modi di vivere e di agire politicamente) a tutto favore del metodo dei giovani, sentito come maggiore e più fervida aderenza al tempo ed alle nuove esigenze e come necessario sviluppo di una situazione storicamente evol· ventesi, si tratta ora di vedere in quali termini questo nuovo metodo dovrà fare sentire la sua presenza costruttiva ed in che modo la nuova classe di· rigente potrà giungere alla costituzione di una cosciente ed una più grande Vittoria. ASPIRAZION[ ADU ARISTOCRAZIA auspicata nuova aristocrazia. Partendo dai concetti riaffermati e riproposti ad esauste coscienze dalla dottrina del Fascismo, bisognerà ora rivedere la posizione di coloro che con una pratica quotidiana e senza compromessi, renderan. no validi individualmente e non anonimamente i principi immortali che a volte sono stati lasciati intorpidire nei manuali di buona lettura e nei testi delle conferenze propa· gandistiche. Una dottrina deve avere integralmente ed assolutamente riscontro nella pratica e deve trovare nella massa, nel popolo gli . ci si permelta il termine - esempli· ficatori, coloro cioè degni di riaffermare i diritti e di assolvere i doveri di una aristocrazia operante. Nessun assenteismo in sede strettamente pratica è ammesso e tanto meno giustificato o giustificabile. Di qui la necessità della :<Costruzione» della citata aristocrazia ricca di un elevato livello moraie e culturale. A questo punto è necessario soffermarsi sul dibattuto binomio fede-cultura. Se è pur vero che con la fede si smuovono le montagne, nessuno potrà obbiettarci alcunché quando affermiamo che essa fede, presa a sè, potrà essere il centro motore di un determinato periodo, ma che poi non potrà acquistare valore duraturo se non si appoggerà su una cultura e su una intelligenza. Perché se astrattamente ctsentire1>,quasi per una suprema intuizione, la propria identità morale e spirituale con una idea-fede e profesFondazione Ruffilli - Forlì

sarla é tutt'uno per i migliori degli uo· mini, in un secondo momento, superate le contingenze dete,minanti di questa idea-fede, essa, se non sarà sorretta da una convincente base culturale, potrà sembrare alle generazioni succes· sive, superabile (si noti che il termine «generazione,> è usato in senso temporale molto lato). Ecco dunque pro· por,i con tutta la loro essenziale importanza la cultura, a cui si perviene con una intelligente preparazione ed educazione, e la ragione, mezzo per" conquistare l'idea. La ragione viene quindi a riacquistare, nei successivi svolgimenti e nelle dovute conseguenze di principi universalmente accettali, il suo originario grande valore: la fede • intesa questa volta in un senso puramente astratto . deve però riscaldare sempre il processo raziocinante per evitare che si perda in un gelido meccanismo. Se un tempo la ragione fu messa iiÌ secorido ordine di fronte alla fede, é ad essa che ci si deve rivolgere ora per conquistare quelle mete alle quali aspirano ·coloro che saranno i dirigenti della massa. Ragione che dovrà conquistare, per poi essere a sua volta conquistata, una dottrina. In un clima di libertà individuale - libertà non intesa come reazione alla autorità ; quind, non licenza - i nuovi esponenti della Nazione arriveran· no, non per esteriore imposizione e tanto meno per fideismo, ma per un processo intellettivo mirante sempre all'interesse della Patria, ad un'intima costituzione intellettuale. Solo in questo modo • a nostro pa· rere . gli uomini potranno coscientemente conquistare una dottrina che, basata sul trinomio cultura· ragione• fede, avrà valore durevole e non contingente. Agendo quindi, in un secondo tempo, razionalmente, sulla massa portata ad una sufficiente cultura, e non fideisticamente, essa massa risponderà con maggiore compattezza, sarà più solida e pi4 unita, in quanto cosciente. Evitata qualsiasi imposizione esteriore, qualsiasi metodo coercitivo sem· pre controproducente, l'individuo, di liii Il · I. 2. DICEIIRE 1942-111 PATTUGLIA POLITICA. ARTI - LETTERE fORLt' • Sede LUtorla • Tel. 6018 Direttore, lENATO ROSSI Condirettore I LI VI O FIATTI WALTER RONCHI • redatt. capo retponubile UN NUMERO L. 1,50 Un numero arretrato: ll doppio lllDlll. : Ordinari l. 15- FmistUi aim1it1ri l. IO Dlstrlb, D. I, E. S. · P.sa $. Pantaleo 3 - ROMA PUIILICITA': Ulllelo Pubbllclt, • Propaganda . Via Roma, 6 - BOLOGNA ANONIMA Alll GllAFICHt - BOLOCNA VIA CONSOLARE • Sez.. Edit. C. U. f. · forll PAOLO SILIMIANI, Segretario del C. U. f. PRESIDENTE Armando lavaglioli • Bruno Muottì LiYio Fratti • llenato louì cui sarà abilmepte valorizzata I intelligenza e quello che potremmo anche chiamare il libero arbitrio, non si annullerà nella massa amorfa, ma contribuirà a formare una massà forte, necessaria per uno Stato forte. Riassumendo: gli individui dovranno giungere con la ragione a quelle mete che solo in un primo tempo ed in determinate situazioni possono essere « intuite » con la sola fede. Questo non vuol dire porre la fede in sottordine, ma significa solamente rendere gli uomini consapevoli intelligente· mente di essa feda, darle un valore ed una necessità universali e non con· tingenti. Non significa porre I' individuo di fronte e c..ontro l'autorità, ma significa portare ali' autorità uomini preparati e sicuri. Perché una volta ammesso • e crediamo che i dubbi non siano in proposito neppure probabili · che i presupposti da cui muove ogni uomo nel nuovo ordine sono· un cieco amore nella Patria ed il desiderio di agire moralmente ed onestamente, tutte le varie devidzioni non saranno possibili o non saranno almeno nocive all' interesse s~premo e ad esso anzi collaboreranno con un apporto polemico e critico. Venutasi così a costituire per intima e non imposta evoluzione, una aristocrazia politica. aliena da una prassi che potrà avere avuto ragione di essere in un particolare momento, sarà più facile agire domani sul popolo, educarlo ed inserirlo attivamente nell'organismo statale. L'individuo della massa, ricco di un~ cultura, di una intelligenza che potremmo chiamare allenata, riuscirà a sua volta, con lo stesso procedimento, a conquistare le mete alle quali l'autorità formata dalla nuova aristocrazia lo indirizzerà e lo guiderà agèndo sulla sua intellìgenza e sul suo amore, . Ed ora potremmo anche concludere che la massa in qualsia,i momento e specialmente nei duri tempi d, guerra, non ha "bisogno di propagànda, ma di educazione: educare dunque il popolo vuol dire farlo arrivare alle affermazioni che la propaganda vorrebbe im· porgli con metodi del tutto esteriori. I risultati saranno senz'atro incomparabili: la propaganda ha infatti solo effetti momentanei, i quali, una volta scaduti, lasciano l'individuo vuoto dei germi fecondi. Ouesta opera di educazione sarà dunque il primo compito, il' più arduo perché essenziale, della nuova aristocrazia alla quale i giovani aspirano ed alla quale senz'altro perverranno. WAl,TER RONCDI Del nostro -dovere ~ H EIHA \IO che nessuno si stupirù U di quc-sta nostra confessione: le lettere, i giudiz;,. i consigli che ci \'Cn• gono dngla universita1·i alle armi costituiscono pCL' noi, nella redilzione del• la parte politica di « Pattuglia .., documenti sui quali cerchiamo di basare una azione giornalistica intesa come missione clucativn e costruttrice. le cartoline in franchigia provenienti dalle zone <li operazioneJ le lettere degli allic,•i elci corsi di addestramento e delle scuole allievi urficiali hanno una non comune importanza, ed un non comune ,peso nel nqslro lavo1·0, del quale sentiamo tutta 14 responsabilitù e la necessità. E: per questo che noi stessi provochiamo, in un certo senso, molte delle lellere che ci giungono quotidianamente dai front.e e dai reggimenti; è pe1· questo che un elogio od un qualsiasi appunto di un soldato unfrersitnrio __!2· stituisee per noi la pro,•a pili. sicura della nostra non inutilità e <lit valo1·e alla nostra opera. Con gioia dunque abbiamo letto <1ucllo che ci ~crive dn un Reggimento Genio il S. Ten. Luciano •Rossi, un camerata con tutte le carte in regola: è stato 1nfotti uno dei primi u ,,c.siirc il grigio\'erde, ha digerito diversi mesi eh sole e di sahbii:1 africani ed oru si trorn 1n·esso un reggimento per « lau• rearsi » come guast.utore, cosciente uomo nella Patria in armi. lloss1 ci scrive del nostro giornale e- del'inisce acutamente unu situaz.ionc, già altre ,·olte denunciata dalla migliore stampa uniyersitm·ia. Questa nuova testimoniunza pensiamo non sin inopportuna, nnC'hc- per s,·eglia1·e cet·te coscienZC' assopite C' pc-t· riacutizzare un problcma che, non si su per quali molivi, viene lasC'iato troppo spesso b';:1-llarcdt sola vita cartacea, e della cui risoluzione tuttn la giovinezza <l'Italia, ricostitUitu in un nuovo ideale blocco, sente l' imperiosa urgenza. Scrive dunque Rossi: • Fra lanle belle cose, vere e giuste cl1e ho tetto (ooo parlo tielle arti e tielle lettere di cui sono poco competente) ho notato alcune stonature; an::i una stonatura: il luogo comune. /u base a <1uelfoesperiew~a che ho acquislOto nel biennio cli villi fra i nostri' soldati che sono il « Popolo» ho imparalo elle l'italiano, ,,ppur2lo percliè intelligente, odia il [uo. go comune, il pistolotto, la frase fatta di cui, purtroppo, lo sta soffocando la nostra stampa. Frustate e, sangue, bollale implacc,bilmente ccrle basse::e, certi llSSenteismì, certi figuri, cert~ sistemi. Gioverete più cl1e nwi alla 11oslrll Italia, " queffo nostra li.ali<, che voglia~ mo rederc tieramente gr<mcle, veramente lttdill. t se qualcmio se la prenderà, tanto meglio, gridate pitì forle che solo chi ha fo rogna si gratta. Non bisogna cont_iquare nell'errore cli lasciar correre perchè c'i la guerra e tanto dopo I<, p,,gliermmo. No, subito bisogna isolare il nemico e .c,gire. cli bisturi se si vuole evilllre /1 infezione. A voi spetta di fare fo diagnosi e ,li provocare l' in- /erveuto chirurgico. E ricorcfole che così avrete dalla «·ostro uno stuolo cli giovani che o,-a dàm10 tu/I" se stessi alla Patria p<'rd,è credono che il fascismo sia Ritioln:ione ». Questo ci ha scritto uno dei tanti uni\'ersitari in grigioverde e le sue pa1·olc non fanno altro che riassumere con chìarezzù quella che de,,e essere Fondazione Ruffilli - Forlì Ja posizione della nostra stampa: ed è altamente s1ghihcnll\'O come quclia c11è è (.• sarà ltl nostra dircttiH1 di marcia, eliminate tutte le incertezze e l','inti tutta i timori, vcng.'l da un nostro c:,;ncrala alle urmi, \'Cnga anzi dai nostri cnmcrali alle armi, quasi u significare come it blocco della gio, inczza italiana si.1 un qunlcosu di eUclti\'O e di ope1·antc e non una rettorica presunzione.• dn pochi interessatamente sbandierata. Siamo com inti di potere contal"C Ol"a 1>iù che mai sulla granitico unit.,·1 del fronte della g"iovinczza: e la nostra consolazione - di noi che abbiamo scm1>rc creduto, con fode eieca, ed in ogni momento, alla necessità operante della nuova gcncruzionc - sarà la consoIuzione di coloro cJte sofCrono per la :,rlermazione nel mondo, di fronte a tutti gli altri popoli 1 dcli' Italia e della Cl\'ilta. I.a ccrlezu1 che da c1ucstu gcnc-ra- • zione scaturisc11no gli uomini - non b1so,::na mai dimenticare che ·il nostro è problema di uomini - nc-ccs.sari alla pcrfc-zionc cd alla attuazione integrale dcli' idc-a, ha preso il posto di quella che un tempo per alcuni era solo spe• ranza. Lu f,'l.lCn·a lrn saputo abbattere molti fontasmi, ha spalancnto molte rincstrC': ognuno di noi adesso vede più chiaro e più netto. Conosce e conoscerù sempre più chi ha barato e chi lw trndito1 sia pure anche in buom1 fede. Pe1· disinfolture le piaghe non dob• biamo aspettare Ju rinc della guerra. Allora 11 inrezionc sa.rù più difficile da domat·e. Il noslt'O dovere ci impone unu immcdiatu azione risanatrice, una pl'O\"U .di coraggiosa volontà.. Domani, qu;:indo torneranno coloro che hanno combattuto in urmi, non ,·ogliumo che ci rimpro\'erino fa nostra inubilitù e la nostra pussi\"itù. ~lolti dei problemi che in quc-sto momento necessitano cli una t·isoluzionc do, ranno css~rc risolti immediatamente. Dobbiu• mo subito dimostrurc che questa nostra volontà non finisce e non tramonta nel popolato ptu-adiso dei \'erbosi luogln comuni i dovremmo essere ormaj tutti d,acc.:ordo nel constatare che le parole non possono -più nulla dj front.e ul rit• mo lra,·olgente della vita quotidiana, e che di parole. sii:1 pure belle. ma adesso quanto mai inutili, è satura l'utmosfe1·a. lr. R. INVITAOLLE " Pa t tu - IMMAGINI çi-lia .. sta· preparando un numero speciale dedi - ca to al cinema. che uscirà nella prima quindicina di gennaio. Il numero • a cura di Guido Aristarco e Walter Ronchi -vuole essere un Invito alle immagini per la creazione di un cinema cinematografico : puro. autonomo. d"arte. cosciente dei suoi mezzi ed intrinseci valori. Hanno già aderito tra, gli altri, alla collaborazione del numero , Osvaldo Campassi, Lufgi Chia· rini. Renato Giani. Guido Guer· rasio. Rosario Leone, Svatopluk Jezek. Renato May, Massimo Mida, Roberto Paolella, Alberto e Francesco Pasinetti, Domenico Purificato. Gianni Puccini e Glauco Viazzi.

S J co~~;'eun c~en:~!c::~·\s!~~:1;:,:~~~11~~ e chitu·mnentc- spirHuale. Non intende h, irntur:i, e pcl'ciò il v,,lorc, del rcnùmeno espansionistico chi si abitui a con:--iderarlo scp;-irntmnente tla ogni manifosta;,.ione di civiltù. Per coloro che \!Onsider,rno l'espansione come un fotto •propriamenle pratico che pllÒ esserci o non (•sserci senza alcun danno di chi ne manchi, abbiamo da un lato la ci\·iltù in lutti i suoi elementi che siamo soliti <listinguere artisticamente, s<'il·ntificamentc, filosoficamente etc., e dnll'altro, coml' cosa n sè, il fatto dell'espandersi di un po1>olo, come puro fallo di conquisu, o di suprcmnzia politic,1. l,na simile scissione reca già in sè chiarnmentc la vi,lutuzione e cui si giunge: poichè la civilh'l sarù tutto o almeno ciò che più interessa a l'c- ' spun1:1ionc, swccnla da essa, rimurn\, c-os~) ._,ffotlu secondariu e di cui -può forsi benissimo a meno, tutt'al più la si polru con5iderarc utile come una condizione fu\•ore,ole allo s, iluppo della propria civillù, abbassandolo in tal mo· do a mL'l'0 fattore preparatorio e m1- :,ìliario. Si _può css.,:re quindi ci.,.'ilì, 1:1cnza pc1·ciù do\'er espandersi; e si finisce col respingere, unu \ olla entrati in tale ordine di idee, ogni tcndcn1.a nll'cspansionc l'Omc un fotto non lacL·ntc µarte dcli' essen1,ialitlt della vitn. SPECIALISTI AL LA.VORO INTORNO A UN NOSTRO CA.CCIA \la un simile giudi,do potrebbe -i;olo :-.ussistcrc o, e si frantumasse la realtù in una serie inFinila di punti e di momenti s<:nza pili reluzionc tra loro; O\C si ponesse tra indi\'iduo e ,jndi- \iduo, tra coscicnzn e coscienza, una bm ricra insormontabile che foccssc l'uno inc~istcntc per l'altro; e si rompes~e perciò, dcfiniti\'amcntc, lu coesione dl'ilo spuzio e In continuitù del tempo. In un simile stato di cose il fonomt'no l'Spnnsionistico non avl'ebbc ragione nè possibilitù. d'esistere, 1>oi• chè non si espande chi vi\'C in sè e 1,cr sC. Vel'o è che l'espansione prc- ~upponc lu rcluzione e il contatto, prc- ~upponc l'l'sistcnza d'um) realtà che si pone come nitro da chi la consideri,. Ora l.H1stn pensar veramente per uecorgcrsi d1e una rclnziont', chc- non siu al tL•mpo stesso espansione, non esiste; e non volendo noi prescindere dalla pruna, non dobbiumo nè l)O!:isiamo ,·oler itl!onta1rnrci dnlln seconda. L'unico modo d'csislcrc, piaccia o non piaccia, è la rchu.ionc (per cui solo è possi• bile l'uniti\); nè alcuno mai si potr:.', rim:hiudcre in un io impenetrabile senza che, per poter parlare a se stcssv e per potersi .1scolturc, si sdoppi in una relazione continua. E quesli1 rcl{I· z1onc, qu,1le che sia la fonm1 che rivc1:1tn, è e non può non essere sempre csp::msionc, cioè. in 11ltim{1 analisi, estensione della pa'opria coscicn:r.a a ogni cosa. Lu realtù, dunque, è giù un processo di espansione o, meglio, lm11 w,- rictù inrir1ita di essa. ,.'\on importa se l'éspansionc si \·crifichi culturalmente o politìcamcntc. in modo cruento o pucifico; l'csscnziulc è che si \'erifichij e prcfel'frc unu forma nll'altra d'uno stesso fenomenv significherebbe spezzarne radicalmente la natura e perciò, laccndo di esso due cose distinte, tornare all'assurdo e all'impcnsubilità di prima. Vi,•erc è espundcrsi e il gr~do del primo termine coincide con '-1uello del secondo e perciò si accresce o sminuisce con esso. Cn popolo che ccssn <li espandersi cessa nel tempo stc~so d1 esistere, mentre un popolo che si espande potenzia e intensifica la propria \'il.I. Tutte le m.1nitestazioni storiche delle ci\'ilti1, perciò, sono fcno· meni di espansione e, del resto, ammessi comunemente come tali. Si \'h e 1n quanto si afferma un'idea e, affernrnncloln con assoluto carattere cli un.ivcrsulitù, I~ si proclnmn cll'st1nata a esser accoll;,1 do tutti. Ora cos'è questo se non ullurg:wc In propri.1 coscienza, imporre la propria volontù, port.11·c dov111u1uc il proprio pcnsil'l'O, in 'lualsinsi modo ciò si faccia? I~ espansione il propagarsi d'una religione e l'affermarsi d'una dottrina tilosoficn, il prc- ,,alcrc d'una corrente <l'ariç e il clivul• garsi d'una i1wc111;ionc scicntific:1; tutte attivilù, cioè, che si collegano nll'csigcnzu neccssarìa <li far accettare da tutti ciò che eia noi :,i 1>cnsa. Se contro simili manifestazioni, che non solo sono permesse. ma sono reputate utili è necessarie, nessuno mai si C lc\ato, non \'Cdo pcrchè ci si dovrebbe levare contro il concetto dcli' cspan• sione mutcri.1lc di un popolo. La lotta che questo con:lucc non è lotta meno impurtnnlc e \·itnlc di quella di due Filosofie, poniamo, o di due rcli~ion.ii e se non è delitto, mn merito, il dar torto a una dottrina in nome d'una dotlrinu migliore e il dimostrare c1·ralo un rogionamcnlo me:lìanlc un altro, non può esser certo diversa lu naturi:1 di chi si impone con le armi contro unni meno forti delle proprie. li , ~,!ore delle dottrine. come delle armi, si rivela proprio (e solo) in (JUCSh; lolta; e non si credu che il migliore 'possa soccombere, poichè il migliore esiste come tale solo in quanto è relllmenle migliore dell'avversario, cioè dimostra concretamente Ja propria supc.riorilù. L'cspnnsione, insomma, è, come abbiamo <letto, un fenomeno spirituale dall.:i cui persistenza o cnducilù può misurarsi il valore. :\on si pensi che alcuno possa espandersi veramente e durevolmente senza averne la cupacitù. Si espande solo chi è degno di farlo. Si tratta di un I fenomeno che, poichè abbraccia tutti gli altri e i,i identifica con essi, impegno le I orze , itnli e gli altri vnlori dello spirito, costituendo un giudizio <'guai-. mente giusto per tutti. :\'on esistono lorze puramente materiuU, qu:.rn<lo (!U'<!- ste forze ,•incono. poichè non si pcrclc in nome dl!llo spirito, nè si vince <:on· tro di esso. li popolo che si espande, che con la forza delle idee o con la potcnzu delle armi si i'mponc ogli altri e li l'l..'ggc, opera in tal modo per• chè sente in sè la forza vera e cosciente di adempiere a una missione non ini• (1u.1; perchC si sente insomma nuturalmcntc portato n prC\ :dere, cioè ad nfl'crmare i 1:1uoi caratteri che sono migliori di <1uelli d'ogni altro. L'espansione è in primo luogo coscienza della lunzione storica che ~i nwl attuare. Come !aie es!rn non sorge e non può sorgere in qunnto tenda u schiacciare gli altri brutalmente cd egoisticamente; ma si presenta con caratteri precisi di nccessilù e di universalitù, per cui non si può nC si de\C agire altrimenti. Perciò il fenomeno espansionistico è processo di uni\'crsalizzazionc, che non nnnulla nrn comprende, superandoli, tutF,ondazione Ruffilli - Forlì t1 gli altri \•alori. L'espansione che negosse la loro esistenw non sarebbe più espansione, cioè rclfn:ione. Essa è tale in <1m1nto riconosce gli alt1·i valori~ ma li riconosce, cs1>andendosi in cs~i, cioè ricreandoli e rinnovandoli come suoi. Chi si cspan:lc non lotta solo in nome proprio, ma anche in nome di coloro contro cui lotta. così come chi cer<'n di convincere gli altri col ragio• namento 11011lo fo per un 1m1•0 e astrallo lllnOl'C di sè. Bisogna riconoscere dunque che l'espun:-.ionc politica dei popoli non "'' contro i nnzionalismi, nrn li rinsukh1 in una visione uni\'crsalc e sociale in cui il popolo migliore (e perciò anche militr1rmcnte più forte) si la portatore, aurtherso il suo, :lcf pensiero <h:?:Jli ahri. l.'cspnnsionc (1uindi tende all'impero, che non significn l'oppressione dei \'Mori nuzionali, ma l'univcrsalitù d'una ci\'iltù migliore attraverso la qunJe di\·enia solo possìbile \'i\'crc. Chin1 it~: co:..i ia outan! dd fonomc·10 c1;p~rn-- sionistico, esso ci si presenln non più come divi:igazione, ma come essenzialitù; non come temporaneità, ma come pc• 1•ennità. Bisogna continuare ininterrot• tmncnte ad espnndcrsi, pena i1 dccaditmento e In morte. I.:: però non vi sono i,ll'espansionc nè limiti nè vrogrammi, raggiunti e uh,imuti i quali nulla più rimanga d:1 Fare. 1 limiti e i progrmnmi hanno sempre un valore attuale, per cui non cessano di modiricarsi e di riprodursi. Questo bisogna tl\;ere ben chiaro in mente al101·chè si parla dì ., aspirazioni naturali » e cli « spazio vitale :io, I.e aspirazioni sono naturali solo c1unn• do le si senlono tali e possono scem.:irc o accrescersi, a seconda del dccodci-e o det progredire d'una civillù. .\'on esiste uno spazfo vitafc che sia rissato in antil-ipo e dcstiJrnt.o a rimanere immutato; ma lo spazio C vitale solo in rapvorto alln vita ;,, quel momento e sarebbe assurdo che, cambiando (JUC• stn con le sue esìgcnzc, dovci,se in- ,ece restare intatto il soddisfacimcnlo di ciò che non è più. Uisognn perciò cunsidcrarc- l'espan• sionc, se in atto, come in[initn e jnarrcstabilc; e le nuo\'C esigenze come sempre scaturenti dulie nntidlc. :.\ulla ,i\'c e si pcr1>etua che non purtccipi nlla nostra storia e :Il nostro divenire; e e l'espansione è la nostra vita stessa e come tale destinala (I sorgere 'e n rinnQHll'si. Tutto insomma l'Juisc.:: nel• l'uomo e pa1·tçcipn dei suoi momenti e in· ognuno di essi è tige\'ole cogliccc tulio l'uomo, non più nell'arte o nella 1·cligionc, che nella sloria delle armi e ncll' cspunsione politic(1. Abituiamoci a considerare l'espansione come la nostro stessa uni\'ersalità, nl di lù dallu quale non rimangono mondi ignorati e valori misC'onosciuti, mu entro cui tutto \"i,c e s' identiricA ncll'unilù dello spirito. '\cl farsi \'ario e molteplice dcll'c1:11mnsion(', civiltà e potenza, coscienzn e \Olontù sono termini diversi di una realtà sola. ENZO GIUDICI RICORDI ff AFRICA AGIIEILA. Mezzogiorno .. L'autocolonna so.stn sulla spiunata del campo d'avìazìonc ai piedi del fortino. J1 deserto regna dominatore in questo che si può dire uno elci ])Unti più clcsolall di tutta In Sirtica. Immaginate due dune di sabbio poste fra il mare e lo sterminato piuno sabbioso del deserto. Su una di queste dune il fortino (un quaclrilutero di trenta Jnetri cli lato e quattro torrette {1gli ::mgoli). Sull'a!- tra il... villaggio arabo (tre catapcccluc cli lamicrn, tavole di legno1 fongo e stracc:i) e una b:n·acca che viene con dolce cul'cmismo ehimn11ta « il caffè arabo :io, dove due aràbi, padrone e garzone, il cui lato più igenico è la suola elci srtnclali, mescono un inrcrnalc intruglio nc-rastro in sci tazzine che ser\'ono per migliaia cli clienti. Fra le <lue dUJlC e il mare ci .-;ono i quattro pozzi per l'acquu ... potabile. Chiunque si rtv\ricina a El Agheiln troveri1 con mn• tematica certezza qualcuno che lo informerà che i due pozzi a dcstru (cioè \'Crso Agcdabia) hanno ~equa :.almastra. Questo ammonimento gli sanì ri• petulo tulle le ,,olte che a~ulrù ver~o Aghcila finch(• non sur;ì egli stesso m gnido di avvertire gli nitri. A sud delle dune c'è il campo d'aviazione e il parco pcl' le autocolonne. t, ccrtament.c si trovano raramcntC' al mondo siu un campo d'aviazione che un parco più smism.·ati, datu che i Joro confini credo sian(I verso i Tibcsti o verso il Cago Cia:..I. Per completare In descrizione aggiungerò d1c il terreno è <lisscminato eh un numero in\'crosimile di pl'oietti d'nrti1dicrir1 inesplosi; che Aghcib è la localitù forse più battuta dnl ghibli di tutta la S}rtica c. che il pili \'lcino rappresentante del regno vcge• tale si trova a 180 chjlomctri a est o a duecentoventi chilomell'i a Q\ est (Agcclabia o Sirte). Quel giorno un caldo tl'cmendo e un sole scollante rallegr1w11no il pit1.'a<Hso terrcslre che vi ho descritto. L\on un'orpbra non un alito <li \'Cnto. Un'uria immobile gr.:i,·m•o sulla piana sconrinatu com.::: 1;,n·atmusfcra di gas incandcse<'nle giù pronto per l'esame spcttrosc~pico. Un vchwio giallastro separa\'a gli occhi dagli oggetti circostanti. l rumori , c-nirnno amplific~1ti dalla rarcFazione dcll'ntmosfcra come se fossero gettati atlrnvcrso un enorme megafono. Guurdando lontano, sul piano, si vcdc"nno enormi distese d'acqua che non esisle- \'ano, che non sarebbero potute esistere in quei l1,Joghi e che erano assur• eh.unente anncronislichc fra tutta quella sabbiu inruocatn. La sosta dovcvu prolungarsi fino al mattino seguente. Per riposare gli occhi, che giù ci davnno delle dolorose tra[itturc sorrocnti com'erano da quella profusione di luce, entrammo nel cnffè arabo nel cui interno regml\'a una temperatura da far impnl\iclire il più presuntuoso torno elettrico. Il padrone. lasciò negligentemente li, sun posizione prediletta; era seduto sui talloni come un vecchio rachiro e si scaldava, non ridete, le muni d:wanli al fuoco su cui go1·goglinn:1 un lurido recipiente dal quulc spillò poi il currc bollente che gli ave\llll10 richiesto. Chi non è .stato in paesi caldi può meravigliarsi che noi non ci precipitassimo a bere acquu fresca, mn gli basti sapere che non uvc\'amo alèun~l intenzione di prenderci ,,uniche sincope e, se nndrù mai in luoghi simili, segua il nostro esempio. Xon mi dilungherò a raccontare come passammo l' infernule 'l)Omcrigf:'iO. Dirò solo che tutto ru compensato dalla nollc che Fece entrare nelle nostre ,enc una rrescurn da farci rinascere e cj riempi gli occhi tli miriudi di stelle e d1 sogni beati. L'arabo conta il suo ~uno1~ e 1o i1woca con dolci nomi; il più dolce è: «Leila». Leilu \'UOI dire « :'\ottc stellata "'; e chi non lrn cono- .sciutu quella notte del deserto dopo il tormento di un giorno simile rimane !nclirfon:ntc u una così alta protesta. d'amore. Il mattino <li poi, mentre il soJe r1d oriente si preparava a concedere il bis del suo capolavoro"' del giorno innanzi, un,1 colonna di automezzi fuggiva sulh, Balbia come se volesse soltrarci al pcrìcolo di ui;ia torrefazione. l,VCIA/\'0 IWSSI 3

* p E~it~ 11 ~l\\~~·c~1;c Pd:t~~~~:Id 1z ug~~i senso \'i\ o di un'istanza comune, fraternamente 3vvc1•tita nelle sue conclusioni anche se- condotta nel processo logico « E <l'ahra 1,arlc Chiesa ita)jana non I " · .1· • da diversi ,rngoli visuali, ci siamo so(- ,•uol dìrc Chicsu soggetta allo Stato az1on1 u1Slmle, una cattolica, ad csclufcrmati pensosamente sullo scritto di italiano, mn soltanto che, Ùbbandonale sionc quasi sempre ciel Fascismo, unn Antonio Murzotto, « La terza Roma», certe i>osizioni J>olcmichc che alle volle dcf tutto agnostica, in materia religiosa che Archifrtwe ha pubblicato il 30 set- possono anche essere comode, la Chiesa qualche volta purtroppo anche in tembre. Da alc:une esatte premesse sto- si riconosce nella tradizione, nella ci- materia ·politica. Il che è do,·uto, penriche si giunge infine n una afferma- viltù, nella vita italiana •. siamo, al fotto che si sono confusi da zione èoruggiosu, bella appunto f1nche Clie si avverta nella nuova gioventù Una parte i cattivi ministri della Chiesa ·1 · h con la Chiesa stessa, dall'altra i caUivj per I suo corngg10, e e torna ad onore un'esigenza religiosa di prim'ordine, è politici del Fascismo con il l'nscismo di chi l~a sottoscritta: fatto indiscutibile; e nemmeno è diffi- stesso .. E allora, per quanto soi>rat- « Il com1>romcsso che nulla .salvava cile trovare le ragioni di questa rea- tutto riguarda la composizione dell'indelll:1 • libern Chiesa in libero Stato• zione, ricercundo nel lungo e doloroso timo conflitto che nasce nel giovane pote, u servire a un Cavour per ntrFaz- ~lato di incertezza religiosa e morale dn <iucste diverse constatazioni. non zonare nlla meglio un'Italia «privata», 111 cui caddero molte generazioni dalla ci sembra che 8 questo punto si inneper uso e co11sumo degli Italiani d'al- Rivoluzione francese in qua. st1 nel discorso il problema della capaloru, capaci soltanto <ll aspettare « lu- Anche su Pattuglia abbiamo prece- eità direttiva, da alcuni es;1ttamentc mi» dalle « grandi capjtali europee,.: dentemente discorso di que st0 i Jimitan- chiamato anche, dopo l'avvento del Famn un'Jtalin che intende imporre la sua cloci a portare sul tappeto, nella mo- scismo, della moralitù politica? funzione universale al mondo, deve cli- nicrn più chiaro possibile, In situazione Vediamo: noi non conoscinmo come minnr(' in sè il compromesso, e raggiun.. ~!vi~ou~~1i!"!:1i·~!~r!!i.o~~le q~f 0!~a mva;n~~; venga considerato tale problema. che r:~i~o!::,,Sintcsi: Stato Cattolico e Chiesa a creare. Particolarmente pt'CSsante ru si potrebbe nominare anche di <1uadri, to: 1,: non d inalberiamo davanti alle allol'a per noi esprimere In convi.n- dnlla Chiesa - ma pensiamo che pure l'\lettiamoci noi di fronie a qualcuno) cli quei giovani, educati nell'ambiente 1>arrocchiale, fo maggior parte dei <1uali Jamentu.vamo perduta per la causa della lli"oluzione, che per 11oi è compresa in qucll~1 dclln Pntria. Osser\'eremo sem1>rc caratteri sobri), tenaci, orientati verso un dcFinito concetto delle nccessitù clclln vitn e dcì doveri ,·erso h1 societù, precisumcnte morali nella condotta più intima; tutte doti che potrebbero formare il Foml.1mento più solido dellu morule che noi auspichiamo, e che purtroppo rimangono al servizio cli un generico spirito conservatore cli pol"crose ideologie. Sono le doti tut• lavin che solo può dare unn sana educazione religiosa. doti necessarie per innestare le esigenze della vita spirituale in quelle della vita pratica, che ne verrà nobilitata e perfezionata; e questo ci mnnifcstu come le dfrctti"c da una parie e dal1'{1ltra debbano essere orìcntate reciprocamente in funzione complementare ed integrntrice. Sicchè, alla dimostrazione storica della necessità che si giunga alla realizzazione del princi1>"io enunciato ~dn ~larzotto, si aggiunge una dimostrazione individuale cd intima, che forse sentiamo come più s<1uisitamcntc nostra. I lcmpi corrono; il µens.icro si C\'olvc; l'uomo vuol rientrare nella sua vera essenzll. Sarà una conquista di noi, lluliani cl'unu Jtalia ricostruita, <1uella d'aver ricomposto in una su1>crjore unitù i termini di un troppo continuato contrasto? l >arole. Stato cattolico non vuol ·'ire zioo~ che tra religione e politica non per essa debba esistere, a prezzo in 8 u trovuuno; quale premessa morule pjù caso contrario della sua stessa conlato teocratico. e Stato in cui i· preti vi rosse idenlmente alcun attrito, che uu tinuitù -; nè probabilmente avremmo dettan legge; vuol dire che uno Stato buon catttolico potesse essJ!rC buon poli- sia la possibilitil che lf, mentalità per italiano per essere vC'ramcnte ltulia- tico e vicc,·crsu. Aggiungevamo, se ben studiarlo; ma riguardo allo stesso prono non può · essere che Cattolico, è ricoi·diamo, che i due ruttori vcninmo a blema com'e si è posto nei µrimi vcnc1ucstionc di tradizione. llieonosccre cioè incontrarsi sul terreno dclJu morale. t'anni del Fascismo 1>er il llegime, abuUiciulmente che In nostra politica in- Mn purtroppo la realtà, ora, è ben biamo riconosci\1to unanimemente per In terna ed estera è ispirata ai principi altrn. La realtà è che, t"ra noi giovanj, soluzione di esso una buse morale. della religione italiana, cioè Cattolica. pochi lrnnno sim:ermnente in se stessi E c1ui, caro i\larzotto, finalmente ci ri11 che non vuol dire rare una politica e a se stessi dimostrato come dai due troviamo; c1ual<' premessa morale più rcligiost'., ma vuol dire \'Cramentc Care clementi deri"i una superiore armonia. puntuale c~I esatta dei principi cnttouna politic!t totalituria. La maggior parte si è divisa in due lici possiamo noi desiderare? ZOJJ. ~---------------------------------/ pnOPH 10 così: ieri il sentinftmlo nuzionole era posto come un dog!n~, csclusi,o, ~eloso, assorbente; divcmn,, secondo I cusj, motivo di intransigenza o bandiera di rivolto.; oggi, ..nel tumulto della guerra mondiale, tu senti che, non contro, ma uccanto ud esso una sensazione nuova si va precisando e scende ad operare su un· concreto terreno: la coscienza di appartenere anche a un gruppo più vasto, legaio <ln molteplici rili di interessj di storia di id~c: alla mitica Europn. Ancora accenni, barlumi; ma è sempre un primo germoglio che nasce. CO~lClll/lf f llllOlPl f Intendiamoci: dal punto dl vista .ideale ed astratto l'idea europea non è una novità e tanto meno una ~coperta. In realtà l'azione sociale dcll'indi"iduo, sul piano ideale, si concreta neccssa- _riamente, e per gradi, in svirali sempre più larghe. Fra i due poli estremi dell'individuo da un lato e dell'umanjlà dall'altro esistono tappe intermedie che lo spirito umano attra\'ersa nel suo cammino verso una più ampia aspirazione, tappe che sono, di ,·olta in volta, la famiglia, la città, la nazione ed c,•entuolmentc la supcrnazione. Distinzioni c1uestc che opcra110 anche nel campo pratico della volontà, e non solo, dei puro intelletto, come momenti della sensibilità indi"iduale e si accendono specie quando si presenta la necessità o l'occasione di reagire u un aUcg"giumento antitetico o ad un ambiente di\'erso e soprattutto ostile. Fuori della propria casa l'uomo si sente più legato alla famiglfa; fuori dellu propria città difende con calore il suo campanile anche se, quando vive ali.a sua ombra, ne sente tutta l'angustia i fuori del proprio popolo vive !ierarncnte la suu nazìonalità; di fronte nd esseri di altra razza, specie se di di\'erso colore, sente talvolta drammaticamente il dissidiOi di fronte alla materia bruta cgh si sente semplicemente •uomo•, av,,crte soltanto la sua nalura primordiale, la sua orgogliosa umanilù, Oru, da tempo, un europeo in ·America o in Asia. prima di scendere u più precise ilistinzioni, si sentiva 1>rjma di tutto «europeo•, senza escludere con <1ucsto le sue altre qualiU, ma anzi comprendendo in quella vasta espressione Ja nazione, la regione, la città o la borgata. La coesistenza concentrica cl.i queste diverse sfere di sensibilitt\ non solo è possibile ma necessaria. Unu compiuta coscienza sociale si forma nell'individuo solo con l'armonica compenetrazione di quelle sfore. Dante è, nello stesso tempo. fiorentino, gbibclJino e uomo dell'universo. Leopardi in un apparente dissidio col borgo nativo, trova in quel contrasto la ragione per ascendere all'universale. Goethe, te<lE"- sco, s'incbrin della luce d'Italia e si proclama cittadino del mondo. ~fa l'esistenza e coesistenza di quelle sfere spirituali, l'insorgere dell'uno o dell'altro sentimento nell'individuo in delerminat.e condizioni, è cosa prorondamentc dh·crsa dalPassunzione di tali atteggiumenti come concetli operanti sul conc1·èlo terreno politico. Sono ancora sensazioni sporadiche, reazioni indi\'iduali i 1_1onsono tutte e sempre, per usare una vecchia' espressione, « idee rorzc», dit·ettrici di un'azione comune, energie continue e immanenti nella vita politica. Ogni civiHù1 ogni epoca, ogni ordinamento ha alimentato e potenzia.to l'uno o l'altro di questi sentimenti naturnli ai Fini di una più concreta azione collettiva. 11.oma ci dà l'esempio della prima grande comunità mediterranea, poggiata saldamenlc sull'idea di Stato, che prescinde da ogni Forma di naziònalismo ma sente profondamente l'appartenenza ideale alla civilas per eccellenza. Il Cristianesimo, s1>ecie alle ol'igini, pose cpme fulcro della sua azione politica il concetto di umanità in aderenza alle sue premesse religiose. Nell'alto medioevo si vide operare un sentimento sociale sempre più limitato e legato alla bo1·gata, alla torre, alla pieve, mentre le idee unitarie del papato e del1'lmpero si scontravano in una lotta logorante prima fra loro, e poi con le nuo\'e forze fermentntc dalla Riforma e dei nazionalismi nascenti. Lungo. e faticoso travaglio durato pe1· secoli prima che l'Europa riuscisse a precisarsi in gruppi nazìonnli e che traboccò soltanlo col grido di rivolta della Rivoluzione frirnecsc. Tutto l'ottocento sarà l'epoca dei nazionalismi. L'idea nazionale diviene l'unico e predominante programma di azione collettiva. Sarà essa anche l'ultimo termine dcll'c,·oluzione storica? Prima di accennare ad una soluzione probabile, vediamo: da che dipende la diver·sa fortuna dell'uno o dell'altro metodo d'azione? Perchè una data epoca sceglie e sfru.Lta un" determinato sentimento sociale per raggiungere i 1>roprì t.ini? Le ragioni profonde sono naturnlmcnte inafforrabil.i, sono di quelle che riposano sulle ginoechja <li Giove. ì\la si può ossenare intanto che l'uso dell'uno o dell'altro sistema coincide con lu dirfusione e la preminenza. nelle masse dell'uno o l'altro sentimento. Pensate all'Italia d'oggi. Il senso più intimo è <1uello nazionale. E la sostanza viva del nostro sentire. E l'eredità immediata dei nostri pndri. E: il senso prorondo che, nel bìsogno, fa FdndazioneRuffilli• - Forlì sorridere il combattente in rnccia alla morte. Sotto <l1 esso strntiFicano avunzi del pussato. li rcgionali~mo ad esempio, residuo dell'etù dei comuni e delle signorie, rimane ancora come innocuo frammento del passato, che non ha più azione politica diretta; ma consCl'\'ll, cd è qui ancora la sua ragion d'es• sere, un motivo cli emulazione nclPambito della superiot·e coscienza nazionale e come tale va ancora sfruttato. Quando -il regionalismo ru superato dal senso della nazione, quando la coscienzn nazionale riusci a dilfondcrsi nelle -masse? Nel medioevo l'idea imperiale unitaria e qucJla papale erano semplicemente idee; potevano muo,·ere Ile, Imperatori e Papi come pezzi di una fastosa scacchiera, ma le masse vi,·cvano estranee nel più minuto atomismo, legnte come ostriche al campanile, ulla borgata, al tienile. Il Hisorgi.mento, iniziato come tutti i rinnovamenti da minoranze sparute ed idealistiche, da principio fu forza cli pochi. Ci vollero per noi oltre cinquanta anni di unitù; ci vollc1·0 soprattutto quauro anni di dura guerra che riuni nelle trincee del Carso e dct Trentino, gomito a gomito, nel rischio. uomini di tutta Italia; ci volle la tenace volontà (jcl Fascismo, perchè quel sentimento divenisse, come è ora, difluso e naturale e profondo ul 1>unto di fa1• meravigliare come ..i..l. passato l'abbia potuto in certi momenti ignorare. Ora, la seconda guerra europea ci ha messi di (ronte a una realtà nuova. L'Europa, per la prima volta nella sua storia è, \-·olcnte o nolente, tutta riunita e, <1uel che più ,·aie, aggredita da masse anticuropcc: lu B.ussin intimamente asiatica; l'Inghilterra, che solo gcografìcamente 11pparticne tall'Europa pcrchè storicamente ha gravitato altrove su tutti i mari; PAmcricn, la figlia sconoscente che avanza pretese in ,•itn sull'eredità materna senza pensare che la vecchia Europa nel combattimento e nei sant,rue ha ritrovato un'altra giovìnczza e va di,·cntando pjù com1rntta cd unita contro i nemici di fuori. Sembra di pote·· salutare [i1rnlmcnte la nnscitu di u , :....:nso ,·cramcntc europeo che non ha nullo a che fare con i tentativi precedenti perchè- nasce dal1' intimo delle coscienze delle nazioni. La Socielù ginevrina era soltanto una farsa, che, sotto una ralso soprastruttura unitaria, tnascherava il più spiccato frammentarismo egoistico. Le prctes<' di tutte le internazionali comuniste tcndevano e t.c'ndono a un li\'ellamcnto che la sorridere_, quando non indigna, nella nostru Europa. L'Europa, come si è deito, è fott.u di differenze. di antitesi, di inlima dialettica: sono le ragioni dclln sua supel'ioritù. Cnncellarc quelle dirfercnze significherebbe cancellare l'Europa: renderla simile a una steppa asiatica o a una prateriu americana. L'Europa, se trovcrì1 la sua unitù, la tro\'erà solo per un processo intimo che si avvnle delle dirFcrcnze e potenzia: non assopisce, i singoli nazionalismi. Solo così essu manterrà la continuità dello sua storia. Ogni popolo. come ogni individuo, soprattutto in Europa, è nato per battere una strada che solo a lui C dato percorrere. ln una Europn unita le dìCfercnzc storiche, nazionali, non si debbono smarrire; debbono diventm·e ragione cli emulazione e di nobile gara per la quale ogni popolo sara per quel che vale e pott•ù spiegare In propria opera in un campo più fertile e ,·:,sto. Solo cosi la coscienza europea potrà scendere ad operare in tutto un continente con un'azionC' concreta, continua, feconda. Là lancetta progredisce verso un'altra ora sul <1uadrnntc silenzioso della sloria. AiVGElO DE MATTIA . .. ft nostro collaboratore espone in questo articolu quella che è una necessaria ed imprescindibile esigen=a del nostro conlimmle, per l'instaurazione reale e non solo progrumml1lica e/i un ordine nuovo ue/la r.,ecchia Europa: la collabora=ionc Ira i popolì. Tale collubora- ::.ione è et1iclen/eme11te in allo nel campo mi/itc,re e in quello economico; m(I ci preme chiarire come essa debba andare molto pitì in là cli quanto 11011 sia eiettato, o qualche volt.a imposto, dalle contingenze clella guerre,, E si ,,orrebbe che i germi di tale collabora::ione, i quali non possono pro"enire se non ,la un fermento ideale, fossero diffusi fin cl'ora pitì copiosamente. Il camer,,ta De M"llill e/ice giustamente che risiede nei gioocmi, soprattullo, la prassi e la responsabilitci cli tale ritinovamente continenlale; è chiaro a que* sto proposito clw i gio1•ani ciel/e varie Na:ioni cl' Europa sono accomunati cfo un desiderio profondo ,li conoscersi, di studiarsi et fondo, nella loro umcmità e nei loro Problemi indivicluali e co/- l~ttivi, molto pid a /omio cli qmmto /mora non lo abbi<mo permesso le di- "ersé mcmì/es/a:ioni 11/ficiali organi=- =ale allo scopo. Lei collabora:ione del resto imporla massima lellllà e sincerità cfo parte ,li tutti; ed è sempre e coslantenwnle su questi due /allori che rogliamo in ogni caso insistere. (l\'. d. Il.)

IOR ZZONT Moli ~ella Scuola NO:'.'\' è, c1ucllo che segue, un preciso csmnc diagnostico delle mnnche,olezzc, dei difetti, delle storture che da nnni accompagnano ancora 1a vita s<:olastica di ogni ordine e grado e che potremmo chiamare col come generico dì « mali del In Scuola »: non può essere integrale e preciso il nosti·o esame, in primo luogo pèrchè non abbiamo la pretesa di [.u·lo, in secondo, perchè 11ur volendolo, non avremmo la padronanzu di tutti gli clementi di ordine statistico e orgnnizzntivo che sarebbero necessari ad unu seria base di analisi introspettiva. Ci acconlcntcrcmo dunque di scgmilnrc lutto (_1uclloche l'osscnazionc diretta delle co-.c della Scuola ha potuto procurare, a noi estranei ma non disinteressati, moti, i di mrnotazioni e di consiclern:doni Su quei « mali :. o circostnnze anormali che disturbano il re~olarc tunz.ionamento di qucsln Fondamentale ist.itu1.ionc della vita nazionule. Si sa che rino nll\l\ \'ento del Regime lascista, la Scuola italianu denu.n1iavt1 dcficien1.c e unomalie che so,1O perniciose od un sano organismo statale, e che el'ano reliquati genuini dei vari ordinamenti e istruzioni pe1· tuntc dcdnc d'anni ammannite alla Scuola secondo le concc-zioni demoliberali, jnquinandola moralmente e politicamenlc, tanto da renderla ngnostit.:a e c1unsi avulsa dalla ,1ita spirituale della Xuzione. Tale nnacronismo è riuscito n sopravvh ero qu,, e lù nell'ordine universitario fino a 1>0chi anni or sono per comprensibili raiiioni. li Fascismo. ri,cndicando allo Stato il <l'fritto e il dovere cli educare nel fisico, nell'intcllcllo e nel carattere le nuo,c generazioni che debbono continuare nei Sl'Coli futuri la ~azione italiana, h.:, p1~oceduto. ~in. dni primi ~nni del suo regime a r1ordmnrc dalle fondamenta l'organismo infetto delln SluOla, ridonando ad essa, con la ri rormu delle istituzioni e degli organi diretti"i, una <lignitù nuzionale ed un'anima cosciente degli ulti destini della Patrh1. .-\ suggellurc e completare tale forvorc di rinnovamento etico-spirituale ,enne, .auspicata da tanti nobili spiriti, la Conciliazione, e col ritorno del Crocefisso nelle rmlc scolastiche laicizzate, l'insegnamento nobilitò h1 sua alta missione educatrice poggiando sulle basi eternamente \'Cl'C dell'amor patrio e dei l)rint'ÌJ)l morali del Cristianesimo. La serie delle rirormc degli ru.lat• lamenti si è conclusa con la promulgazione della « Cartu della Sc:uol:1 » i di pari passo è ~noccduto il la\oro di risa1rnmento esteriore della Scuola, con la crcnzione di migliaia di nuove scuole di ogni ordine e grado, sì da assicurare c<>mode possibilitù d'istruzione i,~ tulle le zone del Paese, con la costruzione di nuo\'e sedi moderne, con il miglioramento igienico-edilizio di quelle esistenti. E questo lato pratico del risanamento scolastico sarebbe ormfli opera compiuto in Jtnliu, se a dislogliel'C l'alacre impegno, per problemi di dirL•sa ben più urgenti e grnvi, non si fossero uccaniti contro il Fascismo i nemici. .\ella Scuola sono però rimasti aJC'uni: moli che con il loro peso imnrnnentc ne ritarda,trno il progrcssi,o processo di miglioramento, il quale sarù tuttavia raggiunto in pi<'-nOquando alla ,olontù costrutiiva ciel Ministro Bollai saranno aUiuneati tutti i mezzi indispens,1bili ulln grandiosa costruzione. Questi mali, che sono di natura morale e materiale, possono riguardarsi sotto 1 \re o.spetti della discil)lino., dell'insclZnnmcnto e dei docenti. L'aspetto disciplinare interessa i rapporti tnl gli allievi e la Scuola, In Scuola e gPinsegnnnti, gl'insegnnnti e Je fomiglic, in un nesso_ interdipendente Lrn <1ucsti diversi fattori: a fondamento di tali r:1pporti v'è l'educazione, quella ricevuta dai giovanetti in seno alle proprie famiglie e quclln impartit;.1 h·n i b,rnchi della scuoio. li senso elci rispetto, la scrictù nello studio, la rcsponsabilit.:i ck·i do,e6 delle lamiglie e degli inscgnnnti, sono determinati dal grndo di educazione. Trcppi nlunni vanno a scuola scn.t.u unn precisa cognizione dei loro doveri: le loro famiglie hanno una soln preoccupazione: avviarli a scuola, anche se manikstamcnte refrnttari .ilio studio, a•1chc se, superati i minimi studi obbligatori, essi dimostrano di preferire ai libri ,:tli arnesi, anch'cs6i nobilissimi, ciel la\'oro. li problema si presenta molto scrio per il sesso kmminile. Ln scuola italiana è ormai frcc1ucnt:1ht in preponderanza dalle donne e non s'intra,•,·('(le nessuna possibilità nvYcnirc cli poter suturare çom enicntcmcntc l'ortcrta pletorica di ragt,zzc diplomnlc e laureate, scnz;;1 ,oler tener conto del \'alorc effelti\'O, dal punto di ,ista culturale e prorcssionalc, di tanti certiFicati cli studio. f\i nostri giorni 1a media culturale dc~li allievi dei due sessi nelle scuole dell'ordine medio - quello che più conta nella formazione culturale dei giovani - non può dirsi ccccssivnmentc çonfortantc: si sentano in proposito quello che ne dicono le commissioni dei \':lri · concorsi a posti govcrnnUvi o parastatali cd i dirjgcnti delle grandi imprese economiche, industriali e commerciali. La scrictù negli studi è non poco compromessa, oltre che dalla mancanza della "olonttl, dalla funesta congerie di mani1csH1zioni patologiche della malintesa "' modernità •. Le esigenze di tempo e cli intelletto richieste dalla oi; toletta moderna•, dalla lcUcrntura legger~, impcn cn,nntc, dei giornalucoli novellistici ancora vi\'enti, dal cinema morboso, dalla musichetta, <lall'esngcrnto sportivismo, eccetcrn 1 non possono non influire a lungo andare sul rilassmncnto dei c__ostumi, l'aftic,•olimcnto del senso di decoro, dei legami familiari, della proprin dignitù. Per ,1uesto innaturale rivolgimento dei scntimcnt.i e delle , irtù della nostra razzu, procuratoci dall'allctlantc modernismo bestiale venutoci dal ;'\;uovo mondo sovvertitore dei val01; spirituali della civiltà europea e romana, non c'è da mera, igliursi se in una nostra scuol..t una fonciull.1 cosi « modernizzata :. gridi un esnspcruto oi; IJasta ! » all'insegnante che nel silcniio al'corto della scolaresca spiega iJ pensiero cristiano cli 1\lazzini, o se in altra scuola un professore non si pc.l'ila di rivolgere frasi cd epiteti poco castigati :1 gio\lncit..i e fa_nciulle. I.1 inscgnnmenlo che si manifesta nei programmi eia svolgere, nelle quantitù delle discipline da impartire, nell'adozione dei testi, nei metodi didattici seguiti, abbisogna di essere regolato e sistcmuto in via definita. Per talune scuole, i programmi sono vasti e vcsanti, non sempre adeguati alle pos• sibilità di apprendimento degli allievi delle varie etù che si susseguono nelle Fondazione Ruffilli - Forlì E D u o ch1ssi e nei corsi. ~folta materia andrebbe sh·ondata e ridotta all'csscnzialc, non mollo lontano da quelle lince essenziali che costituiscono l'unico possibile bagaglio culturale che rimane nei cervelli più allenati e coltivati alla chiusura dell'anno scolastico o al compi• mento del corso di studi fatti. Pure un riordinamento s'impone nella distribuzione delle vnric materie attribuile ai rispeltiyi corsi: si sa che nelle scuole !lcll'ordinc classico le discipline complcmw1tari scientiCichc cd economiche sono più che trascurate; mentre U\'\'iene l'opposto per le discipline letterarie nelle scuole dell'ordine scientifico. Se questi studi complcmcnturi sono, come fermamente riteniamo, indispensabili alla formazione di un'ndcguata coltura generale, sarà allora consiglinbile ridurre la materia al minimo di COAnizioni esatte e ben coordinale, come si è detto più sopra. La scelta elci testi scolastici, dù luog·o, ogni unno, nd una fontasmngorica compnrsu di nuo- \'i autori, a seconda dell:1 pemrnnenza o meno dei medesimi proCcssori e inscgnnnti nella scuola. Pur con le temperanze imposte dai dirigenti, i libri nuovi cd i nuo, 1i insegnanti comporti:ino un disagevole sbandamento nell'indirizzo degli studi e nella lineare esposizione delle discipline: sempre una cl·rt.a èonfusionc di idee nej gio\'ani nei primi giorni\ di lezione, e un notc"olc llggrrwio di spese ai bilanci familiari. Chi non ha sentito le lamentele elci padre di ft1miglia che avendo più figli .Scaglionati nelle ,·arie classi dello stesso corso di studi deve ogni anno so• stcnere ingenti spese per fornire di libri nuovi tulti i suoi [iglioli? J:: pcrchè il testo usato dal fratello maggiore non può essere studiato dal fratello minore? Ci sono, è \'ero, gli interessi cielle case editrici, degli autori e dello stesso progresso scient.ifico. ma è 'Pure indis!)Cnsubilc contemperarli con le necessità di una sana didattica, aUiclata alla continuitù del metodo d'insegnamento che si assicura con la presenza dèl medesimo docente e con In guida dello stesso testo. Quando l'uno e l'altro sono cambiuti, si crea un palese disorientamento che \'a a scapito dello studio. Siamo così pcn·cnuti a toccare l'ul• timo argomcnt.o di questa sommaria djsmnina: i docenti. Ln situazione numerica e qualitativa degli insegnanti nelle nostre scuole non è davvero brillante. Cii organici del personale ordinnrio sono ridotti a cifre esigu.e. e i rari concorsi per numero di posti tenuti all'osso non riescono certo H colmare i ,·uoti che annualmente si registrano pe1· vie naturali: ogni capo d'istituto de,e «rimediare~ (è la parob) con personale che non sempre è fornito del necessario titolo accademico o ciò possedendo, non <lò alcuna garanzia dì ax_cre le qualità indispensabile per esplicare con profitto il mundnto ricevuto, che è, bisogna dirlo, ben superiore al la\"Ol'O dj ordine m:nministrati,o o contabile di quulunquc nitra proFessionc. Con la creazione della Scuola .Medio 'ù problema degli insegnanti si è fallo cruciale: in tante scuole i gionrnissim, allie"i si son do,uti arficlnrc per lo più n giovani laurcntc o studentesse e .studenti universitari che non hanno nessuna pratica d'insegnamento, nè sappiamo cosa siano in grado di poter insegnare. Si è voluto risol\'cre una situazione scolastica adottando allo ro- \'escia i rimedi possibili: scuola nuova e inscgn:rnti ,·cechi, nnzi, senza inseA T V gmmti. Bisognavo forse cominciare col formare quest'ultimi, rinsanguando i ruoli con clementi di sicuro aUìdamcnto e di seria preparazione sc:icnti[ica e culturale. Le <lifricoltà degli anni turbinosi che l'ltalia attraversa in questo periodo di ri, 1olRiment.o mondiale, non hanno consentito un graduale e metodico s,olgimcnto di concorsi (noi non crediamo aJ1a efficacia selettiva dei più idonei clementi per l'insegnamento con i normali concorsi) onde sistemare fornimente gli organici previsti per l'ingente numero di scuole; ma la situazione preoccupante in èui si tr,1scinu da troppi nnni questo grn,·e problema esige almeno una urgente soluzione che torse non è arfalto di t·ipicgo, e sarebbe co• munquc soddisfacente al coso: immeth,re nei ruoli ordinari, ad ali<1uote graduali e con rigoroso processo di scelta, le migli:1in di persone che da più anni svolgono nelle noslrc scuole una sc1·ia, leconda, appassionata opera d'insegnamento sotto forma di p1·ov, isoriaii, incarichi e supplenze. Chi in possesso di regolare titolo accademico e di diploma di abilitazione, da 3, 4, 5 o pilÌ anni ha dimostl'ato, pc1· tcstimonianzu dei e.api d'istituto, cli sapere adempiere con la do\"ut.u pl'cparazionc sci'cntifica e il possesso di spifcatc qur1lità pedagogiche e didattiche la delicata e nobile mjssione ,le.I docente, potrebbe ben merilai·c il diritto di appartenere alla famiglia dcgl'insegnanti statali almeno qunnto già ne gode quell'insegnante di ruolo che avendo superato comunque l'unicn pro,·a di concol'SO ha poi rivelato scarsa capacitù .pratica allorchè si è trov,1to sulla cattedl'a se.ostica. Del resto qualcosa in questo scn• so il ~linistro Bottai non ha giù concesso agli insegnanti degli istituti scolastici religiosi? E quale maggiore garanzia per Io Stato nella scelta dei più capaci può trovarsi di quella consacrato nei rapporti informativi annuali redatti dai dirigenti delle Scuole regie? Tutti ne guadagnerebbero da un simile rivolmdonario pro\'\'edimento e in primo piano la coltura nazionale e il prestigio della Scuoio fascista. :UA/110 CUl'INI IL cnmt!ratn Cupini csuminn con acutezza quelle che sono attualmente le deficienze cficHi"e della nostra scuola. D'altra parte è onesto affermare che quasi tutte (IUC!:itedichiarate deficienze sono state passate al vaglio dalla attuale Carta della scuola che .si pre[igge, in un dato nume1·O cli anni, di pot·- t.nre In nostra scuola n ,,ucllc mete ncccssal'ie per la sua vitale fu111.ionl!. Circa poi la pletora delle rag:1zzo diplomate e laureate, U bene insistere sulla eccessiva benignità degli insegnanti, benignità che nessun moti"o, neppure sentimentalmente umano, giustifica, be• nignitù nodva per varie ragioni. C1·cdiamo che il punto su cui è necess11rio soUcrmarsi con maggiore attenzione è proprio quello dclln classe insegnante. Dobbiamo constatnrc che finora l'esatta esecuzione dei nuovi concetti ai <1uali si uniforma la riforma scolastica C rimastu lettera morta in massima parte per la mancanza di un corpo di docenti capaci di interpretare e di attunre con fede ed intelligenza In Carta della scuola. fiochi: non sarà J)Ossibile uvcre a disposizione questa massa d'insegnanti atti ad applicare il « sistema •· la riforma, mngnifica in se• dc teorica ccl ideale, non potrà trovare riscontro in sede pratica. Pensare che il « sistema » porti come conseguenza un •nnturule» agg-iornomento della classe insegnante è piuttosto ingenuo e dimostra come si sia un J)O' troppo lontani dalln realtà. ~Iolti anni di e1-rotc 5

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