Pattuglia - anno II - n. 2 - dicembre 1942

PEH quanto si insista nclParfermazionc dei valori dcli~, culturn contcm1>oran8t.'l non loUcremo mai abbastanza poiché ancora molti ostacoli, unche se da troppi considerati insignificanti, ci disturbano di fronte ad un sereno esame critico. Facilmente P •mprCJ>arato od j( facile osservntore può venire distolto cd incantato cln queste voci dissidenti. Quanto di veramente grande hanno compiuto e vanno compiendo i nostri uomini d'arte dcll'ullimo cinquantennio è da molti tenuto in poco conto o adchrittura misconosciuto. A proposito, quindi, sono giunte, a soU.olincarc questa assur:la siluaz1one, Jc parole di Edilio Rusco111 apparse in Seltegiòrni del 21 no, cmbrc do,·c l'autore clUcdc,a soprr1Uulto ulla schiera degli ostili almeno l'onesta della Ragiondiellanostrapittura getto a1 fini dell'interpretazione più sentita e libera vediamo nella pittura nostra di oggi una vitalità sicura. E quando Draque riconosce alla natura un posto eminente ai [ini dell'ispirazione deve però ricorcla1·? che fa macchina fotografica non fa arte, come non può farla il pitlorc-f otogra!o che ancora trionia prc.-,so certo salotti. Ecco ritor• nare o galla, per inciso, la questione del soggetto per la quale non spenderemo troppe parole. Jhpetiamo <1uì c1uanlo in altra sede, proprio su questo argomento, fu la conclusione aUa quale ci portò una foti.cosa polemica (Leon;1rdo Borgcsc forse rìcorda): il soggetto non è mai contato e, se Bartolini, per usare unu forma a lui cara, prefe• r1sce la curva delle coscie di d1 Anna alle morandiane bottiglie, padronissimo; per noi avrà valore l'opera di pittura, indipendente dall'elemento ispiratho. l'l-on s1 possono disgiungere i due fattori e se la nostrn frase suoncrù cl i eresia presso glj o• rcccht sottili 1 non vole"amo dire ohe una cosa: dateci elci buoni quadri e non ci impol'tenì, di fronte all'arte, ché siano cavalli intelligenza. Perciò riteniamo ulilc, scendendo nel campo più ljmitalo eppure , asto della nost1·a pittura, esaminare perchè gli artisti <li oggi hanno veramente l'ng1onc. \cl connubio dell'uriista con l~un1,cr~o, fuod del contingente, r1sconlrrnmo, a nostro m, iso, la , aliditù della sua · opera irnpo1:,tatn 1:,Uclementi che fanno k:.Jc alle m;gJiori ispin,zion.i dei maestri ·del passato. L'uomo d1 J\Iichelangelo ha a modello l'uomo di tulti i giorm, trnsfonnato nel!' intimità combattuta clcll'nrtisla, nella solitudine mistica. Qucll'unrnnità esistente 1:,0l0 negli afrrcschi della Sistina e nei rnurmi del 13uomu·- roti è il prodotto d'un lavoro do,c in JH'imo piano è Jn funzione mornlc dell'arte come animatr:ce cl'unH coscicnz~1 consapevole. 1 tratti di cm·bone che prende\ ~rno vistu al lume debole d'una candela rl\cvano poco in comune con un impeto sentimentale, ma erano vissuti e pMiti. L'umunitù cli \lichclangeto è rcafmentc creazione cosciente, lontana dal frutto d'una improvvisa più o meno felice ìspirnzionc d'un nostro ottocentista. Sicuro, I' otlocento nostro 1>illorico è stato assai discusso, mu pui- sempre considerato dai più ('Ome il meno felice dei secoli. Ed una ragione esiste e precisa. Avemmo occasione <li ragionare sull'argomento e riscontrammo proprio nel sculimeulafo d1 questo secolo la sua rovinn. llitcniamo che un fattori, un Signorini, un Lega sarebbero stati più grandi e attuali se fossero riuscili a fuggire, c,nderc da quel clima dannoso della provincia e dell'entusiasmo per l'entusiasmo. Cczanne, dopo fa prima nrnniera, ere::, realmente su valori morali fa sua . piltura. Le sue nature morte sono risolte. non con i I µusto, il bisogno di dipingere (o almeno non solo con questi elementi) mu ponendosi di fronte dei problemi di composizione e <h colore che richiedevano un lm·oro d'intelligenza 01L1·cche di istinto. \Ila stessa m,rnicrn Caravug- '-':lO dipingeva il suo tormento, i1 quadro cr.1 vissuto, ma l'illumina:rionc particolare, il CClr<rraggesco~ non nasceva certo d'improvviso: era studiato con <Juelh1 scrieti1 che manca ai pittori caffè e salotto del nostro Òttocento. f..1inaspettata realtà d.i quella tela dei giocatori presuppone unu conoscenza patita d~l- · 11nmbiente, dei soggetto insomma ( conoscenza che deve essere presente in ogni artista che se• riamentc operi); plla stessa ma- ,p,cra rilcggiomo però ~nv distribuzione di elementi compositivi e coloristici hmto curata e risolta che ci induce all'ammirnz1one ragionata più che al facile entusiasmo di un Mancini, nel esempio. Cosi il mondo di Giorgionc che ancora ci fascia perplessi richiede aJ lettore un ragionamento, Jo stesso che ha aiutalo l'artista nella sua creazione. Creazione è l'urtc e noi1 è scienza l'nrte, mn nemmeno è h,cilc giuoco di pennellate la pittura o di colpi di scalpello In scultura. Crenzionc presuppone ispiruz1onc, ma guai a chi credesse nell'1spirnzione la sola fonte delJ'arle. A <JUCsto modo dopo h·c quadri si giungerebbe al capolavoro (diciamo tre c1uadri. tanto per dar tempo di imparare il mcstici;,e), non esisterebbe supcrnm<'nto. I diademi, le gemme, le se- -te ed i vell!1ti di Veronese non !unno parte degli ingnnni di Sciltian (come lontana dn questi è lu luce, l'atmosfera del C...m•;.wagg10 che altri, con la faciloneria del critico improvvisato, v1 ha letto). Ln stessa fun- ;;ionalitù del mor,> nel c~1wilo iu casa di L<'<'Ì è in quelle gemme. Sicuro, runzionnlità e non cupriccio. Scnsibiliti1, patita però, ridotta dnJla morale. Se ammiriamo nel Tintorclto Ju ,·olontà messa davanti ~dia possibilità, se ci giunge simpatico « il colore di Tiziano più i1 disegno d1 Michelangelo • che Iacopo llobust1 aveva messo in Fondazione Ruffilli - Forlì alto nell'insegna della sua bottega, dobbiamo ammettere nella pittura una comunione ragionata con J'umanità. Come Morandj lavora d'intelligenza coJ lono, così Tintoretto Javora col colore. ?\ernrneno iJ più cerebrale dei nostri «astrnlli» ha tanto studiato la composizione, l'nccostamenlo o la dissonanza dcfle zone d1 eoJorc quanto ha fatto l'au• tare deJla Baltaglia cli Lepanto. Ecco c1uindi che la voce di Gut• tuso ba m se valori umani e vivi che solo un martire della pittura sa possedere. Lasciando it valore polemico che ancora tro1rpo in[orma l'arte di questo d1 altri uomini di nitre epoche c1 conduce ad analoghe conclusioni. 11 rinnovamento, meglio ddinibilc come superamento, operato da Giotto rispetto alla pittura immcdinlamcnte ]>recedente _comporta tali problemi che supr,ongono, oltre all'entusiasmo del genio, l'ostinazione e la volontù, sue anirualrici prime. · Comunione con l'umanità, quindi, in un piano morale che .La l'u9mo attore nello spazio e nel. te.!..npo, lontano e ~uori di essi, anche se ad essi legato dulie immediate contingenze. Per non possedere questa Iorzn di isolamento, per non aver saputo ~-----------~ o coscientemente voluto essere u5 éillà secondLoeCorbusier no,1.A: geometrie, ordine implacabile, guerra, civiliuazione, organizzazione. PIS.\.: cilindri. slere, coni, cubi. JS'l'A:11 HCI,: la soave melodia delle forme più dolci: il paradiso terrestre. ~E\\·-.,onc..:K: il cataclisma. Come le Alpi, la tempesta, la battaglia. SIF.~XE: l'angoscioso travaglio del medio.evo. Inferno e paradiso. (trad. di Gianni Teslorl) nivcrsale, per essersi accontentato del risultato facile, della conquista prima e sola del singolo, del fotto isolato anche se scuola (i macchiaioli, ad escm- .J)IO), l'Ottocento ha lirato sopra ih se il veto sentimentale pericolosissimo. l1 ritorno alla natura, l'ispirazione debole elci suoi artisti (debole appunto pcrchè troppo tacile) non ha retto di fronte agli uomini d1arte, forse meno dotati, ma più generosi, della Francia del lo stesso periodo. Gli occhi con i c1uali Van Gçgh rissava il sole (tracn1 questi dalla natura sincero incitamento per la creazione) posseggono un'intelligenza attenta. I g1r:1sofì (èh<' realmente esiste- ~------------· ,ano in un vnso neJ suo studio) g10,ane già per molti .-maestro», dobbiamo riconoscere la forza del genio ridotta <h1lln volontà; la creazione assoggettata all' intclligenzu. Per questo, un pit• tore ha bisogno di cultura quanto un critico. Un artista ignorante sarù. e In st,oria anche qui insegna, inesorubjJmente, escluso dnl tempo dalle vicende dell'arte. non sono quct particolari fiori, ma sono per la sua tela, colori che risolvono un problema pittorico. Ancora molti, per meglio legarci du dove ubbiumo preso le mosse per questo scritto, definiscono ambienti Mti/iciJsi In metafo,ica di Carrù e di De Clurit:o come un interno di IliAbbiamo citato nlcuni nomi rolli od un'osteria di Hosai, <JUa- <lell'ormai definito «secolo d'oro» - si negando nlJ' arte l'elemento delta nostra pittura, il cinque- i primo delh1 convenzione. Appunccnto; mu un esame sull'opera lto per questo esasperare i, sogo uomini nudi. La creazione di un mondo pittorico proprio, dai caratteri precisi è olla base della ricerca elci nostri giovani d'oggi. :\-on vogliamo qui passare in rasse,gna la pittura jta)iana contemporanea e se qualche nome è assente non 11npliea da parte nostra ignoranza del suo lavoro o ciel suo valore (precisazione oggi necessaria). Gunrdundo i giov~ni, gli artisti nuovi, alla formazione dei quadri non è direttamente assente l'arte cli un Carrà ( Il massimo forse nostro del novecento), cli un Mo rand i o di altro significativo pittore, vediamo in essi questo fatto morale attribuito all3 pittura: così la «lleposi::ione• di Dcrgamt>, realmente conquistata, dj Cassinari bon è che un lavoro do, e l'intell1genza presuppone il genio pèr Javorat·e di conserva. E H già cilato Gulluso è tra i primi ad illuminarci nel 1·agfonamento. Vulcnt1, ~lorlotti tra i giova• nissimi, ci assicurano dì questa coscienza: Donurs1 interamente all'arte, lare della suu vita un'opera d'arte, deve l'artista. (Anche per aver mancato a <1ucsta legge, l'ultimo De Chirico, c1uello <lclla Biennale di t1ucst'1.1nno, nou sta m piedi). Il pittore padrone e ·,-;ignore dell'Universo, come ha detto Leonardo, è il pittore cli oggi che, come i suoi predecessori (che t..errorizznno i {lissidcnlì sui valori delle nostre arl! cont..emporanec) hn saputo creurs1 una suu umanitù, dare al mondo Ja creazione posseduta, fede questa, ripetiamo, informatrice della pilturu dei «nuovi». Vcrit{1 soJnrc quella che molti non sanno intendere, Corse solo non vogliono; mu se possiamo lolhuc contro la moltipUcazionc degli analfabeti distribuendo dei !)illabari, non possiamo fucilare i vigliacchi che (sia loro perdonata Ja mancanza di fede) non \'Ogliono vincere l'apatia preferendola all'indagine obbiettiva e GIUSEPPE CESETTI (Prima mostra dtl cavallino· VtntziaJ sincera. EC/010 HOl\'FA1\1'f:; 7

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