La Nuova Europa - anno II - n.25 - 24 giugno 1945

-- 2·1 giugno 1D·J5-------------- LA NUOVA EUROPA ------------------'' 7 -- OZIO DI MORTE Q U,.ANTE volte, in questi anni di c 8 oc·,",.Crleud 0 c 8 ?n ·,o'c"osalla cfi 0 ,1mc,,èc.h~ 1 'uèttna,v",·g,,,liocolna: guerra, abMamo tutti corso il rl· .. " schio cli essere presi alle spalle, in sapevole che, Ci sla o no quella qucr– tinticipo, dalla morte. Flnlre nello scon· eia, sua lì o altrove. il paesaggio, ad quasso dei calcinacci prima di capire altri che non fossimo noi, sembrerebbe ~~1 r;~o r!~1~11~i.:e~1 i~~?~of 01:1;;:~ 3~ 1 ~1:,1~o~t~~~n1S~t'piti 11gotff~~-e~\~ giunti da un colpo in mezzo al bosco continuerà ad essere una meraviglia. che promctte\·a l'ultimo rifugio. Casi Mentre lo scrivo ml accorgo che que– rari, in altri tempi, divenuti ai nostri sto paesaggio, o uno simile a questo comuni. Può giovare a qualcosa, per la che credevo di invenwre, esiste. L'ho salute morale, questa pratica della mor- avuto davanti per anni e anni, sul bal· te che forse nessuna generazione ebbe eone della mia stanza, nella casa dove più asSidua? Dopo tanta violenza, come sono nato. Potrei raccontarlo a memo– per di$tensione, torna l'immagine della ria. Ridire le impressioni della sua pro• c.11ma morte secondo natura, con la co- gressiva scoperta, mai condotta a ter• ~~.1;:;:~d1J~~~• ir;g~; r :. r~sgi~c~~~ •~!i~i~ri .~!ùmcJ1\~~~1iPoesi f~~n 1 ~'f~c~1~fct°ò giamo quanto più facile, sebbene ingiu• mentre 10 cresc~vo, eppure sempre con• 1iosa, fosse l'altra morte che ci coglie· servando H sottrnteso arcano delle cose va impreparati, con una cosl evidente troppo conosciute nell'età delle pr.101e ingiustizia e precipiuizione da confe- conoscenze. 1:a sua descrizione si r:sol– rire quasi sempre alle sue vittime un'a- verebbe nell autobiografia del ragazzo ria di martiri, e quindi di rivalsa. Era che fui, depostas\ su quel coIH e quelle anche meno carica, contro ogni appa- valli in successi~i sedimenti. l\Ja ora renza, dl spavent1. Sopratutto di re- lllln so se U deSiderlo di riaverlo <la– sponsabilità, da parte di chi la subiva. vanti- nell'atto del transito, derivi pro– Più terribile, p1ù assurda, quando noi:i prio dal bisogno di collocarsi sullo sia presa nel suo verso, è la morte na- sfondo dcli.a virn pilssata. tutta espres· turale. Perchè l'uomo ucc-iso dall'uomo sa nei dati sensibili di una bella lHlTU· è appena un misfatto fisico. :Ma l'uomo ra, per vagheggiare di affidarsi in ere– ucciso da Dio, che Dio perdoni l'espres- dità a una ~ost~nza più dur~vo)e di noi. sione,. se non riusciamo comunque a O se non sia paitJ,Osto per 11 piacere-di convincerci che quel ricevere morte è morire dentro le immagini in cui na– un ricevere vita, più cl opprime per scemmo, tornare nel _loro grembo ma· 'éssere un inconcepibile misfatto meta• terno con _l'impercettibile 1iassorbi– fislco. mento di una sostanza reale e viva in una favola (h Jinee e di còlori g'.à Jie– v!tata dalla nostra fantasia: come po- ln un dolce ozio, che solo a momenti trebbe accadere a chi, trovandosi nella ac<1ulsta la necessaria serietà, spesso grotta di Platone, e vedendo sul fondo penso al luogo, all'ora e al modo della passare le ombre delle persone che egll mia morte. Vorrei fosse ln estate, la non vede, pensasse di uscire di vita stagione che prediligo. Verso la fine, a t.ras!ereudosi ln una di quelle Ombre. mezzo settembre, perchè non ml displa- O infine se. molto più semplicemente, cesse lasciare davanti a me le belle la scelta di un p.iesaggio fanllg!iare rt· 1,'iornnte ancora da venire. fmmaginare servato all'ultima contempla~one, non che presto ci sarà un acquazzone, a significhi Un piacevole sott~r!ug!o per chiudere un po' bruscamente la colma darsi a inkndere di chiudere _più vo– maturità dell'anno con la vecchiaia dei Jentieri gli occhi su oggetti cosl noli, primi freddi. Sapere che il meglio 'della così adoperali dalla vista, da poterse– cara stagione è già consumato e con• ne staccare con m'.nore 1increscimento cede alla mia agonia il C'Onfortodel suo e quasi con un senso di affettuosa noia. òeclino. Anche vorrei che fosse nel tar- Comunque tutto ciò I} venuto meno. do pomeriggio, ma non proprio al tra- La casa che fu di mio padre è morta monto, per 1lluderml che il sole non prima di me, ucci_sa in suena, Con un mi abbandonasse prima che io sia ar• bacile di dinamite, da un guastatore Tlvato al punto. Uno di quei pomeiiggi tedesco che aveva una c:catrlce sulla che si disfanno lentamente, e direi tn• bocca e mancava dell'anulare d~tro. {~tdi~~~~~i~t~ite1~E~e 1 ~~;~:n~rihi~~ ~a~~o1~t:~t~a:~~~~s~~ :.a~f.d~~~u~~ i:;e, cosl da compensare col beneficio to sopra le vec.-ch'ierocce ora disabitate, d'ella frescura serale la m~nnconia di anche il paesaggio, che consideravo il un'altra glomata perduta. Nel tepore più tranquillo e :nalterabile del mon· intermedio, quasi senza rendermene do, è come perito tra Je macerie. Arsi conto, attendere lo stemperarsi dell'a• l viJiaggi che la sera vedevo cop1irsi ria, il suo flso che entra tra la camicia di ombre violette scese dalla monta– e il collo, e che per me sarà invece il gna per porta.i-e passo passo la vaporo– ref1igerio di sotterra. Perdere il calore sa coltre, simile al fiato dei campi pri• della vita credendo di averne avuto ab- 'ma dl. addormentarsi, fino al mio da bastanza per desiderare una punta di vanzale. Distrutte le chiese d\ campa• gelo che già è l'altra cosa. Cosl, aspet• gna che davano i nomi dei san.ti alle tando di andarmene insieme al sole, contrade e regolavano i lavori, i riposi scenderei un PO<'O p1ima, come di con· e le feste deil',mno; dove i contadini 1rattcmpo, per un felice errore o in• nascosero le ultime masserizie nella gan:10 della natura. ll ricordo va e vie· speranza che il nemico Je riSpeuasse. ne a una massima di Leonardo: « Sic• 11 paesaggio che doveva agevolare un come la giornata bene spesa dà lieto più sereno congedo dalla terra, tra– dormire, la vita bene spesa dà lieto smettendo per innumerevoli gencrazio– morire>. (Ma l'ho veramente spesa be- ni Ja sua intatta Immagine come un ne? Per fortuna la risposta ammette lascito destinato ad accompagnare le una:dilazione}. naS<:iste e le morti degli uomini dentro Non vorrei, meno una, persona ac• la dimora sulle rocce, mi ha preceduto. canto. E quell'una non dico per non E' g:a una tomba: fatto simile ai dipinti farla piangere. Non amici. Gli amici mi di vendemmie e seene campestri che si ~wie;~~:i, ! ~!~ 1 1~ ~~~!~aft1i. 1 ~f~~~tf covsumano nei sepolcri ant ichl. Ne de· chi di me che vado _Putchè avesse~o ~~~t<l~~~t~e•uih~ts~ ~rn~~~1; 1 f~J'~~: . solo un piccolo fastidio. Ad esempio pravvivenza. eh~ uno _1egg1;sse un bel lib1:o, e m~gari_ Ma capita spesso di sognare vivi l .fimsse d1 scrivere !l suo piu bel hbro, morti. Nei sogni Ja casa è sempre in ment~e una ~~osca, di quelle pelose, ~t_- piedi. Lì mi riporrnno certe angoscie t~ccat1cce, stizzosamente scacciata, gli noti.urne che si ripetono _uguali, con ~-1~ornasse_sul viso. l~_som'!la d!t la poche variazioni, dall'infanzia. Cumuli 6C,arlo_fehce, ma non _PIU fehc~ d1 me di ingenui spavent\ e Inesistenti peri• ch:e,_ua PoCO, non aviò neppule 11 _fa: coli C'he non riescono a scaricarsi nep· st1d1c.,de!la mo~c~ s~I viso._.(Devo fare pure ora che le volte della cantina, la uno ,sforzo,.~><;' i 1 m ag\nme ~he av;ò scala bu"ia. Je vuote stanze, hanno ces– altrll sul \lSO. l buio che pieme, I(?• sato-di esistere. Perciò non mi stupisce :~eo 1{;;~ 1 ~a~: 1 ~~~~ 1 :~·a 1 as~,t;,'·n!~ ~;~ ~i conni~uare a trasferire,, da ~veglio, rivo mai. E del resto perchè pensare a 11 vagheoglam~nt9 del lu,ogo !de.ile pe~ questo se avviene quando cessa la ca- la m~rte, n~ll_urnco l!-logo ove è dive pnc:ità di pensnrlo e di sentirlo? E' l'u- nuta impoSSlblle. Anzi ~I pare d\ ave~ nico punto In cui regge il sofisma tH. stab\11to, con quella ca~a e _quel pae E~curo: che la morte 11011 c'è quan- sag~o. un patto occulto: ~11as1pe'. met· do cl sono io e c"è quando non ci sono teri:m, al i:nomento della fmf:, nella con• pili io). d\zwne d1 un passo_ de} Tn~1eo ove è Mi piacerebbe stare vicino a una fi. detto che non semp1e lesse1e coincide nestra, alt.:\ sulla campagna. Aperto e con l'esserç_ n~llo spazio. Jontano 1·orlzzonte, a cui si ariivasse Sotto la nnestra dovrebbe s_tenders1. con Io sguardo, J!evcmcnte stanco <la com~ allora. un breve bosco, d1 cui gal– tanta esplorazione di spaz-io, dopo pi- legsias~ero .i livello del l~tto solo le :!~,~~~~\~~::: a~fi~l 1 c~1W, 1 \; J)~~lm6 1 :1 1 ;~ f.~n~~i~~;e~:f1 1 ·~~t1:z~g~~~e d~iu~~~~~ ~~:; monte a destra e a sinistra nrn assai le ulume foglie che neppure si sa se più distante, apl)(!na visibile. come una siano auacc~~~ o va?hino n~ll'aria Pl'r fascia µiù c,1pa di cielo, il mare. Prima c~:mto!oro. c:u,,_tra _1 _tronc~1. In m~zzo di chiudersi per sempre gli occhi si ai !ossi erboSJ, t,:mb1 mtentl a un g1uo- 60trerrnerebbero a capire il segreto di co. troppo in basso per scorgerll. Appe– certe macchie e pieghe nascoste. a cal- na distinguerei qualche grido, a tratti, colare la distanza tra un brano e l'al- nel confuso rincorrersi delle voci. Una -tro del terreno, a mettere una quercia voce mi ricorderebbe la mia, del tempo presso l.l bianco <liuna casa per vedere che giocavo lì sotto, e altri morivai10 al se l'effetto se ne avvantaggia, a spa- mio posto, in qualcuna delle case am– stare O _info!t!re un ciuffo di arbusti, monticchiate in groppa al colle, e io 11011 riuscivo a sentirne tristezza, e mi gi.-udicavo più cattivo <lei compagni, e forse 10 ero meno degli altri che fin– gevano di addolorarsi. Vorrei poter es sere in grado di assolvere, in quel mo– mento, me stesso ragazzo e, sebbene sla molto più difficile, che egli assolves– se l'uomo che poi sono diventato, Al• 101\1,con improvviso trasalimento, ri conoscerei che la voce creduta mia è di mia figlia, immersa con gli altri nel giuoco, per non so che é!!irezza del suo parlare che, quando ml telefona, mette all'altro cupo del filo me stesso all'ett1 sua. Ha la mia voce, penserei. Inten– dendo: resto nella sua voce. QueUo che proprio non doV1·ebbe mancare è un fiume: libero, d'alto cor– so, in v.rocinto dl scendere alla pianura, che andasse né troppo lento né troppo rapidO, se11zastrepito, e tuttavia si sen– tisse. Le terre solcate da una grande vena d'acqua sono più· mutevoli e pc 1iture. L'acqua le nutre e consuma, $;Cavale gole, riempie ie Valli, Porta -l. detriti a una foce. Nulla ab!tua meglio al pensiero del trascorrere e trapassare come sedere presso un fiume, a bagnarsi dl tempo . .Mi rincrescerebbe sapere che le altre cose create restano al sicuro, indissolubm, proprlo mentre vado a dissolvermi. 11 fiume starebbe 11 a pro– vare che seguiamo la s1essa strada, per li medesimo verso. Un giorno, quando che sia, pur che sia, a !urla di alimen• tare la terra se la porterà tutta via nel mare. DiSteso su un fianco, guarderei li paesaggio, ascolterei il fiume. A poco IL "VOI" e la FELICITA' H ~ ragioue Vigolo: il nostro l!in– guagSio risente anco_rn, inavverti– .tamente, d'una infez10ne retorica, che è durata abbastanza per essersi in– s'.nuata anche là dove la resisttmza era più vlgile e repulsi,•a. Ma ~arà davve• ro il caso di compilare e pubblicare elenchi ~i parole -e di costrutti vitandt, come: que!li che periodicamente appari• vano a nostro conforto sul bollettino della Reale Accademia d'ltalia? A me sembra una medie.na insidiosa, di quel· i~ cr~:f~~a~i 11 v~1~,~~ 1 ~1~-g o S,i~: rivoluzione, del msorg'!mento nella sua fase· df iensione estrema Oa Propo:Jta del Monti e i .suol strascichi polemici coProno) moti, del '20·'21; la Relazione del Manzoni è del '68), quando uomtnt come Pietro Fanfani si battevano coi volontari toscani, perchè una tregua approssiinauva si facesse al quesuona– r~ e ammonire e riprendere in cose di lingua. Ma Il Fanfani dai camr,I di Cur• tatone e Montanara tornava svelto a quelli fioriti e spinati del vocabolario, e nel '56 il Can:lucC'l giovane e gll «amici pedanti» battagliavano a Firen– ze !n prosa e in rima, senza riguardi nè esclusione eh co1pi oi penna con 1u1, l'uomo delle postille. E' vero per altro che sul finire del secolo e nel principio di questo, proprio nell'età c.irducciana, che è pOi quella dell'Jtalia avviat,1 a farS'i. le ossa di nazione modernct e co– stretta finaimente a più dure fatiche e responsabilità. sulla <1uest1ouedella lin– gua sembrò raggiunto un tacito accor• do: lo sforzo aella tradizlonè classica Si era ormai ritratto e saldamente sta· bilito su altre posh:loIB., quelle della retorica e della eloquenza poetica, dal– le Odi bcirbare alle (..'a11zon1 delle gesta d'oltremare. su questa linea, con la diSsoluzio– ne dell'eredità dannunziana, era Im· pegnata una questione interna al· la "repubblica delle lettere, indlfferentc nella crisi ciel dopoguerra alla mag~no– ranza della nazione, quando sorse il fa– scismo a fare nuovo commercio sulle piazze e via via nel coro della stampa e propagan<la dl. quella retorica sfiorila, che però era ancora nell'intimo, con· sunta ma resistente, l'insegna di ami– ca vanità del popolo ital'.ano. Fin qu1, proprio per quel sed1mento spesso da secoli nella cultura nostra, il fascismo andava sì a ritroso, ma pogsrnva su, terreno, purtroppa, della realtà: in Ha• Jia, a <1uella retorica non poteva man– care un pronto largo successo. Invec:i:, di qui risalendo a unn questione come quella del uoi e al di~putare e senten– ziare, attraverso la sullodata Reale Ac– cademia e da altre più volgari tribune, in cose di lingua, il fascismo seguiva !"apparente capricci.o, eh~ è poi l'inter– na necessità logica di. tutti i movm1eu– ti reazionari, costretti a un certo pun– to del lOrQ processo di involuzione ad affacciarsi là dove il, residuo passato che li sorregge sconfina nel vuoto et nel• la vanHà delie ombre. 1n ·questo-paese d'oltretomba non è proprio i.I caso ora a poco diverrei come la foglia che, su~ ciglio del davanzale, non si sa se sia an• cara- legata o nuoti in ai~a. Passerei co, me Jn goccia sul flusso della corrente. M<i vuoterei, granello per grunello, sem• pre meno rendendomene conto, e in ultimo solo lent:issimamcnte avverten• do che qualcosa sl stacca, sl perde, o forse va ad adagiarsi altrove, con que11 supremo diletto di vivere che, diceva Seneca. è ascoltarsr morire, Lo Stesso Seneca mi ripeterebbe che è un grande conforto esseri.! trasportato insieme con l"unive.rso. A togllermi ogni idea di vo• lontarla precipitazione aggiUngerebbe che il saggio non deve fuggire dalla vita, deve US<!irne.Uscirne, meglio di Seneca un po' teatrale e malsano- ml suggetireiJbe alla fine l\Iarco .Aurelio, « con fint.imo· senso di affettuosa ubiJl• dienz..1 ». Von-ei credere di sapere press'a poco l'ora; ed essere invece colto di sorpfe• sa. Come Luca della Robbia racconta che accadde, In un c_;iso più u·.:gico. a1 1 Boscoli. Il quale, giunto al supplizio, dtisse al carnefice: « Fa pur l'ufhch> tuo. E quando m'hai posto in sul ceppo, la– sciami star cvsl un poco, e poi mi spac– cia l). Invece, continua il cronist.i, « po· sesi giù, e _ti nrnnigoldo, dandogli b1-c• vissimo spazio di netto gli levò II c1.1po11. Non propl'io a quel modo. l'Ila, slster11a• to Il cnpo sul cuscino, mi piacerebbe, senza sollecitarla, ~nvitarla: « Nat\lrh, cara manigolda, fa pur l'ufficio tuo». E quella, dolcemente ingannandomi. lo facesse un poco prima. NOn molto prima. · A. PICCONE S'l'ELLA di tenere dietro al fas<.:ismo, sia pu, e per estinguerne i debiti, e contrnppor• re divieti e march1 d'infamia e uste cli prosc1izione. L'ansia d"una J tali<-1 nuova e v)va deve prevalere sulla me– moria, che è naturalmente ossessiva in no'. invecchiati sotto c1uel regime, del• l'altra VC(.-<:hla e sfatta: se molti e gros~"i frantumi ingombrano a perdila o'occhio la via, sui minuto sfasciume biSOf,"llaprocedere senza troppe caute· le. A togMere di mezzo certe innovazio– ni rldie-0Je nella top0nomastica, che Sai~ vatorelli fu tra i primi a denunci.ire In una ~tilla suJl'Jlalia iibe,·a, provve– deranno le autorità competenti. Alle sigìe Impronunciabili e stravaganti non si. rimed1a col buon gusto e i1 control– lo d'una accademia o d'un sindacato d-i filologi, ma attraverso una riforma del, l'assetto economico e sociale, che esc1u• da l.l quotidiano rampollare d1 nuovi enti e istituti, che mascherano con quelle sigle la loro Jorbidn origine. 1J_ rimecY.o è insomma nella realtà delle cose, non ne11',1rtc delle etichette pub– blicitarie. Quanto poi all'epurazione della faziosità e del malcostume lin• guiSti..co, per questa almeno si Jasci che ~I ridicolo pubblico e un crescente Impe– gno a parlare e scrive1·e da uomini, tengano luogo di commissione giudica– trice. se a qualcuno di noi per uistra• zione capita di voler« spezzare le reni> alla borsa nera, poco male. E' ceno un segno che l'abito sotto sotto perm:me di cons'iti,.oi·arc solubili i problemi" con nmpiego. <iella forza, ma prctcnù~:·e che dl quell'nbito ci si possa liberare a un tratto, mentre il fasdsmo è ancora in piedi e dura la nostra guerra, mi sembra una pretesa eccessi va. Quan· to al voi è chiaro che chi ne ha risen• ti_to l'imposizione come una ingiuri,;i (e siamo, credo, in mo1i.1J,non potrà che respingerlo e fastidirsi dell'uso che :.e ne prolunga mec<:anicamente. Ma a ben pens~rd. una «campagna». per il lei sarebbe a noi stessi fastidiosa altret• tanto. Bisogna convincersi che non sl 1niò fare purtroppo che .una cosa nou sia stata, e che qui soprattutto impor– ta cambi.are a1"'ia:quella ùei 'VOi e del lei contrapposti è inimed1abilmente vi– ziata. Jn proposito e per finire un aneddo– to storic.-o. A suo tempo, quauclo -per la penisola risuonò improvvisO il bandv contro il Jei, pass,1to U primu sgomen· to e fatti certi che non era una burla, che l'oracolo s'era pronunciato nella debita forma, I chierichetti delle patrie lettere s! affrettarono a riesumart e n. lustrare i precOOent1 storici della <1ue• suone. Non però quello che òav, ero meritava d'essere addotto a preferenza, e magari, data la rarità •del testo, d'o>s• sere risrnmpato a cctihcaz1one (li t\.. 1: intendo li saggio di Ferdinando Da~ Pozzo, uscito a Parigi nel 1833, col se– guente titolo che mette conto, benchè -lungo, traocrivere per intiero: DeUa Je• licità che gL'ltal?a-ntpossono e deboo,w dal govern-0 austriaco procacciarsi, coJ pia 11 o di un'associazione per tutta Ita• lio ,wente -per oggetto la diffusione della vura lingua ft(t'liana, e la contem– pora11ea soppressione de' di(l/etti_ che si parlano ne· vari paesi del{a penisola. Si fa (1/tresì cenno fn que~to pi<~-no.~L~ la ineteoa11te e yotJa 11u1111era d indinz· zare tL discorso a qualcuno in terza persona, cosi scrivendo come parlando, /a q1wl ma11iera Si dovrebbe, gener~ !iz.umdost 1l VOI, abol.trsi a1/(ltto. ,.

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