Fiera Letteraria - Anno X - n. 42 - 16 ottobre 1955

Domenica 16 ottobre J 955 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 G~MA SCRIVJENDO SI TROVA LA VIA COMJE SCAVANDO S1[ TROVA l/ACQUA99 FINE DEL~A VJLLEGGJATIJRA Ho tra le mio carta il ,nanoscritto d 1 11ri romanzo inedito, dotato 193.+. Ri• Icgocndolo tn q1,c&ti giorni, ho pcn– ffllo di utraNtc lo pagina che scguo- 110, per i lettori di q1,csto giornalo. Mi &ombra c1il'l0ao che, a distanza. di oottti anni, alc,mo pagina portino la data di un cost".mc. Una signora diceva ad alta voce con un ~°v~~od~a 8 ~~~1~: ~~·s1~~ 1 :."f 1~~r!"f~~~i tenevano in quel gruppo di donne si svol- Sfs~~~~l 1 : lu ~l~~ecr~ 5 !~~~o 1 i!~~:n\~tf"do: tono di una confidenza illecita, e le parti f:1sq~~r~"~c1 1 t! f~~agto ~~~~:~~i· lori. disturbi, e colori di moda, si compo– nevano e dJ scomponevano In quella con– vcn11.zione, la forma d'una giacca o d'un pastrano. 11 colore azzurro di moda, l'in– grossamento del fegato, t dolori del par• to, Ie vecchie mode, 1 piaceri proibiti, le emicranie, le Insonnie, formavano un mondo di un'estrema !ragllità, In cui tor• nava Intermittente il tema di un ricordo d'inlanzla. Se un uomo avesse potuto ascoltare quei discorsi ohe si levavano da tante esperienze .singolari e uguali di ma• dri e di mogli. sarebbe rimasto stordito. Era un coro che si lamentava di una con• dizione umana che nessuna fantasia avrebbe potuto Immaginare. C'era una rassegnazione a una prepotenza, a rap.. porli, una fatalità di dolori; e tutto ciò sotto un colore di sorrisi, un·atmos!era di sOOuzlonl, di amori, di gioie. E le ra• gaz.,.e di cui si parlava. non erano clas• stflcatc che secondo le loro Indisposizioni. Gravava su tutte In prcoccup.i.zlone Co• stante d'una fragilità, d'un mate, d'una prepotenza della natura. Questo era Jl coro di quelle signore sulla spiaggia del mare. mentre le ragazze, da una parte, In gruppo, appoggiate l'una all'altra, o scherzanti tra loro, un ammasso di ~lle membra, formavano Il trionfo della salu• te e della bellezza, il grande albero di cuc. cagna della fantasia degli uomini, e tutte ~~~vaa~i~~e uda?i~s~~~/l::~ 0 d~~I ~~~a~ vano Il rigore le madri. Le quali guardava. no alle ragav,e come a suggestioni di una libertà mai goduta, a una primavera mal conosciuta. Susanna aveva scoperto. nel discorsi delle sue amiche, un mondo sconosciuto in cui lui. Il suo !klanzato, non avrebbe mal potuto penetrare. di cui egli non avrebbe mal saputo nulla. Ella gli rende• va omaggio In cuor suo, si dedicava a lui, pensava a lui con tenerezza; ma volgen– do gli occhi all'Intorno se ne dimenticava Jn un Istante. Le riappariva a tratti col suo vlso chino. gH occhlall che allarga, ì':"s~!a i~~ ~ra1;:~ 1 r;es9~à i!°:~1:.Ult"~u~ straordinario pudore. Ella aveva.provato accanto a lui J1 piacere d'essere adorata; la sua venerazione favvolgeva tutta, ella ~~:C!:r a:;;~~soi:c~: i~s~~~:s~~t~;: ~: trovasse lontana da lui, Jn quell'ambien– te. perché 11 rlcordo di dul sbiadisse; e aJla fine ella si diceva: cSe non ml di• verto ora, quando ml divertirò?>. Echeg– giava le parole della madre, in cui era una specie dJ vendftta: «Se non a1 diver– te ora ...>. Ella pensava che quelle ore sa, rebbcro passate, quei giorni !lnltl, e poi sarebbe tornata a lui, In clU,:à, dove si sarebbe ricoverata sotto la sua protezio– ne d'uomo buono. Intanto, in giro, In quel momento. era una gara di quelle che per– cepisce soltanto una donna. Sua madre si era !atto un guardaroba. nuovo per lei, per lei si era !atti alcuni abiti di società, e viveva sulla scia di una gioventù di ri• flesso. Era aVlda di quello spettacolo come di una vicenda che non avesse mal conosciuto, con un piacere di ragazza. e quasi diventava tutt'una con sua figlia. Diventava umile con lei. la ammirava, la adulava servllmente, la lodava con glt OC· chi; si prendeva una vendetta di offese che conosceva soltanto lei. li marito era tornato In città, cd ella rinsaldava con la !!glia una complicità, non voleva perdere un attimo solo della vita di lei. Cdn lei riepilogava quello che avevano veduto, rl• cordnvano Insieme In gente lntra.vlsta e Incontrata. Si svegliavano la mattina di– cendosi come una cosa urgente un parti• colare della vita della spiaggia. e Lo sai che l'Elvira è andata con un uomo In automobile, cd è tornata a casa che era quasi giorno?> e Si è !atta un vestito nuovo.> Si svegllavnno a volte all'improvviso. e siccome dormivano nella stessa camera, nel buio ricordavano nomi. atteggia.men– ti, frasi, parole, delle persone vedute nel• la giornata. Una vecchia saltava sulla corda come una bambina, e I seni le bal– lavano grossi. Una donna aveva una vo– glia sulla spalla; non sarebbe stata brut• ta. Un'altra ... Non finivano di enumera.re e catalogare. Le logava al mondo una sorda ostilità, un desiderio di predominio. e Hai visto quella signora truccata da Indiana? Parla modenese.> Scoppiavano a ridere, per lungo tempo. !!no alle lacrime; si riaddormentavano; l loro risvegli e f loro sonni erano Intes– suti di questo pensiero lisso sugli altri al punto da stancarle e da conciliare loro nuovamente Il sonno. Uscirono di notte. Ottavio con la sua macchina ern venuto a prenderle, come se Susanna disponesse di una bacchetta magica per cui ciò che desiderava era al suol plOOI. La madre la seguiva come un'ancella. cMla figlia ml ha parlato tanto di lei. signor Ottavio>. disse. La notte era pro!onda, con le stelle eh.lare e palpitanti, il cielo segnato dalle strisce luminose delle stelle cadenti. Sul ritmo del mare, glunge,•a Il suono strozzato e singhiozzante dell'orchestra del jal.Z. La madre trepidava a mano a mano che si avvicinava al locale notturno. come se compisse qualche cosa di illecito. Le donne si guardavano tra di loro. al– le prime luci dell'ingresso. come nemici che avessero smascherato le batterie. Una aveva Inaugurato una pettinatura compatta su cui alcuni rlcdoll davano al viso una crudeltà da ritratto imperlale, e volgeva J1 capo superbo sentendone Il Ueve peso con un piacere puerile. Tutto pareva felice, Jlbero, senza legami, senza ricordi. La tromba lntonava già Il suo ~~t~f %s~"~o~~fn1:.n~ e:i1 sdf~1~ la serie degli altri strumenti. Si alterna• vano, In quella specie di tentativo di so– praffailone. ricordi di strani malesseri. Impressioni !ugne! di qualcosa di proibl• to e respinto, e rltornan1e; richiami di un'umanità In uno stato di dormiveglia. senza volontà, In prOOa ai ricordi di una Jantasla sen:r.a governo; una specie di pinguedine tremolava su tutto, e una tranquilla, pigra voluttà che non aveva tona di compiere un gesto. I suoni evo– cavano un'Intimità, ln un atto che si vo– lesse compiere senza riuscirvi: si lamen– tavano voct dl argento di eunuchi In una lontananza di deser10, mentre una droga faceva Il suo elTetto e qualcuno vaneg– giava. Un ,·entriloquo pareva dominare Biblioteca * Raeeonto ,li fJ01_•rado Alvaro tutto, rimpiangendo buffamente una gio– ventù perduta, occaslonl perdute. un po– tere perduto. Era difficile cambiare SO· gno. In una posllura angosciosa: In dc• !~~iz~~r :!~!~ 1 ~~~asii11~n~on~ogr~a::;l~~~I Jevavano gli occhi per guardare un tlO· mo. n ballo era un movimento convulso, di gente stanca e che faceva fatica, quasi sotto l'effetto di una droga. Era uno sten• to, una smania senza scopo e Imponente. Passavano In quell'armonia continua– mente burlata e fnrstrata ventri grassi. chiome disciolte, In una specie di palude, ·fra rumori dl scivoloni, cadute, grida sof– focate. Giungeva a tratti, con un brivido di malattia, il fresco del mare. Susanna aveva imparato alla scuola di danza. ira a,nlche, il passo di quel ballo, ma ora. per la prima volta In un amblen• te In cui doveva ripetere la lezione lm• parata, quel visi truccati. quelle labbra rettu-lcate aJ disopra della linea della bocca, quei seni, quegli occhi, le davano l'Impressione di un mistero sessuale sve. lato, e tutte le !orme le parevano slgnl• !icare qualcosa di illecito. Si s1>aventò di queste prime lmpi:csslonl. Pnragonando I suoi sogni e le sue fantasie a questa realtà, le sue fantasie \:','leno pure della realtà presente. ma confinate In un lim– bo di lmmaglnazlonl, provava un dlsgu• ' -i~ . \. . * Siamo Ueti di pubblicare questo brano inedito di uno dei 11ostri maggiori .se1·iJ,tori, Corrado Alvaro ~ A/>/Jarfrà esem.J,lare al let• tm·e la ·misura stili.stica e letteraria di queste j,ngine, nonché il rigoroso ùnJ,egno morale che 1·ivela nella rnJ,presentnzione dei caratteri quelle qualità di critica e di osservazione del co• stume che manifestano in Alvaro, oltre alla personalità dell'ar– tista e del narratore, la natura e la problematica del saggista braccia; segnavano con un lieve battito li primo tempo del passo, e si abbando• navano lasciandosi rapire. Esse erano le più vicine a quella musica, esse Cé)lpe• stavano sQtto I loro passi tame cose bu– giarde di cui era vissuta la passata glo• ventù. Esse si lasciavano dietro come ri– morsi i dolori sofferti, I piaceri proibiti. ' «Le calzette del Papa? Ohe Idea! Ma pcrehè? >. e Anche l'America, però. Non ce ne ac– corgiamo, ma qualche cosa sta finendo. E l'America si ritroverà come l'Europa>. e Quando lo vidi Il conte Simonettl, uJ. tlmamente, a Milano, era presente anche il commendatore ... E lo gli dissi, oh, caro conte. ml dica un po' ... >. « Ah, sl, I tedeschi hanno di buono I dolci, ma quanto al resto ...>. e Lei cl ha messo un mese, perché bi– sognava cucire pezzo per pc-a.o ognuna delle strisce di stoffa, !arei il punto a glomo, cl voleva una grande diligenza. Ma non aveva niente da !are, e cosl è venuta fuori la graziosa pellegrina che veste bene, diciamo la verità. Sono tanto di moda ...>. « Io non cl starci nemmeno dipinta. Saranno belle le spiagge di Napoli, ma con quegli scogli sono !atte per gli uo– mini. Non per niente ci vanno tutti 1 matti di Europa. La gente seria, la gen– te solida ...>. Susanna, dritta davanti al suo cava– liere, ascoltava queste parole, mentre egli le sussurrava qualche cosa a propo– sito del 5uo vestito. e Che stupidaggini stanno dicendo>, ella mormorò. Col sen• tlmento critico e acerbo del ragazzi. si vergognava che quelle parole venissero dal .gruppo In cui si tl'ovava sua madre, la quale nveva detto proprio lel, a squar– ciagola, l'ultima battuta. I discorsi erano quelli che aveva sempre Inteso, le frasi di sua madre le conosceva a memoria con tutte le IJ)ausee i muta.menti di voce. Guardando Intorno do steccato ohe olr• condava la pedana. gli alberi, I vasi di !lori (di cemcn10, ornati di visi di donne tondi a dal rpro!jll dritti), i paralumi CO· lorall, i tavoli. apparecchiati, a uno di questi una donna pallidissima dalle gran– di occhiale dipinte, tra due uomini ve– stiti di nero, al trovò come in un viag– gio tante volte :fantasticato. Pensò: « Quando sarà finita la villeggiatura. tor• nerò a casa. e la vita tornerà come prl• ~a dOn~eb:i1 1 ~a!"!f~~~~bb~~~i 0re a ~e~ sica si dissolveva, sl dluolveva Il senti• mento arcano, solleticante. ridevole e la• ~ft':~~sdi g~n~~s~~~~- \>r°:.•~a:autt~~t~~t ra~ Un cntdo ritmo di ginnastica. Attra.verso queste Impressione, ella diventava peno– samente donna. scoprendo In ogni Im– pressione un sentimento della vita avve– nire. Le venne a mente il tedio della scuola, tanto quanto è imparare, adde– strarsi, Iniziarsi. Tutte le sue Illusioni la salutavano di lontano, cita si trovava Imbarcata per la stagione della lemmi• nllltà. Il viso di colui che amava si al– lacciò al suo ricordo con un'espressione di uomo Illuso. Fu cancellato dalla vi– sione di un uomo che Hltellava davanti alla sua dama come se la prendesse dl assalto senza riuscirvi; disgustoso. Su– sanna disse d'essere stanca; non riusciva più a muovere un passo. Sedette In di• sparte. Ora che ne era fuori, la musica rlemer,geva acquistando la logica d'un discorso e un slgnUkato. Ella ora lo ca– piva chiaramente, come si capisce un .fatto che si ricorda e che è passato per sempre. Il penultimo giorno della villeggiatura, Susanna e 6Ua madre a ndarono a vedere Il mare da nna terrar.ta del Grand HOtel. Erano con altr e signor e. c'era l'Elvira e sua madre. Il Grond Hòtel era vuoto, ormai, del suol clienti della 6taglone, e nel salone si trovavano alcune autorità convenute In occasione d'una cerimonia. I giornalisti Intorno a un tavolo si pas– savano alcune carte. Alcune signore In abito da cerimonia parlavano sul piane– rottolo della scalinata e si spingevano l'una e l'altra con delle manovre curiose. mettendosi a passo per un poco, e poi sollecitandosi a varcare la porta con una amabile spinta del braccio. Guardarono distrattamente le vlsltatricl. Nel salone, una donna seduta in una poltrona, In una posa da ritratto, col viso asciutto, gli occhi fermi, posò per un attimo uno sguardo su Susanna. Tutte parevano ac– corse sul posto per constatare, con l'In– tervento delle autorità, la fine della sta– gione. I camerieri e I facchini Indaffa– rati avevano l'aria di volere sgomberare al più presto, ma Intanto osservavano uno per uno I personaggi dicendosene I nomi. I corridoi erano vuoti. Il tappeto oliva e paonav.o attutiva I passi. Le porte di qua e di là, chiuse, davano la idea del vuoto, e Insieme la s~estlone ~:na~:l~~~u!'il!e~ii~ri 1 a~~:io~t1i r~: mento dell'ascensore che andava a tratti :: la~, 1 ~S1~a~~gv~'"~e;nec~~hr~~w~ ARDENGO SOFFICI: Rllratlo di Corrado Alvaro Cdis.l un Impulso, vi si abbandonavano; lei slessa si trovò tra le braccia di Ottavio, e battendo 11 plOOe ln terra le parve di avere dato lei 11 segnale. Navigava ora In un mare di sto!Ie e di pro!uml con• fidati In un attimo come segreti; l'on, degglarc del corpi, dapprima vago, fe– stoso. rituale come una processione. mu• tò presto In una festa ohe si accende; guardando di sulla spalla del suo cava– liere quelle schiene, notava come ognu• na di quelle donne tenesse nel ballo un fare Intimo; alcune rlluttavano buttan• dosi all'Indietro: altre parevano avere Il passo legato da un Impedimento Inter– no che a.veva qualcosa della malattia; altre si abbandonavano del tutto, come 6C supplicassero; e altre ancora. per quanto Il cavaliere iposa.sse sulla loro la sua guancia, sembravano soffrire di una specie di !rigidità per cui la voluttà sca• turlsse .penosamente, e per una finzione bugiarda. tabella di ottone lucido dell'ascensore, in tutto quello ohe poteva rUlettere una immagine, specchiarsi I visi delle donne ormai lontane. gli uomini col visi chiusi e segreti, Il riflesso degli sguardi e delle epidermidi, tutto quello che di segreta• mente vissuto resta di una stagione bal, neare. Gll atesst camerieri parevano di• sgustatt di tutto quanto avevano veduto, saputo, ascoltato, indoVlnato. E tutto ciò dava una specie di ebbrezza contagiosa. C'era l'odore caratteristico di tait luoghi, di cuoio di buone vallge, di acqua di colonia. di ultime gocce di profumi rl• masti in qualche ~etta dimenticata, dl ciprie decomposte; e quell'odore caldo ancora, d'una presenza appena dileguata; ed era Il caldo d'un raggio di sole. Le visitatrici parlavano ad alta voce, per abbassarla davanti a ogni porta. Le ra– gazze avevano voluto salire a piedi le scale-, attratte da quel mistero di vita vissuta: I camerieri e i garzoni degll ascensori avevano Jl contegno di chi mo– stra una dimora di genie privilegiata. Esse st sentivano piccole sotto quegli sguardi, e non abbastan:,,a pericolose, non abbaslan7,a vissute. n lusso le opprime-– va, le turbava, cd esse cercavano dl !arsi animo parlando fitto. sto che la faceva arretrare. Avrebbe vo– luto fuggire. ma la tratteneva una curio– sità moN>Osa. SI stampava nella mente ogni posa e ogni atteggiamento, Il modo con cui le donne accoglievano le parole sussurrate dagli uomini, come penetra– vano ln loro e lç !orzavano, mentre fin• gevano dl non capire. Era sicura che fin• gevano, come aveva !lnto più volte lei stessa di capire. Come aveva finto di gustare a volte un vino forte che le dava la nausea. Sua madre guardava la scena come una rappresentazione farsesca. e rideva agli accenti degli ottoni. della tromba che non riusciva a far senllre la. ~~rui~e 11f:U~o·u:;,~tt8r! 1 i·i~Jg";::i~a~~ di gonfiarla Inutilmente; una voce sol• tlle e diafana ne usciva. servile. impo– tente. Era .divertente come una maligni• tà e un pettegolezzo. L'orchestra segui– tava un suo Interminabile discorso; un vaneggiare In cui ognuno era malato di una sua fissazione. e dl mnU nascosti e tncon!essabill, appena balbettati. Una donna mulatta Jaccva vibrare una sega che dava un suono lamentoso; a,·cva il viso madido di sudore. Si mescolavnno a tutto ciò i profumi che si scomponeva– no, penetrandosi l'un l'altro. L'uomo che suonava Il violino era un poco gobbo, suonava !orse singhiozzando, per una vf. rllità perduta. La madre di Susanna ave– va gli occhi lucidi. Quegli accenti le fa. cevano ricordare giorni Jontnnt, le apri– vano Il segreto di cose che non aveva mal capito. Era proprio quella musica che faceva ~~~!1"~/ ! r:~~to~us!ci!~t~t 1 !~,as1~ solitudini lontane. accennava a ricordi di infanzia. traduceva per simboli sonori sconforti e disgusti, e la rassegnazione al disgusto, ln!lne la voluttà nel dlsgu, sto: ecco 1 rls,·egll. al matllno. l'odore tiepido del corpo s,·egllo, ecco la solitu– dine senza amore di chi crede di essere amata. Passavano ricordi di persone e di incontri, solidi signori col loro profumi greVI. parole udite dal passanti, 11 conii• nuo logorio dl quelle parole. lo sciupio di tanta umanità In quella perpetua lllu• slone di felicità. La musica era un velo che si lacerava mostrando una vita sen- 1.a senso !atta di Inganni e di parvenze, In cui 0 gtluno si confondeva con l'altro. e tutli Insieme erano la stessa cosa; la musica smascherava una dietro l'altra tante Uluslonl, guidando ciascuno e tutti attraverso le suggestioni dell'Intimità, contraffacendone gli accenti e I rumori, rivelando la vanità di tutto quanto era stato ritenuto vero e sacro. Dileguavano dalla fantasia l pensieri cui si era ere, duto, gli occhi si sbendavano, s'Intrave– deva la verità della vlia: un inganno, tutto era lo stesso, tutto stava per trn• montare In una confusione In cui era le– cito tutto. Le signore non più giovani guardava. no le ragazze che si apprestavano al bal• lo tirandosi giù la veste, vibrando le ) Bianco Sotto queste Impressioni, le matrone guardavano agll abiti, alla !resche:r.za delle vesti, ai seni pungenti sott o la sto(, 1a, alla verginità e lmmacolatCZ1.a della stofl'a. covando ognuna con gli occhi la propria !lglla. Le ragazze finivano col formare un gn1ppo In cui erano disposte come fiori in un mazzo; I loro occhi lu– cidi. le loro labbra che ripetevano In un sotrlo li ritmo della musica, mentre un vago tremito delle ginocchia ne segnava Il ritmo, formavano qualcosa di prcpo- 1ente e smemorato che era la gioventù, la speranza, la Vita. Susanna aspettava In piedi, davanti a OttaVlo, con le braccia distese lungo I fianchi. che l'orchestra riprendesse. Sta– va di fronte a lui, e Intanto le pareva di vedersi dal di fuori. Indovinando come cadeva Il suo abito bianco di raso lucido che la vestl,·a come una gualnA fino alle ! 1 ~~~~~a~~n ~Ja~fc:ld~:lh~~~~:}~ngi:: momento provava una sola lmpazlenw: di vedere come. nel passo. si sareòbc mossa la parte ln!erlore della sua veste, o meglio, di sentirla. Con una fantasia Jlreclsa vedeva Il raso avvolgersi Intor– no alle sue caviglie, delinearle per un nt, timo, cancellarne Io stampo come un bel \'Clo d'acqua, per poi riformarlo. Tutta lei era tesa a quell'effetto, e nella scarpa nuova, argentata. dalla pelle asciutta e morbida che le stringeva ll piede e le dnva Il benessere delle cose nuove, sen– tiva un solletico che le dava una pazza llarltà. Era entrata nel ballo alla ripresa di un pcz:,,0 che le piaceva e che cantava spesso: e Non so ben come si chiomi. ma fa d" d" d11,d" du d" du>. La rlsentl quella musica, !orte, e le parve di caplre In un lampo a che alludessero quelle sil– labe e quel ritmo che le erano parsi una filastrOC"Capuerile. SI sentiva liscia da• vanti al suo cavaliere. la veste era uno squame. tesa e nuo,·a; ebbe ripugnanza al pensiero che la mano di un estraneo "' si sarebbe posata lasciandovi il segno. Davanti. dove la stoffa era tesa da una anca all'altra. qualcosa dell'abito dell'uo. mo ne avrebbe turbata la liscia super– ficie. Faceva cosi conoscen1.a col primi vesllll di donna che Indossava: e troppo presto>, come avev,a sentito dire a mez. za voce da qualcuno. Questo s!lorlmento delle vesti le suggeri lo sciupio delle su. perflcle plù curate, pettinature. belleul. e I fiori che si sciupano. Nello stesso tempo, sorgeva In lei l'Idea della falalltà di questl tatti, come una legge cui blso• gnassc sottomettersi. A una pausa del• l'orchei;tra, mentre"aspettava che Il ballo riprendesse, sentiva l discorsi del gruppo delle signore sedute, fra cui sua madre. e Oh. non ml parlate del tedeschi. Un mio amico giornalista ml disse una volta che un tedesco era venuto In Italia con l'Incarico di fotografare le scarpe e le calzette del Papa mentre sale In trono. Essi mancano proprio Interamente del sentimento rellgios<;>. Sentl 11 peso di una fatica. e si sor– prese stupidamente a girare portando a. spasso l'uomo divenuto bambino. La mu- Dall'alto, Il mare si vedeva torbido, solitario, selvaggio; si lanciava contro la spiaggia quasi vuota dove I pochi su, pcrstlll parevano naufraghi In attesa di soccorso. Palmo per palmo, esse misu– ravano mentalmente quell'acqua, ricor– dando le gite In bare.a. e non le loro sol• tanto; Je .tughe, le assenze; e Poi le par– tenze di tante donne alla fltazlone e sulle automobili, col visi costretti sotto H cap. Corrado Ah•aro sullo sfondo di Trlnltà del Monti, do,•'t la lUI\ c1111a romana pello. ridivenuti faccle di tutti i giorni, con l'espressione chiusa e monotona del– la vlta normale: le avevano vedute sor• ridenti e raggianti nell'estate, libere e avide. Ricordavano gli scherzi sulla spiaggia, Il contatto preso con gli uomini col solito pretesto di !arsi leggere la ma– no; ognuna. sulla sedia a sdraio, con una corte d'uomini seduti e accosciali. era stata una regina, ne aveva avuti I modi. E ora, eccole verso la città, col bagagli, i bambini. Il loro uomo, Il loro dovere e la loro vera parte nella vita. Da un libero regno Ignudo e parato di !antaslosl costumi. erano decadute ln una specie di uniforme. Dov'erano le pas– seggiate sul viale, nel costumi più dlver• si, in un rltorno alla natura Incipriato, con quel primo brivido di un principio dl nudità che era andare sen1.a cappello e le chiome at vento. I visi lavorati lm• placabllmente dall'ozio, col pensieri in• quietati da tante cose 1urtlve, per cui sembravano piccole belve continuamente vibranti di pericolo? Dove I discorsi a voce alta. troppo alta, da parere nudi anch'essi. con cui quella società faceva 11 verso d'una società più alta, chlaman• dosi con nomignoli e Imitando Il tono della voce stonata, la cadenza, la pro– nunzia venata di esotico? Susanna ed Elvira, sulla terrazza, In disparte. si te– nevano allacciate alla cintola. e Ma l'an• no prossimo, disse l'Elvira, torneremo qua>. « Credo che l'anno prossimo sarò spo– ·sata > disse Susanna. e Lascerai tuo marito a lavorare tn città>. e Giusto> disse ridendo Susanna. e Tutte !anno cosl, un po' di libertà ci vuole>. e Noi resteremo amiche, ò vero, Elvl• ra? Anche quando saremo tornate In città. In città non posso uscire sola, tu lo sai. Invece, se usciamo Insieme, la mamma ml lascia andare>. e Se non cl prendiamo un po' di liber– tà da ragazze, poi verranno anche troppi pensieri>. e Divertirsi un poco, quando non si !a niente di male> disse Susanna. e Quando non si !a niente male> rl• pet~ ElVlra. e Io devo sempre dire bugie; che bisogno c'è di dire bugie? Anche se andassi tn una città vJclna, a !are una passeggiata, che c'è di male?> e Ottavio ha l'automobile> disse Su• sanna. e Ci vanno tante signore, credimi, lo lo so. E quelle che tengono una casella postale, non cl vanno tutte le sere? An, ch'io ho una casella postale. Non ml piace andare a ritirare le lettere !ermo Jn posta>. Esse si strinsero un poco l'una all'al, · tra, sentendo 1 loro corpi forti, la schle• na dura e splauata, Il fianco trepldante. e Io voglio bene al mio !ldan1.ato. Ugo è tanto buono. Io gli vogUo bene davve– ro > disse Susanna. e Ma Ottavio è divertente, di' la ve– rità >. Ella trovò esatta la detlnl~one; e det• ta con un tono che aveva sentlto neHe Il• gnore. CO~ 1: 1 ~"~~1~i1!~ro!~bil:~an~~- ::i 1 t~ bene. Mi diverte. Credi che ml ami?> cTu lo ami, per caso?> chiese Elvira. e Io, no. Ma aJle volte fa certe Jabbra bianche, diventa pallido, trema quando ml si avvicina. Ml piace vederlo soUrlre. Voglio !allgll dispetto, che BI ricordi di me. Tu verresti con nol a fare una PH• segglata ln macchina? Non ha.I qualcu– no che li accompa,gni? > < C'è Silvio. Tu non lo conO&CI.Si va e si torna in tre o quattro ore. In qual– che città vicina. Ci sono tante che lo fanno. E nella nostra città vmgono da fuori, alla stessa maniera. E' un lavoro ...> Elvira parlava rldendo. Più giovane di Susanna, aveva un'lntelllR'Cllza ph) esatta, una malizia pronta. Era anche più !orte e più accorta. Disse con tono sprezzante: e Io et sono andata. E !lngo sempre di non conoscere la città, dove pure vado spesso, quando ne parlano. Tu non sai che Impressione !a sentir dire di un luogo che si conosce, e fin– gendo di non conoscerlo. SI sta zitte. Oh, si Incontrano diverse donne che si rltro– vano poi nelle nostre passeggiate sul corso. Chi va e chi viene. Cl guardiamo, 11nglamo di non, esserci mal vedute. Vie, ne da ridere>. e Tu lo ami. Silvio?> chiese Smanna. e Un capriccio> dls'sc ElvJra con una smorfia allegra. e Credo che lui sia In– namorato. Lo dice. Ma che Importa? Im• porta muoversi. vedere, sapere, e stando bene attente. Quando vedo tanta gente che si muove, si agita. crede di !are chissà che, e so tanta roba, ne ho vedute tante, ml viene da ridere, ti assicuro che ml viene da ridere. Cli uomini sono pro• prlo stupidi>. Ella parlava liberamente, col suo mo– do un poco patetico e dolce. Aggiunse: e Gli uomini sono tanto stupidi. E mica cattlvl. Soltanto che l'umanità è piutto– sto sporchetta, e per !or7.a. Io ho bacia, to te, tu baci me, noi due baclamo altri due uomini. quelli a loro volta allre due donne, e cosl via. Pensa che gran pas– saggio>. Susanna, allacciata sulla terrazza, vi– de le righe di un campo di tennis girare e confondersi, ebbe un attimo di verti• g!ne e sentl la bocca piena di saliva disgustosa. e E d'altra parte, gli uomini sono cosi, e noi...> disse Elvira. e Ma Ugo è buono, Ugo non è come gli altri> disse Susanna disperata. e Che c'è, ragazze?> disse la signora Vanda che stava dicendo < Bello, bello>, con le amiche. e Niente, è l'Elvira che dk:e tante scloc• chezze > disse Susanna. Scesero a piedi, fermandosi sul piane– rottoli. Le signore leggevano I numeri delle camere, guardavano le parte per lungo e per largo, I vetrt delle finestre opache del corridoio, che filtravano 1l sole chiaro e già autunnale. Susanna stringeva la mano all'amica. Ora che voleva sapere, temeva le s!ugglssc, e di non rivederla più. Con un accento appas• slonato che sol'prese l'Elvira, disse: «Pro– mettimi che cl rivedremo spesso, In cit– tà>. L'Elvira le disse sottovoce, tra i capelli in cui l'odore dell'nrrlcclntura per• manente era arso cd estivo: e TI devo dire che gli uomini sono degli Imbecilli. Falli spendere. Falli pehare. Che s'lm– p!cehlno >. L'atrio era deserto. Le autorità si ve. devano, In fondo al corridoio, In una sala, Intorno a un tavolo con un trlon!o di !lori nel mezzo; avevano visi segnati dagli stessi pensieri, annoiati, stanchi, come se Jossero In vlaga:lo. CORRADO ALVARO

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