Fiera Letteraria - Anno X - n. 12 - 20 marzo 1955

Domenica 20 marzo 1955 FATTO NUOVO Al "PICCOLO TEA fRO DELLA CITTA' DI MILANO,, "Processo a Gesù" di Die~o Fabbri nella interpretazione scenica di Orazio Costa Diego Fabbri, ritornato da Mi– lano, dove ha &egulto le ultime prove e le prime rappreacnta,tioni Ml auo Processo a Gesù, ha desi– derato cM 1ulle colonne di qucato giornble, di cui egli t U < condiret, tore reaponaabile >, veni.t,s aem– pUcemente documentata l' acco– glien.ia al suo nuovo lavoro attra– verso un panorama di giudizi della atampa. italiana Ci aiamo percib adoperati per ainteti.t.tore nel miglior modo que– ati giudin. "li Corriere della Sera,, (Eligio Possenti) < Un successo caldissimo. Diego Fabbri ha dato Ieri sera la piena misura del suo talento di drammaturgo afJrontando un argomento arduo e complesso, con serietà di preparazione storica politica e moson– ca e con abilità consumata di uomo di teatro. SI discute molto in questo dram– ma, ma la discussJone non è mal fredda e accademica; è continuamente allmen– -.tata da un calore umano, da un Intenso fervore, da un'ansia di verità che tramuta In vita le argomentazioni. Tutta la storia· di Cristo passa nel dramma a scorci a rlchlaml, a baleni e a indugi, tutti I pl'Ota– gonisU della vicenda evangelica appaiono. accesi contrasti si susseguono e si inter– secano, personaggi moderni In accenni di vesti e di aspetti del Nuovo Testamento si alte rnano, formando un quadro armo– nio.so, denso di toni e di accenti, di timori e di ardori, di ritegni e cli sfoghi. Una opera che onora uno scrittore per il co– raggio col quale ha superato gravi difll– coltà tecn1che e di contenuto, per la abl• !!~~ nel toccare punti dellcatl e sensibili, per l'alta considerazione delle posslbllltà del teatro moderno, per la vittoria otte– nuta con un'arte dlfficlle. Dopo 11 suo potente dramma lnqul.!i• :::ione, Dlego Fabbri era ben In grado di tentare cosi elevata materia, che andava elaborando da tempo. Gliene era balenata l'Idea dopo aver letto che, nel 1933, alcuni studiosi ebrei avevano rifatto li processo a Gesù per appurare se ~ndo la legge giudaica di allora, era giusta o no la con– danna ed erano addlvenud al riconosci• mento della piena Innocenza. Le vicende dell'ultima guerra, le persecuzioni spie– tate e feroci contro gll lsraelltl, auspice il farnetJcante Hitler, li massimo proble– ma che s'è Imposto al mondo moderno se Pubblichiamo la sintesi dello straordi11ario suc– cesso di questa "rappresentazione,, che supera, per la vastità degli interessi che suscita, quelli che sono i normali confini del teatro con Cristo o contro Cristo, hanno matu– rato nel Fabbri Il proposito; ed egli ha scritto il dramma che abbiamo udito Ieri sera. • Sacra rappresentazione? Attatto. Non se ne vedono I caratteri. Piuttosto sintesi drammatica condotta con animo di cre– dente e spirito di poeta. nella quale il pas– sato e Il presente si Condono In una con– tinuità di Indagini. di sofTeren7..ee di con– solazioni. Il Fabbri t,a Immaginato che un tale ebreo, Ella, professore di critica biblica all'Università di Tublnga, si sl11. posto, dopo l'lmmane tragedia del111. ~~::{da ~t~n~l~!~;:~;~~1~!t1 d 0 ~ tutti? Forse percflè a quel tempo dlccm mo: CM il ai,o cang11e ricada au di noi e au, noatri figlif E se tosse proprio cosi? Come avvennero allora I latti? Rlcostru lamoll, rifacciamo Il processo, ma In mez– zo alla gente d'oggi, vediamo se l'accusa a Gesù di Nazareth di avere con la sua magia sedotto e sviato Il popolo d'Israele. era fondata e se a buon diritto fu croci– fisso•'>. Dopo aver fatto la .!intesi del dibat– tito e storico> clwJoccupa l'intero primo tempo, Eligio Po,senCi continua: e Quando la seduta riprende, la con– tesa si allarga; Intervengono persone del pubblico, tra 1 e quali un sacerdote trave– stito, uno spretato, un a-lavane, una bion– da Maria Maddalena d'oggigiorno, la madre del morto Daniele. Il dibattito sl amplifica. Come mal :n un mondo che si dice e si crede crlsUano non si vede o si vede pallidamente la presenza dl Cristo? Ecco Il tema fondamentale del dramma dl Fabbri: la presenza di Cristo. SI teme Gesù, non si ha Il coraggio dJ lmbattersl frequentemente In Cristo e nel suo mes– saggio. E' una presen7.a che si vorrebbe dimenticare; che chledP agli uomini di superarsi, che Invita ad amare In un mondo pieno di odi!. La discussione si lnlervora tra person11.gglIn scena e per– sonaggi In platea e salendo di tono e di ardore assur2e a un clima 'Irico, nel quale Ella pronuncia la sentenza asso– lutoria In nome dea'amore universale. "Io sono la resurrezione e la vita". E Cristo croeJnsso sul Golgota, rlcrocUl.sso dalla critica storica, ridiscusso lert sera di nuovo è risorto ,. glun5:"endo alla seduzione storica dell materia la rlccheu.a della sua sincerità di artlnta; ed ha creato uno spettacolo che tutti dovrebbero vedere, credenti o "L'Italia,, (Enrico D'Alessandro) e Processo a Cristo:, è veramente una .;~~O:b~~!. rt!gt~l~rl~~~n~t~~~ !Ione non è stata !orse sempre costante, ma la presa sul pubblico non è mal man– cata per l'ardlteZ7..ae l)Cr l'orlglnaJJtA del procedimento drammatico. Ha espresso l'arduo tema una sobria dignità di lln– guaeglo, anche se l'invenzione qualche volta ha mancato di forza. Diremo che cl ha convinti di più Il secondo tempo, dove Il Fabbri ha saputo raggiungere momen• ti di vera comunione con Il pubblico, In– solitamente e Improvvisamente messo di fronte all'un1co vero problema che conU:t. Stampa libera "Corriere d'Informazione,, e Non da oggi la problematica cattoli– ca ha Impegnato la scnslbl!Jtà di Dleeo Fabbri come commediografo di una sem– pre presente cosclenui cr1stlana moder• namentc atteggiata. Da Orbite che, rap– presentato a Roma nell'ottobre del 1941, è, In ordine di tempo, 11 suo pr1mo dram– ma, a Pal11di dell'anno seguente, a La libreria del. sole del 1943 - doloroso ri– tratto di un giovane seminarista che, tor– nato a vivere In famiglia, cerca di tro– vare nell'lnquletudlne del mondo sccola• re la s ua ragion d'essere e non la trova se non dando.si di nuovo aUa sua missio– ne redentrice - la teml'ltiea religiose. ha !f1~1: s~~~to~ si~ .~:':e~n!ii La stampa C(lltolica sette anni. il Fabbri dà aUe scene, nel 1950, l11quisizione e Rancore, due lavor1 dlsorient-antt torse U pubblico ma favo– revolmente segnala.ti dalla critica plù at• tenra. Nel 195 1 fu l a volta di Il aedllt• tore, presentato al Festival veneziano della prosa di quell'anno e. nel 1933, ProceHo di famiglia, acre rappresenta- 7Jone di certa lpocr1ta borghesia moder• na. Ecoo ora Processo a Oeait, due tempi e un intermC?.zo, messo tn scena da Om– zlo ~ta e recitato lert sera al Piccolo Teittro, dlnanzJ ad una platea af!ol111·. tlssima, attenta. che ha manllestato più volte a scena aperta H suo consenso e alla fine degli atti applaudito lungamen– te, !estegglnndo anche l'autore>. "Il Popolo di Milano,, (Silvio Giovaninetti) e In sostanza, all'origine del processo. errore di procedura e malvagità si alrea– no a preparare conseguenze fatali. Gesù era Innocente, affermano quindi I gludl• cl contemporanei: e qui. ad essere punti• gllosl, si possono dare del moderno giu– dlz.!o due lnterpretazlon1: l'una che, cor– reggendo una condanna la quale suscitò un martirio e la trionfante aaennazlone di una dottrina, quegli ebrei di oggi vo– lessero, Idealmente, cancellare anche Jl valore del marcirlo st~so. rlproclaman– dosl, come appaiono, In attesa del Mes– sia tuttora ll<'gato. L'altra. più probabile, che ripercorrendo con occhi nuovi l'an– tica strada dei padri, essi abbiano voluto esprimere un'ansia segreta della loro anima, un'lnquletudlnc di ricerca che no– nostante tutto li accosta al nostro con– cetto di Gesù figlio di Dio. E l'Interpre– tazione plù poetica, è quella éhe Diego ~ Fabbri ha dato al giudizio recente, chie– dendogli poi l'Jsplrazlone per le scene di Ieri. E perciò ne è venuto una specie di processo nel processo, ·e un'ampllftcazlo– ne che ad un certo punto tocca termini molto vasti e porta al dibattito zone di popolo diverse e lontane, quasi un coro che si precipiti nell'azione e la modll'lchl, o per lo meno la ~ltl senza soste. Il giudizio del Sinedrio insomma non fini– sce con la condanna; Il processo conti– nua nelle coscienze Individuali, anche a distanza di secoli, e I suoi rlsultall mo– rall alimentano Il mondo: questa l'Inven– zione (la continuità ldeale di una discus– sione e di una persuasion e che va oltre l'eplsodlo storico) scenica c.he 11Fabbri ha trovato ad esaltare la e terna speran– za e l'eterno bisogno di .fede del mondo. Plrandelllanamente, lo scrittore catto– lico lnvent~ che una compagnia di co– mici. oa-nl sera In città diverse, rievochi l'antico giudizio contro Cristo, e che riplasmando le drammatiche !asi della Inchiesta <Cesù è assente) fra giudici, testimoni, spettatori, attenda. con un'an– sia sempre rinnovata, che qualche even– to Imprevisto si produca, Il quale cambi Il corso conosciuto dnl fnttl. E' forse, que– sta, la rappresentazione scenica dello spi– rito umano Inquieto e Inappagato. In cer– ca di verità Immutabili. Jn tal modo. nella flnzJone degli attori che ad un certo punto sembrano confondere magicamente le rispettiva personalità, le vicende che por– teranno Cristo alla morte si snodano dal colloqui, da2ll Interrogatori, dagli !nel• denti, dal l)lanto, dalle lmprcca.z(onl e dalle Invocazioni di Ella, di Rebecca. di Sara, di Davide, di Maria l\faddalena, di Maria di Na7.arcth, di Giuseppe, e via di– cendo. li processo segue con fedeltà la narrazione degli Evangell: riproduce lo sgomento e l'abbandono del discepoli - v'è Pietro, l'impetuoso. Giovanni. li dlffl• dente, Giuda, Il ladro e Il traditore -. rie– voca Pilato e la sun clemenza fino alla celebre decisione, guldn certezze e dinie– ghi sulla natura divina di Cristo, Infine concerta Il rovente urto di idee della se– conda parte, dove li popolo. Intervenuto a continuare 11 processo nel commento, • lancia accuse e preparn difese. Intreccia tesi ateistiche a tesi ortodosse, e ftnlsce per consentire, con le battute ultime di Ella, che quanto dJ bene potrà avvenire dopo la morte di Cristo, non è che 11 frutto di una sua presenza; la quale "so– stiene ed alimenta da quel giorno, dal processo, tutte le speran7.e del mondo•·. e Il Fabbri. che sente Il teatro rell~o– so come poesia e come llcvlto da recare ai pubbUcl assetali di Idee, ha trastuso nelle appassionate scene della sua opera una veemenza espressa dal profondo, ag- "24 Ore,, e Diego Fabbri ha avanzato nella pri, ma parte tra le estreme dll!lcoltà del ~~7!~Jrm!~~ ~:els~l~o~~!~~a d!ff~ svolgimento spetitacolare di un processo - con profondo e sentito rispetto, con ansiosa e acuta ricerca delle poslzJonl polemiche, con un linguaggio di lm• ~~~ 11~a~!.'1~t~ !1t~~~~!~t!~g~lahi rapporti tra la vicenda di Gesù e le te- • stimonlan1.e attuali df?ll!asua lmperit11ra presen7.a. Non ha saputo render meno scoperta le preoceupaz.lo™ ? di Prevenire le rca7.ionl e I turbamenti degli spetta- :~s:nv:n~: :: ~~~:'°~e e 1:;~~ cosi a fondo e gelosamente e dh"ersa– mente la vita spirituale di ognuno. Non altrettanto riuscita cl è pana la ie-conda parte, che chiude in un quadro troppo angusto un carlco umano che avrebbe chiesto ben altra ampiezza e ar– monia di esposlzJone drammatica; posto l'argomento con la 9Ua dlaJettica, era dl!!idUsslmo. torse Impossibile conclude– re ln modo conforme; ma la soluzJone scelta non soddisfa, la purezza della ca• tarsi è offuscata dall'aftastellamento del motivi, dalla concitata verbosità del di– scorso, dalla sommarietà delle enuncia– zioni>. Una 5eena di e ProotNO a Getù • di Dlero Fabbri. ~ella roto, In primo plano, Achille 3Iajeronl (Calla) e Francesco :\Iulé (Pilato) lioteca Gino Bianco "La Patria,, e n processo a Gesù tu ano stesso tcm– Po tngenuo e capovolgttore, ma la sua ! 1 ~f~ l~to;t:so ~f~fut ,.:\~ 0 lld~~!, sto ritenendolo noct,·o all'Impero, se gli stessi Apostoli, da Pietro a Tommaso ebbero animo di tinnctare 11Verbo In– carnato. Dopo secoli e secoli, ma allora soltanto, Il mistero del1a sacra vittima re~~~f =R~rr:;~~W e~~~ 1:~~ duli della e-e.nesl dlv1na si rendono oggi conto che la grande vittoria d&l Cristo sul male non è conslsUta nel fare di ogni uomo un santo, ma nei permeare di "co– scienza" ogni coscienza umana. Slamo noi cristiani, dice ln sostanza l'autore, che umiliamo con le nostre ma·le opere l'appartenen7.a al "Credo". Il pubblico ac• cusatore, Davide, li più lrrldudbUe dc&II antt-Cristo finirà per cadere In ginocchio dinanzi at richiamo detla propria coscien– za che gll Indica la via della Verità e Il contorto dell'amoroco perdono. Gesù di Na1...areth viene aMOlto daJ tribunale degli ebrei. Cosl si conclude la rappre– sentazione, tutta sc>stenuta da un severo rlcof'90 storico, dove t personag&'f Ini– ziano a muoversi dall'assunto razJoclnan– te per &1ungere ad ammissioni divine. I poveri, I derellttl, I peccatori, con l'Jn– conecla potenza della soUerenr;a che spe– ra nel premio dell'Aldilà, indicano la glwt.a via ai tiepidi di fede. Un laV"Oro lmpe2'natlvo, senz'altro, quello messo In scena da Diego Fabbri, una sorta di per• sonairsrl che si muovono In cerca di Gesù, alla maniera plrandelllana, ma con un so!tio di lirismo poetico che senza pre– scindere talvolta dalla lndaelne !lloso!l, ca, tocca sovente 11 cuore>, "Il Sole,, • Fra t n<>!trl autori a1ovan1 - la &10- ,·lnezza di un autore, come la vita dJ tutU gli uomini, secondo l'alferma.z1one piuttosto parad0668le di un celebre fisio– logo, In cominci a a quarant'anni - Diego Fabbrt occu.pa un posto particolare. ~-o~ 11 s f ~~~~~~rii~t~ f.l~~=o~: Le tesi che egli aC!ronta sono dl!ClcYI, le sue ambi%klltl. alte e com plesse. Tal– volta, la battaglia è tanto anl.ua. che, .anche Ile soccombc6se In sede pole mioe, Fabbrt troverebbe un titolo d'onore sol• tanto nel fatto d'averla combattuta. Ma egli sa risolverla a suo favore grazie al– la convinzione che lo anima, all'ardore deUa sua eloquenza, alla volontà dl rag– giungere ad ogni costo la dimostrazione che si era prefisso. Una sua opera abba– stanza recente, l11quisf.:io11e, assurgeva addirittura al valore di un atto di fede; e un altro è questo Proce,so a 08.!lif che gli attori del Piccolo Teatro hanno ma– gistralmente recitato Ieri sera e che 11 pubbUco ha accolto con molti lncontra– •S:tad applausi. I "due tempi e un intermezzo", che all'Inizio e In alcune scene centrali r1· corda.no. per le. movenze dlalettlche e la ft~f::~J:1::~~Se~~~n;:~l~ ~&:: sera ai recita a soggetto, pervengono via via a una vlb'raz.lone e a una tensione eecerlona.lmente intcnse; le loro parole non rimangono mal senza eco, I concetti che le }spirano, avvincono senza so&ta. Il succes.,o è stato vlviselmo: parecchi applausi a scena aperta e numer<>ie cal– de chiamate agli attori e all'-autore >, l "laici settari,, Non altrimenti pouono euere definiti i dua critici di e La Notte> e del e Cor• rlero Lombardo• che anziché vrocadore ad un obbiettivo - 1ia pur severo - esa.– me dell'opera di Dieoo Fabbri ai aono abbandonati ad acri invettive 11011 tan-to ctmtro l'autore (ohe Carlo Terro11 rico– noace, anzi, aul Lombardo ccm1e• com• mediografo autentico>) quanto contro l'alta materia religioaa che, al contra– rio, avrebbe, aemmai., dovuto· inclinarli al ri.!petto. e E', in fondo, - ICJ'ive Terron - sem• ~~1:~h!!r 8 dlJ!o<!;~ ~r:~::c1~.;,'ni c~ Fabbri si propone e non occorreva essere né padri, deHa Chiesa nè docenti Jn cristologia per~arrlvarcl. Bastava aver letto qualche paginetta del catechismo e ricordare qualche parola del Vaneelo. SI sono accortl, nientemeno, che Cristo è amore ...>. L'acredine si int,-eleniace ancor più in E. F. Palmieri - e La Notte> - in quan– to ad essere irritata non iJ 3oltanto la sua aridltt't. di pervicace e, irrazionule ne,. gatore del dramma cristiano, ma la aua molleua di esteta a1ipcrato. Boati rilo• vare che q1,el che por tonti è stato un a1~a,o caldo otten11to di fronte a u11a platea di e prima mUan.cao > - di gente, cioè, avvertita e dif/icUe agli abbandonl spirituali ·· per la aen..,ibilità strazaata o abnorme del Palmieri dioonta una ,1pe– ci6 di esaltazione di porte: • Alcuni si sono scatenati con un en– tusklsmo non disslmlle da quello che in altrl tempi accoglieva, a sentire te cro– nache, le commedie anllderlcall, fremito e delizia di garibaldini, di massoni, di atleti Iscritti alla società glnnastlca "For7.a e avanti">. E su Epoca, qualche giorno dol)O, con– tinualldo a svisare una ovvia rcaUd, di• rà: e Succe,so con v1mte di cntuaiaamo parrocchiale>. E 86 cl fosse b1aogno di rum ulteriore, h1equivocabile prova della preconcc,tta malafede di questi laici settari bastereb– be guardare le segnala:-ioni sugli spet– tacoli che la Notte - di cui il Palmieri C redattore teatrale - p1,bblica per i ,1uoi lettori. Bench.è le rappresentazioni di Processo a Gesù aegnino 10& tutto esau• rito per il teatro fino al !5 di marzo, La Notte, &1' segnalazione del Palmfori, continua ad indicare, attraverso i 11,oi cerch.16W, che il SIICCE'UOdi p11bblico non t a.asoluto. Ora •e si pensa che questo ecritico> mendace ha voce in capitolo in ben tre gioniali italiana (Notte, ~poca e Candido) è faciJ.a tnl8ttrare con che obbiettivitd. il noatro pr,bbllco venoa ix– formato di quel che succede nel teatro italiano. Unità e Avanti Previste su un piano di Preconcetta :f~::Zi'.?nl~~~J1g~a J~~~i:::! d~~ ~~ avuto U ll<tntaggio, au q1wtle • laiche :t, della esplicita dichiara.tione sen:a ricor- Una. acc1u, di • l'roccno a Geiu"' di Oic10 l•'abbrl. Nella rotu. rii ate.ori Ottavio Fanfani (Olu~ da), Camlllo Da rasano (Tomma.so), Franco Gru.loti (Plelro)e Giulio Chau.lcttes (Glo•annl) rere al«J ma.1Cherat11reculturalistiche cd Istruito anche un apposito pubblico con- e3tetiua"tf. Sentite l'Avanti!: • venzionale che, seduto anch'esso in pal- e In Unea cli massima non siamo d'ac- coscenlco, fa varte obblez..lont alle quali cordo con certo genere di rappresenta- naturalmente corrl.!pondono le dovute rt• zl.onl; e questo, non davvero per U tema sposte. E si tratta di risposte, per di più, particolare. Una discussione su un tema mai convincenti. In quel poco di stimolo cattolico c1 è gradita come qualsiasi al- dlaletdco, lnlatt1, che la rappreser.tazlo- tra OOC6ta di&çussk>nc. Ma non cl piace ne contiene, sono solo le obblezJonl alle ll tipo, U carattere renerale della rap- tesi centrali quelle che promettono un presentazJone. Non si può, in un impor- vago lnt.eres&e. Ma eue vengono lnelut• tante teatro cittadino, aperto ad alcune tabllmente soffocate da rtspo&,teche eva• centinala di spettatori presumibilmente dono la rlspoota nel campi della più rl- pagantJ, offrire nient'altro che un dlbat- saputa banalità>. tlto Intellettuale, un'elencazione pura e L'Unità rihena opportuno mettere in- arida di tesi. che avrebbe dovuto avere gudrdia tl •uo J)llbblico con-tro Z6 po,si- la sua sede In qualche sala di cultura, iu; .e:du:ioni dell'autore: e U più attivo dove 11 pubblico avrebbe avuto U van- esponente dell'A2.lone _Cattolica nel gtor• taggto di non pagare e l'altro vantaggio, na.Usmo letterario, net cinema e nel tea- altamente più democratico, di dire se non tro; e direttore della compagnia antico-- altro le proprie ragioni, le proprie ob- munlsta che attualmente agisce all'OUm.- blezlonl alle lesi pronunziate dal rela- pi<n, per poter sbrigativamente co1telu- torl. In teatro, tnvece, Il pubblico si tro• dere che e questo spettacolo non c'lnte- va costretto a subire le ragioni sostenu- ressa. Potrà Interessa.re quant1 son le&atl te dal vati conferenzieri. senza natural- all'antlcultura superata dal templ, non mente avere la soddisfazione di dlbat- chi cerca una tematica rispondente alle terie. L'autore è stato rigoroso, ed ha aspirazioni ed esigenze del nostro tempo>- La stampa settimanale "Oggi,, ,(Vittorio Buuatava) e Tru!erlre in palC05COnlco una vicen• da cosi complessa e amblzk)sa, Imposta• re cioè addirittura Il "problema di Cri· sto" dt fronte alla coscienza degli ebrei antichi e del crist:lanl moderni, era una }~~i:e~ra q~~~r!~~-lg~n a~*a:~: mente l'a'rgomento. sotto Il profilo teo– logico e morale, e adattare ad esso un linguaggio non Indegno, ma bisognava soprattutto rendere teatrale la vicenda, farla vivere attraverso I personaegl, evi– tando da una parte l'astrattezza del lun– ghi monologhi e dall'altra la volgare concretc-1.7.adi alcune situazioni. Ebbene, Diego Fabbri, a!Crontato con spavento Il suo compito ed elaborato scrupol08amen– te Il copione per sette anni. è uscito dal– la prova con un risultato più che soddl• sfacente: ha rispettato la maestosa bel• lezza del tema, ha risolto con emcacl si~! sentimentali le questioni teologi– camente più ardue (e quindi Inadatte al palcoece•nlco), si è servito di un llneuag• gio sempre nobile (anche se con qualche compiacimento letterario), è riuscito a sviluppare scenicamente U "fatto" <con una t:eonlca che ricorda molto da viclno U Pirandello dei Sei peraono9gi e di Que– sta aera •i recita a &oggetto) ed ha rag- f1u;1'g·e~~~:n~~<f~o~er:;~ fi'~~: cerltà e di poesia. "Era Inutile", dice, "che scrtves&l anch'Io una vita di Crlsto per ricavarne uno spettacolo da mm a colori. Dovevo !are qualcosa di diverso, ~~ 0 ;°a1~;~':e~n:rv:~;z ~n~t m ostrare plutt0&to che essi sono libri vivi e attua.li, e che. di tutti lJ)roblemi urpanl, q uello di Cr1sto è 11.solo \'eramente tm- ha~:·n~u~f~d~~a~~ie~i,~~- non "Il 'Tempo Illustrato,, (Salvatore Quasimodo) e Dlei:o Fabbri ritorna alla sua tema– tica del Cristo tradito. Cri.sto tradito dal– l'uorvo, nonostante la Chiesa, l'Imitazio– ne assoluta del santi, la catena bimllle• naria del sacerdoti. Per questa lnt'rzia dell'uomo verso l'Amore tutta la clvlltà crlst.iana, l'arte cristiana non sal'ebbero che un SO&'JlO, il somo d'un vento che s'è appena lt.vato. E le guerre che hanno scardinato duemila armi di storia. urti momentanei d'insetU testnrdl, di caval– lette ondcgglanU su campi di grano: ap- " punto, perchè la conclusione "logica" di fronte aJl'ete"!ltà o l'assenza del tempo, è questa: Il cr1Stlaneslmo è nella sua ln– .fanzla, comincia ora. Fabbri, durante 11 procedimento penale, pre1>ara le sue com• parse (stavo per dire "apparizioni") con estrema pn1denza e abilità: l)('nsate al– l'intellettuaJe spretato che s'Impenna di colpa e denuncia il fallimento del crlstla• neslmo. A correggere l'eresia, interviene un f!l'ete e non può che restare nel llmlti dell ortodossia, anche se aperta popolar– mente. Fallimento no, ma decadenza? Questo Il punto severo da cui potrebbe comlncfflre un dramma cristiano moder– no: un PTOC<!'sso al cristianesimo nelle sue determinazioni umane. Fabbri ha la– scl~to cadere le parole dello spretato. ti– lug1andosi nelle figure evangeliche degli umlll - divenute ormai simboli Jetter11rt - deglt sventurati: del cieco fin dalla nascita, del fle-lluol prodigo, della prosti– tuta, che hanno bisogno del Consolatore per continuare a vivere. Non vo&llono che Cristo sla manomtsso nè da ebrei, né da cristJal\1. Ma l'uomo di Fabbri, lo uomo contemporaneo, è sempre cieco, prodl&o, paralitico, da resuscitare, è sempre un Irregolare? Domande che lo scrittore C0Tl06Ce; perchè dalla schiera della sua laude contaminata. tale è Pro– ce.,,o a Geail, scattano, di volta In volta, angeli e dla\l'Oli a lllomlnare od 06Ct.lrare gli Interrogativi dell"uomo. VI sono più angeU che diavoli, certo; ma non man– cano Giuda. Cal!a, PIiato. Diego Fabbri è entrato o uscito dal suol personaggi appena un pericolo dlaletllco veniva ac– cennato dalla loro mente: ha manovrato il freno della sua lntell;fienza, quando ~ 1 ~f"°~iJ~. 1 k~1tàs~b'iire t1a u~~~1~! sorte di O'Nelll, per ora; per amore del– l'Amore, arriva a un11.conclusione apo– logeUca e provvlden7Jale che, dramma– ticamente, Potrebbe Identificarsi con U "fato" greco o Il nulla esistenziale>. "Settimo Giorno,, (Guido Rocca) e Diego Fabbri è riuscito In 170 pagine di copione. affidandosi ad un Unguarglo vivace, moderno pur nella sua rigorosa esattezza, a renderlo materia viva, ha saputo trarre dalla propria qualità di uo– mo di teatro vero i magici ina-red1entl per Interessare Il pubblico, per farsi ascolta• re, Insomma >. "Tutti,, (Roberto Rebora) • Il grande sforzo che costituisce Pro• cesso a Gestì di Fabbri non corrlsponde, a mio parere, a possibili liberi risultati. polchè l'autore si è Imposto In partenza dei limiti che l'hanno danneggiato. Fab– bri è stato ligio al risultati pre,·edlblll e alle conclusioni ovvie oer eccesso di zelo contenutistico. La semplicità del termini della dottrina cristiana è semmai affidata aJ suol testi. Nell'opera di uno scrittore che vuole portare alla scoperta di quella .semplicità assoluta, la strada per arri– varci deve essere più paa-ata In tentativi di movimento Inventati. in errori non co– dlffcatl. In tal senso I personaggi di Da– vide e del sacerdote cattolico risultano nc2atlvl perché limitano l'orizzonte inve– ce di aprirlo senza confine. Il primo ese- ~~~:~1 1 :1 p!~~~- C:: 1 ~~;d:c~!!n 1 do 0 re parole di una condizione di fede rag– Riunta che si priva dell'lmprevedlbllltà delle· Immagini che oossono testimoniare della .fede stessa >. "L'Europeo,, (Raul Radice) e" 02gl lo sono portato a mlrurare Il dramma di uno scrittore dall'intensità del suo Incontro con Cristo. polchè Cristo mi sembra. oegl più che mal, il vero se– gno di contraddizione, dunque Il vero se. a-no drammatico, della nostra vita". Queste parole premescie da Diego Pabbri al suo novlsslmo Proccuo a Gcaù, rappre– sentazk>ne Jn due tempi e un Intermezzo che li pubblico del Piccolo Teatro della città di Milano ha attentissimamente se– a-ulta e accolta con Insolito calore, stanno a Indicare con quale lncllna7Jone lo scrlt• tore si è accinto a una impren I cui rischi erano molti. e nemmeno tutti facilmente indlviduahlll >. Dopo avor esposto la e trovata> iniziale al • proccuo > a le teatimonian..i:e dei p,r. aonaqgi e storici>, Radica proseguo la awa indagine: e Ora, polchè ogni p.irteclpante a.Ila

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