Fiera Letteraria - Anno IX - n. 52 - 26 dicembre 1954

Pag. 4 LE RIVISTE INGLESI a cura di NEMI D'AGOSTlNO 1f Il Cornhill Magazine compiemille numeri Nel/'! rivi.te ingl.esi di qu.est.i giomi leggwmo Fa.ulkner e Gottfriecl Be1111, Auden e Moravia, Hu.xley e Wilde UN' INTERESSANl'E INIZIATIVA PREHI - ACfllJlS'l 1 0 o•aehe per 9li seritto••i di GIJGLIELHO l•l?l'HONI .. ~ o Bia èO L A l' 1 E R A L E I ·1 1:. R A R l A CRO,V,ICIIE JJJ POESIA ,'I CVBA lJl LVIGI CA l'Jò!l,LI * Da poetica della memoria a poesia delle cose Domenica 26 dicembre I 95 '. Virgilio tradotto da Enzio Cetrangolo * FrammentiBucolici PoeUs divino, il tuo canto ~ co11i.e Il sonno su l'erba a chi ~ 3tanco; come d'estate da un rivo che sgorga dolce acqua spegne la sete. F'onti m1'3Cosi, erbe più molli del sonno,· 1m'ombra rara di fogllt, lontane vi copre e di rami alti: calmate nel verde l'arsura del gregge. Chi canterd le Ninfe e l'ombra dei virgulti intorno ai /011.ti? Ch.i pili d'èrbe fiorita spo.rgerli il suolo1 Dalle Georgiche L'ITALIA Sa la terra dei Medi frondeggla. br1tna di selve, se il Gang6 brilla e d'oro l'Ermo s'intorbida, con le lodi d'Italia in gcra cedano, e Battra e l'lndl4 e Pancaia sabbio.1a, verd6 riva d'incensi. Qui furia di tori dall'alito di fuoco . non in/ransq le glebe ,ajf 8parai vi caddero atroce semina i denti dell'Idra immane mostro ,ul a spaoontarle irruppe ferrea messe di uomhd; ma ubertoso di biade il Maasico umore di Bacco le riempio: tE:rralieta di armenti e di oliveti. Il cavallo da guerra t} qui arduo s1d campo,· di qui, o Clitumno, i orconi candidi e n toro s1iperba vittima, gro,1danti del tuo fiume sacro guidano spesso ai templi devoti i trionfi di Roma. Qui le soste l1mghe della primciuern e tardo il tramonto d'estate; ed albori e germogli e cr&rvi rami di /ri,tti o fecondo le mandrie: non vagano qui tigri rabbiose 6 stirpi di leoni crudeli, nd l'erba inganna mi&ta di pele11i i coglitori infelici; e i seri,cnti sq"amosi non trascinano orbite immenM nel tJerde nd alti si driu:ano in lunghe spire da terra. Si guardino tanto città egregie di opere umane e tante SJ'i dorsi rotti del mopti ripide rocche o sotto vecchie tnllra i fitmti e/te scorrono. Pensare forse alle sponde sii dite man apert11, ai laghi estesir a te, Lario increspato, ~u!.o;:: :~~ret,~e i 1 /ift~lr 1!!'1 ~~!~t/ n~ae;:~~~ E ricordare i vorti, il molo del L1u:rh10 spinto s1d fragore offeso dcll'acq"e dove l'onda Gi,tlia si scontra alle scogliere con le spumo del mare {j strepita lontana o il Tirreno discende al grigio Jllato di Auerni,, E' qi,eato il suolo che dallo 11cnesegrete scintlllava d'argento e fiumi d'oro Jlltiva; il suolo che dal grembo liti generato audaci stirpi d'eroi, i Marsi e i g11gliardi Sabelli e il Ligure paziettte; i Volsci armati di spiedo e i Dccl e Jfario o il grande Camilla o gli Scipioni driri s1d campo e te, pili gra11de, Ceatlr,, che già vittorioso negli ultimi Udi dell'Asia respingi l'Indo imbelle dalle arei romcrne. SaltJ6, madre di messi fertile, Saturnia terra,; per te di gloria antica e bella di ulrtù sorge il mio ca11to alto a11lle tue memorie. LA PRIMA VERA Nessiino, 1,er quanto prudente, ti spinga a. tOCCltr• la terra gelata dal vento di Bòrea: l'inverno chhtdA le zolle con rigidi strati dì ghiaccio e non lascia, dove gfà la .semenza /11, spana, che la radice indrtrlta si affondi nel suolo. Il tempo di piantare le viti ~ buono a prim<1V1trs ~~~a~~tt~~~ 16 af1~ ~ ~! fr:g:ie ~~:~ 1 ~do ~ 61c::,rr,: del Sole rapiti dal fuoco noii hanno raggi1into ancora l'inverno e ormai l'estate ò pa.1sata. Ma 11rimavcra gli alberi, primaucra lo selve rivesto di foglie; a pr1111avcra 1m'an.,ia nuova di vita rkmipie la terra: allora l'Etere grande, padre a,itJco del mondo, 3conde nel grembo con 1,ioogia ferace alla .,posa contenta e at1vinto al grande suo corpo t,tttn di sd la feconda hnmcn8o generatore: allora un canto di rtccelli festoso risuona tra il verde di macchie lontane e gU armo1tti a8pettano i giorni d'amore; i campi apro,io fl seno al soffio di Zefiro, mi alito umido scorre s11, l'orbe, ai nuovi raggi del solo i gen11i .si afflda,10 e il tmlcìo non tome Il risoogho df A11,1troo il 9rande Aquilon• che a tiirbine scaccia la pioggia dal cielo, ma tutto sporgo le gemme e spicya lo fronde. Cosi ,:is11tendevano i giorni d-Ol mo11do nascente, era d1 questa doloezza ll primo rcsviro dell'aria; primavera /1, quella, primavera portava la terra n6 forte como d'invertio l'Euro aplrava quando i primi animali bevvero a gorghi la lllce e la rcu:a dogli i,omini dllra levi, Il capo dal suolo o vide HCi boschi le belve o in cielo le stelle. Non 1>0trebbero ali <:Bseri te,wri durare alla pena se tra il freddo o l'ars1Lra non e, fossa ima. qtttet&, ae tin ri30 celeste non schitJri.sse !a torra.

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