Fiera Letteraria - Anno VII - n. 46 - 16 novembre 1952

DDMENIG.~ 16NOVEMBRE 1952 LA FIERA LETTERARIA Pag.7 LE PR.llflE lfJVSICALI A IUJiHA * Col comico n n sischerza Ogni tempo ha il comico che gli conviene . E non c'è alcuna irriverenza a immaginarsi le opere buffe, rese seriose dal giudizio del tempo, come un equivalente della rivista d'oggi DI * El\l\\.:JLIA ZANF:TTJC ~ Mae~i;i;;~ri I; t;;;gra j La prima mostra del genere negro aperta in Italoa è . stata organizzata e articolata abbastanza nitidamente *' di. G,IRIBE11,1Jf} HARVSSI 1" O S 11' R. IE R O A&. A N .lE 'f. J,1 1•iti11•do di me::o seeolo ... di GIUSEPPE SCIORTINO LETTURE E ..* I I ! I l ART[S,T[ IT AL[AN[ . -~ ·~-s \., ' I VINCENZO CIARDO Ed i ritratti sono forse la prova più alta di questo pae.,iste. Vivi e veri fino allo spasimo. 1 volti studiati lungamente e approfonditi * tli CARLfJ BARBIERI Erano pochi queli che conoscevano l'opera disegnativci di Ciarda, ed ancora fn minor numero coloro che sapessero quale approfondite virtù, qµale minuzioso e delicato tiro• cinio a_f/iancassero l'attività. .ttta di pittore. Che e, non preparata, ma anticipata, e in qualche mo. do, saggiata hl quest'atra tecnica, che può dare, conve- 1tientemente t;--fittata, un corri$petttvo estetico non meno perniasir;o di quello ptttortco, pur nella ,più 'stringata e severa modu.lazione, che è prc,pria alla sua peculiare manifestazione. Ed è proprio qui che il pittore si rivela, tutto lnttero, , sfa che chieda al più o men fitto o rado reticolo del tratti il suggerimento ciel valori atmosferlci; sia che rtduca il tonalismo al giuoco scpiente d'un grumo d'inchiostro che si sciolga o s'addensi a scconda.cte!le ragioni espres.slve e del dett<1to del sentimento. .. Qua,1du i1'.tervrene il ca.sto color della seppia, par ehe esso annunzi veramente l'imminenza della pittura; anzi che la · reo.lizc."1, già., pur concentrando nel monocromato la uitalità à.i una.. tavolozza, che è peraltro aliena. da ogni licenza ed avve1,tura dl pittoricismo. Variali sono i motivi della sua i.spirazione; Il paesista in primo lU-Ogo, e non tma linra è tracciata che non abbia la sua necessità. franta per ciò che occorre d'integrazione atmosferica, e distesa o rappresa quel tanto che comporti l'estgenza del e motlvo > e la qualificazione rappresenta– tiva. E talune variazioni sul barocchetto leccese (ed è qui eh è p!1i·a••ectibile l'anttclpo del calore) - dove la pietra tenera vien modellata e stampata in mille ghinbtzzt e arzlgogoli di fontarla - te.ttimoniano del suo gusto, della prensile immagir.azione, del decoro stilistico che mJonna ogni atto del comporre. Ed i ritratti; sono forse la prova più alta di questo paesista. Viv; c veri fino allo spasimo. I volti studiati lungamen:e, approfonci.lti, tentati da ogni lato, e lti/tne connessi in unità. formale, tale da dar conto delle più intime vlbrazlc,ni mteriorz. Vi è somiglianza. e strenutssima, m a risultante sopratutto dal didentro, dalla consonan.za con que!l·rnim.agind ideale, che è lo specchio della nostra ani– ma. No,i che sia evitata la più cruda caratteriualione, e in taluni si Sfiora il problema della caricatura; chè la tensione e ia carica espressiva son portate al massimo, e non potrebbero che scadere, procl!àenào oltre. Un galluccio in giro d'ispezione, uno e scorfano> dal ventre molle e come svuotato, U volo dei colombi su pialZa San Jfarco, b<sc,gna vedere con quale grazia fulminea le analisi partic o:ari venga no ri/rue in una sintesi libera, e senz'alcuna apparen.e a di fatica. I notturni son o limp idi come le veàute solari, ma soffusi tutti del m4tero e dell'incanto lunare o sidereo; le stradette par di rtcnooscerle e pure son quelle di un paese finsteme agli sc ogli: ai monti, alle rive) do•1e non si può am;rO<iare - tratta.si di Cunuz. di Scilla, della costa sulentina - se 110nmediante un passaporto poetico. E bene ha scritto Felice Ca.sorati. sulla presentazione al catalogo della mostra, quando ha indicato, lui, Ciarda e come raro esemAio di pers'3tente cd incorrOtL4 mora– ltta artt.,ticcu. CARLO BARBIERI D'ARTE TRA I POCHI LIBRI VTILI ·iblioteca Gino Bianèo di GIUSEPPE MARCHIORI nel e Gallo>, tn bianco e nero, con due toni dt grigi, ben centrati, che modi/teano in un. senso pittorico il cara.ttere di "g:-aftto" della "figura" incisa su fondo nero. C'è, com.e nota Gnudi, piena corri.sp0nden– za, pur nella diversità del 111czzo tecnteo, tra le. sculture e le litografie di Minguzii: il ca– ricato vigore del segno è la traduzione gra– Jica degli energici profili delle /onne model– late con impetuosa bravura. Minguzzi ha sa– puto sfruttare nel e Cane> per.5fno i tubi che servono alla fusione. E' un arti.sta di cultura e rom.antca > che si è buttato senza esitare un istante alle prove più decise nel cani.po della scultura moderna. Ma c'è in lui un limite, che nasce dalla sua stessa perizia dt plastico, e che gl'ìmpedisce di andar oltr~ e di risolvere in modo unitario, cioè nella. realta di uno stile che non sia stilismo, le itnmagini piiL vive della sua fantasia. La tentazione manieristica tocca anche Min– gtuzi, ed è pìu evidente nelle litografie, ese– guite con spigliata disinvoltura, 111a con. trop– pi suggerime,zti derivati dal linguac,gto gra– Jtco picassiano. * A Bergamo s'C in.augurata una mostra ce– lebrat:va del Piccio. Nino Zucchelli ha cu– rato un otLim.o catalogo delle opere, tutte riprodotte in bianco e nero o a colori. e s0110 121, oltre i molti dtsegni. Non si può a/fer– mare che da questa mostra risultino ele– menti nuovi per una interpretallone dell'arte del Piccio. Essa e piuttosto una con/ernie?, con sicure tesli111onia,Jze, delle qualità pit– toriche, ormai riconosciute da tutti, di tm arttsta, che, ai suoi tempi, parve bizwrro ed eccentrico. La pcrso11alità del Piccfo è ancorata a un ambiente lomba.rdo di grande civiltà, con cl.assic; innesti francesi (Pous. siti, Cla:ulio Lorenese) e italtaui (Correggio, Lotto, Moroni), delicata e incisiva; delicata nella /fneu.a atmosferica degl! sfondi det bozzetti; incisiva nella costruzione di alcuni dei migliori ritratti dell'Ottocento italiano. Le rapide notazioni coloristiche det boz– zett.i fa,mo pen.sare davvero a un Tiepolo f.!~11t~!~~~a~~~é ~tl~eo~;,~r:, ~ ct;ia;'t~~ ~:t ~~ 1 J~'l,~·tft 0 Jfz~c::;.~:t~esd~e~ 1~:3~t~/~~ vr:f~ mini grafici, con la stessa immediatezza d'tmmagine. Gli appunti del Piccio -davanti ai paesaggi fluviali. ampi e spaziati, sono in/ initameu.te più vivi dei paesaggi dipinti, co s truiti sec ondo la formula della "veduta" romantica, tuttavia con qualche particolare di sottile vibrazione pittorica. La vt.,ione del Piccto volge al patetico, alla facile e/Jusio,ie del sentimento, ma, all'im.- ~~~~l~r:etcb::'°;;~~t:iv:~if'ci~~ti~;i p~g{g~: stlche (e Bambina con bambola• (1860), e Ritratto della signora Moretti• (1866), <Pierino Moretti> ( 1864) del migltore Renoir. Carlo Carrà ha volr1 .to, in occasione della mostra, sottolineare anco ra una volta l'ini– portanza storica dell'arte del Piocio, misco– nosciuta, in favore delle fame acca'.temiche (polverizzate dalla critica moderna), e ha suggerilo ai dirigenti della Biennale dt espor– re le opere del pittore di Montegrmo alla prossima espos.zione del 1954. C'era nelle parole di Carra una punta di risentimento patriottico. Attenzione, e esterofili»·: tornia– mo al Piccio, torniamo al focolare casali11go. Faccianz.o ,mcora una volta il punto sulla pittura italiana dell'Ottocento. O è nel t,e. ro Castelfranco quando dice, m e Pittori ltalla11i del secondo Ottocento• (Ed. De Lu. ca, Roma), che oggi Matisse o KandJ/1.JkV sono più conosciuti, in Italia, di D'Anoona e Ranzoni? In questo caso le ragioni didattiche sover. chiano le ragioni critiche. E le mostre di.– ventano necessarie per erudire il pubblico dist,;ratto o dimentico, o per ripassare la le– zione di stona dell'arte. (Di una vera st_or:a. dell'ottocento nostrano, con le sue virtù e i suoi limiti, senia gioco di bussolotti, o cam– bio delle carte in tavola, per cui si avvili– scono i capolavori, avvicinandoli alle pom– pterate). * e Non esistono colbri belli e colori brutti>: esiste invece un rapporto tra · t vari colori. Trovare quel rappano significa aver fatto e un'opera viva e valida», e tanto più viva e valida quanto più puro sarà il coiore. Queste cose dice della propria pitturu Mau. ro Reggiani, fedele eta oltre vt:nt'anni al ri– gor_e~ostruttiv1sta di Mondrian, alle compa_ st.:,oni regolai.e dai moduli ~,monici degli antichi trattali. L'alluswne a!la purezza è un riferimento culturale: un mot!vo sco perto su.I testi più eccelsi della " sctenz~ ~ quattrocentesca m,irabibnente risolta nella pura immagine pittorica. La scelta di Piero della Francesca. come termine di confr onto a ssolu.t.o nel processo d1 liberazione " forma.le" da ogni vincolo figurativo, è la prova più certa della serietci dell'impegno assunto dai e protoastrattistt > Italiani, nella difficile sltl9ione del novecen. t1smo trionfante. E' {acile sorridere dt queste e scelte>, che sigm/icavano invece molto spesso una rinuncia totale anche a un mt– nLmo ~i benessere. Reggiani Ju. tra t pochi a studiare seriame nte, a crea rsi u,i 1z.uovo linpua_ggio plastico, m odella.to, sugli esempi de, pittori costruttivt del Quattrocento Ita– liano e delle equazioni perfette di Mondrian. Nel libretto dedicato e Reggiani (Epf Mi– lano), Gtllo Dorfles scrive; e non è quasi mai il colore a suggerire all,'artista il suo lavoro, ma é lo schema compositivo al q1 UJle il colore si ve.rrd adattando a seconda dei ca.si e delle esigenze». Di questo schema si dovrebbe ra– gionare come dt un risultato al quale si ar– rtva con combi11azioni nu.meriche. Anche U ca.lcolo è un me~o. Reggiani lo sa meglio di noi, perchè a dif– ferenza di ta11ti pseudoa,tratti di oggi egli è prima di tutto un pittore. ' GIUSEPPE MARClllORl

RkJQdWJsaXNoZXIy