Fiera Letteraria - Anno II - n. 21 - 22 maggio 1947

LO La precisione dei vocaboli ossia la Babele ·· I-lo fotto a pc::.i cuore e men/e per cadere in .crvilù di parole?" (Ungorctti) guc pcrchè 90nd i 110liad u&o.rcil lingungjpo per quanto è, non per qunnto (non) può CO· no11e.erc. E.,.si che dirnno alfinc il dirit10 del– la parola nll'uomo, il quulc ~vvcro •ur~b- J L ~~0;1oc1:: :lior~li ro~:ni;~ip!:= q::t~ ;~n~~~:-~o~•~cuc'ìì~tod: ~;~n:n. :i: l~n~ ven1ft che cercano I metafisici. Hc1\ercmmo vero e proprie esilio fuori dc) a verità per anzi in quella verità - in ciascunn di quc/_ rincorrere la verità. Talchè IIC un u evviva ,. /e verità, le quali ogni volta che un filo&0fo è in noi, aia per I poeti che 11011 prelcndo– lenln di definirle con le sue parole logiche, no di conoscere le cose ma di deslnrc con diventano af1rc vcritil, addirittura un altrove maggio,c potcn'Za le cose (siano pure altre in eui l'uomo dn se -,?o si acacda abbando. co9e) nella loro più ri•entii.a verità ç• e>uin- nnndc il suo poaibile ,iato edenico. di, libertà. Si capisce che io qui non parlo delle pa• rolc nel hnguoggio poetico, nel canto, do. ve i vocaboli re1t11.ndo og,relli liberi, ,cnza ~tàaec::! 0 !::.t -~~r~.~l f~d~fi~~rj:C a;,°l:: GIORGIO CAl'RONI 10 ~~ r.e a;ac fisiche, cioè mistero. Nel c:anto ho già lenlato di dire eo9"è un11 paro• la- addi,it1ura i\ quadrato d"una verità. Vo. g]fo qui dire w-.i-carnenle dei vocaboli nel co,;iddeuo• linguaggio logico - quello in cui ogni purola pretendendc di essere no!' una co,a ma la definizione di una cOllll, di~ venia la più folle dctc nostre umane follie, qual"è appunto la pretesa di ddinire (di \i. Pensi'eri' mitnre nel aignificulo esatto di UII vocabolo) sparsi un infinito (quell'infinito o mistero c:h'è una cosa in ,è, non ancora dimiuulla dal tcn• tativo d'ebCr rinchiuta nella gabbia d'una defini~ione. oniu d'un nome qual"è inteso nd. linguaggio logico), I deboli che /anno lega conlra i farti hanno que,lo 1Janloggio: che non si mdn· giano l10 loro, come :,pessv cap11a "i /orli. FIERA LET'TEHAHIA ···--=--· EDIZIONI e:..> \i" D}~f,LA. UUSSOLA <> <.> ~ I NOSTRI PERIODICI @ <:> <.) '-)•(--.<-}~(-.,-.►•<--.<->•<-.<->.._.>· < . > Ri11istu trimc.Jtrnle, Og11i :::::';; !: d!~~~~z,:i::~ / LA FILOSOFIA NEl..,1,ALE'l''l'EltA 'I' UltA ·-) CON'l 'E.ll POltANEA Quelle pnrole: che Regno I E se ormai fossimo ,udditi di esse} Abba.mo creato un univerto di nomi (di nomi che sono ogget– ti) e ora vedete lu babele che nasce dalle prcciaionc o csattc:r.m dei vocaboli qu11ndo Un leltcralo, njpo/c di un illwtrc pcn• satore, parlando del padre ( c:,/,aneo ai li· b,i) lo chiamava, :,or,idendo, il mcuoggc· ro (dei doni) del nonno. OH.NEORE METELLI : Puui.i;gio a livello (Alla • Galleria d'A•lr mode~>fa • di Basileo) ;~a1"; 1 ;,°~~:c n:ifa =~n~~~h:a,:~e ~:on! Beni di fortuna: IJale a di,e, beni !Cn:a eccnu.. I vocaboli che non vivonc i110la1i- merito . Per la uostra cultura ali' Estero •o Npcte come vi,-ono i voroboli una volta mc.ai al mondo, c.iucuno di c,si vive in quan– to cei•lono gli altri, caige le ,ue relazioni d 0 od10 e d'11morc, ci tnt8C1na 111,omm11nel giuoco d"unn realtà o meglio aOClctà l\utono- I componenri di uno famiglia nurnero,a dppena fuori di cosa ,ono già o!l'e:sle,o: altro genie, altri co.,-umi. pe,/ino allro l'n· guaggio. e .,; lro!Jontl male. :Ì~n~v~n n~~n: ':ha~d:u;u~ife "~':~~ Qud poco orgoglio che JCtlìe di con.ti> · il vooabclo trac, c:on una ubhidienz.u contro !adone al 1Jinlo, po,e JQl/rollo alla bo· cui nulla poe,&iamo, la ,ua condiz.ionc di vi. rid del IJincilore pe,chè non abbia a .tcap· ta. E che v1tn, che po,-ente e ,oprafl'hcenle piarc, J.i 1 1 ~;~d 11 fn t! 0 v;:~~l~ln::i"'~:n~~li~ :f~ E' ben lri9/e per un beone che si scn/c · 1 morire i>cdc,e come nc,.mno ,i accorga del· t;~~• ~~:°ul rr;:1::a~i17:~11~d~e n:;~\.,;~ la suo malollia. vitl1 di parole• tutti noi, perfino i ribelli, i quali come noi non uvcndo che vocaboli da opporre a.i vocoboH 11\tro non fanno c:hc mo– virn.cnl3rc qucla 1IOMa realià di parole, nu– mcnlnndonc la vitalità e quindi il dominio •U noi 1>roprio mentre ne tentano la ditlru– %k>neo .almcuo 111diminul.Ìonc. E' l'abih1dine che Jafoa e ci con:,ernu i med1'ci e i religiosi sensibili, a!lrimenli IJcd,emmo i primi soccombc,c e i sccon· di mettere ile ali. li concubina/o, rispetto al matrimonio, è una boga/lei/a, come /e pratiche rcfigio· se di chi non ha 1ice1Juto gli ordini, ,i· ape/lo a chi li 1,a ric,eooli. Pagare con un oucgno bancdrio è più dofce che non sbo,so,e i denari. Un po' come la t,olJata ddl'imposta indiretta che o/fende meno della dirdlo. Che me ne /aedo di un quadra prc:ioso in cosa? Il quadro p1c:ioso ,td bene nei pa/a:r.i, pc, ,mdarlo o C1ln/cmplare ogni ~::~;m~;:,~ ~,n~;;;:,o s:n~! in chiesa a Ncll'c/cnc:o dei dona/ori di sangue ci sono più donne che uomini, CDn tu/lo il BONTA' NON Tempo /a ,u questo ,1c,ao Se/limano/e ob. biamo ,il>O/to parole Ji pio.uso pc, la co-,it.u. :ione di uno Vi,e:.ione Gcncrcfc dc• rappor• ti cufluroli con rcatcro presso il M 1111/ero de– gli ADa,i Esteri. Abbiemo po: oppre10 rhc un /eHc,ofo ero staio nominalo o.'lo lei/a del. lo Di,ez.i011c: Franccxo Fiara. Vunquc non uno dei ,o/ili /un:ionori di carric,.:, di qud i che ,osleno per qua/clic mc~ a, Pofauo Chi– gi, J,cmenfi J; rag~•fon,;ere uno sede ol/"e1le ro più redditizio. ma uno ,critlorc, upplau. dito du alcuni. c,itica.a da allri, no,, im– porla, sempre uno che cmu la cufluru e non a,pira ad a:nbuircialc, A bb/omo ,pe.,oto e Davvero io pcn110 che i: pecc11to di Ada– mo !l'a 1lato non tanto quello di voler an– che lui poNCdcrc il ucrbum quale potenza CTcat'rlcc d'una re6hà, bensì quc{lo di vo– ler poa.scdcrc il verbum quale mezzo di co. llOkCnu: pro1>rlo come cominc.1ò a uMrlo Adamo (iJ frutto proibito) per 1a1iga.z:ioncdel diavolo, scacc.inndOIII in tal modo da te ,o. lo dall'Eden. Dime111icando c:Ìoè con 90m. ma imprudenza (ma .ai capi9ee che l'c1pc.. rienza mancava ad Adruno, e quindi anche 111memoria, 11011rc.tnndogli che Ceirperi. mento in luoao dcll'cspericnzo) che la pa– mla ac.n una realtà e che voler usare la p,cuoln per cono.cc.re lo CC)M. è come .,.-oler usare una cosa pcl cono&ecrnc un "nltrn. Nd qurf •en.90 1K>pn111uttocome non compren– dere il cuatigo ddln confusione delle lingud Sta di foito che Ado.mo, dando un velorc conOllCIIIVo nl v ,erb.um , cioè inventando il linguug,iio logico, ,i c,ch nelle pnrd e i eam.– pi del •uo caiJ10 e della ,u11 scrvitì1 - ,i pc.rdcuc n!)ila forcllo delle p.irole (ncllA tel,. v« 09(:.Urn.)tcnza pouihilità. forse, di risa. ~i"::::• c1~U!~ :ia,:c~;/;j ~rj g{ :m:e;Ml:,f~ t:~ !~;;:f : .. :;h:W:,; • ::::. :I q~:::,:• ~ ,_.::!: lire 11 dilclto■o colle. Certo fu una ben ingenua prelcu, il vo– ler o.ttribuire lii la pnrol11 quella che, dai più. è rill".nut-.i. la •ua eminente recoltà: dico I.a ,ua •u1>po•lll altitudine al conoKcrc. Ln pn• ro!n la poM!odc d1 certo quest.-. ,uprema af. titudine: acnonchè quale altra realtà o ,•cri. là potrebbe mn.i CHI\ conoKcrc O far eono- 8Coerc aJJ"infoor1 ddla •ua rc11hà o verità) E- che è, perdonatemi ac lo ripeto aneor11. d~:ro rd:~~:• v~~:à verità, odd1rillura un qua. • Ho ~polnlo · d1 nomi cl 31lcnzio •. Oh Prometeo. Oh Adamo. ii ac.1dannnto dun– que volendo nominare l'univel'l!O _ igno– mndo o dimcnUcandc che otrni nome com– porla un « /iat •• E om ecco lo eonfus.ione frn le due rcohà che non collimeranno mai: fm qm.lln di Dio e quelh1 po !l.la (fo~c scnla che lu lo ,._1pcss1. ma l'ignoranu non ba. l!fn nl pcrdono) dni 11omi do te pronunciAti con un fino non d"nmorc (di procreazione) ma di mahz..in, cioè di conosccnzn. Tu che lnnlo più infittisci e fn1 oKtHI\ I" forc■lo (ceco che 1i sci nutoooncLmnato) quanto più nommt pe1 d1radorla - tu che non sai o 11011 vuoi 1>1i'i t4pcrc ohe nom1nnrc è un al. tro modo d1 c9ecrc e che se (' ucmo non si conlentn de!l"e51ere, ma ctigc il conoscere, dallo ,eri1à (in cui è). per enlrare Ìn un a•– tro ordine. in u11"11ltra\'erità con la quale pretende cli conoteer la prima. dcrni òl modo degli amanti a cui basta 11n pregio per cop,ire tu/U i di/clii della pc,· ( ) sono amala. -~:... Perso 11n amico ti rimane ancora qual· che coso di /u!. perso un'omico non ti rl· mane più nicn/e. C:olo,o che dcprcciJno Id morie repcn· tino JOno persone il cui commcrdo gita intorno agli ammalali e ai coda!Jcri, e le· mono che la fretta li donnc1111·. Le donne fan presto a conoscc,si. non hdnno che da li)o, fuori lo specchictto. /1c, gli uomini è 11n po' dilJersa: debbo· n, cercare altri uomini, scambiare i /u· mf, mo.tr: rre i cuori e armar.; di pa:.ien:o AiJcte /orto di mc1dt1fglia11Ji,ilfu,tr"ui· mo signor Bo,one di Montesquieu. che i preti, che non si sposano s'intcreuino lbnlo al mq/1imoniof Lo C:liiua, seccala di aùcrc lro 1· p 1 cdi qucslo b:rbona di car ne, l'ho c/eiJota a socrom~nlo, e i J0c,a· menti sono di ,pctlon:.a dei p,di. (") RECENSIONI: C,1Ja/li e uccc/U: animai( che ,ipo.tano in piedi, animali e/emi. deJla ,I /lo degli uomini ,piriluali che dormono leggeri. 0tlf:S:TJ-: f'HECCIIIAMI R. BACCHELLI: li pianto del figlio di '--<ii, (C. Marzot), J. LORTZ: Uic He/ormolton in ~:,;:~~l1/;;_d. L:_11 ~B~REf\1IE~~ )\ ~~,;R~~~Pf #; t::'.) /E ti rie Moudcfeyne •• Lc,.gcndo in. '-:-( g/e,e del Duecento (L. Calla• (_) ,!~:~:' Ll;:,':).RICDVUTI: ···=< Y,ol dol .\lil1,.9t. n,,nu FJNANZIARIA l 'KI.MO CARNERA. nrl co,10 di ,ma 1tttt/l!iu erri'"o"ia n'O /lo.rl al Ca"1.11>la10 ilaliano 11/ Nr.4,1 Yo•lr ha ca"lrt11nlo ,.,. a1u1no di 700 do/1/Jri at >foto di,mo,, d'o,cltt11,a a111trica110,H.o~•t Uno– ''"u, pc, co11trlbui1e al fo>fdo che detto M,u,tro sia ,accoilitndo pn l'acqui.lto di st,w,,ocnri mw• sleali ,testina/i a 10,ri1t,i,r qwrlli ehr anda,aira diJt.wlli //ur,rnlc il boJ11IJa~darnrn1a amnica110 llrl I. n1a11io 19H al Tta/,o comwnolt 11/ ,.-,•,rnic Il n,aafr() lçJ••r,,u ortniuall "d p,uulmo auno t11ta 11ranifutaflo11t atti4tico e mw.Jitalr a New York Jrt• cornplr1arc lo son,ma nrcu,a,ia. IL GO\'ERXO tKA~CESE o/f,e ZS boru d{ ,o,tiorrio 1" F,o"eia. {a Pari1i o '" ~01.-i>frla) a J/wdrritrue t ""''""'; itO:ia>fi pc, Mn J,trlodo cltr ira dal I. ollob,r 19~7 ol JJ 1111/iD 19~& L.'am– nwn1au drl'a l>01·11 I 111' 8CJY) f,a"chi 111t"si/i. S0110 prt:t.ùlt /ati/itodoni ~~ l'allortfo, Il vfllo e i t'UJuf U condidat .. ,t ~oran~o ,ictirMlr fri• mo ddl'I Gi,.tno da/i'lstitwla pr, le Hrluin-,11 /\ ~, ..·~;~;!,,::,,~·r,;;"u:t11ì::.;'ao:t s :;;- t~:~i >··· NOTIZU! K INf'OkMAZIONI JtV.C~'.N510Nl. P'ltA LE ltlVIST•: * u,. ,.,.,..,.,. h•/,.u, L. UI A~u,.,.,,,,.,.,,. L, SO(I u1, •• ;.,n•r Vi• I',. 1, EDIZIONI DELLA UUSSOLA f.~) E allora benod1c1amo I poeti che c1 ricon. cili1mo col h11gua,1g10: loro che veramente • dicono• hl veutà. Ìn quo.nto u~o il tin. guagJIO non oomc nu:uo di conoscenza ma come Cll!K n:r.a: cioè a d,rc come , crità in atto. Lorc che. coi loro nomi, creano o più modcscamcnlc pongono ahn alberi. saai, uonun1, fatti, 8Cnt1me11ti. illuminazioni, K"n• z.a dcun scc:01ulo fine. ben.i 90Jtanto pc., c.ttcndcrc In ~rllÌI, cioè per rendere ancor più amp1ç1 e vero e mi&1cr1osa a vcri1à. al contrnrio dei filo10fi che la dcfi.ni ~cono e quindi la limitano, 111fi,,i»c:ono. l"ucddono. I poc11 che nppunlo per que•to non !IOIIO. nel J>IÙ bano sento, c.,scri intellettivi: i poeti che non generane confustonc di !in. ~::~:,:; :~:'.ITORE ::~:1 d'lltituto. Pc, 01,ii altra ,011<0.rlia, rfrol1tr1{ \,) ~,a:~=~i1;~:::u,C11J,:~::o::e, t;;~:,: rAmbascia1a {// ~><><>(>(><~><>

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