La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 22-23 - 23 dicemb

la u~n1a in rn~irn~ ff Ditali~ta La famiglia! un 'altra base sacra ed in crol– la.bil e della soc ietà! Quan io l'hanno vantata eri esaltala! P adro– ai, finanzi eri , moralisti , polilicanti , non han– a.o in mente , a quel che dicono, alt.ra preoc – euoazi one in cessante che di consen·arla. di svilunna.rla, e di ahellirla. Disgra" ia 1 amente. ~uccede tutto il contrario. La socir>t."l ca'"lifa– '1sta disorzanizza e distrugge la fam i'J'lia: la effic;na strao9a la donna ed il fn.....,ciullo dal focolare domestico, la madre al figlio, la mo– ,!!lie al padre di fami qJia. La dnnna è snoglinta cii t:1tte le sne qualità casalinghe, a tal punto ohe nelle regioni ind•istriali le ra!?'azze le qua. il ::,.a.lltJ tJ<l.:>~,.uc; pet ld 1u..,D~l1.,;d, Uud. VvHct Ul– ...euu,è 11.J.ctUl l Ul t<H.IHolld lluli ::,dJlUU \Cllt::i' I a– l O ue H WèlùiCU Ut::Hlj.vaut::Hi:l. 1 rua .•u-op1 1 i guau sullo sempre disposti a mascHe.1·are con ut::ue fra::,l l i.H1ure Qeut:: con– <.ll2.i.ùill uèua cias::.e O¼>eraia, c1 01cono cue la d.o.lllla ect u fa111..:w110 sono 1wpiega.i nei bagm ; aplldHSli UldCU.tllèllte per llll.::l,dùiUl'e la SO<'le t.ieua iam1gl1a , per aumeuu1re i guatla 0 ni. M.enzog1.;.eect unpudenu meu.to 0 ne. La uu1111a non è stata conuannata ai la\ ori foizati del– • i.1ldus1.na , che per diminuire it salario· di lei. I camralisti rìla11u·op1 hanno introdo tto la dis– uni0.11e, la concorren.rn nel seno della fami glia; ~ssi 10i.·zano i1 padre, la madre ed tl figlio a f<.area ,:;ara a chi ,·eu<lerà il proprio lavoro a miuor prezzo ! 1'\eli'imlustria indh·idualista, il lasoro del IJt!.dre doveva nutrire tutta la famiglia; nella mdustria capita...ista, non solamente la madre ed il f.iz :lio deYono pron·eàere col proprio la– ,,oro aÌ loro nmrimento, ma succede spesso c:1.e i salari della madre e persino del figlio ,t~b'::,ano proYvedere al soslentamento del pa – dré. Agli Stati '(jni ti, Yi sono città industriali, o..-e le ~donne sono preferite agli uo mini; a tal pnn:o, che !"uomo riÌ:nane a casa per g~ar~a- 1·e i rae:azzi e son·egliare la pentola; s1 chia– mano She-Tou:nes, ossia n citta n delle donne. La donna è ancor più martirizzata del i' uo– !DO ma il laYoro industriale, il lavoro sociale 1he' oggi la tortura, la libererà dal giogo ma– ritale più completamente che i! regime dotale non emancipasse le patrizie della decadenza ·romana. Lo donne sottratte al la,·oro casalingo e parlecipand~ al lavoro S?ciale al P'.3,ri d~ll 'uo~ mo, hanno il diritto ed 11 dove re d t occ_upa rs1 Si poli ica, di prendere parte ~al movimento socialista. :\'oi apriamo loro le nostre file: nel Partito sociaHs'a, esse pos-:ono compiere tutte rn elle funzioni sociali, a cui sono clli'.3-~ate lii.al! ~ loro caoacità e nella societ\ socialista esse rit roverànno lutti i loro diritti di citt~– àini cbe aveva'1o perduti da quando la fami– glia' matriarcale era stata sostituita dalla fa- 11'.l.iglia patria rcale. . , Emancioata dal giogo marnale e dal! op– r-·resc::ione - della morale mascolina, la don na votrà liberamente sviluppare le sue facolt à fi– "iche ed intellettuali: essa ri prenderà allora. i1. compito grandioso d'iniziatric~. ch~ess~ ave– "a nei primi periodi dell'umamtà, 11 ncordo i el quale ci è ~rasn:iess<? ~3;i mit i e dalle leg- ge~:t~el~eeJ:11t~f:, ~~t~~~f~, nell'Asia l.fi- nore, in Grecia, in queste ~nti~he culle della e•,.oluzione umana, non agh dei, n:ia ali~ dee ori at: rib uisce l'invenzione delle arti e dei me– !i-tieri. Questi ricordi mitici tanno suppo:re eh~ I cerYello della donna si formasse prima di (Uell o maschile. Ciò che avvie _ne an~~e . a.de~ -o· Ie fanciulle sono più sveglie e ptu m elh– ge;,_ti dei fanciulli; s_ei_n se3~1ito esse ,nerdono rn e~..e qualità supenon, ne e c~us ~ 1,ac:surdo ; :btema di educa zion e morale, m 1 elle1,tu~le e i~ica al quale sono condannate da secoli. _La àonn~ è inferiore, dicono i ~edan:i del ca .... 1t~- 61UI10. P er forza! L'hanno chiusa m una cam i– ciola di forza fin dalla sua prima età! La le– pr e !.:essa andrebbe più adagio della tartaru – flì.., ae le legassero le quattro zampe ... Chi è contento. dimentica ! Un ,ecchietto, camminando per u!1a contra- 4e., curvo sul grosso Bastone, mangia_ un pez– ut to di pane. Passa un cornpa.gno ~1 ~ven:.u.– ra, il quale gli r<1.ccont.a _eh~ ?a van g10rm .e U giuno. 11 vecchie~o gh da 1! suo rane, di– cendo: trovero dell altra provv1<!en~a.. Il difaiti trova la provvidenza.. Cn ncco ai– irnore a.I quale aveva confidato le SlJe pene! k} , o.,;duce nel suo palazzo, dicendo Tu sarai i mio portinaio ed avrai da vivere per te e , er la tua famiglia. L'altro ra.nda~o È: in preda ad un acuto tJolore per a·1ere smarrito il ~ompagn_o. Se Jo..•~ mor•o - si rhiç.iJe. - \f1 dl~r]P il '!':ìU~ -,ane, e forse è m?rto d'inedia. Sento il n – morso d'averlo ucciso. E si m1::tte a bussare a tutte le porte per sa– ,iere s~ a,vr;s~ro visto un ver:,..hi~tto dall:..1bar~ 'v.i ]unga, curvo snl suo .bastone, ve~~1t0 <lL ehia ro e un po' lacera to, d1 nome Antonio Pez- u ~/ee~suno l'aveva veduto: Più passano i gio~– • i e più egli si atrugge sottlJ il peso del n- ~ ':{~· mattina b'•s~a. ad om1. P?ri~ con d 11r:: ~aHni Ja più bella p0rta e la p111 tiell~: .r:a~a LI! por1a si ar,re e, vestito rir:r·amr:nle d1 nr-ro, eon un cappello no\'O e la b:'lrha ar:r11rn.t:1me~~ t.e pettinata, riconosce l'ar1:1~rJ. Ma.n!'~a ..un ~n– i o di gioia e vuofo gettargh le brace.a al C<"JllfJ. Jl vec t-Jietto rifatto lo arr1:~t:.1. :~ metti. ~{el r e"'to ron un rnùto di nofa, e gli d1f'e'. - C.!e eo 5 a cerchi? impara anche tu a lavorar(:, co- -.,e ho imparato io. , l- • Impara a lavorare! - ririete 11 tri ola 0, - 9 .a perr:t 1 P. tu hai imparato ~lo o:_a la. orar\ Hai ceordato ctie Pri un r' 1sPrn., 1 1le crime m~ Oh ~on mi au;Turo, no, di mhrlio-rare la mia .~jt~ temerPi di dimentic'arP, troppo presto ;,;Pili ehe ç:r,ffrono... Ah H c11or~ l!m::tn? ! L'uscio della bella casa ro%1c,•rn, v11l~_n~– t1enf e si rinchius(I e d etro 3:d ~!--s!l, f;p~r1 11 Pez.zr-n'e come nella visione_ <h u;n ~s 1:n ~· II rum ore di;lla porla ch1uden,~s1 si riPPT: SJBSP a ile s~ialle del 1,overn ramm::ro, ct•e si volE,;ro ourYe sotto il pe<Wdella pes<1.n'e croce. lD4 GHJRAP.DJ) .ì'I LA Dll"ESA D~LLi L.AVORATRIC! VITT ORIJJ\ Lo amava con tutte le forze dell'animo, come può e.mare una creatura umana , come si ama a ven t'a nni il primo amore. L'adorava in silenzio da due anni. Egli la ricambiava con una calda simpatia affettuosa, con un 'amic izia ed un in• tere ssam ento più che paterni. Si erano conosciuti attraverso le aspre e dure lotte della vita. Egli baldo e fiero di giovinezza, di fede, combatte va le ingiustizie ':iociali con un amore, un entusiasmo, una costanza da vero apostolo del socialis mo sbozzato in un diama nte purissimo . Ella, ricca di bontà, di dolcezza, di fede, a'(.eva una cosi retta cosc ienza di lavora– trice, un sent imento cosi gra nde del diritto d'u • guaglianza, di libertà che dovrebbe godere ogni lavora tore che sì sentì, subi to, al primo contatto con la vita, nostra, socialista d'animo , combat– tente battagiiera per i combattuti, o meglio, per g!i eterni abbattu ti. E fu ... nel lavoro del Pa r– tito, che s'incontrarono . Egli ofganizzatore, for– nrn.tore di coscienze proleta rie , conqu istava il mondo suo con il pensiero profondo, fermo, si– curo, luminoso, che ta parola calda, spirante ve– rità, rendeva alle masse quella fede, quel! 'en– tusiasmo pei nostri ideal i, che si sprigionano co– municativ i, da certi esseri, che sembrano nati apposta per divulgare idee nuove e belle di giu– stizia e di amore. Essa, organizzatrice fervente ed adorata della sua ciasse , fu il ris\'egiio della coscienza fem• minile, un raggio di luce in piene tenebri, un sor riso nei:a desolaz ione. S'incontrarono l'uno degno del! 'altra, le loro mani s'allacciarono, ed il bene ne scaturì più forte , più pronto, più re- dentore. Ed essa ! 'amò, l'amò disperatame nte con tutto il cuore come si ama a vent'ann i il primo amore. L'amava lui ? Forse sì ... , ma le ripeteva spesso che bisognava essere ragione-– voli e che solo là ragione ha sempre ragione 1 Ed infatt i la ragione diceva che il loro amore non poteva avere unione, perc hè erano ent rambi poveri pove ri, perchè i figli dell'indomani a– vrebbero soffe rto di crude priva zioni, perchè la rad iosa felicità di un momento. verrebbe poi di– strutta dallo spe ttro spaventevo le della miseria . Ma il cuore di lei cantava ben altra canzone: i siamo giova ni e fort i, lavoreremo, ci sorregge– remo a vicenda; vinceremo e sa remo felici. La ragione vinse.. ed egli spos ò una giovinetta agiata, che, se non gli diede mom ent i di felicità rediosa, pur e gli procurò una pace duratura. La ragione. riportò vittoria. E che ne fu del- 1 'alt ra, della balda compagna ne le dure ed aspre lotte per l'esistenza? Ella barcollò sotto il colpo angoscioso, e, col cuore mar toriato, tent ennò, fu lì lì per cadere, ma non si spezz ò subito. Piccola fortezza scolpita nel granito e guernita d'acciaio, oppose al dolore una resistenza stra – ordinar ia. Risorse, per un momento, con la fronte dolente e 1 'occhio trist e sì, ma ugual– mente fiduciosa nei sant i ideali nostri, ed irra- . diata, pareva dal!a luce nuova che la sua anima -'..__ emana\.a nel suo ultimo ragg io di sole. Fu un guizzo abbagliante di luce intensa , ma fugge– vole : l'occhio fisso ·solamente, ormai, nelle alte e pure cime del socialismo si spense e per sem– pre. lo, o compagni, vi dico ohe non sempre : t< La ragione ha ragione n. Paola. BRICIOL E D'ECONOM IA P O LITICt \ --------".----- \ La testa de L Ca~tnolìno .... /, = L'amico, di cui tesso l'elogio, è un buon ca• tempi! ... Per conto mio, però, a lume del buon poscarico di caporale im boscaticcio , il quale an- ,tsenso credo migliore questo di tante elucubra– che sotto l'im peccabile grigio-verde fuor d 'ordi• Zion i filosofiche, posso farle rilevare che il suo nanza, persegue a sgranocchiars i bellamente il - rag!onamento, me lo lasci dire, è uno.. sragÌO• cont en tino dell' asse paterno, che può ascende re namento . La vita che si vive non si foggia sui - lira più, lira meno - ali 'invidiabile mil ion• sofismi, su lle apparenze che gli scambiett i della cino. logica possono sugger ire a sollievo del!a coscien- Mi cascò tra piedi giorni addietro, nel mo- ~za. La vita è fatta d'esperienza, e.aro signore; e mento in cui scendeva dalla soglia abbaglian te l'esperienza insegna che.. i dolciumi, eh 'ella d'una di quelle con fetterie , che spesso fan venir prodiga con tanta leggerezz.a al cagnolino - a le ver ti'gini non solo ai monelli, ma anche alle ' p-arte l 'amara ironia della cosa - vanno a tutto persone seri~ e _gravi. . _ }de~rimento d~ll 'ec~~r:nia !.l!~a!1a, ct:110 _sto~aco - Oh, lei qui? · - ,,.__.,..~, ....___.-<--.~e"fr-:ttiavmi 1rrtsicraìta -'soTTe. ÉTia m'na - Toh ! come va la salute? detto, poco fa, che comprando la torta, se può - La non si vede più da u■ ~ ! parer uno sprecone, contribuisce a dar dei la- . Che vuole! voro a molti operai: dal pasticciere, al conta• <lino. Ma dimentic a che, ove i! danaro dei dol– ciumi fosse speso nel pane o nella carne di due , tre, quattro, ecc. famiglie povere, potrebbe dar àe l lavoro lo stesso a un egual numero di per– sone - contadino, mugnaio, facchino, carret– tiere, ferrov iere, negoziante, macellaio, pas to– re, ecc., ecc. - e fors'anche più; e contem- Dunquo: "Ml.~ ra ... l"looTimoaee ia oasi ? Nient'affatto ! Perchè? Ma ... con cotesto cartoccio ne appc.&0 a11c dita, il quale esala una fragranza che imbalsama l' aria ... - E' la tor ta del cagnol ino ... - Eh?? - La torta del cagnolino. - Cotesto dolce? - Ma si! Che e 'è di strano . . - Ma ella scherza .. - E perchè, scusi, dovrei ~herzaro? - Non capisco .. - La cosa è chiarissima: ho al'vezz ato la tenera bestiolina a spill uzzicare il boccon dolce a ogni pasto; e adesso guai a defraudarla del suo piatto favorito! Sarebbe lo stesso, come sen– tirla guaire tutto il dì e non vederla andare a cuccia la notte . - Casco dalle nuvole ! - Oh, dio! che male c'è in fin fine?! - Con !a miser ia che ci batte attorno; ... con tanti bambini, che non han sempre un cantuccio di pane a lor disposizione ... - Ecco l'errore di voi socialisti : compren– dere, l'enormità, lo scanda lo, quando io, co' mie i quattrinel.i, sottraess i il pane a qualcuno, o mi riducessi a far la vita dello spi lorcio ado– ratore dedo s:rigno. Ma io, come dico, metto il danaro in circolazione e dò commercio alla so– cidà. Veda, per esempio : comprando questo pa. sriccino, io fo lavorare il pasticciere il quale, alla sua volta, fa lavorare commess i, garzon i, fac– chini, c,:;,rtai 1 mugnai, zuccherieri, ccntadini, e via via. li commercio è come un giuoco di mat– toni : un soldo speso fa muovere, dà vita a un esercito di persone. Lo stesso avviene, allorchè in una notte, c')me que.la di lunedì scorso, per do al giuoco qualche migliaio di franchi. li danaro muta di padrone; e, di tasca in tasca, arriva al lavoratore manuale, al tugurjo pili umile; onde tutti si vive in questo strano mondaccio. - Permetta, il mio amico. Io non so, se la sua teoria ecvnom:ca, tantn spiccia e fosfore– scente sia accettata, o ritenuta come attendibile dai pontefici massirr.i dell'economia pGlitica, che ter:gon cattedra nelle aule universitarie e sui ira""di f:?iornali. Potrf-'hbe ~nch, dar:si : ne ab– biamo udite di co•i marchiane in que$ti ultimi poraneamente mettere in valore molte energ ie fisiche e morali, che la mise ria e la denutri– zione croniche rendo no danno se a se stesse e alla società tutta. Col benessere di tutti, non sar ebbe altrettanto vero. che si miglio rerebbe di pun to in bianco i rapport i sociali? che gli uomi– ni diverrebbe ro moralmente più ... uomini, più onesti, perchè meno di frequente incorrerebbero in quegl' intopp1 che ora li fan prec ipìtare negli abiss i del vizio, dell 'abbiez ione, del - come dicono i preti - peccato morta le? E, allora, diverrebbero per lo meno esage rati tutti quegli apparati di forza pubblica, di burocrazia, di car– ceri, d'ospedali, di ricoveri, che oggi assorbono gran parte della ricchezza dei popoli .. - Scus i, ma non sono io dunque libero di spendere i miei sold i come meglio mi talenta? - Moralm ente, no I Non basta, signor capo– rale, spendere il danaro per iscagionarsi di fron– te alla miser ia che grid à vendetta; è nece ssario, invece, spendere bene il danaro. Il quale è spe– so bene solo allora, ·quando ritorna di beneficio sociale. Il modo offende.. li capitali sta, che consuma centomila lire al tappeto verde, darà , è vero del pane a un cameriere, a un cuoco, a un croupie r e anche a una ganza. Ma egli, con– cedendo i cemomila franchi alle mille operaie, mettiamo, che lavorano ne' suo i opifici per un salario scandaloso, aumen terebbe la razione di pane e di minestra a mille fam iglie e darebbe il sor riso a migliaia di creature, cui l'inanizione protratta non riserva che la degenerazione fisic a e morale da generazione a generazione .. - E, d'altra parte, che vuole? Cosi va il mondo: bisognerebb e.. raddr izzar le gambe a1 cani .. - Per l'appunto! La colpa non è tanto degli uomini, quanto delle cose . Nei suo i panni, un socialista non a~irebbe forse diversamen te. Jl difetto sta ... nel man ico di questa socie tà co– sidctta civile. E i soc ialìsti si propongono pre-– cisa:nente, con la loro opera impervia, diutu r– na di mutare ... il manico ... Capisce? L' amico non si mostrò gran che persuaso della mia intem erata. Perchè, ncll 'auo d'andarsene per i fatti suoi, abbozzò un certo qual sorriso, che parve significarmi : Ai socialismo credano i pitocchi e gli allocchi; intanto le pasticcerie ne ,,ff:.:nno ancor molte per il mio cagnolino. Virgilio Bei/on,. Trasformazioni pericolose Il dot tor Sclllittenbauer, alla Diet a bavareu , ha parlat o contro gli uffici di guerr a tedeschi. che trasf or mano completamente le basi dell' t.CA - 11omia pubblica . Egli ha dello fra l' altro, <( I promotori del moviment o, hanno delle v•~ dute per il dopo guerra. Essi vogliono po rre 14 graTide massa delle persone di medio ceto al livello dei man ovali e degli operai, e concen– trare tutt a l'a ttività economica in poche mani di. grandi cap!talisti . C 'è il peri colo che queste or– ganizzazioni agiscano al di fu ori dello Stato. Le sncietà di guerra soni) pii't pote:1ti che il Parli#-– ;;l.; 1.lv e it Gove rn o; esse accapa rr ano mercan– zie per il valor e di miEa rdi, ed imp ongono at popolo rial zi di pre zzi da calcolarsi pure a mi – lia rdi. Noi abbiamo già veduto società di guerra imporre la foro volont à contro il parere del Go– verno imperiale e del Parlamento . L'ex cancel– liere Michaelis riteneva che si dovessero con– ~ervare gli uffici.1l i di guerra dopo la guerra. Non c'è dub,bio che senza monopali non sara possibile di col mare i form idabili deòiti di gu er– ra, ma la monopo,'iz z:n ion e dOìJrà essere confl– nata nei domin i nei quali non porta pregi udizi,,; a ila pubblica economia n . LEGGE ND A Adagio, adagio, scrutando 1 'oscurità della Rot - 1e, avanz ando titubante , incespicand o fra i sassi, insaguinandosi fra i pruni, un uomo attraver– sav a la foresta. Mentre il vento ululava sini str a– mente fra gli alberi ischele trit i e sollevava tur – bini di foglie secche, egli camminava.. Cam – minava continuamente cercando di scorgere u» lume, indice di abitaz ione . li cielo era tratto tratto attraversato da n – vidi lamp i a zig zag; un rombo lontano. cup• si faceva udire. Finalmente giu nse al villaggio. Che squ .,,i– lore !. . Non i solit i grupp i di ragazz i che alle– gramente se vanno alla scuola. Non il canto al– iegro del falegru,me . Non lo strepito del /a:t– bro. Solitudine e squaliore ! L 'uomo si fermò davanti ad una port€1 e doµ. un momento di titubanza bussò timidame nte . Stette ad aspettar.e. Nessuno! .. Ribussò : - Che c'è? ... fece una voce aspra di uorne , e contemporaneamente una faccia lunga, ossu ta s' affacciò al finestrino. ~ Sono ~omo sfiduciato de.Jllb,lJita_ C..uç,,-=·- - -éO,--;forto ! . .. l uomo da!!O sPortello fece un geetti di disgusto, poi lo chiuse sgarbatamente in facci a z.ll' altro che col cuore stretto da un'angoscia mortale si allontanò. Poco dopo bussò ad un'al– tra porta. Un uomo in livrea venne ad apr ire • a dima:nda chi fosse; ma udite le ragioni ri– spose che il padrone non voleva intrusi. S 'al– lontanò tremante, e col cuore affranto si diress• verso le ultime case del villagg io. Er'a sfibr ate , sfiduciato orma i di tutto. Bussò a un'altra porta cd attese tremante. - Ch i sei? ... Una donna alta e bella si mo– strò ali 'uscio che nel fratt empo si era aper to. L'abbagliante splend or di quella donna l'amm• – toli e fu su l punto d'abbandonar la strada cb1t menava al bene. - Entra, disse !a donna , ho compre so ugual– mente ! Come l'uom o entrò in quella casa si sen ti più forte; la sua voce che prima- era debole o tiemula, aveva acquistato una fermezza tale ch e fu più volte sul punta di dimandar se un a!tr'es– ser fosse in lui penetrato. Disse la donna : - In quest o pal azzo tu miri u11'i nfìn.'tà di cose belle , necessarie; qui vi son cose che l'umana mente appena pensò,- qui vi sono cose che se per l'uo– mo eran utopie. ora son rea.là . Mira da quest , part e la fr atell anza: non più guerre; non pià f ronti ere che ci separano,- non più odi: amor t solo è ciò che regna. Volgi il guardo da quest• e mira l'uguag lianza : non più signori; non pi b. sfrutt ati nè sfruttatori; non più giudici; non pii tribunali: a tutti uguale l{J.voro. Ed ora mira qul la libertà; non pi ù prigi oni,- non più leggi : quì v'è grande libertil: ognuno è giu 1.ice di sè. Mi r, L'insegna poi del mio palazzo : essa è a carat– teri d'oro: - SOCIALIS MO. - Tutto qul è b&– nessere; qul la /erra è a/fin redenla ; tulio merce mia! Tutto ciò si è potuto attuare solo perchè # manopo lo di uom ini c 1 1e qul vedi m'ha seguit i., m'ha amata, m'ha difesa. lo mi chiamo: IoeA. E tacque. Del\ 'uomo il se ntim ento s'era fatte posse nte, comprese allora In realtà, vide ch iaro, cnpL Con uno slancio sincero abbracciò qu ella donna con una stre tta di ringraziamento . Di fuori il vento sollev ava tur bin i di foglie secche ululando sinistramente fra gli albe ri i– schele triti. Ii giorno era declinato e le tene bro com incia vano ad adde nsa rsi. Il vento soffiava sempr e più, e infur iando piegava i deboli a,. bust i alla sua potente volontà. In quella casa soltanto v'er1 la felicità. Il soffiare sem pre più furio so del ve nto aveva spento i lumi nella case del villag gio. Avea spe n~ to i lumi; ma in quella casa nè camini, nè \ufll'ri non si spensero nè in quella notte, nè nelle suo. ced-·nti, n~ in tutto l'inverno. Rimasero accesi in eterno, sempre più avvivandos i. Rima se ro ac.. cesi quali fiaccole dell'avve nire . quale conquis te di nu ove terre , di nuove libertà. Fermo Corbella .

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