La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 9 - 13 maggio 191

LA DIFESA DELLE LAVORATRIC I • Auche la più umi le prol etaria, siapurepritia di coltura e di ,-iso-rse i11tellett1,ali, p14Ò e– splica re u11'opera valida ed effica ce per il divenir e del Socfoli!mio, solo clrnassolva de• 9,1ameute il S"UO comp:to di madr e: ch·e :wppfo alle-voi-e - per le loite del domani - dei figli sani, forti , eq1,ilibrati ~ La dentizione è uno dei periodi ;,iù impoi – tanti dello sviluppo del bambino il quale ha più che mai bisogno di attenzioni e di cure, poichè è rarissimo il caso in cui la dentizione non cau– si disturbi al piccolo or.ganismo. Solo i bambini eccezionalmente robusti passano senza sofferen– ze tale peri odo: per quelli troppo grassi o lin– fatici, la dentizione è quasi sempre molto dolo– rosa. . L 'inizio della dentizione è di solito prece– duto da uno stato irritati vo della mucosa della bocca e di altri organi: il bambino ha una sa – livazione abbondante e gli occhi arrossati. Poi , quando si avvicina il periodo della formazione dei dentini che çire.sto spunteranno , diventa ir– req uieto , manda talvolta delle grida improvvise , anche durant e il sonno e sembra sempre tor– mentato da un senso indefinito di angustia che non gli lascia un istante di riposo. Talvolta so– no accompagnati da diarrea la ·quale però - in questi casi - rappresenta un beneficio: quasi una difesa del! 'organismo , e non si dovrà quindi sopprimere se non in casi molto gravi e sempre dietro consiglio del medico. Tutti · i disturbi sopraindicati scompaiono di solito non appena è s;:,untato qualche dente per ricomparir e quando un altro gruppo di denti sta per spuntare. Durante ì periodi nei quali i fenomeni dolo– rosi si presentano, è bene somministrare al bambino - nella dose di 5-6 cucchiaini al gior– no - della Emulsione di Olio di Mandorle dol– ci, conosciuta anche sotto il nome di « Loch n bianco. Questo preparato ha un 'azione molto benefica sulle funzioni digestive del bambino at– tenuando 1 'in1ìammazione intestinale che molto spesso si presenta durante la dentizione. In questo periodo si manifestano .più che mai i benefici effetti di un buon regime dietetico ed educativo seguito fin dalla nascita. Infatti , i bambini regolannente alimentati e abituati a passare molte ore in riposo , soffrono molto me– no durante la dent izione. Generalm ente , i bambin i mettono i primi den– ti fra i sette e i dieci mesi di età. Per quelli nutrit i al seno , la madre può in certo modo agevolare il processo della dentizione nutren– dosi di cibi leggeri affinc.liè il latte perda , per auanto è ossibile o ni ro rietà ecci ante _ Per que 1 allattati arti eia mente , è necessaria la massima sorveglianza sugli alimenti che ad ess i si somministrano. Ho detto H alimenti )}, per• chè - specialmente negli ultimi periodi della dentizione - i bamb ini non sono nutriti di solo latte . E a quest o ;lUnto, è opportuno porre una questione . Quando si può incominciare ad ag– giungere al latte , gli altri alimenti? Almeno fino ad otto o nove mesi di età è bene che il bambino sia nutrito di solo latte; ma se questo è facile per i bambini allattati artifi– cialmente , non sempre è possibile per quelli allatta ti al sen o perchè qualche volta , dopo al– cuni mesi di allattamento , la madre non ha più latte sufficie nte . Se questo accade quando il bam– bino ha soltanto tre o quattro mesi di età , e bene completare l'alimentazione col biber on, avendo cura di abituarl o a fare le poppate mi– ste e cioè: succ hiando prima un po ' di latte dal biberon e ultimando poi il pasto al seno. Se invece il latte materno viene a mancare più tar– di (dai 5 al 7 mes i per esempio }, non è più op- portuno adottare il biberon - anche perchè il bambino difficilmente vi si abituerebbe - e si pub senz'altro incominciare a dargli qualche pappa. E prima di dare delle indicazioni sulle mine– stre da adottare , è necessario dare alla madre un avvertimer,to di grande importanza che de– ve servire di base nella scelta dei cibi: fino a quasi un anno di età, Io stonwco del bambino digerisce solo con grande difficoltà gli amidi. Da ciò si comprende ben issimo che , fino a tale età, si id.avranno, iper quanto sarà possibile evitare tutte le pappe che contengono amidi; cioè quelle ,fatte con farina, riso, semolino, oa– ne, ecc. Oltre al latte di vacca preparato con zucchero e acqua dolce (che deve sempre so– stituire la base del !'alimentazione del bambino fino a quando questi non abbia messo tutti i denti) la migliore minestra è quella fatta con quel prodotto che trovasi in commercio sotto il nome di ({ Farina Lattea n. Sono anche buone le pastine glu tinate ben cotte in brodo. Non poten – do fare a meno di usare il pane , si dovrà grat– tugiarn e la crosta e cuocerla in brodo, oppure in latte ed acqua con un po' di zucche ro. Al (pane però sono sempre preferibili i biscotti i:ri– turati e appena bolliti in latte ed acqua. All'età di 7-8 mesi , si incomincierà a dare al bambino qualche rosso d 'ovo montato con zucchero e latte , o con zucchero ed acqua. Que– st'ultima bibita è buonissima specialmente du– rante i disturbi intestinali causati dalla denti– zione. Quando il bambino avrà un anno di età, si potrà dargli anche del riso, del semolino ecc. La carne non potrà digerirla se non quando avrà anche i denti molari che gli permetteranno una regolare masticazione. Le frutta, per gli acidi che contengono sono dannose al! 'organismo del bambino e solo quando sarà com;:,letamente fi– nita la dentizione si potrà incominciare ·a dar– gliene in piccole quantità e preferibilmente cot– te. Il vino è dannosissimo e non si deve dare mai ai bambini. sotto nessun pretesto: e dei tristi effetti del vino sull'organismo infantile ho già oarlato tanto altre volte, che stimo inu- tile ripetermi. . Nella prossima conversazione parlerò del di➔ vezzamento dal se no materno. Auguale laYoro, uguale salario! \/ell'aclunanza del Consiglio i'iazionale del– la Federazione Larorat ori della Terra, Ar– gentina Altobelli 'ha presentato e illustrato il « Il Convegno nazionale della Federazione dei La,-oratori della Terra; plaud endo al roto emesso dal Conre– gno socia lista di Reggio Emilia, che p1·opu– gnarn . per le donne, l'applicazione cielprin– cipio « a ug,w/ e lavoro uguale salario », im– pegna luLle le orgatizzazion i a fare un'at– tirn propaganda in questo senso, onde rag– giungere la appli cazione <.li questo c1iterio di civilitù e gi ustizia nelle tariffe dei lavori agri coli n. Dopo discorsi di Giovanetti, Dugoni, Bo– nometti, Samoggia, l'ordine del giorno vie– ne approYato all'unanimità. oxoxoxo xoxoxoxoxoxoxoxoxoxo xoxo• Il giornale e sce l a fa e la 3 a Dome– nica di ogni mese, ma p e r e sigenze d'lmpag \nazlo n e gli scritti debbono pervenirci ri s pettivamen t e prlmà dell 'ultim a e d e ll a 2a Domenica d'o– gn i m es e . APPENDICE 21 LA GUERRA RO~ANZO D1 VSEVOLOD - Ebbene ! ti bastava mette rti neJla mia marmitta, ti avrei portato a riva asciutto. - È Yero, non ci avevo pensato - rispos~ un soldatino. CGlui ché era la. ct.usn cli tutto 11urstr, tram. bu.sto, uscito dal terreno melmoso anzi già fuori d 'acqua eJ'a rimasto sulla. riva con un fare maestoso, da dove guarda\·a. la truv-JJ:.1 dibattersi nell'acqua. Era tutto inzuppato e<l era molle infatti fino alle ha~r ,t.te . L'acqua gli cola\'a sui \'E::Stiti, sugli stindi im·Prniciati che si gonfiavano, ed egli SP,(,'1Jita\'a a 7ri<hirP yier inco raggiare i soldati '. - A.vanti, r~azzi ! alla SuYarr>·• ! Gli ufficialr, ti,tti ffì(J!li, lo attornia.van() ('.()n un 'aria tetra e tra. jC><..<;:j \\ r,ntzi:;l <·ol vi"-O sfai to e già di~annalr1. In quel momento il NJCr:liif>rP del Renert1le. dopo a\·er seandagliat:1 I'acq11a r:,Jlla frusta passava tranquillamente vitino a dove errùa,.. mo passati noi. In qnel punto l'acqua arriv:1 va soltanth al mozzo della rw,ta. - Ecco dr,ve ~i dr1\·ev:1 passare, vostra ec cellc.nza - dis."''" tranq11illame11V· il cornarJ(l:111 te. - Ordinate ai soldttti di a.<;ciugar~i '! - Certo ! cert,,, Serguei Nicolaitch ! - ri– spose il generale -con \·oce JJiù cahna. L'acqua fredda aveva infatti <·almat0 il sur, fervore. Sal i in w:tlul'a , si sedette, lf10i, alzan– dosi, gri dò con tutte le sue for ze e con ,·oce err:ulea: GARTSCHIN - Gra zie, figlioli. Siete coragg iosi! - Onorati, ,·ost ra eccellenza! l'iSiposero con voce disco rde i :-ùldati. E il generale, in zuppa(JJ, parti di ca.ni era. Il sole era alto nel cielo e non c'erano più da percorrere ché cinque chilomet ri. Ci spo– gliam mo, si accesero dei fuochi e, dopo asciu– gati i \'estiti, le sca.rpe, i sa.ech i, le cartuccie– re, pa rtimmo due ore ùopo, commenta ndo, tra allP.grP l'i~ate, il nostro ba.imo. - Ebbene! - feaatr, sano, ha messo \Vent– zel agli .: i.tn~ sti - mi disse F'edernw. - Xon sarà un gran male se ramminerà ~,er due g-i(Jr11idietro la casi;;a - riP.poi:;e un c·acciatorr. E die te 1ie importa? A me? :.\1a tutta la c-ornp.'1g1iift ne· snrh lieta. Avremo a.Imeno due giorni cli ripos,,. Nr abbiamo abbastanza; reco la verità. - AblJi pazi<'nza, Cosacrn. dir divr ntera i Atamano. - Quanto ad avPr pazienza, <l'n.ccord<,, mn /Jél' diyenlar .\talllano Sflrà per· l'altro fflfJndn - dissi) C:itkow ('(JJ1 la voce nipa. che gli ern abituale. E r-ontin11ò in formn rli ronrl11si<Jne: - Snru. per quanrl,1 i turr-JJi li avninno ri– filata una pn.lla. - Eh! zietto, uon <lisperatr: pensatr 1,iut– tost., dir noi si:smo già asciutti. ment re f,:aato sono (; ancora al frr~co, <Jii;;~P FN]P,row. Hi ,,,·() fnfli. SIMBOLI Lo volevano sapere le erbette perch è i fiori che tra loro maturavano , e olezzavano al sole e all 'azzurro prima di ritornare alla ten a madre, fossero così diversi nelle tinte delle loro corolle vaghissime. - Perch.è è così bruna la manunola pro– fumala? perchè i mughetti scuotono alla brezza lanti candidi campanini come chia– massero dei fratelli lontani lontani? Perchè i rar.un coli !fanno tant 'oro nelle loro co– rolle e i fiordalisi 1 invece, tant'azzurro? per– ché, infine i papav eri hanno petali di fiam– ma e fioriscono proprio tra le messi opu– lente dei campi ? Lo volevano sapere l'erbe profnmat e delle rive, dei prati, dei boschi e lo chiesero alle nubi che passarnno in alto in alto su cli loro ora a branchi, cand ide co– me nn infinito gregge di pecorelle ora scure e minacciose come strani mostri farolosi; ma le nubi nor. lo seppero loro dire: esse non s'interessavano cli quelle cose, occupate com'erano di ,.. iaggiare da.I cielo senza fine al mare sterminalo , dal mare sterminato al cielo senza fine, pol'!aicdo pioggie ristora– Irici, tnrbini devastatori. Allora l' erbet.te le chiesero alle onde del fiume, ma esse non ascoltarono nemmcno 1 ansiose di sfuggire al loro angusto letto e aiTin-1re all'immenso oceano. Lo cliiesero. allora , alle stelle luminose. - Stelline d'argento che siete in alto, ir. alto su di noi, pregarono le erbétte umili della terra , slelle d'oro che spande te !anta luce rivelateci il segreto dei fiori. Gli astri superbi, assorti com'er ano nella gloria dei loro fulgo1i non l'udirono nep– pure quella preghiera che fu inrece accolta dalle vecchie querce, le buone querce che spmfondano le radi ci nel buio della terra ma spingono però le loro cime su, r.ella lu– ce, al sole. Le querce millenari e che arernno visto coi secoli generazioni e generazioni raccontaro– no loro storie paurose cli delitti ispirati eia feroci egoismi : Yiolenze mostr uose commes– se clai forti ciel pensiero e del braccio sui semplici e sugl'inermi, stragi di generosi rilJelli, lolle ser.za fine. Srelaron o anche la triste causa cli tanta sventura: oh non era essa solamente In feroce prepotenza degli egoisti, era , sopra tutto , la codarda ignavia degli oppressi- - Ebbene, conclusero poi, nell'infinito sinolo degli umani, tra carnefici senza pie– tù, gli egoisti feroci e idioti, i vili spreg-e– n11i-;-vi--sor.o. però, anche creature elette· sono anime che rifletlono in loro tutto l'im– menso dolore del_l'un iverso senza imprecare , senz' odiar e e rispond ono alla perfidia con un dolce sorr iso cli bontà e cli perdono , vi sono fibre umar.e ad'amantin e che anche tra le raffiche più impetuose della sventura con– servano pura la loro fede nel trionfo della giustizia, e chiamano , chiamano a raccolta senza stancarsi mai coloro che crecleltero e clie ora dubitano. tutti quelli che credono ma lemono. Vi sono anche a,·.ime così serene che anche nel buio più fitto della notte pro– fonda anti,·eggono già gli azzurrini chiarori clelralba, gli splendor i dell'aurora; vi sono. infine, gli eroi, gli attivi della vita, gJi eterni ribelli cor.tro il sopruso e l'ingiustizia che possono cadere vinti sopraffatti. ma domi mai. e risorgono sempre con il loro fatidico g1·iclo cli ribellione che chiama lr folle dolo– ranti clegli oppressi alla rivolta per il loro riscatto, per la conquista cieli~ fonti della vita che sono retaggio degli uomini tutt i. XVI. LO CZAR. Si coste ggiava sempr e la fel'roda: vag oni q:deni di uom ini , di ca valli e di dve ri ci pa s. savano dinanzi incessant ement e. I soldati guard a\·ano con inddia i ca i'rozz oni cli mer ci. che lasc iav ano \'Celere dai finestrini aperti , le teste dei ca valli. - Gua rd at e che onnre! J can dli in yett ur a r- noi a piedi. - Il cavall o è una best ia. e di\ ·enierebhe n.1a. gro - risponcle\·a \' ass ili Knirp it.ch . - Tu in– \·ece sei un uomo e ti puoi cu rare da te. Una volta, durante una sosta. un cosaccu \'Clln e a bri glia sc iolta dal nost ro coman dan. ic, ap'J)ort ato re di una noti zia irrwo rta nti ss i– ma. Ci fecero subito racc ogliere. e mette re in linea senza sncchi e ~enza nr mi , cni nostr i rn.. mirc iotti IJianchi . Nessu no sn,peva, come al solito il perchè. C:li ufficia li pussa,·ano in ridsta i soldati. \Ventze l, hestemminxa e gr idava., tirando gli nomini per la dntu l'a se era iuessa m ale r facendo accomodar loro i ca miciott i a furi a di scapaocioni. Ci fecero cam mina re vcr~o ln :-- tra.da fC'rrata e, dopo una lun~a ma novra. il reggimento si slPse Sll una linea. T.n. s!ri. sf'ia di r1:1rniciotti hianthi c:;i ::illun gava prr più rli un rl1ilumct l'O. - S<Jldrtti ! gridò il magg iore. si as petta l'inweratore. r 1: a~pett... 1mrno l 'impera.to rr. a nosLra didsio ne aYrva sem pre 11reM stan– za in lllog lii lrmtani da Pi etrobu rgo e <la ).10. ."-Ca. Tr a i ~oldnti una dieci na a,ppr na ave. vn.no già \ i sto lo czar. così l'attesa del tre no i1nnerirde rrn. piena d'impaz ienz;i. Passò una. m ezz'ora e il treno non a rrivava. Fn dato il pe,·mrs~o ai soldati d i sede>r~ì. La C()n\·er~azionr ero animala. Si fr1·m0rà? domandò qtia lruno. - Ebbene conclusern le querce .sagge del– la sap ienza dei secoli, ogni fiore simboleggia una di queste elelte creat ure: la b1una mam– moletta le ar.ime dolorant i sulle sventure umane i mu<>hetti le fedi etunamente v1- gilani/ e i fi~rdalisi ceru lei .e i ranunco li d'oro i sognatori della prossima aurora , e i papa,· eri purpurei che accendono la vam– pa della loro corolla proprio quan do la ter– ra offre tutta la sua opulenza e fioriscono proprio tra le spighe turgide del grano , oh! essi simboleggiano tutti gli eroi, i martm che tengono alto iI vessilo fiammar.te, della lotta suprema che restituirà il pane benedet – to agli uomin'i tutti! GrnsEPPI:\AMono LANomr. IL NOSTRODOVERE Vi11almentesi è riconosciuto uno fra i tan– ti diri!,t.i della donna.: quello di inscriver la nell' Ur.ione. Colla perseveranza e la fede che ci animano vinceremo il resto degli ostaco li. L'operosità è la vera salute intellettua le e.. fisicçi, è il balsamo della vita ed il primo no– stro dovere. Oµerositù! Sirappiamo quelle disgraziate che inerii se ne stanno a risca ldare le pan– che della chiesa, che si la.sciano tras cinare ùall'astuzia clericale interessata , oppres se dal peso della sventura , ignare del danno immenso che recano a k1ro stesse ed alla massa laroratri ce. Rinfranchiamole · affu1chè si ribellino a quella ·schiavitù che offende la dignità· rammentiamo loro le mille disgra– zie che si susseguono, i r.ostri socialisti che perirono e periscono tuttora. Proselitismo! Raduniamo ancora le sim– patizzanti. Se ci comprendono e ci amano, perchè indietreggiare di compiere il dovere unico per aiutare il partito, di unirsi in le– ga? Esortiamo le tante lavoratr ici sfruttate aflìnchè imparino a far rnlere la loro opera! A uguale lavoro , uguale salario! O madri, o donne, venite tutt e a riscaldarvi al fuo– co della nostra fede sociale che attende il trionfo. Giustizia invocarono i nostri morti , e tut– lora unanime giung_ea noi la loro voce da tutti i cimiteri della terra. sì, faremo giu– s!.izia, o ma.Miri, e la faremo r.oi donne! Noi accogliamo rultimo vostro desiderio come un'eredità e continuiamo nell'opera. Nel nostro desiderio · non attendiamo la pace inerti. la pace che suona quasi ironia, assai preziosa come quel benefattore che aspetta di soccorrere il mendico quando è mezzo morto di fame; noi vogliamo la ri– vendicazior.e giusta e santa: le difficoltà e gli ostacoli ci onorano, e le" spine di cui è cosparsa la nostra vita non varranno giam– mai ad arrestarc i nel giusto cammino . lla vemw l DA GH IBARDI.'il. Psicologia Capelluta La Sentinelle pubb lica questo gustoso aned– doto, Da tm ordin.e del .giorno emanato dal gene– rale comandante la ... brigata: (< Si vedono , così fra i soldati che fra i loro super iori di ogn i grad o, Ca})€lli ridicolmente lunghi, formanti ecc. I ca,pi dei corpi non de– vono ignorare che il portare capelli ~unghl è una delle forme comu ni della indisciplina i,. Si domanda dove il bravo generale ha ,potu– to sco\·are quel miterio infallibile dell'indi– s ciplin a, ,concrei.alo sotto la fo11na di un a lunga ca:pigliatura. Senza dubbio, in ca.sa sua! - Ah ! proprio ! ci mancherebbe altro che avesse a fermarsi ad ogni reggimento. Ci guar der à da l finestrino e sa rà molto. :-- Allora , fratello, non potremo neppure di– si11~.guerlo, perohè sarà certo con molti gene– rali. - Ma io lo dcon oscerò. Lo vidi I 'anno pas. s.nto, lontano cosi... E il ?0lclaio ste se la mano peJ· indicare a rrual e dtsfanza ave\' a avut o la fol'luna di ve. <ler l'imp erat ore. Finalment e, doJ)O due ore di att esa. si scor– f-f'_ eia lont nno il fum o della locomotiva Jl regg iment o si alz ò e si mise in linea.'. Pri – ma passò il treno dei dom estici e delle cuc in e. r. cuoch i e gl i sg~iatter i, in berr etto bianc o, c-1 gu ard ava no da.i finest rini rid endo, non so pe rcih è .. \ qu attr ocento m etri di distanza ve– niva . il treno im peri ale. Il m acc hinista quan– do s1 acco rse del nost ro reg gim ent o allin ea to, rn llentò la corsa e, i \·agoni traballand o len– ta~ e11te_. .::filarono dinanzi ai n ostri occhi , fis– sati av idam ente a.i finestrini. ~'la le ten din e erano abbassate. TI cosacc o f' l' ufficiale che e.ran a s~1lla . pia.tta ~orm a dell'ultim o ,,vagone , furono 1 soli esse r, del treno che ci videro . Gua rd ammo il conv oglio che si allontanava semp re pi ù in frett a, rim anemm o ancora co. .i;;l tre n:i-inuti, po\ .si f~cc rit orn o al campo. l soldati eran o ch s1llus 1 e non nascond evano il loro ra mm a rico. F. or a quando avremo an– co1·a. l'o ccasione di vedel'lo? Q_uest' occnsione si presentò pr esto. Prima di n1T1vnrr a Pl nrtc hti ci venn e annunziato che In c-za r ei av rebbe passali in rivi sta. Gli sfilammo innanzi tali e qua li come era. vam o a 1Tivati dalla mar cia, in camiciotto e pa nt aloni .sudi ci, colle scal'pe ing-iallile r> pol. verose, coi sacchi e le bisacce carich e di ga – lr tte e In. hor acr ia n tracn lla. (Continua ).

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