La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 8 - 1 maggio 1917

NOTIZIE E GIUDIZI sulla rivo&uzione russa E. P. G RABER, scrive su La Seritineile di La ·Chau.x de Fo nds: « La. rivoluz'.onc ru ssa ha messo in prima linea il più g rande popolo euro peo. Con un supremo sussult o. questo popolo ha spezzat o i tira nni che lo domina va– no. E va olt re . l 1wece <li costitni re un go ver– no di t ~}O borghe se, che lasci:i il popo lo. il ver o popolo . ne ll' ombra e nell 'ubbidienza . la Ri Yohu ione russa crea un nuovo ordine di cos e, la rompe colla trad izione politica bor – ghese e dà al proletar iato il coinpito che do– ·\Tebbe a, ·ere donmqne. Xoi pens iamo che la libertà non sarà reale se non quan<lo la repub blica econom ica sia ,·enuta a con1j)letare la repubb lica po litita. :\la noi no n siamo pertanto incl ini a depre z– za re la democrazia . La g uer ra ce r ha fatta app re zzare anco r più . Senza credere che da sè sola possa gara ntirci la pace pe r _l'avven i~ re, noi pensia mo però che la ga rantisc e assa i me g lio <li q ualunque alt ra fo rma p_olitica : ad esem:)io, di ogni regim e m onarch ico >. .;. ·* GE:s;o~sE sc.ri ,·e da Zur igo: i< Telegramm i da Stoccolma ann un ciano che ) I aria I van o– vna St acku vic è arr ivat a in quella città. man– data,·i dalla socialdemocrazia russa . per trat– ta re coi compagn i russ i, residenti in S,·ezia. int orno a certi problem i del parti to russo e intorno al loro atteggiamen to di fronte alla riYo lnzione >). .E: giu nt a a Pietrog rado dopo tre ntacinque ann i di es ilio i-i Siber:a. la signcra Brcs ch– ko,·ska ia. C:1iama:a !::i (( nonna della rivoluzio– ne russa » . EssJ è srat.:i. sa lurata alb stazio– ne dal ministr:> della giusti zia. Kerens ki, e da una fo113. inn umerevole . tra c..1i si trovava n') deleg azion i o;,eraie . militari e scolas tiche. che i ·hanno acclamata con en tusias mo. La Stampa di Torin o scr i~ 1 e che . .mentr ~ sfila,·ano a Piet rogrado ogrn sorta d1 cort ei <li soldati e marinai . una proc e&s.ione con p~– recchie migl iaia di donn e si a,·v ia\.? ~e_1:s? il palazzo della Duma. a domanda, r~ 1. <l1_nth e– lettorali. Lo spettacolo era non d1ss1mtle del– le grand i process ioni femmi1'.iste _d.i Londra. ProcedeYano ordinate per sei, m1htan11 ente. e cantaYano su ritmo -di una ma rcia fune br e. la :O.Iars igl ies e . ...\Ha destr a ed alla sini st ra del- ------- -~· -'-"lo.o..na-J'!. .su tutta la sua hm g·hezza e te – nendosi per mano. altre donne formava .no un a cate na e li"11?e<liYano co::.Ì alla folla d1 po rre de l disordin e nel corteo . . Soldat i e borghesi durante ii p_erco rso ac – clamavano; nessuno rideva. Tu tti semb1_·aya– no resi verso un a,-ren ire di rigene ra~ 10ne . i< f: veramente un mondo nuo,·o che st crea - scr ive Nadeau - un mondo nuovo ohe gene :-erà molta forza e grandezza. ma an ch.e molt e sorprese. molte cose inatt~ se e a .rri – ma ,·ista sconce rtan ti. f: il futuro m marcia>>. Le condizioni di lavoro delle donne L·lnjonizazione cli Roma_ pub?lica quan~u segue. che si riferisce alla s:ru~ziOne .oper~1a a Torino : (< 'Cna delle questioni che st pos:-o~ no :-itenere in via di solu zione è quella d1 :,tabilire una più equa ?ropor zio ne nella base dei cottimi fra la mano d · o;,era delle mae– -,tranz-e ma~hili e di quelle femminili. Il la– ·:oro de~J.e donne. --pecialmente nelle officine di munizionamento. ha dato .,-isultati non in– feriori a q~ello dei li uomini: attiv.ità e di– sciplina :1anno caratterizzato il contnb1;.to. cl~e le donne in gran parte scelte ne'.le famiglie dei militari. hanno recat0 a1Ia pro~uzione hel– lica :Jazior.ale. Il Go,·erno non pu(> non vede– re co:1 .:itrr,a"cia le 1,r.atiche iniziate per ren– dere ~►iù eque le cr.,ndizioni di mercede del :·elt~ento fernrr.ini!i::! n. Il nost ro g iorn al e _-ella relazione del Consi~lio di Aministra– z1e,ne <lel'a <...:ùcief· Editrice ,-1'7·anti.' al,b!amo !etto 'I"anto ~p•rue: 44 J ...a Dife,,tt delle Lavon1 ri<::; 1 tl secondo giornale. per orl.l,di propriell.l sr;,. wle, e qi,in– di del Partilo) conti1wr1 l'ascesa. t.anto nel campo degli abbo11011u11ti, quant~ i_;r que1lo della ri-i:endita. Il movimento socialista fern– mi11ilesi è risvegliato in tante I ùr:1 d'Italia ed accenna a sempre mc gli o orKam::zarsi e fare opera di {-rosc/itismo. Il ;;,ornale _è_ poli– ticamente redatto sotto la respo,,sab,1,ta del la Direzione dell'Avanti!, così con1c dcliberù la Direzione del Partito; dal canto suo l' A m- 1n;11istrazione mtlla trascura per d 1 irftlt 1·m– pu.lsi nuot:i di ulteriore s7-·iluppo. L'eccessii:o rincaro della carta si fece naturalmente sen– tire anche nella gestione della Difesa; mu. ri– petiamo, il giornale ha dinanzi a sè una 'Vita di promettente prosperità amministrath·a e finanziaria 1,. L.-\ DIFESA DELL E LAVOTIATRICI ~= F=I= O= R= I D'AP RILE :BS; Del. Golgota la gloria è impallidita. - Stacca. sul glauco ciel. ù,gia la riga de le pendule salme incappucciate sinistramente, come di frati a_crobati u.na schiera traveduti nell 'incubo. Baflonzano le funambole membra, ed ai gibetti rapisce il JJento cachi1111i strani fra lo scroscio assiduo de' rnlla11li tamburi che va11isce come rantolo fioco a la lontana. Intorno intorno è un romor di rosari biascicati e di sagrati sol.Jateschi al rude schiocéo commisti di tedeschi gerghi. E, marea cupa, latra più funge la Cùnea malfida de/ popolazzo. che il flagello addenta stupida e lecca al perc11ssor la mano scodirrzolando. Lecca. o popol sovran : lecca. ma ascolta. E voi Sire. e voi miti alme borghesi che credete a fa 11ìta in oltretomba. udite. udile. Budda. Socrate e Cristo han detto il 11ero : per Satanasso un iflfedel Pe 'l gillra .. Vitiono i morti e strangolarli è l'ano. Al laccio infame ei si sµiccdr non 11isti. ai Giudei novi in onta .-ed ora l'agolando 11a11no come fantasmi di leggenda. Scorrono la brulla piana; ne; !'isbe 1111fe penetran 11ntt11rni ;:wrmofanJo fatidiche parole ai bambinetti in culla.- a le potenti bussano alcove seminan_fo sgomenti inesplicati negli atrii Fasti; e pei banchetti passano ghiaccian.to il riso ai coni·itati in bocca. E quando varcano pellegrinanti lemuri pel cielo, con un palpito le11a il trasog11alo fronte il m11sgicco; sul boiaro un 'afa graJJa cli tedio. Fan sentinella a l'imperial palagio, e son essi che occultano negl'imi antri la mi11ae ne · 1;0/uttuosi mirti il pugnale. Son essi che fra gli agi a la donzella recan nel sonno il fascino segreto de la scabra officina, otJ'ella trae (..111pliAcuta . Van pei chiusi cancelli a le dolenti case e colgon le lacrime a le madri e a le spose sul ciglio. onde trarranno jolgori un giorno. Il campo di viole Paul Lecham p so nnec chiava. i! capo grosso , bitorzoluto. ross astro poggiato al parap etto della trincea . Per mille dia voli! Non era lieta la vita in trincea, con que lle gole d 'infern o davanti. che vomi tavano ferro ad ogni ista nte. Pau! Lechamp era ben stanco di quella vi– tacci a. Nei cervello insonnolito gli fru llavan o ora cento gaie imagini , oe1 bel tempo pas sato, dei giorni faticosi ma sere ni trascors i laggiù al villagg io natio. Che diavo lo aveva preso quegl i anima li di boches, di tcleschi, perchè muo– vessero in guerra neile belle. grasse terre di Francia? Paul Lec hamp era verame nte un puro cam– ~ione dtlla vecchia razza di Franci:1, celte nel sangue. E come gli bolliva il sangue là giù nei campi del suo com;,inello agres te! Alacre alla fatica, interessato ed avido di guadagno come rurti i veri contadini, Paul si concedeva però qualche S\'ago. Qualche buona bottiglia di vec– chi/) vino di Francia, e qualche buon abb raccio di talune ragazz~ del suo villaggi o. '\'cl sonno il viso di Paul parev a rasserena rsi, arridere tutto beatamente. E che ragazze, v_ero. vecchio gallo! Ragazze dello Charrp.agne. a cui qualche filtrazione di c. :ngu(.. fiammin~o.a·,1e·:a dato un singo lare ca n– Jore di carni, una Aoridezza di forme che era un incanto. Ai r:c0rdi inebrianti di quei lontani amo ri agrci:;ti semplici e violenti, tutto· il corpo del ~ùldato insonnCilito si scoteva. 11 capo gli si vol– tava e riceveva in pieno il bacio del so le. (Jra il pensiero del dormiente aveva mu tato via La carezza ardente del sole destava in Paul altri pensieri, piiJ dolci. La sua vita di duro lavoratore e di auda ce gallo del villaggio stava per mutare. Ali 'ulti. ra fiera aveva conosciuto una bimba diciottenne, tutta sorriso di bè!lcz73 birichina. che l'aveva sedotto: Laurette. Po ichè le sue audaci art i di don Giovanni a~reste era n con lei fallite, s'era deciso: l'avrebbe s:-,osata. Una brava ra~azza que lla Laur ettc ! Non trop– po forte d 'ascctto, ma resistente alla fatica co– me nessun 'allra. con qua lche soldo del suo. Nelle polari tundre ai dolorosi, obliati dai vivi , arcane piovono spemi e conforti : a Cernicewsk i forse reggon la marra. Poi raccendon gli stancl1i entusiasmi nei fratelli dispersi; e a me in quest 'ora fremono in cuor. - Su via! date, o tiranni, sapone e corda, date coda e sapo11e un'altra volta, che mastr'lmpicca vi rubò la paga. Non sentit e dannato sghignazzio che i morti fanno :, .. Ed era fra que( morti il più gentile fior che vantasse della Neiva il lito: Sofia, dal flavo crin, da l'opalino occhio natante. 01,e ridea de l'ai)venir la luce e del presente la pietà piangea; Sofia. sospir di quanti forti pelli la Russia santa non diè all 'esilio od alla ,norie in braccio. Profuga al sangue suo. chiudea la /raie persona e il gran lignaggio in bruna saia ,nonacalmente la vereconda. che ridea del cielo. ai tribolati della terra suora. Ma al cuor, cui tanta ardea fe bre d 'amore. li amor niegava : chè certo ar1tive:lea la profetessa nè paventa va l'es ile titana ch'era allo scellerato abbracciamento sacra del boia. Ahi! nella stretta del capestro osceno scòrgola ancor diJJincolarsi. al fato recalcitrando; e scompigliava il vento la chioma errante. Piangete, o donne ! Più soa1·e stelo mai norz fiori di Vergine la terra. Il re ed il boia han q11ello stelo inìra11to. Santa ·Sofia.'.. Tristi fiori d 'aprii eh 'oggi Pi reco. o fancl./1lle d'Italia! Oh ! ma s'affrettino. s ·aft'rettino, s'affre!lino, o fra/e/li, i giorni santi, i giorni sa11fidella mess e. Allora. pei franchi solchi libera esultando la tr'ionfal canzon de' falciatori. a le placate ombre darem lauri JJOtivi;al plettro e¼,.,,,,-emn- i-l br u no-:- intrecce.rem d i rose gl'inni. O fanciulle, allor saranno i versi dolci e gli amori. FILIPPO T URATI. ..-\pri!e lf8 I. Il volto di Pau l, ora, pareva ridere beata men– te al sole che lo accarezzav a. Deiizios::i, quel la Laur ene, deliziosa come una pesca turgida e rosa che nessuno ha anco– ra sfiorato. La felicit à non è però - vecchio e sempre nuovo adagio - degli uman i. Un mosco ne im~ pertinent e si posava su! naso rispet tabile del sold ato. Paul si svegliava, si scoteva , si guar– dava attorno. Nulla. La trinc ea dormiva. I soldat i s 'erano tut ti abbandonati a! ripo so, Stracchi , esau sti. So– lo le sen tinelle vegl iavano immobili, spian do la trincea nemica, che era là di fronte , ad appena duecento metr i, nascosta ne l verde dei cam;ii. Che ora era? Pau l guardò I 'orologet·o che portava al potso, dono gent ile di Laur ette. Le tre del pome rigg io. Ch e pomerigg io magnifico. bell iss imo, dorato dal sole ;iurissimo. Un pomerig~io come solo ne aveva vis ti là giù al suo vil!agg io. La campagna tutta bagnata da!le recent i piog– gie, era d'un verde intenso. tutt a rigoglio. Una meraviglia di freschezza. Gii occh i piccoli e grigi di Paul accarezza– vano len tamente il ver de velluto dei prati. Qua – le ricchezza! D'un tratto si scosse. Ad un centinaio di me~ tri egli scorse delle mac chie Fitte d'un az zurro cuoo. Sì, eran viole. le viole dei campi. Un pcn.;;icro gentile gli balenò ad un tratt o. pensiero d'innamorato: raccogliere un mazzet– to di viole ed inviarlo a Laurette. alla sua buo– na Laurette. che tante cure si ;1rendeva pe l fi– danzato lontano. che tanti regalucci gli inviava. Ma.. e quei dannati di })oches .=> Paul rinun – ciò un i~tante al pensiero gentile ed audace . Ma poi gli tornò nel cervello, lo vinse. La trincea nemica era immersa nel si lenzio. pro bab ilmente nel sonno. Nessu na voce uma na. alcun rumore di guerra turbava la pace profon– da dei campi. Pau l sca,·alcb adagio la trincea, strisciò silen– ziosamente sul! 'erba, trascinandos i dietro il fu– cile. Biz1arro·! Gli pareva di tornare a qu2lche audace impresa amorosa dei buoni temp i an– tichi . Strisciò a lungo, guardingo. spiando d'ogni parte la presenza dei nemic i. Nulla. A pochi metri una breve siepe si drizzava. Era un !.nwn nascondig lio. Si diresse a que!!a , la raggiu nse. Si dr izzò car ;ioni, tutto il prat o era in qu-el punt o spar so di viole tte be lliss ime : f~esche, turg ide, d 'un azzur ro cu-po. Paul .com inciò a raccog l:er le avidamente : per sè ed anche pei compa.gni della trincea . Anch~ ess i avevallO le dame al villaggio , che sa-reÈl– bero sta te felici di que!i 'amor oso pr ese nte. Ne raccol se anc ora, fiutandole. D ·un tratto un lie ve str isciare, al di là, della siepe, gli colpì l'orecch io. Si volse d 'un balz o felino. impugna ndo il fucile, spiò . A! di !à delle siepe un giova nottone biondo , dai ca.pelli scialbi , dagli occhi azzurri e dolci, coper to de!] 'u nifor me prussiana, lo fiss ava , te– nendo in una mano il fucile e ne ll' altra un mazzetto di viole. Anc h ·egli, i ·odiato nemico ~veva a,vuw !o stesso gentile pe nsiero. Anch ·eg li aveva arri– sch iato la vita per donare una piccola gioi a alla fidanzata lontana, che l'at tendeva ansiosa nell a linda casetta del villaggio natio. J due uomini si fissar ono un ista nte, soq: res i, incer ti, commo ssi. Fu un istante: poi ! 'od io, l' odio cieco e be– stiale che avve nta il fratello con rro il frat ello divampò in !oro . li imbest!ò . !i spinse come due belve nemiche l'un o conrro 1 ·a11ro. Aggius tarono i fucili e spara rono. Entramb i caddero . morta lmen te feriti. E le violette fresch iss ime e be lliss ime si imporp o– rarono del loro sangue . Tutto attorn o la campagna turgid a, magnifica, splendent e di luci. sembrjva irrider e all a stol – te--tza degl i uomi ni . PRIM,O M_AGGiO Non più canti di gioia , o compagne , in qu e– sto primo Maggi o, ma un silenzi o cupo di aspe t– taz ione. Sul giorn o sacro al prol etariat o di tutt o il mondo grav a un peso enorme di dolori e di. lac rime. E;3pure - attra verso qu es to innurner e. pianto umano - brilla e si riafferma la spe – ranza in un pross imo avvenire di pace , di fra– te!!anza che la nos tra fede ci fa intravvede re _ Noi - che ness un odio di naz ionalità senti a– mo - "tialichiamo col pensie ro tutte le frontier e per ce rcare i! palpito d ·altri cuo ri pari al oostrO, per stringerc i a! proleta riato di tutti i paesi che sang uina per !e battagl ie non sue, che anela con desider io infinito la pace, che spera in un doma ni feco ndo di lavoro e di ben essere so– ciale. Dalle trincee - ove si s;:iasima e si muor e - viene una voce amica , la voce de i compa gni nostri che rievocano altri giorn i di maggio . gior– ni pieni di sole e di azzurr o, di gar ofani rossi e di bandi ere a! vento. L ·an ima- loro è con noi per forma re col pal:-' pita ardeme della fede la grande anima del so– cialism o. Noi siamo !.a ialange invincibile del l 'avven i– re, che camm ina con in pugno la fiaccola deli 'i– deale che gui da ogni uomo verso la libertà. la fratellanza. i! bene. Il sogno del! 'ogg i sarà la re altà di domani: noi seguiamo queìl 'ideale che ci fa creder e alla bontà umana e sperare nella eguagli anza : non più padroni nè schiavi , ma• una compagine di lavorato ri avent i per motto: Libertà e Pane'. .. Son vermiglie le rose di ques to Pr imo Mag– gio. crebbe ro su lle zolle arrossa te dai ·nostri , ma la fragranza ohe emanan o è come un so~pir o della loro anima tropp o ;Jres to scompa rsa ; se– gui amo le loro orme. stringiam oci compa tte ai compag ni per intrapren dere In lotta cont ro i nem ici tutt i che gra vidi di sa ngui noso bott ino. vorranno succhiare mai sazi il prol etaria to coi loro innumerev oli tentac oli d'oro. Appr'estiamo ci alla resiste nza per l'inter esse comun e, per far rifulgere ovunque la stell a del lavor atore . Non giorni di scorame nto ma di --rep ara zione. Nei camp i, nelle officine. o,:unque il ;:,opolo sof – fre e lavora si abbia una meta da rag giun– .g:ere che lo rinniini: un ldea!e da ama re che e-li di.a la speranza; una fiamma vivida in cuo– re per lottare se mpre, contro tutti i soprusi rer I 'nvvento d'una gius tizia socia le. Va, prfmo Maggio italico! valica tut~i gio– ghi e tutti i mari. porta il saluto ai ccmpagni tutti , aspettanti ~in·era di pac e e d'amore. MARIA Fl· GA. Cresparw l'rnetn. l' onor. Arturo labriola e il votoalle donne I. 'on. {,(1/irinla_ ha rir olln un'intnpel/a,n:.rt f'll Prr•sirlpnff' rlPl Consiulio pe1· sapere se non cre– d(l 1tlifr di J)ro])orrr ww riforma clellora l!J i-n– SJJirnfa a qu1?slo triplice rrilerin: l) Su{fragio unit'ersale a comincia re dnl 21° anno 11er il sesso maschil e. 2) El i>/loralo alle donne pro1.'1'isledi deter– minala cclpacità. 3-. T::lcuuil1ilil1i pofilico ri))ortaln aoli rmni ri>nlici11f/ll e. T,n df'1nncrn::,iadell'on. Lahriola (!li suaaeri– srr la richies ta di un 1)rinil egio per le dnnn e rlf'lla /Jorohrsia. Quelle 1c detennina te capaci – lù 11 prrnu·lferp/J/11•r0 alle d0nnp istruite cl'es– srr P/Pltrici. e lascirrrhbrro fuori le masse de'l– /f' rl•llltU' onrrair e ronlwline. Si rtrconle11.lP– rf'lif1f'l'/'J lf' /1'nuninis l1•IJorahesi, in una parola! fnufil1• dirP che il Partilo Socialis ta com– lir1lferrì rontro il crilf'l'in TPstrillivo dell'on. LO· 11dola. domandando anche JJPr le donne itn– liane guel suffragio 11nit-ersale che è slato YP– NntrmPnfr, nromesso alle donne russe.

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