La Difesa delle Lavoratrici - anno V - n. 10 - 4 giugno 1916

Bagliori di luce lontana Kei te1nipi anti:chii ne'l quali ,la sclùaviltù era ancora ichi.wmata con il suo vero nome . e perct:ò i padroni non na&conde\·ano la sfe rza sotto una giaaca deimo.cratica 1 una po vera s ·chia.va ascoltò una Yoc,e rniste.ri ·o.sa <:he le su,surrò: - SoTgi dunque. Non sei stanca di lavo– rare <laJl'ai1ba al tra1nonto per arricchire il padro a1e e sfa1mare a mala pena te stessa? ~'Jon ti .s.i .n:beila i1l sarng-ue nelle vene ve– dendo i tuoi fi,g,Ji più bei~li. ,più florid i 11110- rire 1l)fil difendere ricchezze che non sono le loro ? Va e so'llgi:· \'alba è prossiirna ! Da dove v.ent,·a quella Yoce? dall'esperìen~ za dei ten1ij)!1 1l)a5Sa•ti ? daible spe-sanze de i secoli avvenir e ? ch i lo sa! mistero. . mi– stero ... La povera •schiava .aittendeva nel suo stambugio l'adb.a 1prome-sisa. Ad 1un tratto un ba11lume venne a s.cuoterla. - E tempo - s.: disse e s'alzò stringendo aJ petto un suo fighol et to Un tent 'e ch1aro1 e d'a 1 gento nllurnma, a ~nfauti. l'orizzo nte lontano. ma alle spa ,lle ai fianchi era anco-ra ~l buio pro,fondo . pau– roso. Incominciò cora ,gg,:•osa :1 suo cammino Ad un trarr ·, 11na. nube o.scura \·ekJ la te– nue ,luce d ·argeillto : fiStSÒ lo sguardo: oh che <lelus:one ! l'alba sospirata non era che u:1 raggio della fredda . pallida lun~... la notte era ancora aha. pr0Jo11da. Le b,. .anche e stupide pecore s.porgenlo il muso dalle fine.streUe drelJ'odle le 5ussurr avano : - Torna indiietro . poYerina. E vano il tuo sa cri ficio . Verdi noi: finchè il na st ro corpo da,à un fiocco di lana sar emo tosa.Jte da l padrone : po.: ci aspetterà il mact;llo.. Co– sì è la \~ira ! - Ah, all ora tra:1.quillo sotto loro la schiava, Cno stormo Yolse. meglr.o la morte . il son no la te rra madre ~ rispose e proseg;uì il cammino. di piJpistr.elk \·iscid,i l' av- _'\h ! ah ! cerch; il tSo1e... 1pri:ma ,che esso spunti ano rrai esausta dalla lotta contr_o le te neb re. o snraimazz eraii in qua.lche a.bisso. Se ni i lupi come udano· pr~ma che spun– t i ral-ba ess.i t; a.,yranno 1dlllaniata. - Ebbene, rispose loro la schiava. me – glio la morte 'v.iolenta lottando per Ja pr?._ pri.a esist enza , che la lenta . .atroce agoni a de ll'ine dia. lo st raz io continuo de i propri affen: ... E continuò ayanti, av an ti . strin – gendo semp r e più .forte a:l petto la sua creatura. Cadde mille volte tra spine che ,le g raf– ifiarono il vi.so ,e le mani . .si lace rò le ca rmi tra 1; :-occie taglienti. ::..-u\·oloni di tiempesta nascosero anche la {.)allida luce della luna ,pO.: r uragano scop– pi/. ma essa pros~o-uì anco~a . -- Ebbene .pensaxa. pas.serà anche la tempesta e do;,o le tenebre l'alba verrà per~hè così è la legge della vita. Del resto anche i lamp-i àe1"uragano hanno la loro luce ... I!Uatti ai loro -bagliori essa intrav ,·i– <Ìe giù giù in fondo lontano lontano 'hlll– rr,e::.si piani doYe 'lo sguardo indovinava 1i– be-i cam?i <lahle mes.si o~u 1 enti, dagli al– te-= carichi di frutta dolo· s.stme. E proseguì: a ,poco a poco l'uragano si :a.caui etò. s'estinse e fi.na.lmente l'alba spuntò, 1...~/a:ba s.erena annunzia'l:- ~ce di una sp1en– d'..da aurora di porpora e ·d'o ro. GI"C'SEPPI:-:A ~!OR O LA:-;-00:-:1. Il segret o di Amelia Della mia vita di laborat -0rio. è rimas to in me più vivo degli aHri. il ricOTrJr) di quel- 1a nohile crl?atm·a a cui. nella nostra incor– reggibile mania, avevamo dato il sqprano– me di Sfirige. Anr'.he oggi dofJ0 molli anni io non 'f.J{)Ssopensare- a lei sen za sentirmi im-arl ~re :la un senso di profon rla lristez~a. In quest'ora tragica e dolorosa in cui si esal– ta l't:roismo b8l1icr., di chi uctidP. ir., ;ni sono df:cisa ad -esumare que;.;to rir·ordo. perc hè le compagn e e le lettrici della /Ji/esa possano a Joro volta awrtzzare la sublime gran– d ema di un'umile- oscura prolél.aria. C.hiu.5a in un a.3Soluto oslinaw ri serbo , come in una <:orazza invulnerabil e, Amelia avvolge-va la sua vita JJ<-,Jl'ombra e n,~1mi - 5-t,c_ .. ro co-=,ìfittrJ. che quel Sùpranùme di Sfin– ge non poteva essurle più gius.tam_e1te ap~ plicat..o. Ella rr:--eavanella mrnrr,zza .rJel cor– po, ri en• r,'.l.nleal pitto e lievem,;nt,, curvo al dorso. n2lle macchie rossastre chr, detur– p,arnno il suo viso d'un pallore d'avo.rio. nel ful"or e tro.p.po Yivido degli occhi accesi del– la febbr e. le stim mate del male terribile che minava la sua giovan e vita. Fin dal primo giorn o in cui era venuti; fra noi. il suo volto scarno, affilato, chiu 0 .-0 in una sciarpa bianca come in una benda LA DIFESA DELLE LAVORATRICI mona cale, aveiva att irato il nostro int eressa – mento e la 11.ostr,a. CTuriosità . Ma ella. aveva sap uto elud ere le nostre d oma.nde qu-alche volLa insidios e, rispond endovi con monosil- 1-abi o non ,risponi:lenào affatto. La sua venuta aveva ,po 1~tato fra noi un senso lj,i tristezza e di d isagio . Il suo aspetto sta nco e sornen nte di donna ammalata e condannata ad una fine immatura, av>evafu– gato par· un ,po' di tempo la nostm pazza allegria di. creatu re rigo gliose di giove ntù e di sal ut e. Poi a poco a poco, com e ci andavamo abituando ,alla sua presenza, an– che l'alleg.ria ritornò, e rifi orbrono sulle no– stre labbra le gioconde facezie, le confidenze audac i , gli aneddoti rpiovanti che 1facevano ar.rossi re l-e 1p•iù Li1nide e ri ohia,mavano ,sul- 10 labbra di Am elia ,un'·enigmati co sorriso che era fors e di ironia e forse Idi compati – men t.o. Per mia iniziativa era sorta fra noi una s.roecie di gara che chiamer ei int ellelt ual e se non te m ess i di p,rofallrare la paro la. Al– l'ora di colazione ciascuna di noi, per tur-no, doveva rac contaire qual che cosa di su a in– venzione, ed io ricordo il b rivido di terrore che ci davan o i rac-,conti trag ici, qualc he voHa maca bri di Irehe , che avev,a un a spe– ciale predil ez ione per qu esto gene re di nai1·- Ma per quanto chiara e. lampant e noi non p9tevamo acoettare una simil e suppos izion e tanto ci sem.brav,a ùmpossibile che una c1,ea– tu ra ridotta ad una larva Ida donna potesse anco ra destare l'amore di un uomo . Un gio rno , ment re lavm,avo, ella fu colta da un violento sbocco di sangu,e. Fu aocom– pagnaLa a casa e ricompar Ve qual che giorno dopo, più pa llida, più curva, ,più ammalata che mai. - Perché non ti fai curar e Amelia? - te chiesi - F~nirai col l'uccid erti. - Chi mi !può CLmar e? - mi r ispose con t.riste zza - sono sola, non ho va.r enli, non ho amici. - Puoi farti accogliere in un ospedale - sugger ii. Ella si strin se nieHe spa lle. senza rispon– derm i ed io credetti allora e>he un senso d i dig~ ità, di o·rgoglio, la trattenesse dal ri– cor rere alla pt>bh!i,c.a beneficenza. ,Continu ò a fr.equenta,fte il laborator io finchè il soprag– giungere di un' altra crisi rese necessa rio od nrg-ente il suo tras porto all'ospeda le. Mi reca i a visitarla qua lche ora d-0po. Ella sembra v,a iriavuta e m i so:r,rise. - Ti rin g,razio d ella visita; ho qua lche cosa da confidarli pr ima di mori re. - Non parlare di morte alla tua età - II Congressodei lavoratori della terra razioni; ricordo le paz.ze ,risate che ci pro– curavano le novelle 1j i Ermi nia , nove lle senza capo nè coda, pri ve di senso comune, oos; insul se da riuscire quasi di vert ent i. Ame lia, dopo 006ersi scheomita per qual– che tempo fini p er subire la legge comune, ma i suoi racconti ci rattr ista 1 rano '{)rofon– dament e. S.emhravarno, ed erano f.or.se , epi sodi di vita reale, ma un.a vita reale così doloro sa, che noi non potevamo pensare senza ango– scia all'avveniro che ci ipr0parava 1 forse 1 qualcuno di qu ~gli episodi ... Ella sem brava parla re piu a sè stessa che agli altri, narrava bene, ma lentamente, a vooo bassa senza fissare alcun.o, come assor– ta in una sua visione, int err om>pcndosi trat– to tratto, soffocata dai ricordi o /Jall'affan– no; chi entrava nel laboratorio non poteva capire di dove uscis5e QtJUJ1a voce Ltiste 0 tanc a, tanto lontana sembrava .. Un giorno Silvia, che abitava vicino a lei, fece una scor,ert,, che pu un po' di lempo, fu il tema .nrincipale dei nost ri discorsi. Sc/J– r,e-rse che Amelia si assentava da casa tutt i i sabati e non rincasava che al lunedì. Duvr, andava 9 -Andrà a visitare i suoi parenti for·sc - aveva rJ,,tt,J 'r(~P:;.a. una creatura placida e buona, n i'·nt,, affatt-0 romantica. - Lo direhbe, no? - aveva interrotto Er– m inia. - Per me, siccome la logica m'in– se~na che ciò che si nasconde è male, è chiaro e lampante che Aurelia deve colti– vare una relazione colpevole. dissi tenlando di nasC-Ond ere la mia emo– zione. - Tu vuoi illud ermi, ma io so che non mi riman e più che qualoh e ora di vita .. del resto non la rim!J)iango, è stata p er me cosi tri ste così dolorosa, che se non Josse pe r la mia bambina sa rei felice di fi.nirla. - Una bambina?.. chi esi al colmo della sorpr esa. - Capisco come ciò ti sorp renda; io ho semp,ro .nascosto l'esisten~a di qU1esta crea– tur a pcrchè e!JSa ra.rm, resenta il fruLto idi un amore che per la nostra società costitu isce una colpa. ElJ,pure questa bimba è tutto per me; per lei ho lavorato fino all'ultimo, men– tre la feb bre lenta e tenace mi consumava le oarni, mi avv elena.va il sangue.. Io at– tendevo C-Onansia il sahato per rived orla , r,er poter passare qualche giorno con lei, che è così cwrina, così affettuosa.. Ha cin– que anni ormai .. viv e ip1·esso.. Un nuovo shooco di sangue l'i'nterr upp e, accorsero lo informi ere 00. ui1 mOOioo, ma tutto fu inutil e; nulla poteva ar restare qu el– la fontana purpurea che usciva a floLti re– cidendo una giovane vita. Ed ella si sr,ense così guardandomi cogli occh i buoni e tri sti in cui si leggeva il do– lore di non avermi potuto confidare per in– tero il suo seg reto. El mai come in qu el giorno in cui m'a,p– •ra.rve a nudo un 'anima materna, resa su– blime dalla sua abnega zione, io t'ho amm i– rata e vcnorata, o ma)'Jrel Maria Sava rè Cerri. Mo ralità Una nuova piccola alunna nell'asilo: la Brunetta . Un bamboccio gr avio so 1 tutto 1·0- sa neJ leggero vestitino a na st r_i ed a .pizz!, un.a chia1ocheri11a viivace ,e cara. Per la pn– ma volta si allontana daiUa sua ca.sa ov'è l'i<lolo elci t1.1tti; eippur -e 'llon piange, non fa caip.ric-ci. E oosì buona! Nia un si 1 1111il-e mo– del,lo di v.irtù .non sa accapar.rarsi l'affetto deLle sttore ohe l'hanno accolta oon un sor – ri,so fo rz ato e<l ora pi ù non si oura110 di le, abban donan.do t!a, in un ang olo ·del cortile. Brunetta iper ò 11011s'a<ldo\lora per ta\ ,e ind if– ferenza.; in un 1cro:cch\: ,o.di piccole compagne ride , giuoc,a , d1ia.iachiera. •e la ,sua vocetta g.raz.iosa assonii 1g,Liaal trillo d'un gaio ucce ,1- lin o, la •sua p-e,rsoncina 1così ben ve'Stita dalla ,cura amorosa e da,! buon gusto della ma m – ma, spiicca nell' ·un~for,m.ità d-e'Lladiv isa a qua.. dr,etti bianchi e blen.1. Che ile suone os'1:ienti:n.o ,tuta J-i:puignainza ,ver - so tutto ciò che è estetica ,menite bello no n è per me ,cosa ,nuova, pure non so spie.g~nm,i l' ostil.ità loro verso la Br unetta e ne chie do il .perchè alla mia co11eiga, .che con me dUVide la gran fortu .na d eHa vi.cinanza de.11e ,monache l111Segnanti nell'asi ,lo un.ito able scuole ele– mentari, ,de.Ile rnoa1ache a.ibitanti neHo stesso palazzo mtml~aiipale. E 1,a 1111ìa, teo]lega minar– J·a una 1Storia rtri\Ste. Bruna RivoJ 'i è figJia iUegittiima . La imam – ma stia è una ,pove1ù1a tanto ,di,sgraz.iata. Sor,da e 1muta ifu iistruJJta/ 1 nel1l'tlstit uto a lMj – lano ove a,p1pr,ese a ,pa.irlare idiscretaiment ,e. A diciotto anni torn ò in famiglia. Era a,Llora una. sipl,endiida raig.azz.a . ailta, 1·obusta, con idu.e 01achioni netr.i ·et<l una QJ)U– lenta 1Ch1io:ma pune nera ;incornilci.au1te i.I v:ils,o grazioso reso tanto -sirn.pat~co da,]1·,espr e&sio– ne di bontà ingen ua. Ed ing.enua era ve ra'– ment-e la ,povera Ann iina . Deistò .cu,pe voghe .in •un ozioso 1giova11ieISl~gnore <le;l paese che la <Cirouì d' una corte aissi.cLua, che app r ofittò deUa sua eccessiirva i:ngenuità e.cl eWU.<l-en do la vigi 1lanza :della ,fam iglia, che d' a111ra pa rte viveva 1tr.a1nquirna .non .ì~1111'naigina11:dooe:rto la na.tiura rde)i. isentiimenti .riis"l,eigiliati d a.1k1 1 po– vera so rdo-muta. la ,fece 1sua . Annina f.u ma– dr-e. E bbe ,pe,ò la fontiuna di aippartener e ad una fam ,igliia ·buonisiS.irrna che J).ama,va, che seppe comipren derse ie pen donq:re n~n solo, ma inte11Sifica,y,e l'a.ff.etto, r.a<lidoippjwr.e !Ire ou– re ,pre m urose . IJ babb o d' Ann ina non .cencò nuLla, non v.oJle ,às,coJ'tar,e Ile ,girnst-idì.1cazion i del .sedutto re a cui 6ec,e una :chiar a pro,poota: O riimediava ,comiple-taim:ente ali .fall o, o no n avrebbe .più dov ,uto n:è v,antair ,diritci, ·nè ,p.Pe– tender affetH deUa 1maJd-re ,e <la-Ma 1fogù1ia, Ed ril g.iovane vi1lrneI1Jtesi ritirò, d-i1111ent ·iicò 1b.en preSlto e .poco t,e1111po 1<l0ipo si .svoisa.iva. Bnunetta naicque ,e fu aJHevaita ~,n K: -a.sa R i– voJi fra 1' affetto , non SO'lo delta ma.mana, nella qua ,le si s-ve,gliò ta nto possente il sen – time nto m aiteir,no d a offiuis.-care i d,o~ior os:i ri– cor ,di, ,ma anche d,elle gio,van~ zie che an – da.iv.ano a igara per 1com.pea1;sairùa de.Jla JSua orig ine ;illeigii't'tiona con tutto .iU loro am ore, ma del nonno .che aweiva s~uto 1far1Sii S'l.l,p.e– riore a tutti~ pr ,egiudizi a twtt,e le chiaioohi 1 ene ipett,eg ole e ,che ora ~dcxlatraiVa, ila n~,potina. - Quale ,oct½)a si attribuirva dunqu.e a que– sta .f a11ni,glia ? Dicevano j 1mor.a.lfasti : « Avvenuto lo 1Sb.aigtlio .si ,doveva soffocar lo ,scandalo, :11.as,co ndere le 0011 &e1g,uen2Je. Brunetta avrebbe dov ut•o nais.cer,e ,seg,reta- 111ea1tein aJtro .pa.eiSe ie sarneb:be (Poi andafa . ad .aume.rntarre .i.il nu 1mer ,o d-eigdii inJ,e.tici bian– .bi d'ignot :i. Ax1 Anntina non ,si biasfanava tanto i,l fallo qua •nto l' iirnp,11u<lenza di vencli– cars i nobiJme .nte 1cont-ro :ii padre v.iglia,cc.o t.ene.ntlo.si tla b-ilmba con ,sofan'CloiSJ J1el di lei affetto. E le •suoT,e 1fa'Ceva.no -a!llcor <1i più , oome se g,li tsibagl.i id.e.i genitori dov ,esse.ro ,ricader :sui fi1g1i, 1sfo:garvaoi.o t,u,tto il loro di– sprez zo, tutta lai loro .riJprovazione su.Ila p.~<:– cola Bruna che, ICJ1Ua1Si1per di.spetto, qu asi a 1S111entire ri tristi ipronostici ifatrt:i isu di lei. cres,ce .sempYe rpiù 1belfla più inte11~)ge·nte più bu ona. Ne!1l'ai1npio igiarµino giocano .i bimbi. NuJ– la cli più b,ei\lo idi quc.st 'infanzria 1girtd i1Va fra lii profu/!110 dei fiori, ne,IJa festa della natura nisvegliata al to r.llar delfa prllna.vera, sotto .il bacio tiepido del soile che h ttt,o riiS·chi.ara ed allegra. Ma eoco: tra. i bBmbi compar ,e una ma ochia sc ura , scura, tra l'azzurro dei grem bitùini , una euor.a. E ssa 11011 è la maan– ma buona, è gene-ralnnente, una seve ra guardiana che non può inten dere ile soavi g1ioie della maternlltà, che cura ì bimbi con lque]l'o stJen 1 ta.zior]je 1c\~ pa2lienza che sotto naisco nde tutto -iJ ~iivo,11econtro chi ha trova– to nel mondo s.copo più alto, più nobi1e, più santo del s uo. L'infanzLa è gioia, è al– leg-.ria, perchè la si 1deve mettere sotto la tut,cla di persone .che hanno per motto la parola: «R1inuncia)) ? Rintu1cia a tutto ciò che di be-llo, idi buono v'ha '11el1la vita? Si fa tanto 1per toglier e l'in segnarrnento relig:oso netle sc uole elementari, altrettan– to si dovrebbe fare 1p.e.rtogliere l'infanzia dalla •malefica 1infh1enza dalle s,uo,re. Eppure sono ben ran i i paesi della campagna lom– barda che 11011abbiano un a.sllo affid:ito al- le monache. E. G.

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