Critica Sociale - Anno XXIV - n. 5 - 1-15 marzo 1914

• CRITICASOCIALE quali la passeggiata militare, l'amore aspettante degli Arabi, i grappoli d'uva ciclopici e la fertilità delle sabbie. Nella quale arte di darla d'intendere· noi fummo superati per davvero. Vedo bene che non ho saputo esser cortese. Ma forse cortesia fu l'esser villano. ALBER'l'O VEDRANL MINERVA LEGIFERA La seconda e izione delprogetto Credaro per lascuola media. T01·niamo alla scuola media. Minerva legifera. Per amoi·e della scuola? No! Per amor di discordia. Il val· tellinese ha tutte le furberie dei grandi dominatori di popoli. It corpo insegnante è diviso sul nuovo progetto di C1·eda1·0.Quelli che basiscono in provincia, dove non sono molle classi aggiunte e non è facile escogitai·e lucri extra.scolastici, si adattano al disegno di legge. Ne sono anzi contenti. Quelli invece che stanno nelle grandi dittà ne sono danneggiati e quindi scandolezzati. Un po' e la i·issa antica delta piccola e della -grande •indu• stria scolastica. La "democmzia " 'di Credaro si e tro; · vata· con la "piccola industria,, conti•o la grande. ,E ·1egittimo, è natu1·ale. Egli, ha anche tentato il p_are~gia'. mento delle condizioni. E democrazia ugualitaria di Procuste. " Lav01·ano e guadagnano di più nelle grandi città? Ebbene facciamo lavorare di più e diamo mag– gior g.uadagno anche ai professori delle città piccole •· Ma se il lavoro nelle sedi piccole non c'é? Se i pro– grammi non lo consentono? " Non fa nulla. Si· inse• gna una materia dive·rsa. Purché l'orario sia quello I,, Un ministro meno Credariano avrebbe ventilata una questione : Guadagnano di più nelle grandi sedi perchè i professori lavorano di più, ... Ebbene, è forse provato che lav01·ano.... troppo? Cioè se fosse p1·ovato che per avidità di lucro gli insegnanti nelle gPandi città lavo• rano oltre quello che comporta il vantaggio della scuola? In tal caso la regola procuslea sa1·ebbestata di pa– nggiare tutti gli insegnanti nella riduzione del lavoro. al comun divisore provinciale ..... Allora la pedagogia sarebbe salita in alto, ment1·e l'economia sm·ebbe preci• pilata in basso. Orbene, un ministrn della P. I. giolit– tiano e grande pedagogista non può ce1·to p1·eferire gli interessi della scuola a quelli del Teso1·0.l'isto pe1·tanto che it lavoro nobilita l'uomo e l'insegnarite secondario, si dec1·eta con l'aumento della paga l'aumento del ta_– voro e al diavolo gli se1·upo,lipedagogici! Gli operai delle Camere del Lav01·0 si ribelle1·ebbero al t1·ucco. Essi ·uni?'eblÌero i funziona;i e la funzione nella stessa sorte.; Molti profes~ori non si ribellano invece. Non h~nno torto. essi come essi, poichè il. bisogno picchia alla lo1·0 porta. Ma neppur noi abbiamo torto a pnfe1·i?'e gli inte1·essi della scuola a quello degli insegnanti e a pro– por1·e la questione: Se i pasticci preconizzati necessari per completare il minimo d'o1·ario da parte dett' inse– gnante con le scienze affini sono destinati a pe1·turbare tutta la scuola che va già così.... bene ; abbasso i detti pasticci! E così, del pa1·i,se i p1·ofessori hanno qualche dfritto a infischiarsi della finanza dei lo,·o.... scuolari, noi invece abbiamo il preciso dovere di darcene pensie1·0. E allo1·a, se fosse dimost1·ato che l'aumento delle tasse minaccia il rafforzamento del privilegio economico della istruzione secondaria nella b01·ghesia, noi dovremmo s'ubito schierm·ci contro cotesto aumento: tanto più che non c'è in Italia impiego pubblico così proletario che · BibliotecaGino Bianco non richieda l'attestato di licenza o tecnica Q ginnasiale per conc01-,•e,-vi; di guisa che difficilissima cosa è, allf,i stregua dei fatti e delle espe,•ienze, 1·eputare l'insegna• mento seco11rla1·ioin Italia come un insegnamento esclusivo dei ricchi .... Ed ecco pe1·chè Minerva legifera ci trova di f1·onte al concreto del progetto più p1·oclivi alla tr3sidella gra'l},de industria (si comprenda con grano di sale!) che alla tesi della piccola indust1·ia; più coi privilegiati (arrossiamo nel dirlo!) delle grandi città ahe si ?'ibellano'al progetto, · che con gli sfruttati delle città piccole i quali sono di• sposti ad accoglierlo, per1•hè per e~si é beneficio sicuro, se anche è di danno alla scuola e di danno· agli scuo– lari, e alle lo1·0 famiglie, o, più sinteticamente, è di danno alta società, rispetto alla qua/e,frrigidisce il pri– vilegio sociale della cottura, e per esso, della direzione della vita pubblica. Tutto ciò pe1· dire che noi vediamo la questione con gli occhi di Jgootus, ma che, fedeli al nostro progi·amma di discussione, siamo dispostissimi ad ospitare i suoni di altra campana ... Ce1·to l'a1·gomento è degnissimo di essere sviluppato a· fondo e pe1· i socialisti offr·e campo a elegantissime e originali questioni.' ' ·' È un'edizione press'a poco stereotipa, com'è confes– sato nella stessa Relazione ministeriale; un'edizione che testimonia ancora una volta - se pur ce n'era bi– sogno - che il Ministero Giolitti è irremovibilmente intestato nel gentilonesco proposito di deprimere e scompaginare sempre più la scuola media., e che l'ono– revole Credaro è come torre fermo nella decisione di fare della sua pedagogia l'alleata e l'ancella della pi• tocca avarizia dell'on. Tedesco e il maggiore strumento de!' giolittismo scolastico che caratterizza ormai ogni suo atto e parola. E un'altra cosa testimonia la ripre– sentazione di tal quale il disegno della scorsa prima– vera: ·come fallace sia stata la condotta ·del Consiglio della Federazione degli Insegn'ariti medi, il quale - invece di adoperarsi perchè, io luogo del vecchio pro• getto, morto insieme con la legislatura 'che lo vide na– scere, ne fosse presentato un altro impostato su fonda– menti affatto diversi - fece, sorretto é rimorchiato ·da una eterogenea maggioranza, tutto il possibile affinchè il ministro ritraesse alla _l ace il suo infelice parto· pri• maverile. Non vollero ca_pire, gli uomini che dirigono la Fede• razione, che la· loro ·tattica, già. esperimentata senza successo· appena apparsa la legge, era destinata al fallimento; · che era assurdo domandare la ripresel).ta– zione del progetto e nel tempo stesso tale una serie , 1 q.i .p ,or.ri ,i,zi o;r;ti" che,,.gli ..m.u,ta v.P;Q o .fl\P,ci.a, , ì:':1. o,I)_ i,i;i te.s!lro che con la loro azione conf~rivano ad esso una novella verginità e· che davano al m·inistro, il qua.le giaceva ancora del colpo· dell'arena.mento di questa legge, e non di questa soltanto, nuova forza ed autorità; che lo aiu• tava a fare quello che altrimenti forse non avrebbe fatto: a proporre alla neonata Camera, pressochè inal– terato, il progetto su cui tanta polvere d'archivio s'era ormai addensata. ·E così - dicevo - nc,i ci troviamo dinanzi a una edizione quasi stereotipa. della legge. E non abbiamo che da ripeterci se vogliamo dire di essa il male che si merita (1). La scuola, gli insegnanti, le famiglie vi sono in ugual modo bistrattati. La scuola, ·perchè essa vi è governata da una caotica disciplina fiscale; da~la sollecitudine avara di' collocare come ohe sia, di qua e (1) crr. la o.·mca Sociale del 1••16 maggio 1918,

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