Critica Sociale - XXIII - n. 19 - 1-15 ottobre 1913

290 CRITICASOCIALE Così,'per una di quelle ironie onde è piena a ribocco la storia, il confessato proposito del na– zionalismo di spegnere, o 11,lmanco di snervare, nella unità dell'esaltazione imperialistica, la lotta e l'ostilità delle classi, riesce al risultato perfet– tamente contrario: a riacutizzare cioè - come del resto era facile preveàere, e di averlo preveduto or sono due anni ci si è fatto un gravissimo capo d'accusa - a riacutizzare e ad esasperare il con– flitto dentro i confini nazionali. Questo processo, economico insieme e psicolo– gico, non è del resto che agli inizii. Ma il suo svolgimento, col ritmo della vèlocità progressiva– mente accelerata, è, secondo noi, inevitabile. Esso verrà contrastato ed infrenato a sua volta dagli effetti politici - se vi saranno - del nuovo più largo suffragio, in quanto esso valga ad affrettare il progressivo ascendere in valoi·e e in consapevo– lezza della classe proletaria italiana, come classe distinta, indipendente e irriducibilmente avversa al blocco capitalistico. In altri termini, s·olo la crescente forza '3, combattiv:ità della classe, prole– taria avrà virtù .di atte1ware l'asprezza dell'anta– gonismo di classe, sino a sopprimerla del tutto colla definitiva soppressione delle classi e del do- minio di classe. · E così avverrà a noi di chiederci un giorno: non è la stessa impresa di Libia - che noi dove– vamo fieramente e tenacemente combattere, e ap– punto perchè il proletariato non le diede mai il suo avallo •- non fu essa, col suo correlativo premeditato e necessario del suffragio universale (non ne spiaccia alla cronologia protocollare del– l'on. Marcora !), non fu essa un coe'fflciente pode– roso di quella "fatalità storica,, - ahimè quanto diversa dall'altra, chiamata a fornire un alibi al– l'on. Giolitti! - che prepara la redenzione di tutte q 11ante le -genj;i nel socialismo? Ma, quali che siano per essere i responsi del– l'avvenire, grande e religiosa è quest'ora; nella quale una plebe è promossa a popolo, e· il fatto numerico <lella maggioranza. legale di una grande nazione - l'Italia - passa d'improvviso da una classe ad un'altra, dalla borghesia ai lavoratori. Il fatto numerico non è ancora, lo sappianio, nè il fatto politico nè il fatto moralè. ·Dei 4 milioni di nuovi elettori proletarii, come del milione al– l'incirca che già stava nelle vecchie liste; i tre quarti senza dubbio· sono schiavi e krumiri vo– lontarii, barbacani del capitalismo e del padro- nato. · Questo concede a lor signori del respiro -e- molto respiro ancora, probabilmente. . . . Noi, senza impazienze puerili, tendiamo lo sguar– do - ed il cuore - alle avanguard1e consapevoli. In questo momento particolarmente sintomatico, esploriamo il vasto campo di- battaglia, per cer- · carle, per spiarne la consistenza, l'incremento, le mosse. Dove esse saranno passate anche gli altri poi passeranno. Non ne dubitate; passeranno! LA Cil1r1cA Soc1ALE. Per la Rappresentanza proporzionale Allorquando si discusse alla Camera la riforma elettorale, i socialisti, di conformità al loro pro– gramma e ai voti ciei loro Congressi nazionali, sostennero che la riforma, per riescire organica e completa, doveva non solo estendersi a tutti i maggiorenni deU'uno e dell'altro sesso, ma ·inte– grarsi inoltre còn la " rappresentanza proporzio- f nale ,, a vaste circoscrizioni._ Entrambe queste ri- · forme alla riforma figurano anche· nella piatta– forma del Partito per queste elezioni. L'on. Giolitti, alla. Camera, si sbarazzò <lella se– con1ia questione col solito sistema della barzelletta: mettendo in canzonella alcuue reali o supposte' . incongruenze dell'emenriaf'1ento Gaetani, che con– teneva tutto un congegno di rappresentanza pro– porzionale. Fosse stata la proposta· Gaetani inac– cettabile in tutti i suoi particolari, ciò non avrebbe provato assolutamente 1rnlla coutl!o un sistema, che ha per sè non solo tutta la giustizia astratta, ma che, nei paesi dove funziona, ha disarmato tutte le contrarie prevenzioni. Certo, era utopistico pensare che la Camera, la quale trangugiava così a stento l'allargamento del suffragio, volesse anche, nel momento istesso, rin– novarne a fondo la base territoriale e l'organismo interiore. La rappresentanza proporzionale non do– veva venir presa sul serio, appunta perchè avrebbe permesso al snffragio ,quasi-univeniale d.i sµiegare tutto il suo valore. l\fa l'anti,nomia profonci~-, Gh'f, è f.r;a, il sutfragfo vast,is8inio, la c'ircosc"l.'izione piccolisi:;1m!} e l'inuti– lizzazione ,ii una quantità enorme di forza eletto– i'al·e, che - 0ata la ,iisuguaglianza delle circoscri– zioni esistenti .:_ votrebbe anche rappresentare lit maggioranza <lei pitese, si farà ben presto palese _coll'esperimento, e diverrà tanto _meuo tollerabile quanto .più la massa proletaria imparerà arl ap– prezzare e a manovrare il nuovo strumento di difesa e di conquista che oggi possiede. Ha perfettamente ragione quinci.i l'Associazione pr·opor•zionalista, che ha sed.e in Milano, via l\foute Napoleqne, 29, di cominciare a porro e ad ,agitare un problema, che ben presto chiederà a g.ran voce di essere risolto. Per conto nostro aderiamo senzit riserve al com plesso e ai singoli moti vi della di– chiarazione ch'essa ci comunica:, , L'Associazione propor zio rialista si riserva, ad ele– zioni compiute, di documentare, con corredo di fatti e dati, che certo esse offriranno in gran copia, il modo as,mrdo, ingiu~to, arbitrario, col quale il sistema mitg– gioritario risolve il problema - fondamentale nelle democrazie pa.rlameutari - della costituzione della Ca- mera elettiva. .· . · Ma, fin d'ora, il morlo, con cui è .impostata e si svolge la campagna nella più parte dei Collegi, poue uella luce più viva it · fatto indiscutibile:· che neppure il suft 'rag.io quasi-universale ha, per sè solo, virtù, non– chè di eliminare, di att•muare pur di una linea quei gravissimi inconvenienti, tante volte lamentati, che na– scono bensì daUa insufficiente educazione politica del paese, ma che, a loro volta, la mantengono tale, spesso la peggiorano. : . _,1 :,: Da un lato, la cerchia troppo aµgu_sta _del Collegio uninominale, ai contrasti d'idee, di programmi, di grandi intere,ssi organizzati, sostituisce la miseria dei pettego• lezzi di campanile e degli attacchi personali, quando pure non incoraggia la sopraffazione e la violenza an– che a mano armata. Il voto politico, in realtà, diventa apolitico, nello· spirito, nèi motivi, negli effetti. D'altro Clinto, anche laddove una più matura evoluzione con– ijentirebbe vivo e civile contrasto di idee e di partiti, questi e quelle - dall'impossibilità di esprimersi quali e quanti sono 11ella proporzione dei voti - dal peri– colo, anzi, se non pr~valgano in modo assoluto suila Romma d1 tutte le idee e i partiti diversi ed a_vversi, di vedersi legalmente soppressi nel· risultato efficace degli scrutinii - sono sospinti alle più assurde alleanze palesi od occulte, ad ogni sorta di .compromessi, di rinul)zie, di menomazioni. La insincerità, la reticenza, la truccatura diventano, nella lotta politica, necessità di successo e di vita, e l'effetto anti-,ed_ucativo del si– stema tanto -più si propaga e si approfondisce, quanto è più vasta la schiera dei chi_amati alle urne. . Tutto ciò, nelle masse ancora mal co~cienti e. fuori dei partiti, è' fomite di apatia, di scetticismo e di asten– sione diffusa. · E prepara, anèor~ una volta, una Ca-

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