Critica Sociale - XXIII - n. 19 - 1-15 ottobre 1913

298 CRITICA SOCIALE 1H1 politica cmopea - analoga alle grandi Unioni americane - sarebbe già un progresso nolevolis– ;;imo, al quale ci dovrebbe. avviare la convocazione di una <<Costituente europea», incaricala di porre 1,, basi di un « Congresso europeo » permanente, 1-l<-llodai Governi e dai Parlamenti, e il quale ver– rPbbo incaricato, da principio in via ptiramente con– ;;11ltiva (salva cioè la ratifìca dei singoli Stati), di proporre trattali, rirlettenti le varie materie interna– zio11;.1li- comunicazioni, commerci, navigazione, protezione degli operai, delle donne, dei fanciulli, d<•gli indigenti, igiene, cooperazione scientifica in– trrnazionale, ccc. -- e sopratutto tina convenzione inl<'rnazionale per la limitazione e riduzione degli . nrmamenli. \fa la stessa forza politica, che riescisse n otlenerè cotesto Co·ngresso, non tarderebbe, in– ,-i!"lendo, a costringere gli Stati a mutarne i poteri– consultivi in poteri deliberativi; e i bcnefizii econo– mici e morali sarebbero così enormi e generali, fin dagli inizii, che la fusione completa dei varii Stati in un grande Stato federale non sarebbe poi che questione di tempo - e di tempo relativamente non • l1111go. ' · L'idea di uno Stato universale, o cli una Federa– zione mondiale, ·o almeno europea, non è nuova nella storia del pensiero umano. Dante la vagheggiava . nel De Monarchia. Enrico IV di Francia e il suo ministro Sully formularono, verso il 1603, un pro– g-elto di Federazione europea,_ che avrebbe sottratta l'Italia al dominio spagnuolo, e in cui un Senato eu– ropeo avrebbe risolute le contestazioni fra gli Stati; 11• trattative co.Jl'Inghilterra per l'adozione di tale progetto erano assai bene avviale; le troncò l'assas– ;;inio del re. Oltre un secolo dopo (1713), all'Europa, stanca della guerra tredicenne per la succe.ssione di Spagna, l'abate di Saint Pierre offriva il suo cele– bre << progetto per la pace perpetua in Europa»., che tendeva però a cristallizzare nella forma confederale i possessi di Stato consacrati dal trallato cli Utrecht. Viceversa, doveva essere e fu rivoluzionario il con– rett.o che animava l'opuscolo di Kant Per la pace perpetua (1795), che presuppone una Federazione di repubbliche sempre più vasta, fino alla « repub– hlica -universale». Poco cli poi (1814.), nell'ac_me d<'lla crisi prodotta dalle guerre napoleoniche e del conflitto franco-inglese, il primo grande patriarca del socialismo moderno, Saint-Simon, insieme al suo alti-evo Thierry, nel loro scritto: De la réorga- 11isalio11 de la société européenne, ou de la nécessité cl des moyens · de rassembler les peuples de l'Eu– rnpe en tm seul corp politique en conservant à cha– ('tm son indépenclance, caldeggiavano la costituzione di un Parlamento franco-inglese, che avrebbe dovuto preparare un Parlamento europ-eo. E lo stesso pen– siero in varie forme domina non soltanto il Socia– lisrno umanitario dei Fourier, Owen, Leroux, ecc., mn tutto il pensiero democratico del secolo XIX. che s'impersonò in Ahrens, Catl.aneo, Mazzini, Victo·r Ilugo, Castelar, Garibaldi, Lemonnier (fondatore a Ginevra nel l 867 e primo presidente della Ligue internalionale de la ·paix et de la liberté, che ha per organo il periodico Les Elats Unis d'Europe), e via via fino al generale Tflrr, a Moneta, a Max \Vaechter, ecc., sui quali tutti però culmina la figura di Novicow, con quasi tutte le sue opere, ma segna– lamf'nte coi volumi La Férlération de l'Eitrooe, La 1inssibilité clu bonheur', e La missione dell'Italia, thc sarebbe quella per l'appunto di farsi rssa ini– ziatrice dell'Unione Europea. * ** Sente, srntirà l'Italia l'imÌJortanza di questa m1s- .sione? A giudicarne dall'oggi, non si direbbe. Forse p<'rchè le obiezioni alla tesi propugnala dal Novico,v a poaiano invincibili? Esamini:1mo soltanto le due principali. . Un .Governo intemazionale - si dice -· limite– rebbe .l'indipendenza dei singoli Stati, della quale essi son? gelosissimi. -:- ~:Ia qual'è oggi lo Stato che possa chrs1 veramente rnchpendente? Quello solo che riésca a stabilire la propria incontrastata egemonia; la qual.cosa è divenuta ormai impossibile anche alle maggiori potenze. Di guisa che la indipendenza de– gli Stati, nel campo internazionale, é puramente no– minale ed illusoria, ,nessuno Stato potendo fare ciò che gli altri non gli consentono, o ciò per cui non abbia l'appoggio di parecchi •nitri Stati. E anche nei rapporti fra gli Stati, come fra gli individui, è sem– pre più vero e riconosciuto il principio che una certa limitazione reciproca di libertà è la condizione della libertà e la garanzia dei più gravi e legittimi in– teressi ·c1iciascuno. Forsechè, in ogni negozio_ inter– nazionale di qualche importanza, non si parla sem– pre del necessario consenso dell'Europa? In che cosa e in che modo il « concerto europeo » diverrebbe lesivo, più che già non sia, dell'indipendenza degli « Stati », quando la sua azione, anzi_chè essere sal– tuaria ed eslege, diventasse più régolare ad 0J'.>rra ·di un Congresso permanente elettivo? Si soggiunge - è l'altra. obiezione - che, insom– ma, tutt.o ciò è un'utopia_. Ed è l'obiezione generica, l'obiezione senza motivi, l'obiezione eterna cli lulli coloro che non sanno come obiettare. Si dimentica che la massima delle utopie sta nel pensare che il mondo possa arrestarsi per far piacere al miso– neismo e ai preconcetti di alcuni. Fate che gli uo– mini si convincano dell'utilità, pel loro benessere, dell'organi1.zazione politica internazionale, . e poi provatevi ad impedirla, se vi riesce! Tale organizzazione, del_ resto, è così poco una utopia, che, in qualche modo, essa già esiste e, ogni giorno che passa, essa fa un passo verso la sua p'iù completa alluazione. Dai Congressi inter– nazionali di Vienna (1815), cli Parigi (1856), cli Ber– lino ·(1878), che morlificaron9 le divisioni territoriali europee, imposero limitazioni di potere tuttora vi– genti a questo e a quello Stato (alla Russia, per es., circa il passaggio dei Dardanelli), accolsero reela– mi e imposero garanzie a favore cli questo o di quel popolo, siamo giunti 9 lla Conferenza degli amba– sciatori riuniti a Londra per gli affari balcan.ici, la quale - a differenza dei Congressi precedenti, ché si riunivano dopo una guerra per sanzionarne i ri– sultati o per temperare le pretese del vincitore - si costituì, all'infuori e al disopra dei belligeranti, fin dall'inizio della guerra, per limitarla, risolverla al più· presto,' e fare allo cli sovranità collettiva so– pra i contendenti, anche contro le loro pretese e a dispet,to delle loro st-ess.~ vittorie, cletçrmi11anç\o.l,;i, nu-ove divisioni territoriali, costituendo un. nuovo stato - l'Albania '- e definendone i confini e dan– dogli un principe, disponendo delle isole dell'Egeo, e così di seguito. 1-..: o non è questo l'esercizio di una vera sovranità rnternazionale? ' Ciò· che importa è cli mettersi arditamente e con– sapevolmente su questo terreno cli realtà storica, e rafforzare, accelerare, correggere, se occorre, que– sto fatale movimento. La futura « Costituente » eu– ropea .dovrà esigere. p-er es. che dal Concerto degli Stati non siano esclusi /Ili Stati minori, che i po– poli, non i soli Governi; sian_o rappr~s~nt ati ne l Congresso permanente. A questi concetti, m sost.an – za, s'inspirò, nel Parlamento francese, il deputato socialista Fournier, opponendo alla propo-sta della ferma triennale quella cli un Parlamento interna– zionale.- Il Ministro Pichon gli rispose col solito luogo comune della sovranità inalienabile (eppure, -'i2 anni or sono, la famosa' sovranità non risparmiò alla Francia la perdita cli due provincie e· di cinque miliardi) e la mozione· Fournier fu respinta con 142 voli favorevoli e -'t19 contrarii .. Ma 1a logica, come

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