Critica Sociale - Anno XXIII - n.15 - 1-15 agosto 1913

226 CRITICA SOCIALE Uiglichen 1-:Zeinkampf clurch clic gewerlcschaftliche, politische uncl genossenschaftliche Aldion zu fiihren,' nicht in Schlepptau nehmen zu lassen). Ma gli Italiani hanno scoperto uno sciopero gene– rale che non è generale se non di nome; cioè a çlire, uno sciopero generale locale, in alcuni rami _di industria, o in un raggio non nazionale, neppure regionale, ma urbano, il quale serve ad essi come un comizio o un corteo- o altra qualsiasi manifesta– zione cli protesta o economica o politica o sociale. E l'adoperano il più frequentemente che l'occasione pet·metta, e se ne trovano bene, principalmente per– chè tale sciopero non presuppone affatto quella « forte organizzazione» e quella « volontaria disci– plina» che i Tedeschi reputano essere il presupposto necessarjo dì un grande sciopero di massa. (In Er– wiigung class clic notwenclige Voraussetzung far clen Erfolg eines Massenstreichs eine star/ce Organi– sation und clic freiwillige Disziplin cler Arbeiters- - chaft ist. ..). Non richiede neppure, per la mitezza nuov~ dei costumi politici e giudiziarii, quella de'CÌ– sione eroica, quella consapevole autoofferta al sacri- , fizi-o,che uno sciopero aute1ùicamenle generi:ile sem– brerebbe richiedere, giusta la conce•zione mistico– :anarchica, la- quale scorge in tale sciopero l'austera vrova generale della rivoluzione, rivoluzionariamen– te combattuta. Lo sciopero generale cli marca tutta 'italiana, riduzione un po' 'parodistica dello sciopero _generale che si immaginano i Tedeschi, è fatto' ap– posta per le nostre menti adusate alla dolce ironja della integrazione di tutti gli incopciliabili, compreso la rivoluzione ed i proprii comodi; compreso l'ap– palto del dazio, per cui hanno protestato e vinto gli -esercenti astigiani, e la lotta di classe proletaria e le estasi sempre vigili dell'Avanti! per ogni ... plotz– :liche Kraf tanstr'engung. * ** Con ciò non si vuol dire che i Tedeschi non ab- biano mai, nei loro più arditi pensamenti, figurato :uno sciopero generale non generale, uno sciopero che :si,svolga in alcuni important-i rami di industria op- 1rnre in un grande numero di aziende, e non abbiano riconosciuto che tale sciopero possa essere un mezzo estremo ( ein ci.ussersteMittel) per attuare importanti riforme sociali oppure per contrastare ad, attentati reazionarii ai diritti dei lavoratori... Soltanto che, fra esso e cotest.a previsione tutta pragmatistica, rion han mai riscontralo i termini congruenti in d-0-t– tr.ina per licenziarsi all'azione. Il solo effetto utile di cotal previsione è stato quello immediato, già av– vertito testè, di mettere in guardia la classe· lavora– trice contro le mene dell'anarchismo, che la vuol dislogliere dal proficuo lavoro quotidiano pelr la propria unità e per il proprio rinvigorimento nella . tolta cli classe, che possono solo ottenersi mediante lo sviluppo deH'organizzazio-ne, tant-0 più che è sol– tant.o da questa che dipenderebbe anche il successo cli un eventuale sciopero a scopo politico, se. mai un giorno potesse apparire necessario; (sollte· cler Streich mit einem oolitischen Ziel sich einst als no– tig erweisen, sein 'Gelinoen · davon aòhangen wird); dove è• notevole che non solo l'opportunità eventuale eh uno sciopero - non si dice affatto « generale » - ma semplicemente di uno sciopero « a scopo• po– litico>>, di un qualsiasi sciopero di classe, si con– cede soltanto come ipotesi lontana, a puro fine dia– lettico; ma, anche in questi limiti ideali, se ne su– bo,rdina la -possibilità del successo unicamente a un grande e assiduo lavoro di preparazione mercè il lavoro quotidiano della organizzazione. Teoria espli– cita, più che di guerra, dunque, di pace armata. * ** Questa dottrina, che noi diciamo tedesca, ma che dovrebbe essere la norma di condotta cli tutti i prole- tariati che si muovono nell'orbita ciel pens1~ro so– cialista, sotto la legge aclot~ata dalla magg10ranza (intransigente-rivoluzionaria) del Congresso interna– zionale di Amsterdam (1904), il solo, che definì la questione e nel quale i Tedeschi hanno esercitato la loro consueta egemonia - i brani citati formano la traduzione letterale dell'ordine del giorno in, quel Congresso approvato e contro ..il quale aveva par– lato._. Aristi de Briand - cotesl'r dottrina è propria dei paesi dove l'organizzazione economièa dei 1€1vo– ratori è solida e potente. Dove è agli esordii, la dot– trina non vale nulla. Così non vale in Italia, dove la massa organizzata è continuamente tenuta in iscacco dalla massa disorganizzata, che le eletta la sua legge, e per la quale l'irruzione pronta allo sciopero gene– rale non presenta nessun grosso cimento, nessun importante sacrifizio. E eia noi la massa organizzata è contin~iamente attanagliata nelle corna di questo dilemma : o passare per « krumira » di fronte alia massa disorganizzata, oppure disporsi sempre a sa– crificare al buon piacere della massa disorganizzata i proprii interessi e i proprii lunghi sacrifizii. Alla lunga, la prospet.t.iva certissima che si profila è que– sta : cli persuadere rispettivamente gli organizzati che sono stati dei grandi imbecilli a organizzarsi, e i disorganizza.ti che sono stati dei grandi furbi a non . organizzarsi, -<lacchè, al momento decisivo, questi han pptuto, asservire al )oro talento la forza sudata dell'organizzazione. La pratica dei nostri ·scioperi generali di seconda e di terza categoria, che i nostri rivoluzionarii sentimentali credono un delitto di leso socialismo contrastare (un defitto nientemeno che di « krumiraggio » !)', riesce in effetti la propaganda più efficace che i Governi e la classe padronale pQssano desiderare contro l'organizzazione. Quelli che non credono neHa_organi'lzaz(one fanno benissimo a in– sistere in quella pratica cli scioperi generali a ripe– tizione fino all'avvento delle barricate miracolose. i\Ìla costoro non pensino di essere nell'orbita del pen– siero e dell'azione ciel socialismo internazionale, quanto si voglia intransigente e rivoluzionario, per– chè sono semplicemente agli antipodi della conven– zione s'oci:ahsta internazionale di Amsterdam e del pensiero culminante di Marx: « proletarii cli tutto il mondo, unitevi! ». So bene che dico còse, per usare il linguaggio nietzchiano, inattuali, fuori di moda. Adesso l'eiifant gaté del socialismo è la «folla» di Paol_o Vàlera, la «piazza» cli Benito Mussolini. Questa ha diritto a tutte· le cure-, a tutte le preferenze de•l Partito, non la «vile>> massa organizzata, magari nella Con– federazione clet Lavoro. E, se avvenga un 'contrasto tra l\ma massa e l'altra, tra un proletariato e l'altro, il rivoluzionarismo imperante non ha un dubbio: è con il primo. Chi non sente ttlonare l'elogio appas– sionato della santa canaglia nel giambo archilocheo di Auguste Barbier rifatto dal Carducci? E l'esalta– zione di « Gavroche »? E chi, fuor di ·ironia, non sente la parte di verità umana, ed anche socialista, che è in ciò?... Ouanta ne è nel '93, nel '48 ed in ogni reminiscenza di giacobinismo rivoluzionario ... Ma il socialismo moderno - una volta avevamo il coraggio di scrivere scientifico• - consapevole di tutte le sue origini e cli nessuna sdegnoso - una volta si legava soltanto al proletariato organizzato. Ossia, il socialismo scientifico distingueva, se non nelle carte, nella vita, il proletariato disorganizzato e il proletariato organizzato; e poneva il proletariato ·disorganizzato come soggetto passivo del socialismo, non avente che un diritto - ma supremo - queUo cli essere propagandato dal Partito socialista per diventare « consapevole'» ed « organizzato »; e po– neva il proletariato organizzato come soggetto attivo del socialismo, nel se~so che ad esso, e ad esso sol– tanto, spetta cli fare la politica rivoluzionaria del

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