Critica Sociale - XXI - n. 12-13 - 16 giu.-1 lug. 1911

rn2 F\ITICA SOCtALB quei risultati, che si ripromettevano i suoi primi for– mulatori e che si ripromettono ancora lulli quei socia– listi, che parlano di essa come di un demiurgo sociale. La lotta di classe deve essere superala, e lo sarà, perchè l'idealità del socialismo è perenne e non può morire soffocala sollo rigidi schemi e misere for– mule. Le basi del socialismo non sono materialistiche, ma idealistiche. Tali le conclusioni del mio discorso. Con questo articolo e col precedente, sento che l'ar– gomento non è esaurìto; forse avrò occasione in avve– nire di svolgere meglio il mio pensiero. Per ora le mie parole sono, più che altro, un sintomo; un sin– tomo del disagio morale e intellelluale di coloro, che vogliono serbare fede all'ideale socialistico e che non nutrono molla fiducia nei metodi On qui adoperati per attuarlo. Nessuno più lieto di me se mi si proverà che io do corpo alle ombre, e che « la vecchia e gloriosa tatti– ca» (come dicono in Germania) conduce proprio al socialismo. ETTORE MARCHIOLJ. LARltDNQUISTA DELL'IDEALE Nel precedente fascicolo (pag. 164), co,runenfando due af'ficoli, anche allora, di Eflore Marcl1ioli e di Tullio Coillcci, chiedevamo al lettore e a noi s.lessi: - a dispello del diversissimo fono, del contl'aslante materiale di colf11ra, onde appaiono nutriti, vi è egli, fra i due pensieri, veramente contraddizione? E - salvo solo su un punfo: l'apprezzamento diverso del– l'impol'lanza fondamentale e risolutiva della lolla di classe - ci pareva che no. li confronto, in questo fascicolo, fra allri due scrilli dei medesimi nostri collaboratori, ci sembra confer– mi, anco,, più visibilmente, in ogni sua paf'le, quell'ap– pre.=zamenfo e quell'impressione pl'ima. L'uno e l'altro giovan_e scrillore rispecchiano, sen– :a dubbio, un inlimo disagio, che è oggi nel partito; che è, sop1·atutfo, negli irzlelligenli e ne{1li intellel– luali - due cose ben diverse, ma che qui coinci– dono - del parlifo stesso; e che il direllore di que– sta Rivista tentò di analizzare e chial'ire, da altr·i punii cli vista e con terminologia af/allo diversa, nella sua Relazione sull'Azione politica, nell'ultimo Con– greS-60 socialista {l). L'uno e l'allro scrilfore ri11corro– no un ipotetico rimedio, il Marchio/i in una diflercn– le, anzi opposta polarizzazione ideolo{Jica, il Colucci in uno sforzo colléftivo e sentimentale della volontà, che ricrei o rinvigorisca (ma in che modo, e per quale miracolo?) l'ideale smarritosi, o scolori/osi, per ùia. Laddove - pur facendo, anche il Turati, la do– vuta pa,·te alla volontà, alL1operosilà volontaria di tuflo il partilo, che egli proponeva di stimolare in varie guise, e allo speralo progredire della coltura e dello spirito critico nel pa,,tilo e nel proletariato - lultavia egli cercava, del rilassamento lamentalo. le origini obielliue, piulloslo, nel fatale complicarsi e differenziarsi della materia di azione alla quale il partilo si trovava dinnanzi; e, da siffalfa diagnosi, t,·aeua la conseguenza, meno sconfortante, che il ri– sClnamento verrebbe, mano mano, da quello stesso .(J) \Tcggasl nclln nostra BlbUofeca d, Propagcmdn, progredire incessante delle cose, onde il transitorio malessere era scaturito. Chi ha ragione? chi ha tof'fo? Decideranno qli eventi. Ma è bello, fraflanlo, ma è segno, crediamo, anche cli salute che presto ritorna, quesfo vca'io ingegnarsi e affannarsi dei nostri giovani, a profondare lo spe– cillo nelle loro e nelle nostre ferite. Quei malati, so– pralulfo, periscono, in cui {i.acca è la reazione, e che più sono indolenti - nel doppio senso del qualifi– cativo - e « (ìlosofi.camente » rasseqnali al malanno, che sordamente, tranquillamente, li loqora. ILLE Eco. I-Io lumeggiato, nell'articolo precedente, i carat– teri e i vantaggi del « nuoyo socialismo». Ora bi– sogna dirne i difetti e le illusioni. Il socialismo, che diviene pragmatista, che si con– fonde e si esaurisce nell'opera quotidiana, minuta, frastagliata, delle organizzazioni proletarie: che, tut– L'al più, si riflette in una serie di filosofie dell'azio– ne e del movimento operaio, è un socialismo che, inconsapevolmellte ma sicuramente, va perdendo la propria anima. Ridotto ormai a soddisfare bisogni urgenti, a raggiungere utilità immediate e spesso particolari, a nutrirsi di troppo grame e franunen– larie conquiste, e a contentarsene, e a gioirne; ri– dallo ad a1terare, e quasi ad invertire, il valore elci suoi conceLLi, e a considerare ogni piccolo mezzo come un grande fine, anzi come l'unico fine per cui sia utile e degna la lolla e _per cui, d'altra parte, venga, inavvertitamente e progressivamente, aperta e spianata la via al divenire fai.a/e della società no– vella, il socialismo s'è acquistalo e consolidato sem– pre più l'abito mentale della precarietà e della con– tingenza, orientando definitivamenle se stesso, non più secondo una rnèla ideale, ma soltanto secondo una molteplicità di motivi concreti, di forze rudi– mentali, irnpazienLi cli affermarsi, di svilupparsi e di ottenere un qualsiasi appagamento. li socialismo s'è Jimitato ad assumere la cura deg-l'inLeressi di– sparati e rnullanimi dei diversi gruppi cli lavoratori. Non era forse esso il partito della classe lavoratri– ce, e non doveva in ogni caso prestarle ascolto? ..\'on era una vCJ·ilà cli vangelo pei socialisti, essere il socialismo Ja forn:ia di società «naturalmente>> intravveduta e desiderala dai lavoratori, e siluata alle foci di. codesto lento e vario progredire operaio, svolgentesi tra i piccoli successi del mercato ciel lavoro e le varie Jcggi protettrici, apparcntemcnlc meschine ed inani ? E così il socialismo s·idcnLilì– cava col movimento operaio: impadronendosi del– l'arme, considerava superflua e smarriva la nozione del fi~10; nè s'accorgeva che, così, avrebbe misera– mente perduta la battaglia. L'tttteggiamento essenzialmente pratico del socia– lismo s'è oggi affermalo, pjù o meno, dovunque, tranne forse in Germania, cloYe, con cura assidua si custodisce ancora il sacro fuoco dcll'iclealc. Ma'. nei paesi latini, il socialismo tende sempre più a lasciarsi assorbire nell'azione pl'oletaria, e questa a clivcnlare npolilica; e, d'altra parte, in lng-hillerra, le lrades-unions accennano sempre a volere conver– tirsi al socialismo, ma deludono con uguale costan– za le impazienti aLLese di quanti scg-uono il movi– mento operaio. Pure 1 esse sono oggi additale, con insislenzn sempre crescente, e da socialisti cli piena buona fede, come il modello ideale cui dovrebbero tendere le associazioni operaie del mondo: in altri termini, siccome il mezzo migliore per riuscire un bel giorno alla società collettivistica. In tal modo, al cli là della prassi lavoratrice, che pur richiede atti cli volontà e fermezza di azione, rrcrmoglia un nnovo spirito cli fatalismo, che inve– ste la mèta ultima ciel movimento, e la fa apparire

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