Critica Sociale - Anno XXI - n. 7 - 1 aprile 1911

CRITICA SOCIALE 105 LA LIBERTADELLAVORO Vi sono due specie di lil:Ìerlù: la liberlù del r;cco e la libcrlù del povero. La libcrt.ù ciel potere e la libertà dal possedere. La rivoluzione borgl1ese fu la rivoluzione della libcrLù. Ne prodigò a Lutli, con m;1gnanimità signorile. E In"cura di clisLribui!·la fra cdi umani, l'afJldò, com'è noto, al procccl1mcnto Sommario dell'nccumulazionc primitiva: J\l lavora– tore toccò I.a sua parle. Egli pure divenne libero. LiUcro dai rncz,.i di produzione. E trallò e fu trat– tato da pari sul libero mercato. Fu la cavalleria della liberi.;). 'futti ne gioirono. Primi i lavoratori. E poi, capitalisti cd economisti puri. Gli uni i proGtti, gli altri trassero dalle fucine la loro scienza. E corsero pel mondo n gridare al mi– racolo. Scienza e cnpitalismo cornb::teiavnno. Teo– ria e realtù. J\In ]:;i verità è eterna. Quindi, il cnpi– lnlismo pure. L'effetto era sorprendente. Giammai più armonico stadio cli LornearncnLi, p;iamrnai più agevole nrcna di luclj, giammai più semplice gcnLi– lczzn cl'inc0ntri~ giammai pù•,,.. ·cordiale sen'tnhio cli doni, giammai più compiuta soddisfazione cli par– lccip::rnti, giammai più feconda ID gnra, giammai più giusto i! pl'Cmio e il trionfo. Ed era un premio c:hc tulli raggiungeva ccl allietava: il massimo che fosse dato sperar·e dalle condizioni ciel certame. A ciascuno secondo la propria for7a; a nessuno se– condo il proprio bisogno. Nello scambio vince chi meno ha frolla. E chi le tocca, le tocca. Libcrlit è salva. E giustizia è fatla. !vfonchcslcr dètla il nuovo verbo all"umanit.\. Li– bcrtù, uguaglùù1zn, Bcntham! .- osùnna Marx. 'J~ l'Eden dei diritli naturali. Il dottor Pangloss v, elegge il suo regno, e tripudia gioconclfimenlc. Attraversiamo la frontiera delle parole, la foto– sfcrn abbacin::rnlo, in cui si ravvolge il migliore elci mondi: ed osserviamolo da vicino. Esso non è che un mercato cli scrvizì produt– tivi: aµert.o e libero come ogni ullro mcrculo jn condizioni cli concorrenza. Vi contrallano posses– sori di terre, di capiluli, di merci, cli for,.a di lu– voro. Noi li vediamo arrivare, permutare, e poi purtirc, in semplice e rinnovanlesi successione di movimenti. Ma noi non sappiamo donde vengano, non sappiamo dove l.òrnino. li mcrcalo è una fan- 1.nsrnagorìa dallo sfondo di t.cncbra. Lo scambio - non manca cli avvertirci l'Economia pura - è dc·• lcrrn)nalo dalla di,·crgcnza nei rapporti cli valore. Esso c·onsiste nella cessione di un\1tililù minima. pe1' un massimo cli lilililù ...;Essò Lerml11:1non ap– pena sia inLcrvcnulo un equilibrio fra l'ulilitù mar– ginale ciel bene ceduto e quella del bene ot.tcnuto, presso ciascuno e presso tutti i pat'lccipi dell'atto di scambio. Così, ·ctunquc, è pure poi capitalista e pc! lavoratore. L'uno e l'altro, in pcrf'clln egua– glianza di liberlft, s~no edonisti compiuti. Ciascuno hn la propria curva cli bisogni e cli utilitù. 11 biso– gno m.eno urgente. si sacri.llca al più urS'enlc;. l'ut\– lilù minore si dù rn camb10 della magg10rc. La li– nea di coincidenza elci diversi bisogni e delle di– verse utilità è la linea d'incon!ro dei minimi mezzi e delle massime soddisfazioni, ò la linea ideale del– le ariuonie economiche e della pace soci...1lc .. · La liberlit di mercato è oltremodo seducente: mo– nopolizza i pensieri e gli affctLi; giunge spesso, ·as– sai Spesso, a f.:ir diròcnticare ch'essa è un velo del– la reallù. la maschere, sorridente onde si camuffa jJ cìnismo 'delle cose e il privilegio deg:li uomini. Lu libertà di mcrcalo è una Jibcrtù, che racchiude in sè il suo contrario, è una formula, che sta a sig·ni– ficare l'effetliva negazione di se slessa. lìompiamo BibliotecaGino Bianco codesta formula: noi vi t;·ovcremo up'aggrovigliata, i11versionc di valori, noi vi scovriremo il n6cç.iqlo d'una vcril.ù innegabile: che, cioè, ncll'ecopomia capitalistica, il mercato elci scrvizì yrod.uttf,vi, ~on es1sle se non per effettuare nella liberla I rnl7.lalc incguaglian1,a cli posizione degl'individui concor– renti. Liberi.LI, assolutamente, signilìca Lullo e niente: la vertio-inc ciel prepotere come J'abbanclono della rinunzi:i° e della dedizione; ma nulla rivèla delle sollcrrance forze, dell'intimo processo da cui si csprime 1 1_1~lln del gracl? di cman:ipazionc_ d! eia~ sc:u11coefficiente proclutl1vo da ogni sorla di vmcoh economici e sociali. In ciò è il suo segreto, il suo più riposto segreto,. lnLén.clc1)0cq.ui_valca. f::n:c una ·indaainQ comparativa sui nspelt1v1 punti cli pa.r– tenz:f' di quei singoli coeffìcienti, esplicarne il con-: tenuto cd il valore, porne in luce l'influenza allualc e la potenziale. 1\ppropriarsclo equivale ad ap1~ro– priarsi e risolvere il mito fondamentale della soc1clù capitalistica: il mito della libertà. Se libertà è rinunzia, nessuno più libero ciel l_a– voralore. LibeL'O di vendere n s.uo pi{\c.c,rc la, pro– pria forZ·n di kÌvÒro, libero d'ogni imp~iccio çli me.r– ei, poichè l'unica sua merce non è clic nel proprio orgnnis~o, libero degli. strumenti 1~ccessarì all<.~ realizzaz1onc della propnu potenza cli lavoro: egli è libero in più sensi, è libero in tullo: cg:li è In personificazione medesima dcll::i Jibcrtù, è l'uomo nudo dei tempi nuovi 1 cvinLo dai ceppi secolari cli un passalo clic non avrù ritorno. La sua libertà è la sua povcrU.1. 1\la ncssulio più libero del capitalista, se libertù equivale a potere. Egli, forte della propria accu– mulazione, irrobustito dal continuo flusso elci cre– scenti profitti, addestrato dnlla consuclucline anti– ca, è il signore dell'azione, ha in pugno tutte le possibilità. La sua libcytù non genera il suo po– tcrn, ma n'è generata. La sua libertà è la sua ric– chezza; e la ricchezza è un vincolo, un grave vin– colo: il vincolo della più g-rnnclc libcrlù .. li capitale è nato libero, e si riproduce nella 1i– hcrlù. La sua forza sta nella sua capa.ciLù di aclaL– lamcnto, ch'è capncilù cli sfruLLamcnLo indefinito. Si aclalla nello spazio, si adatla nel tempo. Può muoversi. Può ntlenderc. li successo del mercato è fr11tlo d'una schcrmùgli::i di agiliLù e di prontezza. ll capitale ne dispone in sommo gTado. Noi non lessiamo l"clogio ciel capitalista, ma clog·i::imo l'.1 vit'Lù delle condizioni nelle quali egli si trova. Jl suo punto di partenza è cbvvcro invidiabile. ]~ mc– ravigliosn la trasferibilità dello strumento ch'c.o:li possiede: dovunque lo scambio si presenti più co– piosa meni.e rimuncraliv.0 1 dovunque la situazione clt merCnLo proirie\la larghi guadagni, egli può lan– ciurc all'assalto il proprjo capitale. Questo non è un crjstallo, non ila forma specifica 1 non è Jegalo ad un uso. particolare, non conosce .limiti cli capa~ cilù e cli misura nl proprio impeto di libidine. Lo spirito furibondo di conquista è la sua anima pro– fonda; l'espansione e la moltiplicazione di se stesso è la sua rag·ion d'çsserc. 1:1 suo lluLo.,ranìnatosi nel– le vicende ciel mercato e aiutalo dalle provvide e veloci slatistlchc, è il vanlato clirit.to al suo utile. Ma, se il mercato non offre le contingenze ciel successo, il capitale sa, senza sfiduciarsi, arrestarsi a tempo. li suo padrone non ha frçlla: può nllcn– derc. Nessun bisogno egli ha dell'impiego L1rgente. Scocçhcrà il momento propizio, in cui il maggior guadagno Jo compenserà della pili lunga attesa. L'a– stinenza è sempre ben pagatn. Senior l'ha solenne– mente r.tffcrmnto: e così è. Per il lavoratore In gioslra ciel mercato si Lingc_ cli ben diversi colori. Dal momento in cui la mac– china, n!Leranclo i primitivi rapporli della mani– fattura, s'impadronisce della produzione, la liberti\

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