Critica Sociale - Anno XXI - n. 7 - 1 aprile 1911

100 CRITICA SOCIALE dei partili. Fu in questa chioslra rarla.menlarc, tutto– ra cosi invisa a molli e oggello dei sarcasmi rivolu– zionarì, che il Partito socialista, al di là di ogni preoc– cupazione dollrinale, anzi vincendo il proprio dottri– narismo originario intransigente, si trovò nell'apodit– tica necessità di governarsi in modo, da favorire tullo ciò che tendeva al riconoscimento dei diritti politici del proletariato (riunione, stampa, coalizione, scio– pero, boicottaggio) e da oppugnare tutto ciò che era ad essi contrario. Così, forse suo malgrado, il Gruppo socialista, travolto dalle condizioni contingenti di una situazione parlamentare, che apriva uno spiraglio a nuovi indirizzi di politica generale, si trovò a cloYer– si porre improvviso il problema cli un eventuale suo ministerialismo; a dover cioè valuta1·e se potesse mai seconclare un indi1;izzo di Governo borghese, contri– buendo a sostenere un i\-iinistero non solo soprn sin– goli e determinati disegni di legge, ma su tutta unn preannunziata traiettoria cli esistenza, quando ciò apparisse necessario a impedire c.he , a traverso le breccic delle colpe comuni, inevit6bili ad ogni go– verho' b~rghese, tornassero al potere Governi- e par– titi, specialmente avversi al diritto proletario; i quali avrebbero lutti. i vizì del Governo borghese in genere, e nessuna delle preannunciale ,•irtù riformatrici, e in più, l'intento specifico e reazion::u·io cli debellare l'or– ganizzazione proletaria, in pro di una politica con– servatrice ai nni immediati della classe capitalistica e proprietaria. Ecco uH primo casb di coscienza gravido di nnsic, di dubbì, cli timori, di incertezze, tanto f)iù signifi– canti quanto più germinanti da un ambiente oarla– mentare grigio, amorfo, dove ogni luce di virtù in– novatrice sembrava spegnersi in una morta gora di quotidiani tornaconti, in una politica di espedienti del giorno per giorno, foggiata su equilibri instabili e pur rinnovellantisi, a cui la stessa ragion cli iner– zia era legge cli perpetuità - ma, tuttavia, caso di coscienza, che ammoniva incombere un p1·oblema di esperienze tattiche, che pur bisognava affrontare. La maggioranza del Gruppo (u per la soluzione af– fermativa; altri, che pur vi accedevano, si pronunzia– rono contrari nel caso speciale, clubitnndo delln es– senza riformatrice in esso potenzialmente contenuta: comunque, il problema era posto dinanzi alla coscien– za del Gruppo e del Partito, e il suo esame, per ciò che contiene cli pragmatismo politico, non poteva es• sere procrastinato. Abbia fallo bene, o male, la maggioranza ciel Grup– po parlamentare ad essere ministeriale col .Ministero Luzzatli - con tutte, s'intende, le .riserve politiche e morali del volo - è cosa che non riguarda In que– stione cli massima, la quale naturalmente, involgendo un problerpa non di principio, ma cli tallica (ne con– forta la parola autorevole di Giovanni Jaurès), sup– pone un senso squisito cli tono e di misura. Il problemn è posto. li Congresso deve precisarne e disciplinarne le soluzioni, onde evitare le degenera– zioni e gli errori. LA POLITICA DEI DLOCCHI. Non ci nascondiamo che il minislerialismo del Gruppo parlamentare, valutato non nell'astrazione lattica, ma nel caso specifico del Ministero Luzzalli, .portò, post facfum, a teorizzazioni non scevre di er– rori, di esagerazioni, inevitabili in ogni teoria no– vella, destinata sempre a sollevare, fra i critici del– l'ieri, i dogmatici dell'oggi; talchè, nell'inOnita gamma BibliotecaGino Bianco delle aggctlivistichc nostre designazioni, lìorirono anche gli intransigenti della transigenza, mettenti ca– po a un ministerialismo costante, per ogni lieve nc– cennare cli riformette timide ed incerte, che stanno alla concezione radicale ciel riformismo socinlista CO· me la parodia all'opera. Per altro, a chi, dall'esame superf1ciale delle im• pressioni, scenda all'esame realistico delle cose, ap– pare che la tattica, bnlznta dnl fatto della possibilità o della necessità di un eventuale ministerialismo dei deputali socialisti, fu, più volte, nelle assise del Parti– lo, com'è naturale i.o un Partito, ligio, al pnr d'ogni altro, alle prime e tradizionali concezioni, meglio ac– colla in fatto che non assolln in teoria. Si può dire che, mentre dalle organizzazioni del proletnrialo era lnr– gamenle utilizzata e sollecitala, il Partito la subiva ap• punto corno nccessitù, e non senza amar·ezza, per !'in• negabile contrasto tra questo forzato pragmatismo e il nucleo centrale delle proprie idee teoretiche, non pcranc,1 ufncialmenl.e rivedute al lume della nuova critica ,socialista. Espressione 1 pratica di quest9 inti– mo dualismo è forse anche qu~lla diffidenza, che in taluni momenti si palesò contro il Gl'uppo socialista, i! quale, perchè incorporava necessariamente quella azione parlamentare, veniva fatto in cer:to modo il volontario vessillifero, quindi anche il responsabile, e cli quell'azione stessa, e dell'interno cruccio e disa– gio da essa prodotto nelle ftle meno educo.te del Par– tito, pili emotive, meno inforniate - quelle file che non sogliono seguire giorno per giorno la vita par– lamentare· in tulle le sue non liete incombenti neces– sità, speciaid1cnte per quella virtll, che sarebbe tutta italiann se non fosse stata preconizzata clall'Ecclesia. ste, di non leggere nulla, perchè è fatica alla c::irne - e sopratutto di non leggere i giornali del Par– tito. Intanto, la lattico, come fu nnche chiamata, deli:1 cooperazione di classe, nata clnll'azione parlamentare, ne usciva fuori e correva il paese, anche al dì l:ì cli quelln necessità cli viYerc per il proletariato, da cui era scaturita, adottandosi, specie nelle ::imministra– zioni comunali, in via cli semplice utilità. Così si svol– se con varia fortuna il periodo dei blocchi, l'unione dei partiti popolari affermandosi non solo in linea negutiva, per abbattere vecchie e r::ipaci consorterie, ma in via positiva, sì consultiva che esecutiva, nei Consigli cioè e nelle Giunte, coll'evidente costante pensiero di favorire, col possesso dcmocratico.sociu• lista degli organi statali e locali, l'opern Jl)iù vasta e diretta del proletariato nella sua ascènsione economi– c::1,con la resistenza, gli scioperi, la cooperazione cli lavoro e di consumo, con la guerra ai rnonopolì nei pubblici servizì, ai bagarinaggi sui generi di consu– mo, agli strozzi e alle usure dei proprictarì di case. RE.\ZIONI E CONTTTOHEAZIONl. Senoncltè, il vivace movimento cli espansione· eco– nomica ciel proletariato, culminato nelle violente agi– tazioni e nei conati di sciopero generale, determinò - come era fatale - il riconcentrarsi della borghesia conservatrice e il suo abbracciarsi col partilo cleri– cale, il più forte e il solo elci partiti di conservazione che abbia profonde 1·adici nel proletariato della cam– pngna, se si eccettui, in qualche pl'ovincia cl'Halìa, il partilo repubblicano, opernnte, in questi ultimi tem– pi, come forza di conservazione alleata ai conservatori agrari, per una illusione cli egemo11ia politica, larvola da un innocuo verbale lrndizionalismo rivoluzion:.u·io.

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