Critica Sociale - Anno XX - n. 23 - 1 dicembre 1910

CIH1'1CA SOCIALE bandire il verho della riforma in qualche Commis• sione parlamentare, ma i suoi colleghi, combattuti fra l'autorità del proponente e ·la singolarità del caso, neutralizzarono lo scritto audace con una espli– cita nota: " Sono idee personali del relatore l'J' Altri fedeli, invece, si formarono di poi; - e crch– bero; - e divennero turha: ed orn si può senza tema affermare che solo pochi pm1sano sul serio che la nostra amministrazione non sia susccttihile di es~crc semplificata .. Agli onorevoli Abignento e Turati si è aggiunto l'autorevole concorso del Presidente ciel Cousii;lio, on. Luzzatti, il quale, nella toruata. del 4 giugno ul– timo, po.rlando sul bilancio dell'lnterno, diceva essere " una ctelle questioni pi.1ì {011dame11taU e più a}'(lue dello Sletlo italiano quella della mole ingombmnte dellri s1ta ammi.nist·1·azio11e »; 1·ico11oscimento codesto, che trae forza non solo e non tanto dall'alta funzionn politica dell'uomo, che se ne faceva assertore, quanto, e più ancora, dalla competenza emineute, che nelle discipline amministrative attrilrniscoao all'on. Luz– zatti amici e avver~ari. L'on. Luzzatti 1 quel giorno, dopo avere invocato il principio del minimo mezzo, a~giun~evn:"' Son e:;ito a (ti.re che molle volle noi r(bbwmo rovesciato questa legge del.la meccanica, ottenendo l'e/f~tto minore possi• bile col maggiore (lispendio di forze. Dirò all'on. 1'1t· rciU che due volte,al Tesoro,mi cimentai con questo pro• blema, 1sf'ituendodue Commissioni, composte di uomini molto competenti, con l'incarico di sludiw·e la nostra Amministrazione (spese e coutemdo a11mii11.istrafil'O) comparmulolct CMJ. le Amministi·azioni forestiere, spe• cialmenle con l'austriaca, con l,1 francese e con la prussia11a. E - veda acerbità del destino - tulle e cl/le le 1:oltefui ·vici.noa caclerequa11clo avevo -istituito queste Coimni~sioni di studio. ,, JI cammino fatto, come si vede, è hen grandej e la vittoria non è lontana, se, com'è da sperarsi, questi valorosi uniscono i loro sfo1·zi nel nobile ci. mento. Si può anzi dire che, dal lato tecnico, hl questione sia pacifieu, nella convinzione intima generale; sol che, sinora, i più fra i convertiti esitano ad offer– mare quello che pensano. Le recenti ma11ifestazioui parlamentari hanno il loro maggior valore nell'essere come un patto, come una promessa. autoreYole, che presto si passerà dalla teoria alla pratica, il che in– coraggerà. molti ti morosi. E perchè di pratico nulla ancora si è fo.tto? Per– chè trattasi di risoh'ere un problema troppo com– plesso e aggroYigliato, del quale gli uni si s1>aven• tano perchè nou si rcndono conto della esten!:!ione ciel male, pur ammettendolo, e 11011 sanno donde co– minciare il risanamento; gli altri si spiwentano per– chè avvezzi a spaventarsi innanzi ad ogni turba– mento del preSente stato di fatto. 8 non voglio di proposito ammettere che una terza categoria vi sia, costituiht da quelli che non amano turbare uno slaln quo favorevole a far prevalere incoufessabili inte– res!:!i. i::liamo dunque di fronte a tant.i gr11ppi 1 ani– mati da sentimenti affatto diversi, ma concordi nel volere che non si smovano le acqnc chete; e hanno costituito sinora la maggioranza. Nè sarìl impl'Ovvido ohe i benemeriti, i quali vorranno con1ggiosa111ento :.\ccingersi a combttttere questa crociata pii1 vera e maggiore, di fronte alle opposizioni che trovernnno - e saran molte - classifichino gli 01,positori se• concio i criterì qui accennati, potendosi forse trar consiglio dalla classifica nei metodi di difesa. . * * Mi occuperò di proposito delle riforme. Per ora, richiamo l'attenzione sopra. una pregiudiziale. Non è la prima volta che scrivo di ciò, ma mi par grave l'argomento e non inutile insisteni. L'on. '!'urati, nell'accingersi ad affrontare il pro– blema, comincia, secondo l'abito della !:llla mente organica, col formarsi un phrno. e si chiede qunli rapporti debbano stabilirsi fra l'orientamento degli studi di riforma. e gli interessi degli impiegati. ~ Yiene alh\. conseg'ueuza che abbinno maggiore pro– babilità di attuazione quelle riforme, che coincidano co11gli internssi degli irnpieg-,lti o, almeno, non li feriscano. Credo che l'on. 'J.'urnli ahhia ragione. IJ'organiz– zaiione amministrativa, con o senia riforme, è la hase del contratto di lavoro, che si pattuisco fra lo Stato e i suoi impiegati; e un contratto, anche ne legale nella forma e quindi eseguibile, non ha con• tenuto razionale se non ha fondamento mornle, e se invece si risolve a danno cli un contnìente. Lo Stato non può trarre vantaggio duraturo dall'opera dei suoi l.tvoratori, se diii prestarla questi non ricavino convenieute profit.to. Siamo quindi pienamente d'accordo. Senonchè do– mando alt'on. 'l'urati ed a me stesso: Quali sono i veri interessi degli impiegati? Qui sta il pu11to; o qui st,t la pregiudiziale. Orn, per rispondei·e a que!:!ta domanda, è hene ri– ftt:,ttere al movimento professionale. Che un movimento professionale vi sini non è dub• hio; lo associazioni d'impiegati esistono, hanno i loro rappresenc:uitì e se ne seL·,,ono per far giungere la loro voce ai poteri. ~on è quindi scrio prescincierne 1 noi tmttare dì impiegati. Xon è 11eppure dubbio che, per la massima parte, quasi anzi per intero, questo movimento professio– nale ha contenuto ecouornico. Vi s0110,qua e lit sparse, associazioni d'impiegati, che si propongono l'eleva– zione morale della clas!:!e 1 con Circoli, insegnamenti dì lingue 1 recitazioni e sale di lctturn; ma, in fondo, come pl'imo o pili rcmoto agente, anche queste as– sociazioni sorgono da un concetto economico 1 in quanto te11do110o a coadìuYare il buon ordiue famigliare col distogliere i propri soci da altri ambienti disordinati o dispendiosi; o ad offrire, per mezzo della mutua– lità, il maggior coellicientc possibile di onesti srnghi ,·oluttuari col minimo sforzo po!:!sihilej O: nei casi più rari, a preparare, cori uua maggiore coltura ciel• l'iutelletto 1 il diritto ad aspira.1·0 alla conquista di utilità più alte e più rcmunerntrici. .Le altre asso– ciazioni sono pale:wmente di natura economica e fatte per migliorare la classe. Quc!ite n:tcquero con forma imprecisa e generica; e quasi ogni grande città chhe la sua ,'iocietàdi im– JJiegali governati-vi, senza distinzioni di Uffici. A poco a poco, si vide che gFinterossi dei soci non erano sempre coincidenti; e molto di quelle prime Società o isre• rilirono o sparvero, cedendo il posto ad associazioni pii1 raziouali, destinate a raccoi.rlierc in un fascio tutti coloro cui ern comune l'occ11p11zionee hL car• riera. rnvcce. cioè) di riunire int1ic111e lo asJJirazioni diverse di tutti gl'impicg-ati go\'eruativi di una stessa città, si riunirono insieme tutte le aspirazioni comuni liegJi impiegati di una stessa chu;se, sparsi in città diverse. Il movimento era logico, quindi naturale, quindi necessario: e della sua cilicAcia abbiamo g-ià JU-OYC 11011 poche nè lievi. ;\la v:1ri elementi perturbatori alterarono il cor!:!o che 1 abbandonato aJ3e stesso. quel movimento aHehhe seguìto. E da tali elementi le associazioni furono spinte, non solo a doversi difendere da 11erniciesterni, nrn anche a doversi difendere le une dalle altre, e cia~cuna dai suoi stessi componenti. Oli impiegati pro,•inci:'\li si debbono difendere dugl'impiegaci cen– trali; e, frn g-l'irnpiegati centrali, sono note e poco edificanti le querimonie perenni fra impiei.rati am– ministrativi e cli ragio11eria, alle quali si sono ag-

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