Critica Sociale - Anno XIX - n. 1 - 1 gennaio 1909

CRI'l'ICA SOCIALE Per cui la parte democratica del paese co.13.ta polit~– came11te molto meno di quel che non conti 111 realtà e ha molto meno voce in capitolo di quel che po– trebbe avere Partito e Gruppo parlamentare che, ri– formisticamente parlando, <lovrebbern, appoggian– dosi alla. Coufederazioue del Lavoro e alla Lega delle Cooperative, essere gli organi specifici di coordinamento e di propulsione dell'azione rifor– matrice proletaria, sono organismi ciuasi senza vita; un proo-ramma largo e audace, che riassuma glt sforzi le aspirazioni, le conquiste della classe la– vorat;·ice1 che li coordini, li armonizzi, li siu.teti~zi 1 li o-ra.dui secon<lo l'importanza e l'urgenza) li an1m1 di ;n unico soffio; che fonda insieme tuU,e levo– lontà, per gettarle, in un fascio formidabile, contro le resistenz:e del parassitismo preborghese e del lazzaronismo semiborghese; che accenda nella co– scienza proletaria la sacra fiamma della volontà concorde e ferma, e faccia tabula rasa di qnesto quietismo anarchegglante delle classi dirigenti ita• Jiane, che non sanno affrontare nè risolvere alcun problema essenziale di civiltà e di progrnsso; un programma riformista, insomma, non c'è, e ci deve essere, ora che il proletariato italiano ha fatt.o giu– sti,da dell'anarchismo e del rivoluzionarismo sin– dacalista e ha chiaramente espressa la sua volontà <li un'azione sanameute e audacemente riforma– trice. Occorre, insomma, che il riformismo prepari una nuova unità spirituale, sulle basi delle esperienze concrete, che si vanno affermando con tante liete promesse nelle varie parti <l 1 Italia. Al posto <lella unità di propositi e di azione, che si ottenne facil– mente nella fase in cui bastava predicare i principi astratti e afl0rmare la coscienza e il buon diritto proletario, deve ora subentrare un'unità basata sull'azione pratica, per dare al proletariato, ornai conscio della sua funzione rivoluzionaria, una ma• turità rivoluzionaria. Ai programmi campati in aria, prematuri, del tutto astratti e avveniristi, si deve, come riformisti conseguenti, surrogare un piano d'azione concreto; raccogliendo gli elementi dalla realtà viva, riassu– mendo e sintetizzaurlo le es.perieoze che floriscono in tutte le parti d'Italia, e estraendo da questa somma di opere isolate e localizzate ciò che v'è di essenziale e di generale 1 fondendo questi sforzi e queste esperienze in un'azione concorde e<l anno• nica., costituendoli in saldo blocco di volontà e di azioue democratica, e discutendone criticamente i principi, e ricostituendo, insomma, su basi posi– tive, e sulla ornai raggiunta unità. di metodo, tutta una. nuità di principi, che è poi unità d'az;ione. Oltrechè studiare criticamente, riassumere, coor– dinare, sintetizzare le esperienze svariatissime nel campo dell'azione sociale, un _partito d'avvenire deve rinnovare il suo bagaglio intellettuale, esa– minare e studiare le nuove correnti di idee inte– ressarsi di tutto quanto è manifestazione di vita e di rinnova.mento, nel mondo del pensiero come in quello dell'azione. La Confederazione del Lavoro ha, per suo isti– tuto, un campo ben determinato e più ristretto di influ~~za e di azione. Spetta al Partito, cioè agli uom1n1 che ne sono la più. autorevole espressione e pers?nificazione, di compiere quest'opera integra• tr1ce d1quella che possono esercitare nel loro campo la Confederazione del Lavoro e la Confederazione der.rli impiegati. È sopratutto sull'opera delle organizzazioni che deve basarsi questa azione coordinatrice e eccita– trice del Partito. Organizzazioni del proletariato della grande industria, del proletariato rurale dell'artigianato e della piccola impresa nelle plagh~ o nelle inilnsti-ie uon Lucche clallt\ evoluzione industriale; organizzazioni degli impiegati_ pri-• vati e deO'li impiegati delle azienrle pubbliche; Cooperativ;, Mutne, ecc i sono gli elementi per un'azione democratica generale e per un rinnova• mento radicale del paese, sono gli organi dell'azione riformista e gli elementi potenzialmente rivolu– zionari della nostra economia, ancora in buona parte· precapitalista. Ma ognuno di questi Gruppi ha problemi propri da risolvere, e, conseguentemente, un proprio me• todo d'azione e una propria politica. Si tratta di coordinarli per il comune fine e nel comune inte– resse; e questa azione coordinatrice, complessa e non facile, presuppone la risoluzione di tanti pro– blemi di tecuica e di altrettante questioni teo– riche. Per converso, tutti questi Gruppi hanno anche interessi comuni da difendere, rivendicazioni co– muni da propugnare, e anche qui c'è tutto un im· menso campo di problemi che <levono essere pro– spettati, discussi, propagati, riso1ti uel miglior mo<lo; e richiedono perciò l'esame e la discussione cli altrettanti problemi di tecnica e di politica ge– nerale, di metoòo, cli organi idonei, ecc., ecc. Il Partito deve essere il crogiolo in cui tutte queste tendenze e volontà si fondono e si unifi– cano; deve essere il focolare irradiatore delle idee e delle volontà; lo strumento di propulsione; lo spirito che anima tutta questa grande massa di opere. E, siccome nn Partito, per la sua costituzione e per le sue fuuzioni, non può compiere quest'opera di discussione di principi, e di esame tecuico delle questioni, ma non può essere che un organo di propagal)(la di idee già elaborate e preparate per diventare forze d'azione; così questa funzione :don può spettare che ad un organo; e quest'organo non pnò essere che la C1•ilica Sociale, cbe ha un glo– rioso passato in questo campo e che, dopo avere portato alla vittoria il m,etoclo riformista, deve es• sere anche quella che prepara e propaga l'azion~ riformist,a. I grandi movimenti si preparano prima nelle menti e nelle coscienze e si trasformano poi in azioni. Ma le direttive dell'azione non possono che nascere dall'es.-lme della realtà concreta e delle esperienze quotidiane sintetizzate e armonizzate. Così faceudo, la Critica Sociale serYirà, oltl'echè a far finire questo periodo di crisi morale e di assenteismo intellettuale in cui si dibatte il Par– tito, a preparare il.terreno per un'azione veramente e sanameute riformista e a ridare al Partito tutta la sua inflnenza. FAUSTO PAGL!ARI. " Quid agenduzn ,, ?? La malattia più grave, onde furono afflitti il partito .socialista e il proletariato in questi ultimi anni, elle dovevano essere, rtopo le reazioni violente, il periodo della nostra giovinezza vigorosa ed attiva 1 fu il vaga• bondaggio cronico) derivante da unilateralità di conce– zione ~ da imprevidenza della realtà. Le infatuazioni per questa o quella forma di lotta erano seguite ben presto dalle disillusioni e dalle voglie volubili di mutar tattica. Che ciascuna forma di battaglia dovesse portare per conseguenza, da p&rte della classe e del Governo aV\'ersari, una determinata e specifica reazione (per e9empio, alle Leghe, la disoccupazione, ai cresciuti ea• lari, il rincaro, alle conquiste dei Comuni, la legge sulle municipalizzazioni, che meglio può dirai contro di esse),

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