Critica Sociale - Anno XIX - n. 1 - 1 gennaio 1909

CRITICA SOCIA LE NUOVO ANNO, NUOVA VITA Agli amici, ai Circoli socialisti, alle or– gani33a3ioni proletarie. lnoiplt ,•Jta uovn. Il nuovo anno pone a questa nostra Rivista nuovi doveri. E ci conviene affrontarli. Se queste pan·ine intatti, ebbero qualche pregio, nei ]oro di– cio1t1a~ui di esistenza, e lasciarono qualche traccia e diedero qualche direttiva alle menti, qualcbe impulso alle cose, si fu perchè ogni periodo, quasi ogni annata, ebbe l 1 impronta sua. Un di o l'altro 1.1efaremo la storia. E sarà., in qualche modo, in iscorcio, la storia di q_uest'ultimo ventennio del socialismo in Italia. O rinnovarsi o perire: è la legge faticosa d'ogni cosa nva. rI J907 fu un anno, µer più versi, cle(ìnitivo nel• l'evoluzione del socialismo italiano. I Congressi, socialista <li Firenze e operaio di Modena - due espressioni, in lingua diversa, di uno stesso con– cetto - furono il sintomo esteriore di una crisi risolta. La espulsione formale del sindacalismo rivoluzionario dalle file del partito, e da quelle della maggiore organizzazione operaia, fu non solo una liberazione interiore e, per la prima volta) il raggiungimento di una concreta unità organica del movimento; fu, al tempo stesso, la prova che il movimento economico e politico del proletariato usciva da una fase di preparazione per affacciarsi alla soglia di una fase di azione. L'integralismo, che, per l'intima incoerenza sua, sembrava la ne– gazione di quest'ultima, era stato il ponte di pas– saggio, provvisorio e necessario, fra le due. fasi. Superato, doveva crollare - e 1 di fatto, malgrado ogni scongiuro, crollò. JI passaggio dell'Avanti I in mani riformiste, che coronò visibilmente questa evoluzione, rende inutile ormai la battaglia, così a lungo durata nelle nostre colonne, per la vittoria di quei me– to<li e rii quella tattica che furono chiamati rifor– mismo. Il riformismo - come affermazione teorica - è ormai nn fatto acqnisito 1 una posizione gua– dagnata: non si tratta più di predicarlo e di giu– stificarlo. Si tratta di tra<lurlo in azione. Il revisionismo in Italia non ebbe i larghi svi– luppi teorici e dottrinali che lo contrassegnarono in Germania, dove la coltura pill. <liffusa e l'indole filosofica della razza favorisce, in ogni campo, le controversie di princip'ì. Per vie più piane, con andamenti piì.ì pratici, più aderenti alle cose, esso arrivò tuttavia alle medesime mète. Ora 1 anche qui si atferma la Jegge della spirale, che è la legge medesima di ogni progresso. Il so– cialismo in largo senso 1 ossia la filosofia del movi– mento proletario - il movimento proletario cogli occhi e col cervello - seguì l'evoluzione della fi– losofia iu generale. Questa 1 che dapprima si svolge sui principì astratti - su generalizzazioni e su intuizioni procerlenti per leggi proprie, al disopra, apparentemente, dei fatti concreti - sembra poi, al contatto di questi, all'attrito della realtà irrom– pente, spezzettarsi in mille frammenti e annichi– lirsi, smentita, assorbita, rlivorata dalle scienze positive. Ma le scienze positive, sviluppandosi e coordinandosi a lor volta, elevandosi a osserva– zioni e a legg·i generali, esprimono dal loro seno nna nuova filosofia (nella pratica della vita un nnovo idealismo)) uua nuova sintesi superiore, non più campata in aria ed autonoma, ma strettamente connessa allo r;tuclio dei fatti che l'ha.n g-enerata. Così è della dottrina socialista. e del partito so– cialista. Le grandi leggi teoriche, monolitiche, ri- gide, assolute, che furono Ja gloria e la debolezza del marxismo, subirono, alla prova dei fatti, ridn- 1:1ionie correzioni molteplici, che sembrarono ri– durre in frantumi l'unità irleale de1 soci&lismo. Ma '}Uel lavoro cli demolizione apparente, esercitato spietatan1ente dalla esperienza e dalla critica, non poteva che condurre a una nuova unità di pen– siero1 più complessa e pill. vera. L'ideale rimane sempre uua integrazione superiore della realtà, com'è constatata. ed appresa: quaudo questa muta d 1 aspetto, meglio approfondita, un ideale s'infrange, ma s'infrange unicamente per ricornporsi in ar– monia colle nuove osservazioni, colla realtà che nel pensiero è mutata Nel periodo di trapasso sembra che la luce si oscuri neile menti degli uomini, e il calore - che è fratello alla. luce - intepidisca nei cuori. E' il maggese dello scetticismo ..... . * • Nol viviamo ancora iu questo periodo crepusco– lare. Ogni trapasso si compie a prezzo di dolore e ha della morte apparente. Qualche cosa muore di fatto, ma non è che per liberare nuove energie cli lavoro e di vita. Noi non crediamo alla morte: non crediamo, so– pratutto, alla morte del socialismo. Siamo profon– damente convinti che il movimento proletario - senza il socialismo~ non sarebbe che l'ombra di un'ombra. Non perchè il socialismo sia qualcosa che piova dal di fuori portentosi raggi di luce sul mo– vimento proletario: ma percbè quest'ultimo, quando vive di vita. intensa, proietta quella luqe necessa– riamente dal suo proprio seno. Il movimento pro· let.ario, che ignora o nega il socialismo, ignora in definitiva e nega se stesso. ln Italia il movimento operaio, liberatosi fati– cosamente clalla follia sinrlacalista 1 subisce l'este– nuazione propria dello sforzo. E il socialismo so-.ffre della stessa lassitudine. Si aniva <la ta.luni a do– mandarsi se il partito socialista abbia ancora una ragione di essere. Noi stanw tentati di risponae,~e che comini:ìa pJ·op?'io m·a ad averla. Noi facciamo nostra interamente - salvo pel colorito, forse troppo fosco - la diagnosi che .fausto Pagliari, nostro fratello di pensiero, fa, nell'articolo che segue, <lella malattia del partito. Zibordi la completa, sotto un altro aspetto .. La conclnsioue dei loro articoli pessimisti Hon è però la negazione del socialismo, ma anzi la sua esal– taxione. Dalle loro constatazioni esce il nostro nuovo programma. Che è <lunque, anzitutto, di fornire al movimento operaio italiano, in attesa di azione, i dati, le no– tizie1 gli esempi, le direttive di cui ha un estremo bisogno - senza i quali e le quali andrebbe an• cora a lungo brancicando ed anfa:nanrlo nel vuoto. Fin ?al prossimo fascicolo inir,ieremo a quest'uopo rubl'lche apposite, che verremo coltivando con ogni sol leci tnd i ue. Nei Congressi di Firenze e di Modena furono voci operaie che invocarono il partito socialista come Fa.nima necessaria del movimento proletario, che sola può salvarlo da degenerazioni altrimenti inevitabili. Ma la vita dei Circoli socialisti, che dovrebbero infondere quest'anima politica al pro– letariato militante, è 1 in generale, misera e piena rli miserie. Non perciò bisogna sopprimerla o sere• clitarla o spregiarla. Convien darle altro contenuto. Ci proponiamo, con una· serie <li articoli e con un 1·efe1·endum - al quale i Circoli stessi porte– ranno il loro contributo di esperienze e di su~ge– rimenti - di apprestare questo contenuto: di for– nire ai nuclei del partito l'alimento dì un·azione continua, efficace e varia, a seconda degli ambienti

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