Critica Sociale - Anno XVIII - n. 9 - 1 maggio 1908

CRITICA SOCIALE 135 dando che giovino, prima di tutto, al proletariato, e lie– tissimi se esse giovano, in tutto o in parto, auche ad altri ceti, anche, per altri lati, all1odiata borghesia: chò è proprio in ciò che il socialismo mostra la sua nobiltà e la sua forza. E tutto questo senza nò attirare, nè re– spingere, nò suscitare, nè tentar di distruggere artificial– mente, cloò verbalmento, i partiti più o meno intermedi, ma aflldando al contrasto sincero degli Interessi il còm– pito di sce,•erare e delineare sinceramente le classi e i partiti. G. ZIBORDt. Glindividualisti e lalegislazione dellavoro La parola "'individualismo,, non è tuie da poter essere messfl innanzi senza duo righe di spiega– zione: essa si presta a così diverso interpretazioni che, se ci pt·cme di evitare. equivoci, non possiamo esimerci da una breve nota esplicativa. Oirca la. differenza che corro rra individualismo ed egoismo, ci pare inutile spendere molte parole: confusione rra i due termini non è possibile, sol che si consideri che, me ntre l'egoismo m ppresenta una naturale, istintiva e provviden:1.iale tendenza dell1or– ganismo a dirigere la propria condo tta nel senso del proprio interesse, l'individualismo rappresenta inYece una concezione artificiosa e speciale dell'indirizzo di condotta che l'individuo dovrebbe seguire per il rag– giungimento di tale scopo. L'egoismo, considerato come termine scientifico, è l'istinto di cui natura si vale per la conservazione dell'individuo e conseguen– temente della specie: esso non ripugna. nlla tendenza al1 1 associazione, 1>ropria degli animali di carattere socievole, uè, tanto meno, ai concetti cli solidarietà e di cooperazione, di cui tali esseri si valgono, nella lotta per l'esistenza, per il raggiungimento finale del Yantaggio dell'individuo singolo: chè anzi> si può dire che l'associazione 1 la solidarietà o la coopera– zione, anzichè termini contraddittori: dcll'egoìi:imo 1 ne rappresentino la sublimazione o, per meglio dire, l'ultimo grado di perfezionamento. Ogni individuo, a qualsiasi specie ap1>artenga 1 è per natura egoista: se tale non fosse, so cioè non avesse essenzialmente di mira la propria consen•a– zione e il proprio benessere, la vita sua e conse– guentemente la vita della fo!pecienon sarebhero pos– sibili; ed ancora e sempre egoista rimano l'individuo quando esso, por combattere specie ed elementi avversari, contro i quali le solo proprie forze sareb– bero soccombenti, associa ed unisce le proprie energie a quelle di altri individui. L'associazione, la solidr1rietà, la cooperazione, come espressioni di un perfezionamento evolutivo dell'istin– tivo egoismo, ci spiegano le ragioni ciel predominio che la specie umana ha potuto avere nel mondo. L'uomo, si dice, è divenuto quello che è per il suo carattere di animale socievole, per il fatto cioè che alla conservazione propria esso ha provveduto, non solo valendosi delle forze singole, ma unificando e centuplicando le proprie energie di difesa e dì of• fesa colla solidarietà e colla cooperazione di tutti gli individui. Il progresso e la civiltà umana riuscirebbero per noi inspiegabili se intendessimo la lotta per la vita nel seni:io incompleto ed erroneo di lotta dell'indi– viduo singolo contro tutto e contro tutti, se non ci apparisse in tutta la sua importanza l'influenza della nostra organizzazione sociale. Ricordo in proposito un paradosso geniale del Fournière: - il giorno in cui noi cesseremo di es– sere gli animali meglio organizzati in società, noi cederemo fatalmente l'impero del mondo alle api, alle formiche, ai ca::;tori. UnA.concezione, invece, ben divcri'la della lotta per l'esistenza noi troYiamo nell'individualismo, che si attiene tuttora alla formula primitiva e sempli– cista della lotta individuale. L'egoismo viene ad essere per tal modo concepito coi suoi caratteri gretti e primordiali; la lotta per l'esistenza riassume le forme hrutnli di 1111 passato che il progresso civile ha sostanzialmente modificato; l'associazione, la solidarietà, la. cooperazione, che pure tanta parte hanno avuto nella nostra e,·olu• zione, ritornano parole 1>rive cli significato. 'J1ale è la concezione che clelhl vita hanno coloro che noi chiamiamo individualisti. Prendendo a prestito una. raffigurazione ormai consacrata dall'uso, gli individualisti rileng-0110an– cora oggi che, per assiclersi al hanchctto della vita, tutto si rleblm ridurre a lavorare di gomiti per cacciar indietro gli altri: il braccio più robusto e la mano piì1 pronbt avranno ragione di chiunque sin meno forte o meno scaltro. Concezione erronea ccl assurda <.lallcsue fondamenta! La vita non può es• sere concepita come un banchetto offerto alle voglie del piì.1forte, poichè, se alla soddisfazione di ogni nostro bisogno non provvedesse il lavoro nostro e il lavoro di tutti, vuota sarebbe la ta,·ola anche da– vanti alla mano più rapace e inYadcnte. Questo elementare principio del Yivere sociale viene ad essere artificiosamente disconosciuto dal– l'individualismo, che fonda la propL·ìa concezione della vita, rinnegfl.ndo i vincoli della solidarietà e della. cooperazione umana, sopra un antiquato ed assurdo concetto cli antagonismi e di dissidì per– manenti. 'l1anto che si può <lire: chi gettò per il mondo la frase " homo homini lu.pus ,, fu certo il piì, logico degli indh•idualisti. . .. [o non mi soffermo qui a considcrnre gli indivi– duulisti letterari, dei quali fu certo il Nietzsche il più superbo campione, eia cui tn,ssero ispirazione altri, me110 potenti ed originali. La concer.ione del Nietzsche non 1rnt1 essere cho il sogno della mente cli un solitario, e ciò per for– tuna nostra, poichè, se un'ipotesi diversa fosse am– missibile, le tenebre, che hanno oscurato la mente di questo pensatore genialmente paradossnle 1 scende– rebbero a. spegnere, nella nostra soeieti'L, ogni luce di civiltà e di progresso. Scendendo a sfere più modeste, gli indiYidualisti 11011mancano e, se essi non spingono la loro con– cezione fino agli estremi, a cui pervenne la logica monoideistica elci pensn,tori solitari, essi non sono per questo meno degni di essere studiati e com– battuti. Noi contiamo fra gli individualisti i pii1 strenui avversari delle organizzar.ioni di classe: e, ciò che è strano, sono essi appunto, che pure hanno una così viva e pugnace concezione della vjta, che più si ndombrnno quando la lotta per la vita assurge a manirestnzioni più civili ccl evolutf', quando cioè alla lotta. individuale si sostituisce la lotta. di cla:sse. Pa– role queste ultime che suonano ancora così male alle orecchie di 11011 pochi e che puro, nella evoluzione sociale, rappresentano indubbiamente un perfeziona– mento cli metodi, che Ja, natura stessn, ci ha inse– gnato; parole, che non stnn110 ~ià n rnJ)presentare un rincrndimcnto di nntagonismi o un esacerba• mento di odi, ma una rngolamentazione piiL chile, e meno disastrosa pei più deholi, di quella lotta per l'esistenza che è entrata ormai nella coscienza di tulti 1 da quando, per primo, il grande naturnli~tu inglese ne spiegò il meccnnismo e g-li sropi.

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