Critica Sociale - Anno XVIII - n. 1 - 1 gennaio 1908

CRITICA SOCIALE oconomici 1 pei quali lo strumento guerresco è mezzo ad un fine. . * • La mancanza - e il bisogno - in Italia di una politica militare così intesa, sono essi essenzial– mento che fecero salutare con diffuso ontusinsmo la sostituzione elci ministro i11 giubba al minist1 o in uniforme. Ma è questa, per converso, la cagione che fa noi duhitosi. Invero, cotest:t mancanza-· se dttlla. prc:;enza cli ministri militari. impacciati e maldestri nel gioco, in tanta ptt.rte illusionistico, deHe manovre parlumentari, era resa 1>iùpalese e tangibile - non però era l'effetto di cotesta presenza. Noi 1 ad esempio, ricusammo sem1>re la stereotipa afferma– zione di certi pat'titi, nostri casigliani, che nei mi– nistri militari si dovesse vedere dei " comanrlati ,,_ di Corte, sottratti alla inttuemm ed al controllo par– \amentnro: h1.verità è che nessun conflitto avvenne mai frn il Pflrlamento agnostico in fotto di or– dinamenti militari e quei ministri specialisti; e nulla ci autorizza a supporre che 1 ~e fosse a,•venuto, il 1>otere esecutivo rn'rcbbo tentu.to di reststere. Supporre quindi che una mutftz ione nell'abito e nella professione di uno, o magari di entrambi, i ministri militari debba o possa, per se stessa, recare un sostanziale mutamento nella nostra politica, ci sembra un'illusione, che tiene della fede nel mira– colo. Nel regime parlamentare gli uomini, cui è dato il potere, riflettono date situazioni, di cui sono gli strumenti e gli interpreti. Ond'è che, se l'arrivo al potere di un italiano l•'reycinet fosse il risultato di una lotta. vittoriosa per In democratizzazione del– l'esel'cito1 noi saremmo i primi a compil\Cercene; la novità f\Hehbe allora, nella sua origine, le proprie garanzie d'efficacia. Ma allora non sarebbe possihile quel ohe oggi avviene por l'appunto: che cioè le f)ii1 opposte ten– denze, reazionarie e clemocraliche, militnristiche e antimilitiristiche, si rallegrassero ugualmente del ftttto; il che significa che ciasruna spern, a pari titolo 1 di cavarne il proprio profitto. ]~ forse dato il mollo e il momento nel quale la riforma scattò da.Ila IJoite ù sm·pris;es degli empirici accorgimenti llel ministro Giolitti non sono i democratici e gli antimilitaristi che hanno le niigliori carte nel ~ioèo. lnduhbiamentc è più facile supe1·are, almeno in ap- 1>1trenz111 le attuali difficoltà milituri dalla que– stione scottante degli ufficiali subalterni al difetto di fortificazioni e di ap1>arecchi bellici mereè un aumento di s1ese sulla IJase degli attuali ordina– menti, che non con la riforma org-anica profonda degli ordinamenti medesimi. E, poichè a un au– mento sufficiente la Camera si è mostrata tenace– mente stitica finorn 1 influenzata dallo vigili diffidenze elle sono nel paese, la vernice demo<'rnticn del mi- 11istrn horghcse potrebb'essere un efficacissimo lu– brificante ..... mentre il beneficio ottenuto per suo mezzo ~a,·cbbe poi un eccellente motivo per rimet– terlo automaticamente nella sransia fino a nuove occorrenze. Or se questo, e questo solo, dovesse essere l'effetto del ministro borghese di aumentarci le spese militari senza darci le riforme piì.1 necessarie e eontrn (Juesta ipotesi troppo poco ci affidnno le opi– nioni del senatore Casana, di parecchi anni addietro, 1·i0Yocate dal Bissolati, poichò flltrc oggi sono lo t'ondizioni del bilancio, altro ò lo stato della que– stione e infine .... perchè mutano i saggi - noi non dovremmo mai lodarci abbastanza di aver chiesto un prudente rinvio all'obbligo di conft.>ssarci ad un tempo hastonati e contenti. Alla quale prudenza &nche ci conforta ht eonside• raziono del motivo principale che si adduce Ja ogni parte come base dell'apologia del minil)tro borghese. Oltre i motivi strettamente parlamentari, addotti dall1on. llertolini nel suo discorso di semplice de– putato, ripuhblicato in c1uesti _gi_orni(1'1;1-nima ~llorn, presaga et! oggi esperta del 1111111stro cle1 lavon pub– blici noltt\a sopratutto l'utilità. pel Governo di di– sporre di duo portafog-li di piì.1 per attrarre a sù uomini parlamentari di gntppi avversar;), su un motivo si insiste particolarmente; si dice che ht. tecnica è un tdfare e la politica è un altro, che un minii;tro tecnico e un ministro politico, ossia u11 buon ministro, non s'incontrano facilmente nella stessa persona. li paralog-isma è evidente. L'incompetenza o rinet– f itudine dei tecnici (HIÒ essere un ottimo tema di parRdossi per le chiacchiere di dopo desinare. La verità è che la tecnica sapiente è il sustrato sempre pili necessario di ogni buona politicfL come di ogni buomt. amministrazione. La .verità. è che, se talora un 11011 tecnico riesce tut.tavia buon ministro, egli è tHlo quantunque e uon già percliè non sia tecnico. E, se i Parlamenti - come 11oi ammettiamo di gran cuore - sono ancora, come corpi tecnici, estrema– mente imperfetti, il rimedio ti.- questo guaio si nvrlt. nt'I tecnicizzarli di più (le riforme costituzionali a quest 1 uopo, cominciando dtill'indennità ai deputati, finiranno per imporsi), non nello stecnicizzttre i mi– nistri. Se il rimedio fosse quest'ultimo, la stessa logica, che porta oggi alla Guerra il ministro bor– ghese, dovrebbe portare un ministro militare, puta caso, all'Jstruzione o alht. Oiustizia! Ma, poichè la immanente necessità della tecnica deve pur rivalersi in qualche modo, ecco che già si parla di rinforzare - a integrazione del Ministro non tecnico - - i poteri dello stato nwg,iiorc, di creare un Comitato supremo di difesa dipendente direttamente dal monarca, di organizzare insomma un'altra auto– ritìt collaterale e pari a quella del )linistro, sottratta nella sua nzione al diretto ed effetti\'o controllo del Parlamento. Questa tendenza a creare amministra– :doni autonome nello Stato, non vincolate al Parla– mento che da tenuissimi fili, dello quali il Ministro è in qualche modo l'avvocato politico alla Camera e al Sonato, senza esscrnti l'effettivo dirntture nel :Ministero - tendenza già all'orma.casi a proposito delle ferrovie (e qui, meno male, finchè si tratta di azienda industriale!) - ci sembrn fatta per rendere anche più fittizia, che già non sia, la responsabilità ministeriale, e va diametralmente a ritroso ,Jell'es- l :f;~a d~~~o~\~:::~.a rappresenb\tivo e elci fini di qual• Se il ministro borghese della Guerra fosse a questo prezzo 1 sarebbe, decisamente, pagato troppo caro! . * * Uuesto discorso non conclude affatto - come po- trebbe ~pparire - alla condanna del Minist1·0 bor– ghese. Al contrario, riµetinmo che, quando esso ri– spondesse al prevalere di una politica veramente na • zionale sopra le tendenze e gli interessi ristretti della casta militare, il ministro borghese segnerebbe un progresso di prim'ordine. Diciamo s010 1 a smorzare le troppo frettolose illusioni, che il ministro borghese per se ::tfeSòO non basta, nè a creare questa politica nazionale, nè n sostituirla I~, se non ne è l'indice e il risulta10, ne sia almeno l 1 occasiono e lo stimolo. Se b1. democrazia e il partito socialista 1 dal muta– mento formale avvenuto al Ministero della Guerra, sentil·i\11110stimolata ed avvivata la propl'ia respon– sabilità come coeilicienti di una politica militare democrntica. e proletaria - n questo patto e nelh1. misura in cui questo avverrà, il fatto del )Iiuistro borghese san\ stato benefico. Jl quale contributo a una politica militare demo– cratica non è dato soltanto da un'nzione f:.pecifica soprn. i problemi milihlri. Qualunque azione parla-

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