Critica Sociale - Anno XVI - n. 13 - 1 luglio 1906

194 CRITICASOCIALE favorevole, ciò aggrava, aozichè attenuare, la colpa della politica, che fallisce all'ufficio suo. L'aforisma: " il paese progredisce malgrado la politica ,P non è una scusa - è la maggiore condanna. Il Gabinetto 8onnino aveva, in germe, coscienza di cotesti doveri. Oh! non era, no, un Gabinetto di battaglia, dalle grandi visioni operose, fl:imile a quelli che da più anni si succedono in quel mera– viglioso paese di Francia, dove ogni anno, ogni le– gislatura aseoh·e un còmpito, segna una fas& su– perata, incide un capitolo di storia! Agli uomini che Jo componevano, oltre l'abilità, mancava sopra– tutto lo slancio. Aveva fatto appello alle forze radicali, ma le teneva sotto aceto, pavido cli cou– fessarle e di adoperarlej voleva l'aura popolare, e agiva come fosse pagato per alienarsela. L'atteg– giamento dell'on. Sonnino, nella faccenda dei fondi segreti, fu, per questo verso, sintomatico e decisivo. Ma - considerato, così come doveva, quale un Ministero <li transizione, da portarci a futuri o non inquinati Comizi - la sua dirittura politica e morale poteva. essere feconda. di bene. Con l'abolizione del sequestro <li stampa; coi progetti amministrativi 1 infesti a11e locali camarille; coi provvedimenti Pantano, che andavano incontro arditamente al movimento cooperativo che si disegna qua e là così promettente - quando venga agevolato e sor– retto - fra il salariato agricolo di talune regioni; colla riforma della Cassa di previdenza 1 ecc., mo• strava di sentire la necessità di un'opera di con– servazione progressiva ed illmninata 1 onde polievano i partiti novatori, non restando coUe mani alla cintola, trarre loro pro. La mossa dei socialisti, gittanti alle ortiche il mandato legislativo, rovesciò quell'inizio di azione, ripiombandoci (e si presapeva) in questo giolittismo riscalducciato, di quarta o quinta maniera, che ha tutte le abilità per durare a lungo senza concludere nulla; e <lurerà oltre il suo rogo (l'erede è già consacrato) se anche il capitano si dovesse ritrarre sotto la tenda. Si ripelie che il Gahiuetto Giolitti vive come pa– rassita delle idee e dei progetti de' suoi predeces– sori. Questa nota, che vorrebb'essere di censura, e potrebbe essere di lode, manca tuttavia <li esat– tezza. Perchè delle idee e dei progetti del Mini– stero precedente, esso accetta - se già non giun– sero in porto - la parvenza esteriore; ma ne sottrae ciò che è l'anima. La. colonizzazione interna è abbandonata a dirit– tura; i 10 milioni per la Cassa <li previdenza sono, pel momento, sequestrati ad altri usi; i 20 milioni lasciati dalla conversione della rendita (che era ormai cosa fatta e anche un asino poteva varal'ia, come con piacevole malignità, fra gran strepito di frasi sulla concordia dei pat·titi, notò Luigi Luz. zatti), quei 20 milioni che potevano, cogli altri 30 e più di avanzo normale, fare il nucleo di una grande riforma - o tributaria, o scolastica, o tecnica, o di carattere sociale - rimangono lì, senza immediata designazione di impiego, preda proba.bile alla insidia molteplice dei limosinanti e all'accorta rapina della marina e della guerra. Riordinaurlosi lo stato dei ferrovieri, si assegnano altri sette milioni come uua mancia, senza sapersi neppure come ripartita 1 e si seppellisce - col mez– zuccio dei ricorsi al Consiglio di Stato - la grande e feconda proposta dell'arbitrato. Più caratteristico ancora è l'abbandono - con– certato - dell'art. 60 <leiprovveùimenti pel Mezzo– giorno; timido, timidissimo accenno alla intenzione di provvedere gradualmente, ma da senno, coll'avo– cazione della scuola elementare allo Stato dove più sia necessario, alla sconfitta dell'analfabetismo. Era poco - ma parve troppo; e si ricusò col pretesto che pareva troppo ed era troppo poco,.... sostituen- dovi il nulla. Ma la sola cosa vera fu quella che i ministri tacquero, che il relatore negò, che la Ca– mera affermò colla stessa imponenza della sua votazione. Avocazione era laicità j era guerra di– chiarata al clericalismo manutengolo e corruttore. Il Ministero Giolitti ha già confessata la sua futura politica elettorale. Questa involuzione chi la denuncia? Chi attra– versa questa corsa a ritroso? Neppure l'on. Sonnino e i suoi ex colleghi (se ne togliamo un buon di– scorso del Salandra) accorrono in difesa dei nati. dallo loro viscere. L'Estrema ò spesso un deserto; crede, evidentemente, nella t.livina provvidenza. Pur troppo anche buona parte del Gruppo socialista sem– bra ingegnarsi a dimostrar vera la tesi dei sindaca– listi e degli anarchici sull'inanità dell'azione parla– mentare - verità apodittica, quando quest'azione non si fa, o si fa alla rovescia. Eppure è dal Gruppo e dal partito socialh;ta che dovrebbero veuire le spinte, i controlli, gli squilli clibattaglia e d'assalto .... Verranno. Si scioglierà questa nebbia. Noi siamo un po, (ammettiamo che non è divertente all'ec– cesso, per chi ci legge) come gli Ebrei che aspet– tano sempre il Messia. LA CRITICA SOCIALE. PEH PHEPAHAH[I LCOH6HE5 Carissimo Turati, L'amico llonomi ha dunque fatta la sua proposta: un'alleanza di tutti, indistinta.mente, i socia.listi del vec– chio stampo contro la nuova setta dei rivoluzionari sin· dacalisti. 'l'u nlla proposta. non assenti - tutt 1 altro ! - ma dal canto tuo non dici che cosa in cambio si do– vrebbe rare. Ora su questo punto - poichè il Congresso s'avvicina e i socialisti degli altri Gruppi già ranno i loro preparativi, iniziando accordi e formando piani strategici - bisogna pure che noi 1·i(onnisti ci inten– diamo e cl decidiamo. Che cosa accadrà al Congresso? La voce più diffusa e più accreditata è che vinceranno i cosiddetti integra– listi. IL che ò assai probabile. La propaganda ch'essi hanno fatta e ranno in proposito con suggestiva insi– stenza - propaganda racile, semplice, schematica, con– forme al sentimento e alla mentalità della massa - li mette, per ciò, in una posizione non dubbia di vantaggio sugli altri. Vediamo dunque che cosa sono e che cosa vogliono questi integralisti, quali Intendimenti hanno circa la costituzione del Partito, e quali probabili effetti derive– ranno - al Congresso e dopo - dall'opera loro. Notiamo subito ch'essi non sono una cosa sola coi ferriani - e non intendono di ripetere la tattica che col Ferri trionfò, due anni or sono, a Bologna. Il pro– clama rerriano sonava cosl: - Prima di tutto e a tutti i costi, unità del Partito. Ogni opinione, ogni tendenza 1 ogni dissenso metodico, purchò contenuto nell't\mbito generale del comune programma, ha, nel Partito, diritto di cittadinanza. Ultrariformìstl e nltrarivoluzionari non sono che le aie estreme del Partito, necessarie a equi– librarne lo sviluppo e l'azione. La legge suprema sia: piena libertà di pensiero o dl critica; rigida disciplina negli atti, con la sottomissione delle minoranze alle maggioranze. Il faro direttivo: l'ordine del giorno Ferri. Non ò il caso d'indugiarci sul fallimento completo di cosiffatti decreti. Ognuno di noi n'è stato testimonio oculare. E il recente episodio svoltosi a proposito di quel ramoso ordine del giorno, al quale, in un momento po.

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