Critica Sociale - Anno XV - n. 16 - 16 agosto 1905

254 CRITICA SOCIALE Mulfa renascenfur ... L' indirir.zo del pensiero spccuhiti\'O ha troppa irn– podanza per la trattazione cl'og-ni alto prohlcnrn.1 compreso il sociale dal quale 1:1'intitola questa Rivista, pel'chè si possa trascurare cli osservarne l'orienta– mento attuale. Dicono che nnche il polo magnetico si sposfo, e con esso lo punte degli aghi calamitflti: non ò maraviglia che anche i mobilissimi cervelli degli uomini mutino alcun poco il punto di attra– zione; in pratica, fotte le debite rettifiche alla dccli• nazione, le navi 1>ossono del pari giungere in porto, e noi possiamo del pari accostarci al vero e al huono attuali e umani. i\la ò un fatto che il pensiero filo– sofico d'oggi è molto diverao da quello che foggiò - è già tempo - lo nostro menti giovanili, quando il libro del Hiichncr o lo lezioni del .Molcschott ci parnvano riassumere o additare la scienza dell\iv– vonire. Il setno pili clamoroso di una nuova scuola, che s'oppone,~a a quell:i che era in breve venuta dello ic-ri, si ebhe, per chi vh•c fuori degli studi filosofici, al recente Congresso di Roma di Psicologia: e, se non i lettori, almeno io rammento che ne scristti un cenno superficiale, dove tentavo uua cotale psico– logia di questi psicologi contrastanti. Un recente libro, cli uno dei non meno accesi polemisti d'allorn, ci offre l'occasione cli esaminfl.re un poco da vicino le nuove scuole filosofiche e di additarne i concetti inlormatori a quanti, in tutt'altre faccende affaccon– daii, non vogliono però essere al tutto morti a queste interessanti questioni. li professor Guido Villn è singolarmente incline n. ra11presentare critic1\mentc gli atteggiamenti delle teoriche moderne: di lui è notissima la l'sicotogi<t scritta con questo intento; di lui conosciamo qualche stu,lio, fra essi la 1>refazionC a un gustoso libro del Ual1lwin, che hanno questa stessa trama; ed ora leg– giamo L'Idealismo .lloden10 (in Piccola Biblioteca di Scienze .\loderne; 'l'orino, Bocca, 1905, L. 5), che ha, lo dico subito, il pregio, per mo inapprezzabile, d'una limpida chiarezzn 1 che lo rendo accessibile ad ogni lettore anche mediocremente versato in tali studi, mentre rivela la solita ampiezza e sicurezza della informazione, che fanno del Villa uno dei più sti– mati giovani filosofanti. ... Per non perdermi nell'alto sale, seguirò il solco del legno ammiraglio, riassumendo i quattro nutriti capitoli nei quali è solidamente distinto il trattato. [ primi tre segnano i limiti, i metodi e i caratteri delle tre principali scienze morali: Ja psicologin, la sociologia e la storia; o h~ conclusione cli questa parte mi sembra si possa così •riassumere: la. socio– logia, come la storia, hanno per materia le operazioni ,!elle psichi indiYiduali, perciò esse hanno gli stessi ca– ratteri e le stesse necessiti\ della scienza fondamentale di ,,uelle, che è la psicologia. Ma, siccome la psico• logia studia una serie di fatti che non appartengono al mondo fisico, essendo i processi mentali irriducibili ai fenomeni naturnli studiati dalle scienze ohietth·c 1 ne s1•guc che l'attribuire alla ricerca dei fatti sociali o 8torici i metodi delle scienr.e naturali, cercando di 8COvrirvi il clet('rminismo, la r1ecessità 1 la ca11snlih'L 1 le lnggi insomma ciel mondo tisico, ò un errore fon– damentale del pensicrn speculativo che guidò il re– ccnle positivismo, non mono che gli antichi sistemi mistici, teologici o razionalistici. Si intende che tutto il problema si appunta dunque sopra la naturn dei fatti j)sichici: e per ciò a questi è dedicata una più larga trattazione nell'ampio capitolo quarto ( ta filo– sofia), dove si tocca pili leggermente aurhe del pro- blema morale, per In stretta connessione della aWvitit volitiva con la conoscitiva dei nostri atti psichici. La "dottrina popolare" (p. 315) che ammette fra spirito e corpo un rapporto di causa ed effetto non regge secondo il Villa, alla. critica scientifica: perchè la co;cienza si trova IJensì u in continuo necessario rrtpporto, sia coll'organismo da cui è, a dir così, por– tata e sostenuta, sia coll'ambiente esteriore entro cui quest'ultimo vh·e "; ma essa è essenzialmente di– versa dal fatto dell'energia fisica: nessun fenomeno fisico o fisiologico, che ha un valore quantitatiro, cioè rappresentabile con simboli e per ciò " pensa bile ,,, può generare un sentimento o un impulso volitivo, che appartengono alla serie degli atti intui– tivi de' (Juali non si può comunicare il valore, che sol~ esiste per il soggetto cosciente e fuori di esso non esiste; che, insomma, in termine tecnico ò detto "qualitativo,,. Per intenderci, il verde cliqueste piante, che mi frondeggiano innanzi, ha per me solo quel suo valore qualitativo che, nel contemplarlo, io sento: ha per la fisica il valore quuntitativo di non so quante vihrazioui. Queste due serie di fatti formano come due cerchi chiusi, due mondi separati, che nulla hanno di comune, e tanto meno quelle leggi di cau– salità che noi constatiamo (o ci pare) nel mondo na– turale. Tutti gli sforzi dei moderni psicofisici, per ridurre ad una unità individuale questo dualismo inconciliabile, cadono dinanzi alle obiezioni e alle critiche dell'autore, le quali partono sempre dal prin– cipio fondamentale, che si presuppone già acquisito e paci"(ìco, della irriducihilo differenza fra i famosi fatti di quantità e cli qualità. Abbiamo detto "cadono"' per riassumere il pen– siero del libro; ma a noi quella serie di argomen– tazioni, di affermazioni, di deduzioni, basate sopra affermazioni incontrollabili e soggettive, fanno non poco ricordare <1uel miral)ile e complicato ragionare dei vecchi filosofi spiritualisti, i quali, cominciando dal dire 1 per esempio: lo spirito è uno, semplice) libero, ecc., scendevano, con stringatezza di pensiero nmmirnbile, a conclusioni non altrettanto mirabili. La coscienza è un quid misterioso; i suoi atti sono caratterizzati dalla spontaneità. e dalla libertà; non ò assoggettahile allo leggi del rigido (?) meccanismo fisico, della causalità, della necessità. 11 Dunque ò un q11icl fuori della fusis, o, diciamo," metafisico" : so non soprannaturale, extra-naturale. Perchò non osiamo chiamarlo" spirito o anima "' che fa lo stesso, etimo– logicamente e concettualmente, e tornare, come i neotomisti, a quei vecchioni dalla barba bianca e dai grandi volumi ai piedi, come si dipingono nelle chiese? . .. Se questo modo di vedere ha nella speculazione purn filosofica un'importanza limitata agli studiosi di queste altezze, ne ha un'altra, per noi assai pii, grnve, per quel che nega cli attendibilità alle scienze più praticamente importanti e che per ciò ci inte– ressano più eia vicino. Già dicemmo che la psicologia rivendica i suoi diritti sulla sociologia e sulh\ storia; or è naturale che tutto lo sforzo poderoso del pen– siero moderno in questo campo, che fu volto ad ap– plicare le leggi cli causalità, proprie dello scienze fh1iche, allo svolg-ersi elci futti umani, si veg~à fru– strato e irriso (flpesso con una acerbità. che mi pare ad ogni modo inopporturnt) eia\ nuovo pensiero psicologi~o. Non che il Villa neghi i caratteri speci– fici che acquista l'aggregato sociale, recanti un feno– meno nuovo, non contenuto negli elementi cho lo compongono (p. 117), ma nega invece che questo aggregato possa avere caratteri diversi dalla serie qualitath•a degli atti coscienti onde esso si materia e si liYOlge; atti ai quali, ei:isendo al solito enrntt<'· ristica la libertà o perciò l'imprevellibilitìl, è ainmrùo

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