Critica Sociale - Anno XIV - n. 10 - 16 maggio 1904

150 CRITICA SOCIALE PER LACASSA OPERAIA DIMATERNITÀ Dalla Relaziono del nostro Direttore, Per la riforma della legge sul lavo,·o delle donne e dei fanciulU, testò distribuita ai membri del Consiglio superiore del lavoro, stralciamo la tHirto (Capitolo I V) cbe rifletto la istituenda Cassa di maternità, n.d inizialo integrazione dell 1 art. 6 della legge vigente. Doll'argomento im1>ortantissimo si appresta a discu– tere, appunto in questi giorni, il Consiglio del lavoro, e si occuper.\ pili rlitrusamente, nei prossimi numeri della Critica, il dott. Giulio Casa.lini. li relatore inviterà il Consiglio a far voto perchè la riforma della legge venga discussa in Parlamento J)rima delle vacanze autunnali. La coscienza della urgente necessità, fisica, morale: economica, di provvedere a rendere possibile l'asten– sione dal lavoro, per un, congruo termine, alle ope– raie puerpere - nell'interesse loro, della specie e della stessa industria nazionale - è ormai così penetrata e diffusa, dopo i ripetuti voti del Parla– mento (1) 1 gli studii di fisiologi, igienisti, ginecologi, economisti, filantropi, che qualsiasi sfoggio di senti– mento o di erudizione in proposito sembrerebbe un esercizio retorico. Noi siamo tutti profondamente convinti - e ne è testimonio l'ordine del giorno unanimemente approvato da questo Consiglio nella seduta pomeridiana del 16 settembre 1903, cui si associava autorevolmente, e con particolare vigore, l'attuale ministro competente, on. Rava ( 2 ) - che è ormai gran tempo di passare dal campo degli augurii e dei propositi a quello dei fatti. Senonchè osta,•a non tanto la difficolfa della ma– teria, quanto il concetto un po' fantastico che si avev~i di questa difficoltà. La lettera 2-t giugno 1201 de!Pon. 7,anardelli alla Commissione della Camera dei deputati per la legge sul lavoro dello donne e dei fanciulli, le conclusioni di questa Commissione o di quella ciel Senato, le dichiarazioni dei relatori e dei Ministri in Parlamento, tutte rendono testimo– niirnza ciel desiderio, insieme, di risolvere il problema e della prcoccupa:donc di non pot<'rlo agevolmente e prontamente risolvere t 3 ). Le pochissime Casse libern clinrnternWt esistenti in rtalia, lo scarso servizio di sus– sidii speciali fornito ,la Opere Pie e da Associazioni di mutuo soccorso, ci 1>otevnnooffrire ben poco lume, sia per la angustia del campo, sia per la peculiarità clollc condizioni nelle quali si svolgono (''). "Nè- a parte la diversità di condizioni demografiche, indu• striali, economiche - molta luce ne poteva derivare dagli istituti e dalla legislazione di altri Stati i i quali vietano bensì, quasi tutti, il lavoro a)le operaie nelle tre a sei settimane successive al parto, e qual– cuno (la Svizzera) anche nelle due precedenti; ma, o il divieto rimane in buona parte eluso per mancan:r.a.cli Casse di soccorso che diano for:r.aalla legge; o, negli Stati (Germania, Austria, Ungheria) in cui l'assicurazione è obbligatoria e funzionn 1 il puerperio operaio è confuso nella massa di tutte lo malattie e riuscirebbe dirficilssimo isolarne i dati. ( 1) li primo \'()lO, In •1uesto senso, della C11mcrndt'I deputo.ti risale u\1'8 febbraio ll:186! LO rl11110\·Ò Il 22 111/ll'ZO 1902, Cvi SI associò Il ~cnato, nJJJ)ro1·and0 In nuova leggo Sul lavoro delle clo11no e del r,uic!ulll, Il 12 glu!fnO dello stes~o anno. r1 Alti della 1• t:>CZIOnC, J>ilS', GI. (I) vegH"asl, 1)er la camera, nel rc3oconto stenografico, la llne della torrU\18 22 mt1.r1.o11}1)2. (4) Per esem])IO la CllSS(I a, Mtile1"11ttà, fondata da (lU!IIChO (lllllO U Torino, Ilo. potuto eonst,Harc, nel 11ochl anni cli suo ru11z1onamonto, nnu 11uota di natalltà nientemeno elle del 40 per cento. F. O\"ldente che 1u1es~o. devono ls<'rh'ersl 11res;;ocllò csclustvnmcntc donne che, l)Cr \'eta e i)Cr condizioni speclnll, sanno di uvcrne continuo l.llsOl(IIO, A sventare le eccessive paure preparando la pronta, adeguata e sopratutto sic1wa. soluzione del problema, occorreva un organismo specifico qual è appunto l'Ufficio del lavoro, capace di uno studio obiettivo e sistematico su dati numerosi e precisi, ch'esso abbia la possibilità di raccogliere e di controllare - quello studio sistematico preventivo, la cui mancanza dà ragione dei difetti e della impraticità di tante altre leggi, e in parte, lo si è visto, di questa ~1edesima sul lavoro infantile e femminile. La "Jwlltesta,sulle opera,ie,,compiula dall' Uf!ltio del lavoro per fissare le basi tecniche cli uua o più Casse di nwternità ,,, che ora sta davanti al ùonsiglio, è un documento lumi– noso, fra i tanti, degli inestimabili benefizi che potrà recare l'Ufficio ciel lavoro, se sarà coufortato dal presidio delle vive forze economiche e morali della nazione - sopratutto delle stesse classi proletario - e vigorosamente agevolato e secondato dal buon vo– lere e dalla saggezza del Governo. Senza ripetere quanto è consegnato nitidamente in quel documento, rammentiamo solo che l'Ufficio, con un colossale e relativamente rapido lavoro di circolari, cli schedari, di indagini e di calcolazioni, fece oggetto del proprio studio -- osservandole, noi decorso di un intero anno, in 2654 stabilimenti - 172.365 operaie (pari a un dipresso a 153.675 ope– raie-anno ( 1)) fra i 15 e i 54 anni di eb\; cifra cor– rispondente all'incirca a 215.45G operaie cli ogni età. Osservò cioè quasi un te;·zo del totale delle nostre operaie dell'industria; queste infatti ammontavano a 450.468, secondo la statistica industriale, e a 730.816 (di cui 584.700 in età feconda) secondo l'ultimo censimento comprendente anche le numerosissime operaie - 265.1-12 - del vest.iario e dell'acconcia– tura; osservò per conseguenza 0U1·e un terzo delle operaie, in età feconda, contemplate dalla legge che si tratta di riformare e di integrare, e le quali, tutte assieme, si possono calcolare a non oltre mezzo mi– lione. Onde la. grandezza, del numero considerato, insieme alla meticolosa cura posta nelle valutazioni, ci garantisce la esattezza, e la .r;oUd-itù dei risultati. . .. Prima cura di chi voglia realmente attuare una iniziativa ponderosa o complessa, è quella di scm– plifìearla o ridurla ai minimi termini, riservando i maggiori sviluppi ch'essa potrà assumere dopo assi– curatane la piena attuazione. A <1uesto criterio s'in– formò l'Ufficio del lavoro, limitando per ora alle sole operaie industriali propriamente dotto, e pre· cisamente a quelle contemplate dalla legge 19 giu– gno 1902, lo studio del problema, che - se esteso a tutte le puerpere povere - avrebbe presentato cliffìcoltà pel momento insuperabili. E della sua mo– derazione l'Ufficio fu tosto premiato colla constata– zione di un dato che è capitale per le nostre ricerche, come quello che rende immensamente pili facile che non si presumesse ogni soluzione; un dato, che par– rebbe dovesse esser ovvio, ma che pure - come avviene cli ogoi uovo di Colombo - era sfuggito a precedenti studiosi della materia: che cioè la. nata– li fa dovuta alle operaie clolle industrie di età feconda è inferiore alla metà della nornrnle di tutte insieme le donne di prtri età. Ciò è dovuto sopratutto alla preferenza che l'industria. ha per le nubili e al fre– quente abbandono degli opifici all'atto del matri– monio o io occasione del primo parto (:!). La cifra (1) 1000 opernle corrlSJ)Ol\dOUO a 892 opcraie•llllllO, CSj)rCSSIOllO astratta c11e rlSl,l('éChla la J)resenza olfoUl\'l\ di un'twllà opora1a 11cr un turno Intero nello stab!llmento, 11011 com11Utate le HSSenze ompo rt1.nee cd accldentall. {:) VIhauno stul)111rnentt In cui le ml \rllt1.te non sono ammesse, t1.ltrl, I cui regolamenti Interni comminano Il licenziamento pcl solo fntto del puor1>erlo. Della lmmora\llÙ o quindi dell'lmJ)IICltil nulllfa dl tuie clausola ben 11otrollllc,secondo ch1 scrl\'C, occ111lar~lla legge, ancora condcndn, SUI (()11/n1flo dl IM'Ol'Q.

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