Critica Sociale - Anno XIV - n. 10 - 16 maggio 1904

CRITICA SOCIALE 159 condizioni. Anche da noi receutemente gli stessi amici dei mezzi pii'1 decisi di lotta - ne fa fede l'ultimo Congresso Nazionale delle Cooperati\'e - hanno dovuto riconoscere che soltanto la previdenza e la cooperazione, assicurando modesti ma quotidiani e costanti bcncticq, sono in grado di offrire all'or– ganizzazione operaia un cemento veramente du– raturo. D'altra parte, la forma politica ha sopravvissuto all'ottenimento del fine immediato per cui era sorta. Addestrati dall'esperienza, gli operai comprendono tutti i vantaggi che in un regime di libertà possono ricavare dall'esercizio del voto, 0 1 più in generale, dalla pressione sui pubblici poteri; mentre, contcm– poraueamcutc, sempre meglio si palesa loro la ne– cessità cli fiancheggiare colla sanzione legislativa le vittorie raccolte o, quanto meno, preparate sul ter· reno economico. "E così che, ottenuto il proprio ri– conoscimento) le organizzazioni dei lavoratori si di– rigono alla conquista della legislazione sociale: la quale, trova sì - sarebbe stolto ed ingiusto negarlo - nel senso di previdenza e di responsabilità delle classi dirigenti uno de 1 suoi fattori complementari, ma non crescerebbe mai rigogliosa, o si isterilirehhe nella sua pratica applicazione, se non la fiancheg– giasse la. forza e la vigilanza dei più interessati. A questo grado della coscienza operaia, la preva– lenza dell1una. o dell'altra forma non può dipendere che dal ritmo stesso della industria. Così, nei periodi in cui le fabbriche sono in piena attività e la do– manda di lavoro è intensa, la lotta economica sembra la. pii1 indicata per procurare agli operai sicuri be– nefizi j mentre, nei periodi di ristagno, è piuttosto una intensa partecipazione alla vita pubblica quella che può offrire loro la più facile via. È per tal modo che in fnghilterra le lrades-unions accentuano la loro azione politica. dopo la grande crisi del 1878-79; o che nell'Australia il maggiore interessamento degli operai in rapporto allo Stato sussegue il memorabile krac del l8n. Anche eia noi, del resto, dopo le agitazioni e le vittorie di due anni or sono, ]e associazioni di resi– stenza hanno subìto un gravissimo colpo. Accompagnandosi infatti il movimento di resistenza ai periodi in cui più floride sono le condizioni del– l"industria, i nostri operai hanno potuto con esso ottenere notevoli miglioramenti durante il 1900-90?, pcrchè appunto si trattava. di anni in cui Feconomia dell'intero paese subiva uu rapido ecl intenso svi– luppo. A quegli anni ne sono succeduti altri di re– la.th •a contrazione: e ciò ha grandemente contrihuito, indipendentemente dal confluire di altre circostanze, perchè anche il movimento di resi:stenz,t presentasse un arresto correlativo. (Continua). AN'l'ONIO GRAZIAl)l<:I. HISTORIA MAGISTRA VITAf<'> Chi scrive lesse il terzo volume della Gnmdezza. e de– cadenza di Roma, di Guglielmo Ferrero, a più riprese, sebben quasi d'un flato, lungi comJ>letamente dai rumori della presente politica italiana, e nel mentre che la sua mente era anolta più che in problemi sociali, in $erene e quasi speculative elucubrazioni scientifiche. JI trnno correva rapido dalla capitale dell'Ungheria a quella del– PA.ustria, e comparativamente rapide e vive dalle pagine si risvegliavano le rappresentazioni della pili grande rivo• luzione politico-economica che l'istoria rammenti. E in- (I) OUGLl•;L,.;0 F•;n1n;1tO: Gi-(mdez,:(f e decwlt/1,:(1 (U uoma, lii. Da Cc11arenel ,\ugusto (>'ratelll Tr,n·es). sieme con esse, di tratto in tratto, attraversava la mente di chi scrive qualche idea che pareva come una rivela– zione sulle intime tendenze dello storico, qualche altra che ravvicinava di secoli fatti e moti disparatissimi. "È: a queste rivelazioni e d:t questi ravvicinamenti) che - non senza. relazione con l'atteggiamento politico a~sunto dal Ferrero in recenti polemiche particolarmente riguardanti le coi,,idette " tendenze ,, - il presente articoletto trasse la sua ragion d'essere; dappoichè, per quanto lo storico possa J)roporsi l'obbiettività., per quanto raffinata e sin• cera possa in lui essere la p1·eoccupazione della imper– sonalità, nondimeno la natura vince ogni umano propo– sito e l'opera contiene sempre indizi e stigmate del temperamento dell'autore. Al quale non faremo di ciò punto rimpro\·ero, ben consci che vi sono pur verità che non tro\•ano modo d'espri•ucrsi se non incontrandosi in certi temperamenti. I! periodo storico, adunquc, intorno al quale volge il volume di cui stiamo parlando, è quello che decorre dalla morte di Cesare fino all'inizio del\lopera restau\'a– trice d'Augusto; in complesso non più di sedici o di– ciassette anni. L'antica oligarchia aristocratica, nelle cui mani s'era sempre più venuto concentrando il potere, avea voluto sventare la possibilità che si ristabilisse anche la minima parvenza dell'antica monarchia e in genere d'un regime persona.le qualsiasi; ma nel mede– simo tempo aveva anche voluto allontanare il pericolo, a. cui Cesare stesso avea forse pensato non senza imba– razzo, che veniva dalle soldatesche vittoriose. I \ 'etera.ni chiedevano premi e stabile sicurezza d'impiego o di vita. Come sarebbe stato possibile appagarle senza spoglia.re l'antica aristocrazia? Questa pertanto con la forma della repubblica difendeva la propria esistenza. La congiura contro Cesare non ò che un tentativo in questo senso. Tentativo che diciamo abortito, perchè con Cesare non soppresso coloro che n.lla fortuna di Cesare avevano connes~a la propria. Le guerre civili susseguitesi e l'opera del secondo triumvirato non sono appunto che la continuazione lo– gica di questo str.to di cose. Antonio ò, per così espri– merci, la coscienza interpretativa di coloro che, avendo combattuto per Cesare, essendo diventati qualcosa per mezzo di Cesare, ed avendo a cagion sua concepita qual– che speranza. di miglior fortuna, erano interessati a non lasciar frustrare questa ~peranza, sia pure a costo degli orrori d'una guerra civile. OttaYiano e Lepido, che i conservatori sperarono poter opporre ad Antonio, dallo manifestazioni delle loro soldatesche furon presto tratti a comprendere che il meglio era di accorda1·si con lui. Di qui nacque il secondo triumvirato, il cui còmpito fu di eseguire la spogliazione, che ormai era ine\•itabile, dell'antica clas-,e dirigente per opera dei nuovi fa\'Oriti dalla fortuna. e da.Ilo armi. 'l'olto di mezzo Lepido da.Ila .sua stessa assoluta inca– pacifa, rovinato Antonio da' suoi amori con Cleopatra o conseguitane la sommeilsione dell'l~gitto 1 ad Ottaviano incombeva impematamente la riorganizzazione del pii1 vasto Impero che fin allora si fosse visto; da ogni 1rnrte si sentiva il bisogno della paco o della concordia; la nostalgia dell'antica virtù o saviezza repubblicana a poco a poco invadeva tutti gli animi. "[,a rivoluzione davvero era finita; incominciava una grnn reazione conservatrice negli spiriti. Cicerone trion– fava, scadeva Cesare, di cui il figlio sarebl>e il conti– nuatore di nome, l'antitesi di fatto. Dopo essere stato il fatale strumento dell'ultima distruzione dell'aristocrazia romana; dopo averla conculcata e annientata con le preiscrizioni, a l◄'ilipJ>i, nelle acque di Sicilia, l'uomo che

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