Critica Sociale - Anno XII - n. 21 - 1 novembre 1902

B CRITICA SOCIALE SS5 senso cosl giacobino e anticliluvinno, di chiam11rsi col nomo che g-li ò t11nto simpatico. ~I diritto che invece gli contestiamo è quello di dirsi marxista o positi,,ista. JI positivismo infatti o il marxismo non ammet– tono che nessuna rivoluzione in genero e certo ri– voluzioni in ispecie si f'occiano o si fucinino per vo– lontll. urnnnn. ]~ l'on. Ferri storpia abbasttrnza curio– samente il pensiero di Marx, quando lo riduco alht schematica o sintonrntica. affermazione che " per eliminare le cause della miseria, le quali si ncccn• trano nel monopolio economico della propriet1\ pri– vata, basta formare una coscienza chiara cd energica RI proletariato, redimendolo dall'ignoranza o clnl servilismo n· Sicchè J)Cr il materialista o determinista on. "Ferri non sono pìi1 le cicche leggi economiche che go– vcnrnn la storia.; per il nrnterialista e determinista on. Verri non è pii1 l'cvoluziono elci regimo bor– ghese cho portcrìl, vogliElnOo non vogliano gli uo– mini1 al socialismo; per il materialista e determi– nista o positivista on. .Ferri, l'uomo, a cui gi.\ .\[an; insegnò Il csunminA.re roi piedi, rìtorrrn n rammhrnro colla testa, e sulla predicazione 1lcllo idee fonda IR ragiono suprema. d'ogni civile progresso. ]~ so Spcnccr :'t scritto che 14 le idee non gover– nano e non sconvolgono il mondo, ma il mondo ò governato e scon,•olto dai sentimenti, ni quali le idee servono solamente di guida ., ; se Spencer Ìt detto che 14 il meccanismo sociale non riposa. in fondo sulle opinioni, ma qunsi interamente sul carattcrn ,, 1 l'on. Ferri im1>erturbabilo aggiung-o che carattere e aentimenti con un po' clipropaganda. si creano, o che perciò allo scorwolgimento del mondo non ai oppone che la mala volontì~ dei com1x1gni addomesticati. . . . :Xo, 011. Ferri, bisogna metterselo i11 testa una huonn. volta: il carattere non si crea, non si crea. la co– scienza, non si crea il socialismo; ma tutto rampolla da un complesso di condizioni Og'ft'Cttiveche sfu~– ::;ono, 11011 dico al volere, ma perfino agli occhi degli uomini. 8 pe1· i mali socinli, por quei malì che voi inge– nuamente vorreste sl!naro col suono magico dellil vo• stra voce argentina, l'unica e grande forza terapeu– tica. ò ancora quella. dei nostri buoni antichi, la. t·is 111edie<1frix naturce, cioò tutt'uu intreccio di c11usc, solo in minima parto n noi note, dalle quali dipentle la. sorto della. nostra vita incliviclualc come della no– stra vita sociale. In fondo è pur questa. l'opinione di quel rh·olu– zionario di nuovo conio che ò Ougliclmo .Ferrcro, il quale va. adesso predicando che il riformismo non serve 1.~ 11ulh1,perchò ogni progresso e ogni trionfo della. classe operaia dipendo unicamente 1.lall'aumouto della ricchC'zza sociale (I) .. \hl. questa. ricchezzt~ - domando io - questa tanto amata e sospirata ric– chezza, che non può essere partoritn d11Iris1>rmnio, può esser forse crcati1 dnl metodo rivoluzionario u dalla propognnda dell'on. Ferri? Questo ò da vodcr:,i, cd è qui invece che Ougliolmo J?erroro smentisce il suo neo-rivoluzionarismo, tir:rnclo in ballo egli stesso l'esempio troppo poco rivoluzi,)nario doll'.Tnghiltcrra) dove - son sue parole - l'aumento della ricchezzn, fonte di quella. prosperit.:\ operaia che !'on. l'erri vor– rebbe far scaturire dalle coscienze, 14 fu dovuto tllln. scoperta delle miniere dell'oro dell'Australia e della. C1.1lifornin, nlla. colonizznzione d'immensi territorii deserti nell'America. o nell'Africa, ai progressi della grande industria, delle ferrovie, del commercio in· ternazionnle, ecc., ecc., ccc. ,, 1 cose tutte che non sono mai entrate nè possono cntrnre nelle strettoie '-' cli nessun programma politico, por <1uanto arcirivo• luziorrnrio. Siamo dunque completamento d'nccordo: i partiti hianchi o rossi, rivoluzionari o riformisti, al di là. dei soliti sbandieramenti, delle solite dimostrazioni o delle solite riformctte, non possono nulla. Anche essi, da\'anti ai mali cd alle piaghe sociali) non ànno che due sole strade da battere: o quella dello chiacchiere grandi, che promettono tutto e non dànno niente; o quella. dei piccoli fatti che, se non estir– pano il male alla radice, sollevano almeno e leniscono i pii, acuti e laccrnnti dolori. Ora ò quest'ultima. la funzione modesta, modestissima anzi, ma praticn. dei riformisti, i <1uali non sognano certo di rifHl'O il mondo, perchè ritengono anch"essi, come il rlvoluzio– nnrio Fcrrcro, che il rifare il mondo trascendo le forzo d'un l)H.l'tito o d'un Governo, ma. vogliono sol– tanto far qualche cosa <lavanti ai bisogni piì1 ur– genti dell'ora che corre ; q nel quale/te cosc1, che, se Speacer condanna nel suo eccessivo rigorismo scien– tifico, è pure imperio a.mente richiesto dalla nostra psicologia cli pOJ)Olicivili, cioè attivi, irrequieti od insofferenti cJcl minimo male, tanto da preferirgli in molli cnsi la morte. Fossimo noi dei budt.list.i, la questione sociale sa– rebbe bclPe risolta. In una eterna contemplazione clcll'omlJelico o cogli occhi fissi in una lontano ed ipotetica mòta, ci renderemmo a poco insensibili ai mali nostri e agli altrui. )fa buddisti non siamo, e al dolore che ci punge e ci sprona noi vogfo11110 reagire subito e nel ogni costo. l'crò, cloblJiamo por <1nesto lasciarci ingannare dal verl>oso ciarlatano che sulla piazza spaccia la ricetta infallibile per tutti i mali~ So, siamo troppo scettici, troppo progrediti e troppo positivi per farlo; e, s,•oltato il cantone, preferiamo entrare dal modesto farmn.cista. elci vil– lnggio e comprare, coi nostri poYeri soldi, un qunlche grnmmo di riformatto, che calmino almono quei mali, che nessun medico della politica, per quanto ardi– tamente rivoluzionario, saprà mai davvero estirpare. Dott. CAlo,o Ptrrnocc111. FRA LIBRI E RIVISTE Jlusica, c<IBcouom.ia,, Se, in nomo del mntcrialismo storico, si è SJJicJCnto il poema di Dante come l'osprossiono doli!\ OJJerosit1\ della borghesin mercantìle ìtallnna, in OJJposizione nl feuda– lesimo, e con un ideale unitario, patriottico, e come aspi– raziono nel un governo forte, perchù, si domanda Casi– miro "on Kclles-Krauz in J\"eue Zeit (~O settembre), non si potrà J>Oresempio s11icgnro l'occasione, il tono delle " Sonate Palhétique,, di Boethovon eolio condizioni nello quali in un dato tempo si trovavano gli interessi delle classi in lotta, doi partiti, del commorclo e dell'industria? Al lume di siffatta teoria, dice l'autore, noi potremo tranquillnmcnto opinare che la. musica, se anche è In JJiÌ1 spiritualizzata. delle nrti, è, contemporaneamente e senza alcun dubbio, fondata 1mlln inscindibilità. o sulla Inter• dipendenza. di tutti i fenomeni delln vita sociale, e cho 1 eia un lato) nell'animo di ogni individuo, abbia osso In facoltà. di creare o di sentire ciò che fu creato, essn entra in collegamento col suo contenuto di pensieri e di senti– menti religiosi, politici e sociali, o dall'altro dipende dagli istrumentt, come quosti, a lor l'Olla, dipendono dalla 11roduzione tecnica. E, addentrandosi nella. csempliftcnzione, spiega. l'in– ttuenztl della rcligiono sullo sviluJ)pO<lolla.muslcn, cita l'evoluziono della musica russn duranto l'imperio della Znrinn Elisabetta, e illustrn le ragioni del mutamento del contenuto della. musica in seguito alla Riformn di J.,utero. E, "encnclo a periodi 11it1, 1 icini a noi o quindi JJiltnoti, domandn: 11 E lo sparire del dolce earattoro palestrinia.no clolln musica ecclesiastica nel secolo XYUI, sotto l'influsso delle

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