Critica Sociale - Anno X - n. 4 - 16 febbraio 1900

50 CRITICA SOCIALE fisionomia economica. Ostinarsi dunque a considerare questi conflitri nuovi con i criterii e le passioni di un'età tnuuontata. è Io stesso che porsi fuori della rcalr:\ 1)er non poterne poi piìt com1>rendere le vi– ceiulc strane e complesse. ro non dico che questa maniera arretrata di con– siderare la politica. intcrnaziom1le sia solo una colpa di alcuni J>Rrtiti democratici; un poco tutti hanno 1>artecipato a questo errore, il quale non è altro che la s01>ntVYive111.a di idee vecchie alla lenta e inav– ,,crtita trasformazione economica del mondo. Anche Bismarck, per esempio, non concepì altra politiCR estera che <1uella. rivolta alla ~rnndczza militare della Germania e alht saldezza degli interessi dinastici dcl– l'[mpcro. Ma appunto, il non aver egli avvertito che la 1>oliticaestero t1ndRVRorientandosi sopra i prosaici interessi economici, cosl che la Francia diventavn it poco n 1>ocominor pericolo dell'[nghilterra, fu non nit.imo c1111F111. ciel suo nllontnnamcnto dal potc1·e. rn llalht puro si anrn. ripct<'rC che la 'J'ri1>lice è 1111a spccio di H11nt11Allennut. dcstinntn a salvaguardare il principio monnrchico in Europa, e a raffor1.arc la reazione 111ilitt1ristn nei tre ;o;tatinllcati. Concetto uni– h1tcralc nuche quegto. Un':lllca111.11 colla Francia, in quC'~li onni in cui crn ngitftta dalJa febbre della n– tm1rlte, 11011 ri i1,·rcbhe coidato nc111>urcun soldt1to di mc110; di più, ht politica interna dell 1 Italia non a,·r<'hhe mutato d'una linen da <1uello che ò attual– mente. L'arnica cosa d:t osservare, al momento di dc– cid('rsi trn lf1 Francia o la Germania, era questa: se per lo s,·ilup1>-0ra))ido tl('lle nostro industrie, iniziato colla rottura dei trattati di commercio colla Francio, valeva ht. l•C'na di sacrificare la produzioue s1)0()ial– mcntc vinicola del Mezzo~iorno. La convenien1.a. cli u11·:1l1eanzncolla Franchi o colla Germania. e l'Austria non si 1>0tevu detcrminnre che nlla stregua di queste utilit1\ economiche o del mantenimento delJa pace. O;.rni 1,ltro sentimento crn supcrlluoj o la democrazia italiairn far('bbo heno unche o~gi tt. stU<fiare 1>o~iti– vm11cnte quC'stn OJ)J)ri111enteed inutile 'l'ri1>licc al– leanza in,•ece di ripetere tielle frasi fatte che sono senza. vulorc. rnsomma. ht vccchin, concezione che il predominio militare, o puri1111cntcmilitare, di untt nazione o di un ,:rnpJ)O di ni1r.io11i,fJroictti In. 1rna inftuenr.n su tutto 11111111to il mondo, COiiÌ da non suscitarvi o tht impedirvi lo ;n•ilup1•0 della t.lemocritzin, è ormai di– mo~rrntn. rrroneu. Un abhnssamento della potenza in~ICi'lO o 1111 mn:,?i;ior vi;:oro dell'esrìansiono germa– nica 11011 rih1rdcrebbcro nflMto l'avunr.:1re dei partiti democratici, così come una vittoria boera o francese o nord-nmericana non inBtaurerebbe certo la repul>– blica in tutti i 1u1esi di Europa. Anche il 1>ericolfJ ,·uSSQ ò unn delle frasi convenzionnli più Rbusatc. Bas1a riron'IRre infatti che, se la. .Hussia ricscin\ fl. battere 11{'1ln guerra coloninle moderna la rivale in– glese, C'SSa. do,•n\ e~scr giunta a tale grado di es1)an– sione indu~triale e co111111crciale ia sostituire la vec– chia lnghiltcrnl; o:s~in, pcrchè h.1. ,·ittoria russa sia. durO\'Olo cd efficace, occorro che la Russia non sia piit l'antico Impero snccrdotale, pauroso e reazionario, ma 1111 paese dovo ferva. la prod11zio11e capitalistica moderna. o sboccino tutto Jc energie di Javoro cli una l'llZZt\ nuova. .Non dunque J)iture e ripugnanze e simpatie che non hnnno olcun fondnmento nclln rcaWi. 1>rescnte, m11,l'esame obbiettivo della situazione intcrnar.ion11lo o dei <'nrnttcri delle nuove conteso commercinli. Con ciò pofromo anche rond('rCi ragiono della frequenza dello guerre modC>l'u(', <'ho 1111 idcnlhm10 Yernicinto di 1>0:sith ismo aveva profetizzate impossibili e che ora. è costretto con un ritorno alle concezioni infantili d'altri tempi - t\ Sflic1-,•1u·c con le aberrazioni delln st.orh1 e con le :.inilitr'L• inHucnze dellu spirito del malo! B bi ot aGn ... n f11tto ph't sintomatico della nostra politica inter– nazionale b certamente la guerra Sud-africana. E non la guerra per se stessa e per le sue proporzioni, ma. bensì per l'im1>ortanza ch'essa è venuta assumendo nell'o1>iniono pubblica dell'[nghilterra e del conti– nente. i direbbe che questa guerra, che, dopo tutto, anche se si risolvesse con la dichiarazione d'iudipe11- denza delle due repubbliche africane, non muterebbe in modo sensibile l'estensione dell'Impero inglese, abbia la virtù cli aflilcclare uno degli enigmi pii1 misteriosi e paurosi: quella guerra commerciale, che sarà d'ora innanzi l'incubo e l'assillo delle società. capitalistiche. Perciò, mentre l'Jnghilterra ha, 1>0co tem1>0addietro, abbandonato l'Afghanistan, abbandonato l'Abissinia, rinculato ad occidente dell'fndia, scnr.a per questo pcrcloro lfl.s1ut calma. nmmirabilo o In sua tranquillità cnlcohtfricc, og,:i, davanti Il questn. guerrfl. del , 'ud– Africa, l)Rro nbbia impegnato tutto il suo onore, tutta hi ragiono della s1m vita, tutte le spcranr.e del suo avYcnirc. So un11,volta pnrhnra. soltnnto dei suoi in– tercski, oggi parla nnche dell'onoro della sua. ban– diera; cd una follia milihll'ista, un'ebbrezr.a d"impcro, impedisc(' ai nemici della guerra di 1>arlare sulle 11iazze di Londra, le memorabili ar~ne fin qui sempre libere e a1,erte ad ogni eresia e ad o~ni J>ensicro. ('ome spiC'garc dunque <1uestoprofondo nrntamcnto nell'oi,inione pubblicn ini;lesc, e questa attesa impa– ziente di tutta Europa cli fronte ad un conflitto che non supera le proporzioni delle solite guerre colo– niali? Lu spiegazione w1. ricercata in quel vasto fe– nomeno di origine economica che in Inghilterra ha assunto il nome di imperialismo, e che, sotto clh·erse forme e con diversa int<"nsitl1,si manifesta anche nelle altre gnrndi nar.ioni imlustl'iali di Euro1}ae di America. J. 1 impcl'iillhm10 inglese non ò il programma di un partito o cli una chlssc. l'mperialisti sono Campbcll Banncran di opposizione, Hosebery antico gladsto– stoni11no, Charles Dilke rndicale, così come lo sono Salisbury o Balfour, Chamberlain o il duca di Dc,•on– shirc. Solo Villiam llurcourt e John Morley hanno n111nte1111t.o fede olle ideo di Gl11dstone e stanno in clisJ)arto a la111011taro solit11ri questo nuovo attcg-gia,. mento dclln socieH1cupitali:;tica. inglese. ~ra, purtro1,po per loro, In società. capitalistica inglese non ò piìt <1uella di Oladst.onc, cd ò questo appunto il grande fatto elle lut SCJ)olto lo sue gcucroi'le idcnlìt,'t liberali, cd ho port11to in prinm. linea Chttmbcrlain, questo fnbbricnnto cli Birnlinghnm, che trntta la politica con la ror.ze1.1.nprosaica dell'uomo d'affari, e che ha tutte le au<lacie senza scru1)0li e le genialità intuitive dei 1>rinci1,imercnnti. Chambcrlain e gli im1>erialisti hanno constatato e reso poJ>Ohtre un fenomeno economico di straordi- 11aria i1111>ort1111r.u: la decadenza del dominio indu– strinle e commerciale hrittannico. Dal 1889 al 18!)7 il commercio totale dell'lnj:hilterra non ~bbe che 55 mi– lio11idi H11111ento, mentre gli Stari Uniri ne ebbero 1810, la. Germania 1414, i Paesi Bassi 1377, il Gia1)– pone 1323. Di più, mcutrc, poche decine d'nnni fa, l'fnghiltcrrn si lfl:;cit~vn. enormc111entc addietro la produziouc i11dm1trialc <P~:uropa, 0rf\ gli Stati Uniti, e sul.lito dopo la Germania, le corrono dietro a J)Oca clistirnr.a. con una rapidità vertiginosa. Anche le suo migliori colonie ,•anno nbbandonando 111, metropoli: l'Jndia nel 18!)1compmva dnll'fnghiltcrrn. I' 2¼ della. SUI\ i111p0rtilzionc 1 om 11011 compra che il G0°/ 11 j il Ct1.– rrnd1\, che i111portaN1L prinut il 76,"/ 0 di merci inglesi, orn non 110 imJJOrta che il 23 °fo. ~ dunc1uc una. vera. e pro1>rin dccaclenzn. quella. che si inizia per 11Jnghil• terra, e la. Homa moderna vede ormai insidiato il suo dominio lla. lutti C(ll('l'ltipopoli nuovi n. cui cs8a lrn 1>crpri11111, im1cgnuto 1t produrre colla macchina e Il cercnro nei continenti lontani i nuovi mercati.

RkJQdWJsaXNoZXIy