Critica Sociale - Anno VIII - n. 18 - 1 novembre 1899

278 CRITICA SOCIALE piattaforma parlamentare, il programma d'una stagione o d'una sessione: la loro voce è quella dell'uomo di Stato cbe si rivolge al poese: essi pongono non sol– tanto il problema di una. legge, di un partito, di un Gabinetto: essi pongono n·ettamente, per la prima volta, il problema delle istituzioni. Essi sentono e fanno sen– th·e molto nettamente che ci troviamo ad uno svolto dolla storia politica. italiana, nel quale prendere una posizione decisa è dovere comune. Le « ignorate vie dell'avvenire• con cui lo Zarrardelli chiuse la sua concione ranno significante riscontro all'affermazione con la quale il Giolitti aperse la propria: • L'Jtalia si trova all'inizio dì un nuovo pe~·iodo della sua vita. po– litica; tutto rivela l'inizio di un periodo di profonde trasf01•mazioni. » Nella prosa. decorosa e solenne dello Zanardelli questa nota trova le sue ,•ibrazioni più alte. li richiamo delle ordinanze del 1830 a proposito del decreto 22 giugno; l'insistenza. nell'evocare la. rivoluzione elle le seguì e quella che rispose alle offese ul diritto di riunione consumo.te in Francia. nel '-&8 - pericoli che allontana. fra noi « la saggezza e temperanza delle popolazioni italiane» - hanno il valore di un monito tanto più eloquente sulle labbra di chi alla. monarchia libe1·ale si professa senza. restrizioni devoto. Alla monarchia. liberale e leale; peroccbè tradire lo SLatuto, a.bolire il diritto di riunione, è un e equiparare al Gove1·noas• soluto il Governo rappresentativo »; è fare, in altri ter– mini, il colpo di Stato. Questo il leit-motiv del discorso: l'omaggio reso, sul finire, a Vittorio Emanuele pel « proposito ad ogni costo mantenuto di rispettare, fra i beni più preziosi di un popolo, quello delle pubbliche libertà» assume, per virtù di contrasto, un significato che non può sfuggire a nessuno. Ma. il discorso dello Zanardelli è l'esatto riflesso dél– l'uomo che l'ha pronunciato. Magistrale nella critica astratta del decreto Pelloux e dei provvedimenti poli– tici, eloquente ne' raffronti storici e nella contenuta e Yelata profezia che ne sgorgn, esso rimane separato dalla realtà in tutto ciò elle riflette i mezzi pratici per conseguire i rimedi alle minacciate iatture. È il di• scorso di un guardasigilli, di un professore di diritto, uscito dalle scuole impregnate dello spirito della rivo– luzione borghese. Sopratutto è una dissertazione. Più nutrito, più vicino ai fatti, più pratico insomma e vivo della vita dell'oggi il discorso di Giovanni Gio– litti. Qui non il giurista o l'elegante dissertatore, ma l'uomo di Stato che espone, nelle grandi linee, in (orma sobria, piana, quasi pedestre, un completo e complesso programma di Governo; non il ministro possibile di un dicastero speciale, ma la mente di un presidente del Consiglio. Sulle labbra del Giolitti la dissertazione dello Zanardelli acquista un contenuto, prende della carne e del sangue. La. reazione politica vi è combattuta aspramente, e i suoi fautori, che osano ammantarsi della tradizione dì Cavour, sono paragonati agli au– striaci ed ai borboni i ma tutto ciò non più in nome degli eterni principii, dell'ossequio forma.le allo Statuto; bensì degli interessi presenti e palpitanti delle masse !&boriose e piccole proprietarie, in conflitto con quelli dell'oclocrazia sopraffattrice elle detiene le forze dello Stato per convertirle a proprio profitto esclusivo. Con mano sicura il Giolitti illustra. il nesso fatale che corre fra la. politica coloniale italiana e la reazione all'in– terno, fra la. reazione e l'abbandono delle provvidenze per gli umili. Mentre l'idealista. di Maderno fa appello alla finzione dell'indipendenza dei giudici, il burocra• B b 1ote a G no t11arco tico di Dronero dichiara con brutalità soldatesca. che questa indipendenza « non esiste se non di nome> e propone i mezzi per renderla. effettiva. Egli non si perde usll'elogio astratto della libertà, .na si chiede dove la rear.ione vada o. parare; e risponde che, col metter contro sè le classi più numerose e più colte, col dover cont.a.re principalmente sulla forza armata e fare « dell'esercito italiano, che esce dalle file del popolo e ne è la. più schietta rappresentanza, uno strumento d'oppressione>, colla medita.ta evirazione del diritto di voto, essa conduce ad una vera situazione ,·ivolu:io– naria, pari a quella che distrusse le monarchie rea– zionarie prima. del '60 e assai peggiore di quella. che oggi minaccia le istituzioni nel Belgio, dove le forze clericali (ciò che non è in Italia) stanno per lo Stato. « Per ottenere la libertè. - egli soggiunse - l nostri padri sacrificarono vita ed averi; saremmo noi flg)i così degeneri da.sopportare in rmceche ci venga tolta 1... E poi che cosa si offrirebbe al paese in compenso della perduta liberià 1 Quando le ristrette consorterie che spingono il Governo verso la rea1.iono avessero raggiunto il principale loro scopo, che è quello di non di\•idere il potere con i rappresentanti delle classi po• polari, ma di esercita.rio esse sole nel loro interesse, credete voi che allora, proprio allora, sorgerebbe in esse l'affetto per le classi popolari e comincerebbero allora a sacrificare gli interessi propri a quelli gene– rali del paese 1 > Del partito socialista il Giolitti parla come un avver– sario, ma come un avversario che intende, e quasi tutto ciò che dice può essere da noi sottoscritto. Egli nota come il malcontento ha dato ai socialisti italiani assai più proseliti che per sè sola. non avrebbe fatto la dot– trina; ma appunto è grave il fatto che il malcontento raggiunga tale misura. da. gettare nelle nostre filo chi non v'è attratto da un interesse immediato. ~ Queste cose anche noi scrivemmo più volte esortando i compagni a non illudere se stessi nè altrui, a guar– darsi da responsabilità cui non corrisponde il potere, a non ostacola.re l'avvento di una democrazia. di Go– verno cho sarebbe, per noi sor.ialisti, un antecedente necessario, un presidio, una. liborn:lione. Sulla. necessità. di una democrazia. di Governo o, com'egli si esprime, di un e mutament.o radicale nel– l'indirizzo politico > a vantaggio del maggior numero, insiste appunto il Giolitti. Il suo programm11. si concreta nolla riforma. tributaria, nello sgravio dei Comuni, nell& difesa. della piccola proprietà., noi decentramento ammi– nistrativo, nell'abbandono d'ogni misura reazionaria: quel programma ch'egli tentò di attuare nel '93 quando è stato al ù-overno, e qua.mio - dobbiamo confessarlo - le libertà. elementari soffrirono le minori offese. Or come attuare quel programma.1 Il Giolitti accenna ad economie possibili, ma nulla precisa. È questo il punto più debole - altri dirà certo il più abile - del discorso di Busca. Sul tema delle economie militari, tocca non preme. L'intenzione tra.luce fra le righe: la parola. che compromette non gli~si sferra. dal labbro. Tale rimprovero non può farsi al discorso di Ettore Sa.echi, la cui psicologia è, per più ragioni, diversa. Parlando o. Bologna, egli accentuò i due postulati, ca– pitali e connessi, coi quali soltanto un miglioramento delle cose in Italia è possibile-: coraggiose economie milita."rie« libertà sen~a limiti> di organiizazione ope– raia. e di propaganda. Il discOrso del Sacchi, per l'Estrema radicale, si trova sulla stessa. linea di quello del Giolitti: solo va un tratto più in là. Sciolto da ritegni spiegabili in chi è stato al Governo, egli non concede neppure quel tenue

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