Critica Sociale - Anno VIII - n. 16 - 1 ottobre 1899

264 CRITICA SOCIALE fetto o parziale sviluppo delle tre forme 4eua li– bertà economica già da noi accennate. (') E perciò che la libera produzione dei capitali personali è sottratta alle generali leggi delle condizioni di equilibrio economico, producendo t danni della so– vrapopolazione, cioè d'una produzione della merce uomo monopolistica o arbitrarla. Da qui la forma selvaggia della concorrenza dei lavoratori odierni, la quafe In un regime di Freedom sarà sostituila da una concorrenza razionale. E siccome la popo– lazione oscillerà secondo i bisogni della produzione, cosi, mediante la mobilizzazione del lavoro, non sarà possibile offerta di braccia a minor prezzo dello standard sociale, ed anche in questo senso l'uguaglianza economica della produzione produt– trice sarà completa. La libera concorrenza, come un corpo abbandonato nel vuoto è costretto a ca· dere, deve necessariamente, per l'indole sua, con– dur1•e all'uguaglianza comune. Oggi i suoi concetti sono evidenti nel tendenziale agguagliamento di tutti i redditi, percentualmente considerati, e nella determinazione, mediante la legge d'indifferenza del Jevons, del prezzo unilario tra tutti i gruppi concorrenti. Una uguaglianza nei rapporti sociali dovrà discendere dall'evoluzione economica libera. . .. Un'obiezione poderosa, che sorge contro tale sistema liberistico-socialista, è stata già superata, o per lo meno è superabile, ponendo a profitto gli ultimi risultati dell'economia edonistica. Vi sono leggi naturali, come quella della decrescente pro– duttività terriera, che creano degli extraredditl che una economica e libera concorrenza non può eliminare, ma che anzi proprio da tale economia traggono nascimento. In falli, a seguire l'An– derson, Ricardo e Malthus, il mezzo necessario arnnchè la causa della rendila, cioè la legge limi• latrice, si realizzi è proprio l'esistenza di un prezzo unico per ogni unità d1 prodotto onde il prezzo corrispondente al costo più alto è anche quello delle merci meno costose. Un potere sociale, una direzione collettiva soltanto potrebbe stabilire un prezzo medio sociale, in cui la 1·endita fosse equa• meute distribuita o gratultamenle ceduta ai consu– matori. Un regime di libera concorrenza non Io può. · Oli edonisti invece dimostrano che, anche qui, la concorrenza tra i diversi prodotti di costo differente, ha un effetto utile, in quanto il prezzo del più co– stoso /Imita l'•xtrareddlto del meno costoso. (') Se esistono terre di uua sola qualità, la rendita crescerà appena esse diventano inferiori al sub– bietUvo fabbisogno della popolazione cresciuta. li Pareto mostra che la rendita, lungi dall'essere un danuo prodollo dalla libera concorrenza, (') deriva dalla concorrenza incompleta. Essa esiste in tutte quelle forme di investimento - la produzione agri– cola ne è solo l'applicazione più vasta, ma non unica - nelle quali il risparmio non può iudeftni– tamente affluire. Però siccome - aggiungiamo - contrariamente alle vedute dell'economia classica e marxista, non è il valore degli elementi prodot– tivi che regola il valore del prodotto, ma il valore di quest'ultimo che regola quello dei primi, (') possiamo mediante il consoltdamento (') conside– rarla come inesi~teute. Per qualsiasi altro homo (') P.uUtTO, Oour•. P•I'• '00 6-Hg. (') P•NTAL&ONI, EooHpmla J)lolra, par, l!I. (Il ~""", ecc., voi. t •, cap. Ili, e Voi. t.•, cap. ti. (') Oa. u1.uu, Sut caratteri fl lo nUwppo attuaU ddl'Bcononila Polmca, pa g. n. (-, Tale nduta à conrutata dal Lo1'H, LA R•ndlta • la •wa ,tf'k»ttt natwral•, Cap. lii, reconom1cus della società catallattlca, Infatti, la rendita non può essere acquisila gratuitamente, perchè il detentore della produzione privilegiaria ta cede ad un valore che esprime il capilallzza– mento del suo prodotto nello ordinario. Perciò la influenza di tale elevamento di valore è la ridu– zione dell'interesse medio del capilale sociale. Sicchè la libera concorrenza, adeguando i prezzi unitari dei prodotti, diretti e istrumentali, ripar– tisce a tutto l'aggregato economico il danno della rendita, ossia socializza le pene socialmente neces• sarie. I mezzi Jl"r prevenire ogni caso di rendita futura, sia che attentino al coernciente di produ– zione, sia che premano sui prezzi libera\Ilente for– mati nel mercato aperto, conducono ad una distru– zione di ricchezza, il cui effetto è più disastroso della rendita stessa, la quale del resto al pari di ogni altro reddito è costretta a declinare. • .. Ad alcuni apparirà che le linee generalissime, che abbiamo schizzate, colgano la caratteristica delle scuole dell'anarchismo Individualista, e non è. Mentre il Proudhon, da cui tali correnti originano, respingendo l'economia politica siccome una ridu– zione all'assurdo, ed il socialismo (comunismo e collettivismo) come una chimera, (') dà un salto nel vuoto; mentre il contempo,·aneo Tliker, con la teorica delle associazioni libere e con le vedute antistatali, formula una tenrica di opposizione alla economia officiale, noi caso del neo-liberismo si tratta invece di accettare, sviluppandone le ultime cons~guenze, tutti i teoremi fondamentali che la economia politica ha conquistato alla scienza. Tanto meno li liberismo sociale potrebbe confondersi col cooperativismoo associazionismomazziniano,perché sebbene Mazzini non abbia mai accettato il prin– cipio della socializza7.ione nel senso dei socialisti puri, la sua opera economica,specialmente ai suoi tempi, aveva sapore di dissidio con quella economia liberale le cui dott,ine si vorrebbero ora mettere a p1-ofilto del proletariato. li cooperativismo, nel senso che tutti i p1rteclpl della produzione siano contemporaneamente possessori di un'aliquota del capitale sociale, è l'estremo limite, come si è visto, della società attuale. Ma iu questo caso, e in codesto periodo di transizione, è volto a modificare i prezzi del mercato, e a formare dei gruppi più o meno chiusi, è contrario al liberismo inlegrsle. Influe il neo-liberi,mo può, e for.e dovrebbe se rosse destinato a diffondersi, svolgersi persino entro le generali linee del movimento politico del prole– tariato, o alm,eno in genere, della classe diretta– mente produttiva per togliere dalle mani dei go– vernanti, interessatamente autiliberisti, i congegni monopolizzatori dello Stato. li nuovo contenuto di questo sarebbe dato dal concetto che in generale hanno dello Stato i liberisti: una limitazione di funzioni pedagogiche e morali. Questa seconda fase del socialismo potrebbe rivendicare il mel"ito di rispondere meglio del marxismo agli ultimi risul– tali della scienza economica. E. LEONE. (I) PII.0UDII0II, Sl~t1:rno dtlll CO>ltraa ,con .. 81blloteca degli Kconoml1tl, pag. tOO• aegg. Stamo costretti rimandare Jll prossimo e al futuri numeri un arl1colo d1 I. Bonomt : La fi– nanza locale: I Congressi del consiglieri socialisti; un alt.-o d1E. Galdara: 'l'eoria e pratica dei servizi pubblici municipali; Nord e Sud, cons1derazton1 dt Giuseppe D"Angelo, la conttnuaz1one dello slud1o d1 C. Kautslly: La teoria della miseria cre– scente; recenston1; annu,u1 di nuove pubbltca– zton1, ecc. ecc.

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