Critica Sociale - Anno VIII - n. 5 - 1 marzo 1898

68 CRITICA SOCIALE L'AVVENIRE DEL PARTITO CATTOLIC-0 VI. I cattolici o la piccola pro11rieti1. Se la dirosa degli operai fn parte del programma cattolico, perchè gli operai sono anch'essi uomini e il partito cattolico lavora per il bene di tutti gli uomini, la diresa della piccola proprietà è l'idea suprema dei cattolici. In questo sono d'accordo con– servatori e democratici, il cui ideale sociale è un mondo piccolo proprietario. La ragione materiale di questo affetto sviscerato per la piccola proprietà sta nel fatto che la grande maggioranza del gregge cattolico ò formato da contadini piccoli proprietari; le ,·agioni dottrinarie sono che la piccola proprietà è lo stato sociale morale per occelleoza, che la piccola proprietà è il solo argine contro la marea socialista, che dove domina la piccola proprietà si ha una più equaripartizionedella ricchezza.ecc.,ecc. Per i cattolici piccola proprietà e paradiso sono pre• cisameote la stessa cosa. Noi non istaremo qui a criticare le teorie dei cattolici su questo argomento; noi non ci occupiamo della verità o della falsità teorica delle idee catto– liche; noi vogliamo solo dimostrare che quelle idee si sgretoleranno appena verranno a contatto colle necessità economiche della società nostra, e che al programma cattolico ò destinato il più clamoroso insuccesso. La piccola proprietà, qualunque sia il suo valore economico e sociale. ha oggi due sorta di nemici, interni ed esterni. I nemici esterni sono il sistema Mbutario borghese e la concorrenza delle terre più fertili o dei sistemi produttivi più economici (macchine, forza elettrica, ecc.) adoperabili solo dalla grande proprietà; i nemici interni sono lo sminuzzamentoereditario e la incostanza atmosfe– rica, la quale,con un anno di cattivo raccolto, ob– bliga il piccolo proprietario ad indebitarsi; e piccolo proprietario indebitato è piccolo proprietario morto. Quali 1·imed1propono per queste quattro malattie il partito cattolico! l rimedì si trovano nel P1·0- 01·amma di Milaao, il famoso ricettario antisocia– lista, e negli ordini dei giorno del Congresso per gli studì sociali di Padova. Per la riforma tributaria ci sarebbe l'esooe1'0 delle quote minime. L'idea non sarebbe cattiva; ma per esentare le quote minime, o si debbono dimi– nuire le spese o si debbono aumentare le imposte sulle quote maggiori. Ora, quanto alle spese, i cat– tolici non parlano nò di ridurre l'esercito, nò di distruzione dell'odierno accentramento amministra– tivo, e il silenzio ò naturale, perchè la borghesia non potrebbe io Italia fare senza di queste due braccia. Quanto poi ad aumentare le imposte sulle quote maggiori, la discussione fra conservatori e democratici per l'imposta progressiva ce ne può dire qual cosa. De l resto, anche se la democrazia cattolica riescis.se ad imporre ai conservatori la imposta progressiv a, e dov,-ebb'es!ere fortemente progressiva perchò in Italia le quote minime si contano a milioni, i proprietari maggiori,vedendosi ridallo ii loro reddito, sarebbero ohbligati dai loro bisogni a ricostituirlo da capo, o sfruttando peggio i loro lavoratori, oppure sostituendo agli attuali dei sistemi di p1'0duzionepili rimunerativi; e così lotte di classe più acute da una parte, esagerazione della seconda malattia della concorrenza dall'altra Concorren1,a delle terre più fertili e dei sistemi produttivi più economici. Contro la prima ci sono i dazii sui grano, e nella letteratura cattolica, della quale sono assiduo lettore, non mi è riescito di h'Ovar mai parola contro questa form~ d'imposta; ii bisogno di proteggere l'industria nazionale, anzi, vi è spessissimo aiTermato. Ma i dazii sul grano, mentre spingerebbero alla disperazione tutta la gente non agraria, non aiuterebbero in nulla il piccolo p1'0prietario; perchè, sottratta dai prodotto annuo la quantità necessaria al consumo famigliare, il gua– dagno maggiore, realizzato sull'avanzo non grande venduto, sarebbe as•orbilo dal prezzo di tutti gli altri prodotti. specialmente manifatturieri, aumen– tato in relazione col prezzo delle derrate alimen– tari. 1 dazii p1'0tettori. incoraggiando con una ren– dita artificiale la indolenza dei proprietarii, allon– tanano la necessità di trallare la terra con sistemi pii, rimunerativi, A co•i servono di antidoto all'altra malattia; ma l'antidoto costerebbe molto caro a lungo andare n tutti gli nitri o specie a)ia. bor– ghesia industriale, che sarebbe capace d1 diven– tare atea. VenJ(ono ora i nemici interni, di fronte ai quali i cattolici ieni;ono in se1·bo i più sicuri rimedii. La piccola proprietà si sminu1.1.a h'Oppol Impediamo lo sminuzzamento; riformiamo l'articolo del Codice civile. che impone ai genitori la divisione della le• Jtittima; introduciamo l'Ane1·benrechl,_ i! di.ritto (il dovere, secondo altri) nel padrefam1gha ~1 la: scinre il proprio piccolo podere a uno solo de, suo, figli. E gli altri! sono minchioni I no: l'erede de,•e, però, occuparsi degli altri fratelli e mette)·li in grado di guadagnarsi la vita da se. - La_piccola proprief;\ corre continuamente pericolo d1 ~sere assorbita dai debiti 1 eliminiamo questo pericolo, inh'Oduciamo in Italia 1'11omesleaa americano, per cui al piccolo proprietario non possano essere sot– tratti, per crediti privati o per imposte. l'abitazione e quel po' di podere che ò necessario al sostenta– mento della sua famiglia. 'e volete di pii, 1 e i cattolici han voitila di farsi odiai-e da tutto il mondo, anche dai l01'0 piccoli proprietarii, non hanno eh~ da introdurre nei mondo queste due ge– nialissime istituzioni. Figuriamoci! un piccolo pro– prielnrio, che ha. se la moglie non è anche più prolifica, quattro figli. campa stentatamente la vita; muore in grazia di Dio e lascia cattolicamente tulh i suoi beni ail'e,·ede fortunato; questi p1-endemoglie ed ha quattro figli e, oltre a mantenere la sua fa– miglia, appunto come faceva suo padre, che se la cava\ 1 a male, deve maritare le sorelle e dare un'arte ai fratello e mantenere la madre. Bisogna ben che la vada male! Un bel giorno il buon Dio, quan– tunque i cattolici sieno al Governo, manda la gran– dine, ra una brinata, si dimentica di far piovere, insomma toglie al nostro fortunato erede il rac– colto. Disgraziato! con due famiglie sulle spalle! Risogna bene che faccia un debito. Supponiamo che vada, non da uno sfro1.zino, ma da una Banca ru– rale cattolica. il sor curato. siccome l'erede va a mossa ogni domenica e in tutte le feste comandate, lo credo degno di essere aiutato col sei per cento d'interesse: ma sul punto di dargli i <1uattri11i,gli domanda che garan,ia egli offra, perchè i ben<ifici signori, che danno il dana1'0 alla Banca, han fatto mettere nello Statuto che nessun prestito deve es$er fatto senza pegno o ipoteca; i beoèfici signori il bene io voglion ra,·e, ma col sei per cento e stando al sicu1'0. (') Ma che garanzia può offrire il nostro erede! lul clarebbe in ipoteca il suo podere, ma questo è inalienabile a causa dell'homesteaa. Quindi non trove1-àmai un cane,o cattolico o protestante, che gli faccia un soldo di credito; e l'erede ag- ('> 1.'lnlere,M del 6 •1. e la.ne< :eullà della J.:aranzia sono laa•ati– ,amenle ftHatl nello S1atuto mndello 1>erle Banche rurali ca110- llthe, che~ pubblkato In appendice all'opuscolo dì o. C•nt:TTJ: ,,,.o,,-anonti a•,uio11e cattolica netc,,,.,,,o t:conomteo.

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