Critica Sociale - Anno VI - n. 7 - 1 aprile 1896

CRITICA SOCIA LE 100 mesi di mR1attia, fui seppellito in un11.fossa. Fui portato quindici \"0lte inuanzi ai giu,Hci. La prima volta ml si rhiese: - Come .!1111 tu ciò chs non hai impara10? Jlai tu for::e uu demo11io ai tuoi ordiui t - lo l'isposi: Per impitra1-e ciò che so. ho cousu• malo J)il1olio di quanto ,•ino iwete hevuto voi.... Mi si accusa di ave1·e scrit10 il libro rlei Tre 1-m.• po~to,•t, uscito prima della mia 11nscìta ('), di avere le opinioni di Democd10.... di nu11·iro caUi,·i sen– timenti contro la Chiesa. come doul'inn. e come co1·po, di essere E>retico. lnf'lne mi si è accusato di eresia e di ribellione per a,•er sostenuto che nel sole. nella luna e nelle stelle ,•i sono segni che nnnun1.iano lo rh·oluzioni, contro Arls1otile il quale sostiene che il mondo è eterno o immurn.bile ! • Egli 1-es1ò 27 anni nelle p1igi11nl di Nt1poli. In una commo"eute poesia impl~i-a Dio di liberarlo. Deh ri8orga a pietà. l'Amor eterno, 1-: rrnnmto Senno )Jr,,pouga l'upr11. al gran valor lmmonso; Chè Il duro 11cempio <lui mio luniiu inr.:rno V,•lle ,ionla il 11110 cenno: Sei e i:ei anni "ht,'n 11euadispenso 1:11mliion d"ogni sen~o. I.e mt•mhra s1:1te ,·ol1e tormentate, I.e bes,cmmie e le ravole de' sciocchi, Il IOl netnito agli ot"chl, I ner,•i s1raui, ros~ scontinuate, Le polp~ lacerate, I guai dove m1corco, l.l r~rrl. Il u.ngue 11parso, e 'I timor crudo, E 'I cibo pO('Oe f!porcu; In ,peme degna di tu& lancia e scudo. f'nn11Iscanni gli uma.n corpi a' giganti, Oli animi augei di gabbia, Dovnnda il s11ngue, e di lor pra,•o ,•oglie Lo carni ('ljlge110, e le ratichtt e I pianti OiuOt"O d~ir~mp1a rabbia; ~lanlche a (erri usati a nos1re doglie l.'oua, e le cuoia 1<pOJlie, De' no11ri sensi, te111imonl e 11pio False ron1ra noi ste1111;o ch'ogni lingua L'altrui vlrtule eslingu,, E rr.-gl I ,•izi lor con dicerie. VP1hal di ques1e arpie Ph\ dal tuo tribunale. Che se ·1 tuo onor, mia. angoscia., se non basta, TI nH10,·a. il comun msle, A cui la pronidenia. più sonaslo.. Es"enrto Dio l'imasto sol'tlo alle sue preci, egli s'iudll'irzò nl sole, che pc1· lui, come per Tele~io, era dotato di anima, ed era il c1-calol'e di tutte le cose lnreriori, le piante, gli animali, ecc.; l'uomo essendo uscito dalle maui di Dio. Inno al Sole di l'rhuarera. M'esaudl al contrario Giano, la. glu11a preghiera 01rinola • te. t~ebo, ch"urua. la ,cuoia mia. VeKgotl nell'Ariete, )1,,•1110 a gloria. ed ogni V11al1ostanu, or emola f•rsi tua. Tu sublimi, av,•1vi e cl11aml a ros1a novella Ogni segreta. cosa, ln11gu1d11 1 morto o pigra. han110 lnnltte durantfl quaranl'ore, non ha potu.10 Hlere co1tretto a IYel1rt1 una 11ll111b11. di ciò cJ141 e1rl1 au•a raolu,o di 111.-ere.,. Un C'ontem1M>ra11eo.Rou.l, C'hfl ttrhMa ~uo li pHoudommo di I. l'(. l(r\•throeu,, nella tua Pi1,a«>1,.,,.a fmagmttm 1Uautrt1m (IMJ.-1611,n•rra che Campanella 1u JoUllom,uo per trentacinque ore a un• tortura COii crudele• eh•. 1ut~ le Yf'ne e le arterie che Mino ln1nrno all'ano ll!&J:endo 111111, rotte, Il un11ue che tto~Ya da:le ferne non poteYa dM1'11 arr-rt1a10; e che nond1m,no egli ""enne qudLA torlura con t111n1a f,rmeua, che non ai lat.-1ò ,ru,rgire neanche una Tolta neuuna 11arola lndffna di uu tUo– lOfO •· ( 11 1.a mede1lma accuaa era !lata rormulat• conlro Po11el,uno di que,t:ll 1traordlnar1 fl\natlcl ill111nln11tl d•I XVI , .. rolo, coi qu11II C11m11 11.nella. ii, IJArecchie 1omlgllttuu dal 11111110 di vl1ta lntel– lettu.le . Oeh uvl"& coll'altre me anche, o ~11mepntente.1 Cui pu\ tifa RII a1,rt caro e,I amino 1e1 ! ~e lnnanil a 111111, 1e, Sole alti•s11no, onoro, Ptrt'hè 1111111lipiù al buio geh110 tremo 1 Est"a. lo dal t"lumm, ruen1re al lume sen,no D'lme r11'11cl sorl(e la verde c111111. Le vitlÙ 8IICOll6ne' lrtmchi d'slbm·i in alto, In flor cun,·ersi a prole tìOave tll'I Le gelido ,·ene ascose si risolvono In ncqua Purn, che 8gorg111vlo lieta la terra riga. I tau\ e Jrhlr1 dul @onno deslanlll lungo; A minimi vermi spirito e moto tlài. Le smorte 11erp1al tuo rag,itio 1ornano vive; fn,hliu misero tu11a la. schiera loro Muoiono m lllanda. per mPSI cinque gelando Oli augelh, e mò pur s'aluno a,1 allo ,·olo. Tulle que,1e opere son dtl tuo santo vigore, A me con1e110r"r"ido amante tuo. CN>1lesich'og~i a11cheGesù da mor1e re11urse, Q111rndo rutt , h·o 11 rigido uello preme. L'n11,o 11et'rhe h11n da. 1e pur tan10 ra,'ore, nampulli ,·1wd1 m1tnd11no spe,isu sopra. Vivo lo non nwr10, v.:rde o non ,:ecro ml trovo: Beuchè r11davtJro per to sevpull110 sia sc,·l~iiero le 1,Eenli li •e Stinso e YÌla nugando, E delle mul'che rtice, l1 d~gno meno. Scri118iio cl1't•gll erano erelici, a 10 Ingrati e ribelli. M'l11rn 11ot1e1ra10 ,indice r.110 1uo. Oa le le moiiche e gl"rnimici prt!ndono gioia. E~enl, llti ~egui11, mosca, o uemico ru~11llo è. Nullu di 1e conio si ruà. se lo 11peuto rimango. Quf'I 1110gran t1t, lo meco 1epuJ10 Ila. Tempio , h·o f!ei, s1a1ua, e ,·en ..rab,le ,olto Ot-1 ,·erare Dio, pompa e su11r~ma (11ce. Pa!lre di natura e degli astri rl'IJ" be•10, Virn, anima o senso d'ogni seconda cosa, Sotto gll aus1•lcil di cui ammirabile scuola Al primo enno !Uosoran,lo rol. 011 n.oJJelicl spirti in te rttn lietissima vita: A 111 grun ,'ila. viva si deve can Cerco lo per tftnli merili quel c.111dido lume Ch'a nullo mos1ro non 11 ritenne 111111. se ·1 ra10 è con1ra, tu appella al principe enno, Ch'al simolacro suo grn1a nulla nega. Angelici spi rii, in, ocue 11principe Cr11to Dd mondo erede a darmi la luce 11ua. Oncfi:to1!:':0~!~~1!~n e~Jj1 ~~~ui~nf~~~st;l'i. Tu miierere, Dio, tu che sei lar1,1hhn,lmo ronto DI tutte luci, \'enga la Luce Tua. Ma le tortu1·0 non abbatterono la sua anima stoica: « io stancai e \'insi i tonnonti •· egli dice. I ca1·neflcl. dispei·ando di sll'appa,,gli una sola con– resslouo, :\bbandonarono il mnrti1·u alla solitudine d'una prigione etema, che egli riempi"a dei suoi sogni. Sciolto e legato, accompagnato e 1010, Orldando cheto, il nero 1tuol coorondo: Fulle all'occhio morlal del ba.110 mondo, Satrgio al senno dh·in dell'alto polo. Con , auni In terra oppressi al ciel men' volo In mcs1a carne d"animo giocondo: J,~ se talor m'abbass& il gra,·e pondo, L'nlo pur m'alian sopra 11duro suolo. Ln llubbia guorra ra lo virtù conte. Dre,·o ò verso l'eierno ogn'u.ltro tompo, E nulla ò p1ù loggi tor, ch·u n g1·ato peso. PorLO del1'1rnior mio rima.go In rro11te 1 Sicuro d'arrivar li eto per tempo, Ove io senza parlar sia sempre Inteso. La sua pl'igionia si mitigò allorchè il duca d'Os– suua fu uomiuato ,•ic..-e1'1 del regno dì Napoli. Anche costui a,·e,'a soffe1·te lo pt,rsecuzioui della C.Orte di Spalfna, e strinse amicizia col cospilM.110,·e della Ca• lab11a, di cui 1.unmir;:n•a il genio. Egli lo ,•isita\'a spesso e lo consultarn sugli arrari d1 St~to, ~1·m~t: tcuclugll cli lavorare, di co1·rl!tpoudere coi suoi am1c1 e anche di rico,•t'l'li nella sua p1·igione. Dal ruudo dijl cn1·co1·0, il nome di Campa11olla riempiva l'Eu– ropa. Pnpl, Giacomo I ro d'l11ghilte1·1·a o altl'i po-

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