Critica Sociale - Anno VI - n. 6 - 16 marzo 1896

00 CRITICA SOCIALE LAVITA DICAMPANELLA I. 'l'ommnso Campanella, nato nel li,68 a Stilo, città della Calabria. (che sta\•a allora col Nllpoletano sotto la greve dominazione spagnuola), ru un precocis– simo ingegno. 'J'redicenne, sapeva improvvisare in prosa o in versi su qualsiasi soggetto, e a questo talento della parola. molto approz.iato e molto col– tivato nel medio-evo, univa l'ardo1-e degli studi mosoncl; la Somma di san 'l'ommaso d"Aquino, nella cui lettura già si assorbiva, determinò la sua vo– cazione. uo padre, che destinavalo alla magistra• tura. lo mandò a Napoli agli studi di giurisprudenza presso uno iio; ma il giovane Tommaso, che avea :ff~i~~o:e c~,~~oo~,i~li c1~\ffi~'.1~~t,J'~r~~1:i1~f ~~~i couvonto dei Domenicani di Coseu1.a 1 l'o1'tline reli– gioso illustmto da Alberto il 01·ando, da san •rom– maso o da Sa\'onarola, e d'ondo uscil'Ono i monaci più battngliol'i e più indipendenti. L'attitudine di Campanella ad assimilarsi tutte le scienze, e il suo note\•ole talento oratorio, lo segnalarono ai monaci e ai maestri; i quali si die– de1-o a coltivarne la intelligenza e a guadagnarlo. I conventi erano ancora, come nel medio.evo, un asilo pe1•gli studiosi; ogni ordine era orgoglioso di possedere scienziati, filoso(I ed oratori, e quello dei Domenicani era il più rinomato pel numero deg1i uomini celebri che &\'ea fornito. Ma. verso la nne del socolo XVI, la Compagnia di Gesti, che Ignazio di Loyola avea fondata nel l:'>37 por com• batter-o gli e1·etici e per dirondere l'autorità del papa. incominciò ad eclissare gli altri corpi reli– giosi. I Domenicani, che lottavano contro questa minacciosa concorrenza e che cercanno di ricon– quistare la loro antica autorità, accolse1-o con sol– lecitudine Campanella e favorirono la sua passione di sapere, nella speram:a di trovare in lui un campione i cui talenti contribuissero a rialzare il prestigio dell"ordino. Egli non tardò a distinguersi. I con,•enti conser– vavano ed alimenttwano con cu1't\golosa la passione delle discussioni scolastiche; ossi si prO\'Ocavano a vicenda poi• sostone11e in tornei oratol'ii, ai quali era ammesso il pubblico, le 101'0diverse dottrine loologicho o nlosofiche. li p,•ofossoro di nlosofia di S. Giorgio, ossondo stato invitato dai Francescani di Cosenza a venirvi a di(ender'8 le opinioni del suo ordine, cadde ammalato al momento della partenza e delegò in \"t;OO di sè il suo allle\'O Campanella. Quando questi entrò nell'assemblea, la sua giovi– nezza eccitò una sorpresa abbastanza malevola; si credetù> che per disdegno l'erudito dottore a,•esse mandato al suo posto questo imberbe disputatore: ma tostochè egli ebbe parlalo, la sorpresa si cangiò in ammirazione. Egli fu si brillante e sottile che gli stessi Francescani d0\•ette1-o proclamttrlo vinci• tore. « Il genio di Telesio rivive in lui », essi dis– sero, giusta quanto riferisce Niceron. Campanella si appassionò ri,r queste lolle ora- !~!:~ ,r ft~:e c)t~\ ~n di~~~~n\~'I:~:-t:~ teologiche e filosofiche che occupavano le iotelli- ~~~~~1:i ~ue~~hee l~nr:b~!~l!~n~~a"!her~r lavano l'invidia ed accumula,•ano sul suo capo le gelosie e gli odii dogli altri ordini religiosi, spe– ciahnente dolla Compagnia di Oesll, contro la quale egli era in lotta e della quale avea chiesto lo ster• minio, perché essa « alterava le pure dottrine del Vangelo per farle servire al dispotismo dei prin– cipi». P1·ovocava le collere di tutti coi suoi violenti attacchi contro Arlstotile, la cui autorità nelle scuole non era mino1'8 di quella della Bibbia; aveva ap– pena vent'anni, quando pubblicò Il suo primo libro, diretto contro il filosofo di Stagira· e contr-o il suo difensore Marta. (1) Gli avversari erano urtati dal disdegno che egli professava per le opinioni dei loro maestri o dei nioson anteriori. I gesuiti, pro– (lttando delle animosità che sm~citava dovunque passasse, l'accusa1-ono d'eresia e di magia e otten– nero dal papa la sospensione della sua carriera oratoria; gh fu ordinnto di rientrare nel convento di Stilo per essere stato soggello di scandalo e di disordine a Roma, dico Pietro Oiannone. Ubbedi e, pe1· consolarsi nel suo ritiro, si ridiede allo studio delle scienze e alla poesia, accingendosi.a scrivere un tragedia sulla morte di Ma11a Stun,'da. Come Oio1-daoo Bruno egli se ne sarebbe ruggito dal chiostro, da « questa prigione angusta e nera, dove l'errore mi tenno si a lungo incatenato•, come di– ceva il focoso apostolo del 1>onsie1-o nuovo, se non vi avesse ti-ovato materia per occu1>a1·ela sua ar• dente nllivilà. (') Ed eccoci al principale avvenimento della vita di Campanella; sul quale però non si hanno se non vaghe indicazioni: egli non ne pal'la nei suoi nu– merosi scritti, e non pare sia stato più espansivo coi suoi amici, quando (lnl la sua lunga prigionia di 27 anni. Niceron, che lo conobbe a Parigi e che gli consacra,·a un cenno biogra(ico nelle sue Me– ·niorle per servh·e alla sto,•fa deglt uomlnt ce• lelwl, non ne ra menzione. Naudè, col quale era intimo, dice incidentalmente. nelle sue Cmt.Sldera• ;font poltticlte sut colpt dt Stato, che egli aveva tentato di farsi proclama1'8 re delle Calabrfe. Piefro Giannone, nella sua Sto,•ta cli:,lle del 1'egno dt .va– JJOll (Nllpoll 1723), o il solo che parla con certezza della cos1>irazioue organizzata da C..'\mpanella per affrancare la Cl\labria dal giogo della Spagna; egli afferma di a,•et'8 attinti i particolnri che narra negli atti del processo, indi scomparsi. « Campanella ,, egli dice, e por poconOn sollevò la Cah\bria seminandovi idoe nuovo e J.>rogetli di liberLi. e di repubblica. EJli voleva. riformare i regoi e le monarchie e dare leggi e sistemi nuovi pef govel'no della società. » Senza dubbio aveva concepito già allora la sua CUtà tlel sole, che non doveva elabo1•a1•e seri vere se non pil'.1 taPdij sotto la rivoltn politica poneva egli una rivoluzione sociale, come fllcovano gh eretici del medio-evo che accompaguavano la loro 1•irorma re– ligiosa con una trasformazione comunistica della società. Campanella, che, al pari delle menti più distinte e più positive del suo tempo, quali Paolo V e Ur· l') PIIIIOIOPllllt lffl#lblU dcnto,utrata, Neapoll1, U,O. 1'1 l'tr appreuart dò Cht una ment• llMra ~m• campane I ha do•uto toff'rlN n•I connnto, blao11111 l ;1eH l'Ironico tonet1O di Bruno '" tod, tUlro,INtrd: Ob 1aot'HlnhA, ,ant'ìgnoranu., Santa atoltllia, • pia dl•o1lone, Qual aola puoi far l'anlme 1\ buone, Cb'uman ln1p1no e IIUdlo DOO t"a,anu I Non IJIUD(I l'lltlcou. 't'IQ'il&DI& D'arte, qualunque 11&, o ln•en1lone, N• 41 1ofoul contemplulooe Al citi, dol'• t'edifichi la ll&DI&, Cbe l'I ,al. t.url01I, Il IIUdllrt. Voler .. ,,.r quel che fa la natura, s, KIIa11rl ton pur terra, ruoco e maret I.a aanta atlnltA di ciò non cura, .ua con man Q"lonl•e '11 rlnoccblon l'UOI1tar• .Aapettando da Ilio la •u• nntura, Nvi1una co1a dura, Eccelto Il frullo dell'eterna requie La qual n• dont Dio dopo l'euqule,

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