Critica Sociale - Anno VI - n. 2 - 16 gennaio 1896

CRITICA SOCIALE 27 si asterranno dal proporre di affidare lo sfruttamento di queste terre a società cooperative ( 1 ). Per me, sup– pongo semplicemente che una tal divisione del lati– fondo sia avvenuta e che i socialisti si trovino innanzi 3d una larga rete di piccole proprietà, ,·ariamente distribuite su vasto ed esteso territorio. Poichè i so– cialisti coiioscono molto bene a quali conseguenze queste piccole proprietlt. siano per andare incontro, e sono implicitamente com•inti che nulla valga a sah·arle dalla rovina, ed anche potendolo non dovrebbero farlo; qual contegno serberanno essi mai , e Il nostro còmpilo di fronte al piccolo proprietario ed afllttaiuolo, sta. anzitutto in questo, di trasformare il suo privato esercizio ed il suo possesso privato in sociale, non già con I&violenza, mo. con l'esempio ed offrendo l'aiuto dello. società. a questo scopo. E noi abbiamo a tal uopo mczr.i sulllcienti, per porre in vista al contadino vantaggi, che sin d'ora dovrebbero essergli chiari. « Glt'I, quasi vent'anni innanr.i, hanno i socialisti danesi - che noi lol'Oterritorio posseggono soltanto una città. vera e propria, Copenhagen, e che oltreciò si son dati quasi esclusivame nte alla propaganda rra i contadini - sbor.zato dì questi pio.ni. I cout&dini di un villaggio o di una parrocchi a debb ono mettere insieme la loro terra cosi da rormarne una grande possessione, la de• vono coltivare a conto di tutti, e dividere li reddito in ~1~t:"'J~~ri d:~tf:i~~o d~ 1 dt=~~~~ 0 d"tir:s~r~:~~~i~~:se3i lavoro.> l') Il vantaggio di queste comunioni di beni, i quali prima. erano individuali, risult& sovratutto dalla possibilità. di applicare o di usare le macchine e cosi di ridurre il costo della merce. Nò qui sono a temersi dalla in– troduzione delle macchine quegli effetti che noi pre– vedevamo nel piano del pror. Ricca-Salerno. Se nella nostra ipotesi l'associazione degli ex piccoli proprietari non può, per qualsiasi causa, tentare di estendere l'o– pera propria ad un più vasto territorio, utilizzando o tiltando territorii vicini, ben ossa. può dar animo e sorgente ad imprese industriali locali, che tendano ad una maggior connessione del lavoro agrario con quello industriale e cosi a sottrarre il piccolo centro dalla malefica inAuonza della concorrenza. nazionale ed in– ternazionale. Come questa divisione dal lavoro andrebbe etrettuato.., naturalmonto ò cosa che solo il vcriftcnrsi del fatto può determinare. Certo, esaminato cosi al– l'ingrosso. il progetto dei socialisti danesi, suffragato dal meditato consiglio di Federico Engels, presenta vantaggi di una larghezza incalcolabile. Se la divisione del latirondo si effettuasse in Sicilia. o con la crea– zione di affittaiuoli diretti (cioò di persone che lavoras– sero da sò la terra), o con la creazione di piccoli proprietari, si darebbe luogo ad una imponente fioritura della piccola. proprietà, la quale, se avesse a cuore la propria salvezza, altro non dovrebbe rare che distrug– gere la sua. istess& base e trasformarsi in una gestione sociale. Tutto ciò potrebbe esser l'oper& del Partito socialista anche all'in(uori della sua &ltività. politica: cercare di impedire che la fine della piecol& proprietà. avvenga con lo strazio dì tante e tante ramiglie. La piccola proprietà. non può salvarsi che socializzandosi. Ma su questo ritorneremo. ARTURO LABRIOLA. {') A ~uo tem110 11e ne potrà rlp •rl11.re . Per or• rimando Il Jet• tore all'eMcl\CIRtlmo 1crltto di K11.ut1ky: un,er ne1U1ter Pr<r gramm, nell• ,Veue Zelt, 189,.96,che H ne occupò A lungo. (') Bn11el1, I, c. Ancora ilprincipio della causahta economica SECONDO IL IAitX .E Sf;CONDO li, LORIA L'argomento h'a.Uato dal Groppali nel uum. 23 della c,•itica Sociale (I.' dicembre 189;;)a me pare sia di una imp<>l'tanza teorica grandilSima, e non soltanto per il socialismo scientifico, ma per l'eco· nomia politica in genere, nnzi per tutta quanta la sociologia. Se ò vero, come ormai tutta la scienza moderna ammette, che tutti i fatti sociali sono il prodotto di un fattore economico, il ricercare quale sia la causa erflciente o fondamentale de11·e,,oluzione economica equivale altrosì al ricercare quale sia la causa efficiente e fondamentale dell'evoluzione so– ciale. Nella determinazione di questa causa, come os– ser\la giustamente il Groppali, c'è grande diver– genza fra la teoria del i\la1•x e quella del Loria. Pe1· il Marx ò la. frasrormazione dello strumento p1·odultivo che determina una lPasformazione ana– loga nei rappo1•ti di produzione e di proprietà.; per il Loria invece « la struttura delle varie forme « economiche, le loro leggi organiche. la loro sue– « cessione uecessal'ia, non sono che il risultato di « una serie di g1·adi decrescenti nella produttività « della terra, determinati a lor volta dall'aumento « incessante della popolazione >. (') In flue del secondo volume della sua Analist, il Loria distin~ue tre momenti diversi rispetto al modo in cui l'uomo concepi i renomeni sociali e la successione loro. In un pl'imo momento egli rece se stesso misura di tutte le coso e attribui il mo– vimento storico umano, dapprima alle sue passioni, J>OSCia lla sua intelligenza; ma in seguito s·avvide che lo sviluppo intellettuale non è causa ma effetto della trasrormazione sociale e che e i renomeni del– l'idea si producono come confraccolJ>O e riflesso dei renomeni della societ:\ ~- Allora (secondo momento) non pH1 la mente umana ru posta a base dei feno– meni sociali, ma la sua esplicazione nel campo tee• nico, cioè lo strumento di produzione. Infine. in un terzo momento, si ,•ide che lo strumento produtth·o subisce anch'esso lo influeuze della 1rntura e si ri• condusse tutta l'evoluzione economica e sociale alla natura stessa. alla tol'l' a. Di questi t1·e diversi sta.dì nella concezione delle causalità storiche, il pl 'imo è rappresentato dalla scuola degli idealisti, con a capo l'Hegel; il secondo è rappt·csentato dal Marx e dall'Engels; il terzo da tutta una scuola moderna. di economisti, rra cui il Loria occupa uno dei primissimi posti per l'acume nell'esame am\lilico dei fatti e per la sicurezza con cui da questo esame assurge ad una sintesi ge– niale. Ho detto che il ~larx è uno dei rappresentanti del secondo periodo; e giustamente, se nello stu– diare il grande economista tedesco noi consideriamo in lui solo l'autore del Capttale o anche della Crt– Uca dell'economia poUUi;a. ~la se noi ci rifacciamo un poco addietro nella vita di lui ed esaminiamo le prime manifestazioni del suo potente ingegno, noi ci accorgiamo di dover ricondurre il Marx degli anni giovanili al primo dei tre momenti accennati dal Loria. Ed è naturale. Si ripensi quali erano le condizioni intellettuali della Germania sino alla metà di questo secolo e sopratutto quale era lo stato del pensiero filosofico, e si ved1·à. che il )ilarx do,,eva necessariamente subire anch'esso l'influenza di quell'indirizzo idealistico che dominava allora senza contrasto. Del resto, è noto a tutti che nella (I) A.ttall,,l d,lla proprietà COJ)ltllllltlCa, •ol. Il, pag. ,58.

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