Critica Sociale - Anno V - n. 6 - 16 marzo 1895

CRITICA SOCIALE 87 PER I FRENASTENICI (a proposito di un nuovo libro antisocialista) Ed occono 1111 allro. Qucslo. ,·oltn. ò un magistrato, un ox-procura1ore de( Ile, un ponzll.torodi sentenze, il si• gnor anocato nonchò barone llaffuclo Garofalo, al quale ò sa\lato il ticchio di av\'entarsi contro il socialismo impugnando lo armi intellotlnali. l..a gloria degli Yves Guyot e dei Richter non gli ho. dato pace: l'ilarità. che questi campioni del santo copirnlo hnnno destato intorno a sò coi loro libercoli non lo ha nò scoraggito nè ratto esitare; il campo professionali~ che gli ò schiuso da– ,,anti per mandare i socialisti a! contino, alla galera, al domicilio coatto non ru abbastanza. vasto per lo s110 ambizioni. Volle raro un libro o bravamente lo intito!ò: La supe,·sli:: ione socialista. l') l. 'a.bbìa.mo ricevuto ora. e no abbiamo scorse lo pa– gin e. Volevam o dnrno un semplice cenno por cortosia. verso l'editore. Ma, lo confessiamo, ci ò impossibile ro– s1ringerci n questo. Noi dovremo tornarci sopra - o lo furemo nei prossi mi numeri - perchò occasioni si– mili a queste non si presenta.no so,·onto. Questo ò uno di quei libri - com e le grandi o pero del genio - che nè ei riassumono nè si giudico no in poche parole. Mano mano che procede,·amo nella. lettura, l'interesse cre– sceva, ci avviluppava, ci porvadc\"a tutte le Obre: non era possibile staccarsene. Un tale o cosi compiuto po– liorama di pulcinellate, di bertoldinate, di lepide tro– ,·alo da cacasenno. quale è sviluppato in questo ,·olume, non lo si trova più neanche s111 panchcui dei ri"cndu• glioli di bouquins che vanno pe r le ner e. Questo omuncolo ncapolitano, lorica.to di prosunzione, elio si av,•cnla, con tutto lo sla ncio del suo lillipuziano corpìcciuolo, contro la. colossale statua di Marx, per « spogliarla del paluda.mento scienliOco »-, raigiungo, per la via del grottesco, il colmo del sublime. Egli non ha mai letto - intendete bono - una sola pagina. di Marx, per quanto, colla sicumera del magistrato avvezzo a rnr nero del bianco nelle sentenze che si hanno pro c~rilale, giuri ùi aver salito con lui e le cime luminose•· Là giunto, tutto trafelato, aveva perduto il lume degli occhi. Credette di guardarsi intorno, non vide in reallà. che dentro di sè e non trovò - com"egli dichiara. (pa• ~:~: ;i-~! det~?a;~ ~~w ~:s~~Pii~o~l~~~~or~~;:t~fòc?i: 9 1~ distingue radicalmente dalla economia. classica. otl or– todossa non è altro so non una « questiono lli giusti– .zia.. (pag. 35). Pel'sino gli infermieri dogli Incurabili i,anno che ò questa, poi Mar:c come por tutta la scuola del materialismo storico, una parola assolutamente de– stituita di significalo! Il collettivismo ru cosi bono compreso da. costui, che a pag. 112 egli lo accusa di condurre all"ana.rchia, e a pag. 117 scrh·e che « il regime collellìvista non può essere neppure discusso se non si comincia dal sup– porre l"cs1stenza. di uno lato cos\ forte da rintuzzare ogni resistenza. e da di~ciplinare tutto lo di\'erso specie lii attività umana•! Ma la impossibilità. pratica del collettivismo per lui ò decisa. dall"esperimento che ne avrebbe ratto il mi• nistro Wang-ngan-Che sotto l"impero di Chen-1'su,ig nel secolo Xl in Cina: esperimento che fallì perchè i contadini contrassero la. riprovevole abitudine di alic– naro la. semente, scambio di serba.ria in granaio sino n\ 0 f~~~a q~~~~~a e\r:i-tr~ZOJOlenissimestorielline egli am• rnannisco al lettore col tono di un uomo dallo scoperte decisivo. Lo sue prediletto autorità scientifiche sono gli «importanti,. articoli del doti. Martinelli nell"fdea liberale, lo sllllicie invenzioni del Poliziolto Sernicoli o gli articoli di R. Alt nel giornale di Napoli, il .Vatti110. Con queste armi e con la« natura umana•, la. quale ad ogni piè sospinto gentilmente si presta, egli com– batto la. sua. gloriosa battaglia. Ma, poichò dobbiamo tornarci, non Yogliamo viziare ora il palato dei lettori con troppe pregusta1.ioni. li barone dichiara nella Introduzione ùi non avere scritto poi socialisti (locrediQ.mosulla parola) ma.poi borghesi. JL vero pericolo, per lui, è che i borghesi stessi sono com·inti oramai che 1uel che loro aYviene di.... (ci metta (1) Rou:r, Praasatl e C., Torino, tS95. - L. 3. mo B1arco Lei la parola, onorevole ex• Pubblico Ministero) al su– tlore dcll"operaio è della roba mal tolta. E vorrebbe le,·ar loro quella. spina dal cuore. Vna simile protesa ò forse alquanto ecr.essiva..Quella PrO\'Vitlonza,a cui il signor barone positivista non c1 cdo mn che vuole insegnata alle mass<', ha disposte le co~o por modo cho non \'i sia noi montlo alcun dolce senza. una striatura. d'amaro. Si può raro la propria felicitb. doll"i11felicilà unh·ersale, ma. conviene rassegnarsi n quel piccolo tarlo che rodo di dentro. Volete cibi suc– colenti a sazic1à e non siete disposti ad affrontare la gotla 1 Bisogna. scegliere, cari signori! SononchO lo speciOco che il barono somministra per ques1a gotta borghese, cho è In. coscienza nella bor– ghesia della cattiva pro\·enicnza. della. sua. ricchezza o ~?~s:~ob~~~r1~~\:. 0 'k!~r: ~~~:f,c~~! s:.~n t~::::r~ptr~:~~ troppa coltura perchè ossa. non no rida. per la. prim~. Noi dovremo difentlcro la. borghesia . dall"oltraggio, chu 1·a.utoro 1.o fa, supponendola capo.ce di lasciarsi pcrsua– ùoro dal suo sermone li li bro di qu esto frate conforta• toro camulTato a. sociologo, so vuol essere diroHo 1, qualcuno che lo capisca, lo ~usti o so ne contenti, non ,a dirotto ai borghesi, va. dirotto piuttosto ai frena– stenici. Noi non dubitiamo anzi che dnl sono stesso dcli.i borghesia presto uscirà. qualche \'OCO che rimando1 à l'onore\'olo magistrato allo suo sentenze. Col confino, col carcero, col domicilio coatto ogh può essere di gran lunga pill utile alla salvezzn. della « società. •· Noi. PSEUDOPOSITIVISMO Noi• a/l'opuscolo diS.S/~het,"Conl1·0 Il parlamentarismo,. I. L:i lettera. di inti-oduzione, che l'autora indirizza all·editore, reca queste parole: « lo ho cercato il perché della rlecadm;a <lel/e tsllluztoni pa1·ta– m.en.la1·i, e l'ho cercato al di fuo1•ie al disopm di tutte le cause attuali, personali, t1·ansitorie sullo quali piace alla stampa formal'si. » Chi parla di «decadenza» :lm1nottola precorrooa\ di uno stadio di sanità e di vigore. E,·a quindi da attendere che l'autore indicasse nel suo hwo,·o le cause per le quali la istituzione, prima fiorente, ò ora in decadimento, Ma con una contraddizione, di cui si sente poi l'influenza in tutto ropuscolo, il Sighele nel :iUO ~ri~~ta~~:l~I d~~1t~•~:~\~ i! ::1~a i ~n~~~~~o d~ organismo collettivo » e preannunzia di aver tro– vato la ragione di tutti i suoi difetti « noi solo fatto d'essere una riunione di molti. » Il Parlamento, ogni Parlamento, ò sempre una riunione di molti. Perciò data la tesi cho in questa sua co!.-ltituzioue organica ;consista la causa di quasi tutti i suoi difetti, non è lecito parlare di decadenza, •perché non è_ lecito ammettere ~he siavi st3:to u1~ pel'iodo in cui la causa non abbia prodotto I suoi effetti. Delle due l'una: o bisogna sostcuero cho i vizi del parlamentarismo siano stati comuni a tutta quanta la ,·ita storica della istituzione parlamc11- t..'l1'8; o se si ammette che oggt soltanto si fa i;en– tiro la malefica influenn della e riunione di molti ». è necessario dimostrare perché e corno in altri tempi questa influenza sia stata parzialmente o totalmente paralizzata. Donde si Yede già l'equiroco del punto d1 ,•1sta da cui il Sighelo si è posto a guardare La sua tesi, netta o precisa, vorl'Cbbe essere questa: .che, « dato anche per un'ipotesi invcrisimile, cho tutti i singoli membri che compongono il Parlamento fos– sero moralmente ed inlellottualmenlo gli ollimi

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